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Autore: IlaOnMars6277    27/09/2011    4 recensioni
"Cosa mi stava succedendo? Ultimamente mi ritrovavo spesso a fare sogni ad occhi aperti su di lui e non mi era mai capitato. Sin dall'inizio ci eravamo detti che sarebbe stato solo un rapporto lavorativo e di amicizia, per non creare incomprensioni e malintesi.Eppure ora facevo questi pensieri, dopo anni di lavoro."
[Vincitore dei NESA nelle categorie: Best Scena, Best Kiss, Best Long Fic, Best Female, Best Couple.]
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ero nel backstage come al solito.
Accanto a me c’era Shannon, si stava tamponando il sudore. C’era la parte acustica, quindi ne aveva approfittato per ricaricarsi un po’. Tomo, era scappato dicendo che voleva fumarsi una sigaretta.
Io fissavo Jared, stava suonando “Hurricane” e tutti gli echelon cantavano a squarciagola quasi coprendo la voce di Jared.
Non che ci volesse poi molto. Erano due giorni che stava male, neanche parlava, bisbigliava.
 
La mattina avevamo litigato perché io insistevo per annullare lo show.
“Emma, smettila, non annulliamo proprio niente” lo avevo sentito a malapena per quanta poca voce uscisse dalle sue labbra. Eravamo in camera sua, ci eravamo appena svegliati e io mi ero accorta che non stava per niente bene.
“Ma porca miseria!! Vuoi pensare una volta a te stesso? Non riesci neanche a stare in piedi Cristo santo, come vuoi pretendere di durare per tutto il tempo del concerto?”
“Adesso mi riposo così poi stasera ce la faccio. Smettila di urlare, mi fai venire il mal di testa”
“Io non smetto proprio. Sei un masochista, ti uccidi così!”
“Non posso deludere gli echelon, ti rendi conto che saranno venuti da lontano alcuni? Pensa come ci rimarrebbero. E quelli che già sono al freddo a fare la fila? No, no..non posso fargli questo.”
Non sapevo come rispondere. Aveva ragione, ma ero preoccupata per lui.
 
Jared continuò imperterrito a suonare, cantare e saltare. Io lo seguivo con lo sguardo, preoccupata.
Finì la parte acustica intonando la canzone che stava cantando qualche giorno fa, quando lo sorpresi a suonare da solo sul palco in allestimento. Disse che era una nuova canzone, senza titolo e che l’aveva scritta pensando alle incomprensioni. Mi scappò un sorriso involontario, sapevo a cosa si riferiva, o meglio, a chi.
Poi aggiunse “ Credo che sia passata la mezzanotte. Quindi dovete aiutarmi a cantare una canzone, per una persona speciale che fa parte dei 30 seconds to mars anche se non è mai in prima linea. Quindi tutti insieme….tantiii auguriiii a teeee”
Mi sentì prendere il braccio da Shannon e realizzai che parlava di me. Oddio, era il mio compleanno!
Mi portò sul palco accanto a Jared che sorrideva mentre gli echelon continuavano a cantare.
“Ok, ok… Eccola qui! Buon compleanno Emma!”
Da un lato, arrivò Tomo con una piccola torta con le candeline accese, non potevo crederci, non mi ero accorta di nulla.
“Forza, soffia!!” gracchiò Jared, posai una mano sul suo braccio e soffiai .
“Buon compleanno!” e tutto il pubblico urlò festoso.
Shannon mi abbracciò, Tomo anche.
Guardai Jared. Avrei voluto abbracciarlo, forte. Non ci sarebbe stato nulla di male ma lui mi fece l’occhiolino e guardando il pubblico disse “oooh, si Emma compie 23 anni oggi, non è tanto vecchia. Almeno non come me che ne ho 95” si era messo  a giocare e intrattenere il pubblico, quindi tornai nell’ombra, sorridendo ad altri membri dello staff che mi rivolgevano i loro auguri.
 
Non reggevo questa situazione, fingere che fosse come prima. Non avrei mai preteso che facesse qualche gesto plateale di fronte  a tutti, non sarebbe stato da lui. Ma tutti questi segreti mi stavano mandando fuori di testa.
Ogni mattina uscivo prima dalla sua stanza, o lui dalla mia, in modo che nessuno ci vedesse. Mi trattenevo dal dire cose che avrei voluto dirgli, di fronte a tutti. Dovevamo sempre fare in modo di rimanere da soli e in quel contesto, con tutte quelle persone intorno, non era per niente semplice.
 
Dopo il concerto, andai a cercarlo inventando una scusa, per vedere come stava.
Lo trovai in camera sua, era andato a farsi una doccia. Aprì piano la porta e il vapore nel bagno mi investì. Non si era accorto della mia presenza, così mi sedetti sul bordo della vasca e mi schiarì la voce.
Fece capolino da dietro l’anta della doccia. Aveva i capelli bagnati che sgocciolavano sul tappeto e lungo il collo. Non riuscivo a vedere le altre dove andavano a finire, ma immaginavo.
Vedendomi sorrise e disse “Sei venuta a reclamare il tuo regalo?”
“Non mi interessano i regali. Come stai?”
“Escludendo la voce, sto meglio. Se vieni qui, ti do il mio regalo” allungò un braccio invitandomi verso di lui.
“E’ nella doccia il regalo?” chiesi, fingendo di non capire.
“Vieni tu o vengo a prenderti?”
Mi avvicinai al suo braccio teso, mi afferrò con forza trascinandomi sotto l’acqua bollente.
“Sono completamente vestita”
“Non è un problema. Rimediamo subito”
Mi baciò facendomi appoggiare al muro. Era freddo e il contrasto con l’acqua bollente e il calore del suo corpo mi eccitò più del normale. Mi spostò i capelli ormai bagnati dal viso e mi fissò con quegli occhi magnetici mentre toglieva la stoffa bagnata dalla mia pelle.
Sapeva cosa mi piaceva, come preferivo essere toccata e i miei gemiti gliene davano conferma. Feci aderire il mio corpo completamente al suo e presi il comando. Volevo sentire lui gemere per quello che facevo, dargli piacere come lui faceva con me. Era una continua lotta. Voleva comandare ma gli piaceva che io prendessi l’iniziativa su di lui. Dopo un tempo che mi sembrò infinito, sotto la doccia, mi porto in camera e rimanemmo a letto a coccolarci e a scherzare. Mi piaceva alternare con lui momenti di sesso sfrenato a momenti dolci, fino ai momenti in cui parlavamo di cose senza senso ridendo come matti. Ero in pace in quei momenti.
Mi addormentai a tarda notte, dopo  aver mangiato quello che si era fatto portare in camera e scartato i regali che mi aveva comprato.
 
Venni svegliata da voci familiari.
Aprì piano gli occhi, il letto accanto a me era vuoto e caldo, segno che Jared si era alzato da pochissimo. Alzai la testa e lo vidi alla porta. Aveva mezzo corpo fuori e mezzo nascosto dietro la porta. Parlava con qualcuno.
“….ma cosa vuoi che ne sappia io” stava dicendo.
“perché non vuoi farmi entrare? Tu non sei preoccupato?”
“perché sono cazzi miei con chi passo la notte e comunque no, è grande e sa badare a se stessa”
“ma chi se ne frega chi ti sbatti, io la sto solo cercando perché non risponde al telefono”
A queste parole mi voltai a guardare il cellulare sul comodino che era impostato sulla modalità silenziosa. Lo afferrai e vidi varie chiamate perse e un messaggio non letto. Il messaggio era di Shannon e recitava “che ne dici se usciamo tutti a festeggiare il tuo compleanno? So che non sei un animale da festa, ma è una buona occasione per fare casino. Dai che Tomo ti ha preso un regalo fantastico!” lo aveva inviato poco dopo che ero andata a cercare Jared inventando la scusa che avevo bisogno di una doccia.
Quando ero con lui dimenticavo persino che giorno fosse. Dannazione!
 
Shan era ancora alla porta a parlare con Jared. Mi alzai velocemente, prendendo i miei abiti e corsi nel bagno senza fare rumore. Composi il numero di Shan e lo sentì squillare oltre la porta.
“Emma! Eri sparita ieri sera, tutto bene?”
“Si, scusami avevo il cellulare silenzioso. Dopo la doccia sono crollata a letto e stamattina sono uscita a fare una passeggiata, presto. Mi preparo e scendo subito”
“No, non scusarti, ero solo preoccupato. Va bene, ci vediamo dopo.”
 
Attaccai e mi passai una mano nei capelli, sedendomi. Odiavo mentire e ultimamente lo stavo facendo spesso.
Jared entrò nel bagno e disse “meno male che ti sei svegliata e l’hai chiamato. Mi stava trascinando a vestirmi per uscire a cercarti”
“Era solo preoccupato per me. E’ comprensibile”
“Si ma stava esagerando”
“No Jared, mettiti nei suoi panni. Avevo detto che salivo a farmi una doccia e invece sono sparita. Ti saresti preoccupato anche tu!” lo avevo detto a voce troppo alta, perché si chinò alla mia altezza appoggiandosi alla mie gambe con le braccia incrociate.
“Che succede? Perché sei arrabbiata…è andato tutto bene. E’ tutto ok.”
Lo scostai alzandomi in piedi. Aprì l’acqua nella doccia e entrando dissi “ Certo, hai ragione. Ci vediamo giù, scendi prima tu.” Sfoggiai il migliore dei sorrisi che possedevo.
“Va bene, a dopo”
Chiuse la porta uscendo ed io scoppiai a piangere.




Ci avviciniamo alla fine......Grazie a tutti ^_^
   
 
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