Storie originali > Introspettivo
Ricorda la storia  |      
Autore: Jack_Chinaski    27/09/2011    0 recensioni
NdAmministrazione: secondo il regolamento, l'introduzione deve contenere un accenno alla trama o una citazione significativa ripresa dalla storia. L'autore deve perciò provvedere a modificare questa introduzione (può contemporaneamente cancellare in autonomia questo messaggio)
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Non riuscivo a dormire, nell’oscurità i miei demoni sembravano essersi messi in una fila ordinata, precisa per susseguirsi l’uno con l’altro, aspettando il loro turno e il mio dolore.
Mi vesti in fretta e uscii, pregando di trovare qualcuno o qualcosa che mi facesse compagnia, così che potessi liberarmi di me stesso.
Camminavo nella notte stringendomi nel doppio petto abbottonato nero, cercando di pararmi da quella folata di vento che sembrava infrangersi contro e dentro di me come un onda nel mare, quando mi accorsi che senza intenzione mi ero addentrato nella via principale del centro storico.
Lì la mia faccia pendeva da ogni superficie, il mio maledetto ghigno mi seguiva e sembrava volersi fare lui stesso gioco di me mentre fissavo con orrore quella scritta sulla mia fronte ingigantita per il manifesto: “Il Grande”
Non mi ci sentivo per niente così e non volevo esserlo, non disprezzavo il successo o lo sguardo carico di meraviglia con cui mi fissava la gente ma mi sembravano una responsabilità e un titolo troppo onerosi per uno come me.
Immerso nei pensieri mi accorgevo sempre troppo tardi del passaggio di qualche macchina, mi risvegliava lo starnazzare dei loro clacson e il loro urlare il mio nome, gli rispondevo con l’abbozzo di un sorriso o l’alzarsi di una mano. Dentro di me mi sentivo dilaniare.
Prima o poi avrebbero capito, si sarebbero accorti che era tutta una facciata, che non ero poi così “grande” come dicevano quei maledetti manifesti, i cui occhi mi inseguivano mentre passeggiavo, e ci sarebbe stata la caduta, il crollo.
Avrei tanto voluto fare qualcosa che mi permettesse di potermi fregiare realmente di quell’aggettivo, qualcosa che mi tornasse alla mente quando sottovoce ripetevo quella parola e non mi levasse il sonno, come sempre, ma anzi mi dessi un senso di pace, di adeguatezza.
Volevo diventare grande.
Dopo un po’ smisero di suonare o di passarmi vicino, ero rimasto solo coi miei pensieri e la mia orribile faccia, per quanto cercassi di non guardarla sentivo la disapprovazione di quei occhi stampati seguirmi come un malintenzionato.
Decisi di arrendermi a quella forza muta e mi misi a fissare uno di quei vecchi muri tappezzati, osservai a lungo il mio volto cercando di cogliere quello che coglievano gli altri.
Avevo un espressione sapiente, preparata eppure allo stesso tempo accessibile, umile e questo faceva di me solo un prodotto, niente di più, un prodotto di alto livello, ottima qualità ma venduto ad un prezzo abbordabile.
Lo sconforto e la fantasia presero il sopravvento e immaginai quell’ammasso di carta colorata imbrattata, strappata e piena di insulti verso di me e tutto quello che avevo fatto, dentro di me l’idea che più che immaginazione fosse solo una predizione si faceva sempre più forte.
No, no, continuavo a ripetermi, avrei fatto qualcosa di veramente grosso, di realmente “grande” e sarei vissuto e morto legittimo del mio nome.
Mentre mi tormentavo, sentii una sensazione di bagnato penetrarmi il capo e alzai lo sguardo, pioveva a dirotto e ora i manifesti posti dinanzi a me, sembravano sgorgare calde lacrime dagli occhi e così iniziai a piangere anche io, mi sentivo così depresso e solo.
Fuggii imboccando il primo vicolo e escogitando ogni forma di strategia, anche la più bizzarra, per giungere al mio obiettivo, al mio fine altrimenti tanto valeva morire, tanto valeva farla finita.
Mai, mi rendevo conto ora, avrei retto il momento in cui la verità sarebbe venuta a galla, il cui “Il Grande” sarebbe stato rivelato in tutte le forme della sua piccolezza e sarebbe così “morto”.
Dopo aver percosso tanti metri nella tempesta che si scatenava sulla terra e quella nella mia mente, fui risvegliato dai miei torpori da un grido acuto e femmineo.
Corsi subito verso la fonte di quella voce e lì trovai due uomini, uno intento a stare seduto sul petto di una ragazzina per tenerla giù e l’altro a sbottonarle il pantalone.
Cercai di avvicinarmi senza farmi sentire, senza alcun successo e quando mi videro mi lanciai addosso ad entrambi, uno dei due sguainò una lama e me la ficcò nella pancia, andai giù e loro fuggirono. Non ero poi così immenso nella lotta corpo a corpo, evidentemente.
Lei si avvicinò a me, mi tastò in cerca della ferita e quando la trovò urlai di dolore, cerca di tamponare come potevo mentre le gocce cadevano su di noi da un piccolo spazio fra i vari tetti.
Dopo avermi pianto a lungo sul petto, mentre chiamavo gli aiuti, rialzò la testa per osservare il mio viso e dopo un po’ si illumino.
“Oddio, ma tu sei “Il Grande”!”
Si, mi resi conto, ora avevo un motivo per esserlo.
 
   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: Jack_Chinaski