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Autore: Angel_lily    27/09/2011    15 recensioni
“Shannon” mi accorgo un secondo troppo tardi di aver urtato accidentalmente Tomo che sta entrando in ospedale con Vicki, lo guardo privo di espressione, lui fa cenno alla ragazza di avviarsi.
“Tutto bene?” domanda, sinceramente preoccupato, continuo a non rispondergli “Shannon!” insiste ed io fisso i miei occhi nei suoi.
“Non ce la faccio” sono le uniche parole sensate che riesco a dire e quando leggo la comprensione sfiorare l’oceano nero dei suoi occhi, il sollievo mi invade completamente.
“Devi andare via di qui”
Pseudo continuo di "Tra finzione e realtà"
"Ho la sensazione che tutto stia cambiando e che io stia solo seguendo il naturale percorso del destino"
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Shannon Leto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve lettori, sono parecchio emozionata perché sono riuscita a mettere il punto anche a questa incredibile storia…ho il cuore in panne quindi scusatemi se non riuscirò a fare un discorso di senso compiuto ma è sempre così quando una delle mie storie si conclude…capisco tante cose…e tante altre mi si aprono nella mente fino a portarmi ad elaborare qualcosa di diverso…non so in quanti saranno felici ma suppongo che tornerò presto…^^

Ci terrei a sottolineare che tutto il dolore che leggerete in questo capitolo è provato in egual misura sia da Alessandra che da Shannon…ci sentiamo alla fine…

Buona lettura.

 

Dicono che faccia male, ma nessuno sa quanto.

Nessuno riesce nemmeno ad immaginarlo, perché nessuno a questo mondo può affermare di avere amato sul serio…ma io credo di esserci andato vicino…troppo vicino…e se mi avessero strappato il cuore dal petto a mani nude avrebbe bruciato molto meno.

Vorrei poter chiudere questo mare di emozioni lontane dal mio cuore, esattamente come si chiudono gli occhi fino all’arrivo di un nuovo giorno…ma ho perso il mio sole e la mia vita non è altro che un’eterna notte…come lo era prima, con la sola differenza che ora ho paura del buio…

Il rumore assordante del motore dell’aereo copre persino i miei pensieri, guardo oltre il finestrino il sole sorgere dietro la grande ala bianca, gli occhi bruciano di sonno perso e luce fin troppo forte, deglutisco cercando di sovrastare il nodo che mi stringe la gola e fa male come un coltello conficcato nella carne, le lacrime congelate su un volto che non riconosco più.

Fa freddo, fa molto più freddo di quanto ricordassi, un freddo polare che parte da qualche impreciso posto dentro di me, un posto che non ha nome, non ha forma, non ha colore, non ha senso.

Affondo il viso nella sciarpa calda che porto al collo e cerco di scomparire nel tentativo di rendermi invisibile al mio stesso dolore, ma non è così che vanno normalmente le cose…è come se un vuoto incolmabile si fosse appena spalancato sulla mia strada e l’unica soluzione è lasciarmici cadere.

Vicino al limite…pericolosamente in bilico…senza alcun appiglio.

Ci sto provando.

Ci provo ogni singolo istante a non pensare a lei, a tenermi a debita distanza dai ricordi che fanno più male, che sono anche i più dolci, i più veri, i più vivi…ma non ci riesco…e più tento di sfuggirle più il suo volto si impossessa, crudele, della mia mente.

Mi maledico per avere così poca dimestichezza con i sentimenti nella mia intera esistenza posso dire di non essere mai stato così vicino al desiderio di dar via un pezzo di vita pur di non soffrire.

Stupido e fottutamente insensato orgoglio, che sa di non poterle perdonare quanto è stata in grado di nascondermi e allo stesso tempo sa di non essere assolutamente capace di riprendersi ciò che ama più di ogni altra cosa al mondo.

Sì, perché io la amo, e tutto il resto è solo un fottuto dettaglio, sebbene non riesca a trattarlo da tale, sebbene bruci ancora come sale sulle ferite della mia anima.

Ripenso al suo viso e a quella ultima frase soffocata Tu mi hai nascosto chi sei, io ti ho solo nascosto di amarti da sempre…stringo gli occhi e sento altre lacrime bollenti rigarmi il volto per essere poi assorbite dalla sciarpa.

Non l’ho più rivista, ho evitato accuratamente di farlo, ho seguito la scia di sangue lasciata dal mio cuore ferito, sono salito su questo aereo accompagnato dal religioso silenzio di Mario e dallo scottante bisogno di allontanarmi per sempre da quel posto.

Ho sperato di riuscire a lasciare i miei sentimenti tra quelle mura, ma sono ancora tutti qui a perseguitarmi, a fare di me l’ombra sbiadita dell’uomo felice che sono stato per un breve ed intenso attimo…un alito di vento…un piccolo granello di sabbia disperso nel mare agitato della mia lunga eppure breve esistenza.

E se i miei occhi avessero incontrato i suoi? Se l’avessi guardata davvero, per un’ultima volta, avrei avuto il coraggio di fare ciò che ho fatto? Di partire e lasciarla lì, abbandonata in un sogno tanto bello da sembrare quasi la realtà, ne avrei avuto la forza?

Persino ora il cuore stanco e affaticato mi suggerisce risposte che non voglio accettare…perché lei farebbe solo male, ancora male, fino a risucchiare tutto ciò che mi tiene in vita…perché lei è amore…fottuto e inebriante amore.

Sono ore che viaggiamo e la meta comincia ad essere concreta, l’aereo di Mario scivola tranquillo tra le nuvole bianche di un cielo sereno, avvicinandomi a quella che credevo essere la mia vita e allontanandomi definitivamente da ciò che ho scoperto di voler vivere per il resto della mia esistenza.

Vorrei poter dormire, dormire e dimenticare, chiudere gli occhi e riaprirli lontano da me stesso, ho bisogno di respirare aria pulita, di ritrovare i battiti spenti del mio cuore e rendermi conto che nonostante tutto sono ancora qui, vivo…che il mondo continua a girare anche quando può sembrare il contrario.

Tutto scorre, lentamente, lontano ed indifferente, mentre io resto appigliato  a perché astratti, fermo in mezzo al tempo che corre via e davanti ai miei occhi la sua immagine pronta a sbiadire, sebbene in questo momento sia ancora troppo nitida.

Provo ad alzarmi ma i miei muscoli non rispondono ai comandi, mi costringo a reagire e d’improvviso mi crolla addosso tutta la stanchezza del viaggio, mi dirigo automaticamente nella cabina di pilotaggio, io e Mario non ci siamo rivolti la parola per tutto il tempo che abbiamo passato insieme in un muto e doloroso rispetto lui si è tenuto fuori da ciò che è successo, nonostante le nostre grida siano state udite e capite.

Luigi e Carmela sono tornati in tempo perché io potessi salutarli, non riesco a togliermi dalla testa l’atmosfera di assoluta tristezza e inconcepibile mancanza che regnava in quella villa un attimo prima che le dicessi addio per sempre, non riesco a farmene una ragione, non riesco a capire perché io continui a fare un assoluto ed insensato male a me stesso.

Mario si volta appena quando entro senza bussare, la sua espressione concentrata assume sfumature cupe, prendo posto accanto a lui che continua a controllare qualcosa tra la schiera di leve e pulsanti che gli sono davanti, mi perdo per un attimo ad osservare il cielo limpido che si para davanti a noi, nessuna rotta da seguire, solo l’immensità del nulla, un nulla in cui mi piacerebbe perdermi fino a dimenticare chi sono e da dove vengo.

“Ci siamo quasi” le sue parole mi fanno sobbalzare e d’improvviso ricordo che lui sa benissimo dove stiamo andando, lui riuscirebbe a guidarmi anche dove non esistono segnali.

E’ stato lui a condurmi da Alessandra.

Mi fa male ripensare al suo nome, spesso mi domando se tutto questo non fosse scritto da qualche parte nelle pagine del mio destino.

“E’ strano ritrovarsi di nuovo qui dopo tutto questo tempo” sussurra dopo un po’ sorridendo appena in un goffo tentativo di guardare il lato positivo in questa situazione  “Sono successe tante cose in questi mesi” il suo viso si rabbuia ancora scoraggiato dal modo in cui tutto sembra essere finito.

Ha ragione, sono un uomo completamente diverso da allora, eppure il dolore che mi porto dentro supera di gran lunga quello che sentivo mesi fa, continuo a non rispondergli perso in mille altri pensieri.

“Mi dispiace per quello che è successo” sussurra e sono costretto a chiudere gli occhi per non farmi sopraffare ancora una volta dalle lacrime.

“Dispiace anche me” riesco a sussurrare ma la mia voce ha un suono che non ricordavo.

“Tu la ami Shan, lo so che la ami…ma sono altrettanto sicuro che lei ti ami allo stesso modo…

“Lei è tua nipote vero?” domando prima che il suo discorso possa provocare reazioni che non posso e non voglio avere in sua presenza, spalanca gli occhi e li distoglie dai miei fissando il cielo, fondamentalmente è stato lui il primo a mentirmi, non ho dubbi su questo.

“Sì” risponde solo continuando ad evitare di guardarmi, forse non riesce a sopportare il peso della sua parte di colpa “Se ti avessi detto tutto fin dall’inizio non l’avresti guardata con gli stessi occhi”

Non posso dargli torto, mi sarei mantenuto a debita distanza da lei, mi sarei ostinato a vederla come niente più che una sorella, un essere meraviglioso da proteggere e accudire…no, non sarei riuscito ad innamorarmene.

“Mi dimenticherà” e Dio solo sa quanto vorrei che lo facesse, Dio solo sa quanto mi uccide il solo pensiero.

“Oh no, non lo farà e non lo farai nemmeno tu…perdonami, tutto questo è colpa mia…ma non riesco a togliermi dal cervello la certezza di aver solo recitato un ruolo in qualcosa che sarebbe accaduto comunque…ad ogni modo perdonami…

“Non hai nulla da farti perdonare…sei stato un buon amico” lui si volta a guardarmi e mi regala un sorriso sincero.

“Io sono ancora tuo amico Shan e lo sarò per sempre…ogni volta che avrai bisogno di me” lo fisso a mia volta senza riuscire a nascondere le lacrime.

“Vorrei solo avere il coraggio di perdonare me stesso”

Ci sono persone a questo mondo che nascono per essere felici, altre invece vivono la propria vita nella costante ricerca di quell’angolo di Paradiso che possa accettarne l’esistenza.

Dove ti rifugi se il resto del mondo non ha un posto per te?

Avrei voluto perdermici tra quelle braccia, quelle labbra, quella pelle, quel profumo, fino a non ritrovare più la strada di casa, perché la mia casa non era altri che lei…avrei voluto essere meno orgoglioso, meno arrabbiato, meno me stesso…avrei voluto che lei mi amasse in modo sincero…avrei voluto tante cose, ora vorrei solo sparire.

Io?

Io sono tra coloro che non hanno un posto nel mondo, io sono tra coloro il cui cuore batte solo per sbaglio.

***

Sebbene abbia vissuto in questa casa metà della mia vita non avevo notato mai prima d’ora che nel soffitto della mia camera ci fosse quella piccola e quasi invisibile macchia grigia.

Lo sto notando ora, perché ho esaurito i pensieri, ho esaurito le lacrime e gli argomenti per piangermi addosso, ora sto passando ad analizzarmi e analizzare ciò che mi circonda, quella macchia è davvero interessante per diversi motivi.

Innanzitutto è quasi incredibile che si trovi così in alto e quasi impossibile che qualunque essere umano, o vivente che sia, ne sia stato l’artefice, poi perché questa stanza è sempre perfettamente pulita, come io voglio che rimanga, anche e soprattutto quando sono assente, e infine perché quella tonalità di grigio non mi fa pensare a qualcosa di sporco, è come se fosse stata messa lì apposta.

La stessa piccola macchia grigia nella purezza della sua anima, quella piccola ed insignificante macchia grigia che ci ha divisi per sempre.

Allungo distratto una mano per prendere la bottiglia d’acqua che tengo accanto al letto in modo da non essere costretto ad alzarmi ogni volta che ho bisogno di bere, ci metto un po’ per afferrarla e  in ogni caso si tratta di uno sforzo inutile.

Vuota.

Com’è vuota la mia anima da quando non ho più nulla a cui dedicare tutto me stesso.

Sospiro e mi costringo ad alzarmi sentendomi dolorante un po’ dappertutto, i muscoli, non più abituati ai loro quotidiani movimenti, non rispondono per bene ai miei comandi.

E’ quasi una settimana che sono fuori dal mondo oltre che fuori dal mio corpo, non conta più nulla ormai, i primi giorni li ho passati seduto di fronte alla mia Christine, inizialmente ho cercato in modo frenetico la foto col suo viso, quella foto che ero sicuro di aver cercato, trovato e scelto…poi l’ho trovata e il resto del tempo è volato via osservandola.

Raggiungo con estrema fatica la porta della cucina, trascinandomi nel peggiore dei modi, quando sono abbastanza vicino riesco a sentire delle voci e l’istinto mi suggerisce di chi si tratta.

Rose e Jared sono tornati da poco più di qualche giorno e da allora hanno cercato di farmi sputare il rospo senza successo, la verità è che il solo ripensarci mi fa stare male, ripeterlo ad alta voce potrebbe ammazzarmi definitivamente.

“Ci deve essere qualcosa che possiamo fare per lui” sento Rose sussurrare e deglutisco alzando gli occhi al cielo, so che stanno parlando di me ma non c’è nulla che possano fare, assolutamente nulla.

“E’ innamorato Rose…se qualcosa è andato storto c’è ben poco che possiamo fare” ragionevole arriva la voce di Jared che scava nel mio petto rubandovi una verità.

Sono innamorato e probabilmente lo sarò per il resto della mia vita.

“In amore nulla va storto, se è davvero amore Jay…” afferma lei convinta delle sue parole.

“Sei così ingenua amore mio. L’amore fa tanto male sai? Sotto molti punti di vista” la voce di mio fratello si addolcisce appena.

“Credevo di essere riuscita a trasmetterti qualcosa di diverso da quando ci conosciamo”

“Avrei preferito morire piuttosto che perderti. Cerca di ricordartelo per il resto della nostra vita”

Deglutisco il nodo alla gola e mi schiarisco la voce entrando nella stanza, li trovo uno accanto all’altra stretti in un tenero abbraccio che richiama fin troppi ricordi nella mia povera mente malata.

“Ciao Shan” l’occhiata che mi rivolge Rose potrebbe sembrare quasi compassionevole “Come stai?” la domanda più scontata e inutile che potesse farmi eppure sulle sue labbra assume le sfumature di una carezza, mi porto una mano all’altezza del cuore, i battiti incessanti contro il mio desiderio di smettere di vivere, sembra essere una risposta sufficiente.

Prendo una nuova bottiglia e sparisco prima che a qualcuno venga voglia di riprovare a parlarmi.

Il resto è la solita monotonia.

Non riconosco più il giorno e la notte, o meglio, non ne ho alcuna voglia, la mia vita sta assumendo un ché di statico e patetico che ha reso ogni giorno uguale all’altro e in verità mi domando in che modo vivessi fino ad ora.

C’è una sorta di sollievo nel dolore…capisci che tutto il resto del mondo può benissimo andare avanti senza di te…capisci che dentro di te c’è abbastanza spazio da permetterti di perderti fino a non riuscire più a ritrovare la strada del ritorno…capisci che qui nulla potrà ferirti più di quanto ci sia riuscito il mondo fino ad ora…lasci sanguinare ogni piccolo taglio fino a non provare più nulla…nulla…né buio né luce.

Potrebbe essere mattino o pomeriggio quando sento Rose rientrare trafelata dal portoncino di casa e urlare a gran voce se ci fosse qualcuno, sa benissimo che io non mi muovo di qui eppure ogni santo giorno fa sempre la stessa domanda, come se sperasse in una mia risposta.

Mi volto automaticamente di lato come ad allontanarmi da una sua eventuale intrusione nel mio angolo di riluttanza, ma è troppo tardi quando sento bussare piano alla porta della mia stanza e dei passi leggeri farsi spazio timidamente nella mia scostante intimità.

“Shannon?” sussurra, quasi avesse paura di disturbarmi, sento la sua voce raggiungere in punta di piedi le mie orecchie e stringo gli occhi desiderando di esserne infastidito, anche se così non è affatto, non mi volto, non le rispondo.

“Dormi?” ci prova ancora e dopo la  mia ennesima risposta assente sospira rassegnata “Sono stata fuori stamattina” comincia a raccontare “ho comprato i regali di Natale per te e per Jay, l’albero comincia a riempirsi di pacchetti sai?” la sento distintamente avvicinarsi e il mio corpo si irrigidisce nel desiderio di voler restare solo.

“Parlami Shan per favore” avevo dimenticato la voragine alla bocca della stomaco, quella che mi fa respirare a malapena e mi costringe a singhiozzare per intere notti contro un amore di cui non riesco a liberarmi “Ti prego, vorrei poterti aiutare” supplicarmi di farle comprendere un pizzico del mio dolore? Non lo farebbe se sapesse quanto fa male.

“Sai è così che vanno le cose…una persona sola non è normalmente in grado di sopportare l’enorme bagaglio di emozioni distruttive che il cuore umano è in grado di provare…è per questo che esiste chi è disposto a darti una mano”

“Tu lo sai cosa significa aprire ogni santa volta gli occhi nel vuoto e capire che la vita ha sbagliato qualcosa con te e continua a rinfacciartelo” non è una domanda, io so benissimo che lei sa, so benissimo quanto possa capirmi, so benissimo che è l’unica a poterlo fare sul serio...ho parlato senza rendermene conto e, senza un preciso perché, me ne pento subito dopo.

“Molto più spesso ho paura di non riuscire più a riaprirli quegli occhi Shan” mi volto di scatto verso di lei, mi sorride serena e si avvicina al letto sedendosi accanto a me, la osservo senza capire, perché insiste tanto? Perché non mi lascia a marcire da solo?

“Con che mondo abbiamo a che fare  se la vita ti fa un dono e poi te ne priva senza motivazioni apparenti?…magari è giusto che sia così ma ad accettarlo fatichiamo fino a scegliere la via dell’autodistruzione” deglutisco a vuoto e distolgo lo sguardo dai suoi occhi scuri e profondi che mi ricordano tanto quelli di lei

“Pensi che lei valga tutto questo, Shan?”

Lei…si è fatta spazio nel mio cuore senza chiedermi il permesso…ha osato curare le mie ferite ed insegnarmi a respirare di nuovo…mi ha guardato con occhi diversi e ho avuto paura che potesse essere tutta un’illusione, frutto della mia immaginazione, del mio desiderio di sentirmi amato sinceramente solo per un giorno…” sento di nuovo le lacrime pungere ai lati degli occhi “…e poi ho scoperto che mi ha mentito…mi ha nascosto di conoscermi da sempre…mi ha nascosto la parte più importante di sé pretendendo che io la amassi senza remore…le ho dato tutta la mia anima sperando che potesse perdonarmi l’assurda paura di rivelarle chi sono in realtà…eppure lei non si è fatta scrupoli ad agire nel modo sbagliato…da vera e propria maestra ha raggiunto il suo scopo senza curarsi dei miei sentimenti…lei mi ha tradito e non c’è dolore più grande a questo mondo…” stringo i pugni avvertendo tutta la rabbia che avevo represso, vedo solo questo davanti ai miei occhi ciechi di dolore.

Leggero arriva il tocco di Rose a sciogliere lentamente il mio pugno serrato.

“E hai provato a chiederti perché l’ha fatto?” le sue parole mi colpiscono e mi ritrovo ad osservarla con occhi spalancati senza trovare il coraggio di risponderle.

Non l’ho fatto, non me lo sono chiesto.

“Anche io ho nascosto a Jay di essere un echelon all’inizio perché…perché avevo paura di mostrarmi troppo debole ai suoi occhi…magari lei lo ha fatto per lo stesso motivo…aggiungici l’innegabile verità che se tu lo avessi saputo l’avresti condannata ad una vita di freddezza…è più facile essere sinceri quando si sceglie di mentire, ti apre il cammino a delle libertà che normalmente non potresti permetterti…può sembrarti una stupidaggine ma se io avessi detto fin da subito a Jared di essere malata, pensi che lui avesse rischiato ancora un giorno accanto a me se questo significasse innamorarsi? Non vado fiera di ciò che ho fatto e sono sicura che nemmeno lei lo sia…però non potrei immaginare la mia vita senza il tocco delle mani dell’uomo che amo…e pensi che lei possa immaginarsi in una vita senza te?”

Il cuore mi batte all’impazzata eppure credevo avesse smesso di farlo per sempre, è quasi come se si fosse appena ricordato di essere vivo, urlandomi di non avere mai considerato le cose da una prospettiva che non fosse la mia.

“A volte la paura fa agire in modo strano e irragionevole…ti alzi alla luce del mattino di un giorno come un altro e il sogno che tenevi chiuso nel cassetto per evitare che si  sporcasse o rovinasse si materializza senza darti il tempo necessario a capire se sei sveglia o stai ancora dormendo…allora devi decidere in fretta quale sia la cosa giusta da fare, la prima bugia sembra quasi innocente e la seconda comincia a farti sentire più sicura…poi scopri che a mentire non ci vuole poi tanto ed è talmente innocente da essere meglio per tutti…finché le cose non sfuggono di mano e subentrano sentimenti che non avevi previsto…magari lei avrebbe voluto dirtelo o forse no…forse ha sperato che tu non lo venissi mai a sapere…perché d’improvvisamente essere l’echelon innamorata del batterista dei 30 seconds to mars non era importante quanto essere la donna innamorata di Shannon…” sorride serena ed io rischio di soccombere sotto il peso di verità che non avevo nemmeno considerato.

“Poi tu lo scopri e il suo mondo si sgretola mettendola di fronte a quelle bugie tanto innocenti che ora pesano come macigni…pensi che abbia riso della consapevolezza di essere l’unica responsabile della perdita di questo amore tanto forte da distruggervi?”

“Le ho sputato in faccia veleno senza chiederle spiegazioni, lei piangeva e ora so il perché…

“Hai dato retta all’orgoglio e non al tuo cuore”

“Sono stato uno stupido”

“Sapevi di doverle perdonare un’insignificante particolare nell’insieme del vostro amore”

Quella piccola macchia grigia

“Io la amo” osservo Rose come se la vedessi davvero solo in questo momento, ed improvvisamente il mondo ricomincia a girare, capisco dove sono, cosa sto facendo, cosa devo fare…

“Te lo chiedo di nuovo Shan: Pensi che lei valga tutto questo?” domanda, gli occhi speranzosi, prendo le sue mani tra le mie stringendole forte.

“Lei vale molto di più di tutto questo ed io non posso vivere un altro giorno senza averla al mio fianco” l’abbraccio di slancio e lascio scivolare via qualche lacrima di gratitudine, la lascio andare senza sapere cosa dire, lei mi porge un piccolo pacchetto.

“Apri il mio regalo di Natale”

“Ma manca ancora qualche giorno a Natale Rose”

“Tu fallo e basta”

Non me lo lascio ripetere due volte, all’interno c’è un piccolo biglietto aereo disegnato a mano suppongo da lei stessa, sola andata per il parco dei Nebrodi.

“Credo proprio che tu debba andare a riprendertela” sorride ed io l’abbraccio ancora grato come non sono mai stato.

Voglio che il mio mondo riprenda colore e per questo ho bisogno di lei…

Sto arrivando Alessandra…aspettami…

***

C’è un gelo sottile che mi sta lentamente entrando nelle ossa, lancio un’occhiata a qualche vetta innevata tra quelle più alte e respiro a pieni polmoni la sensazione di ritrovarmi di nuovo perso tra la bellezza disarmante di questo posto.

È quasi come un ritorno a casa dopo una lunga assenza.

I Nebrodi non sono davvero la mia casa, ma significano tanto quanto metà della mia vita,  qui è nata è cresciuta la ragione della mia esistenza, ed io non posso che essere grato a questo angolo di Paradiso per il regalo che mi ha fatto.

Prendo un profondo respiro e spingo appena il cancello della villa tanto familiare in cui ho vissuto i mesi più straordinariamente incredibili dei miei ultimi anni e mi fermo per un attimo ad osservarla nella sua interezza meravigliandomi ancora una volta di quanto possa essere affascinante e caratteristica.

Le piccole decorazioni natalizie contribuiscono a rendere tutto un po’ più magico del solito, è già buio pesto da circa un’ora, alzo gli occhi verso le stelle ben visibili nel cielo terso e sospiro, è l’ultima notte dell’anno ed io sono venuto a riprendermi la sola cosa che desidero per poter continuare a vivere senza rimorsi.

Busso un paio di volte alla porta di casa e dopo qualche minuto questa si spalanca mostrandomi il volto afflitto di Carmela, i suoi occhi tristi lasciano spazio ad un’incredula gioia non appena mi riconoscono, mi abbraccia di slancio ed io la tengo stretta realizzando a pieno quanto mi è mancata…mi è mancato tutto di questo posto.

“Sei tornato” sento qualche singhiozzo trattenuto nella sua voce e nello stesso momento ci raggiunge anche Luigi tenendosi a debita distanza con un’espressione diffidente.

“Mi dispiace di essermi comportato in modo poco maturo…ma davvero credevo di non poter superare il dolore” non pretendo che la mia spiegazione li convinca della mia buona fede o che sia sufficiente a farmi perdonare, non so nemmeno quanto sappiano di tutto ciò che è successo ma sento il bisogno di mettere in chiaro la mia posizione.

Nessuno dei due mi risponde, Carmela scioglie l’abbraccio e mi osserva con occhi lucidi di emozione.

“Lei è qui?” domando e il mio cuore comincia automaticamente a battere all’impazzata, la voragine alla bocca dello stomaco mi provoca dei piccoli brividi di impazienza e terrore.

“Non ne siamo tanto sicuri” risponde lei abbassando gli occhi e lasciando scivolare una lacrima, la osservo perplesso senza capire.

“E’ di sopra..col corpo” spiega luigi, il tono un po’ più freddo del solito “ma la sua mente vaga altrove” non leggo nulla di buono nelle sue parole ed automaticamente mi dirigo a passo svelto verso la scala per raggiungere la sua stanza, nessuno mi ferma, nessuno me lo impedisce.

Apro la porta senza bussare, è buio pesto ma ben presto i miei occhi si abituano fino a permettermi di guardarmi intorno, è tutto esattamente come lo avevo lasciato, fogli sparsi per terra e aria di dolore.

Il mio sguardo si posa su di lei, tiene le gambe strette al petto e il viso affondato tra le ginocchia, i capelli biondi le cadono sulle spalle, morbidi ed ondulati, le lenzuola del letto sfatto le coprono appena i piedi, mi avvicino automaticamente e mi inginocchio accanto a lei.

“Alessandra?” la chiamo e lei ci mette un po’ per alzare il viso verso di me, le sorrido reprimendo l’istinto di farmi del male…quegli occhi umidi e gonfi, le labbra rosse di pianto, sono solo opera mia…mia e di nessun altro…allungo una mano ad accarezzarla e lei sbatte appena le palpebre.

“Sei tornato a trovarmi” sussurra piano “Perché continui a tornare? Fa solo più male…

Che cosa sta dicendo? Stringo una sua mano e me la porto alle labbra.

“Sono qui” sussurro ma lei distoglie lo sguardo fissandolo nel vuoto davanti a sé.

“Ti ho sognato anche stavolta sai? Eri felice e mi stringevi tra le tue braccia come se non avessimo bisogno d’altro…sono stata una stupida a permettere che accadesse, come ho potuto lasciarti andar via?” una lacrima silenziosa scivola via dai suoi occhi ed io la osservo terrorizzato.

“Sento il dolore del bambino che porto in grembo” sposta lo sguardo su di me “il nostro bambino, Shan” spalanco gli occhi che mi si affollano immediatamente di lacrime “come potrò crescerlo senza un padre? Io non ne sono in grado”  affondo il viso nella sua mano non riuscendo a sopportare il peso della mia colpa, l’ho abbandonata quando aveva più  bisogno di me, quando il destino aveva deciso di unirci più di quanto già fossimo “Ero pronta a dirtelo quella mattina sai? Nel mio cuore ero sicura che tu non avresti rifiutato il frutto del nostro amore…ma quella mia insensata bugia ti ha spinto a rifiutare tutto di me…come potrò mai perdonarmi?”

Lascio scivolare qualche lacrima dagli occhi che lei asciuga piano e con attenzione.

“Mi dispiace” sussurro  e non riesco ad aggiungere altro.

“Sì, nella mia immaginazione tu piangi ogni volta che te le dico e poi mi abbracci sussurrandomi che mai più mi lascerai per il resto della nostra vita…sono solo una ragazzina innamorata vero?”

“Alessandra guardami!” esclamo permettendo alla rabbia di prendere per un attimo il sopravvento “io sono qui davanti a te!” lei mi osserva con occhi spenti per qualche secondo prima di parlare.

“Non è vero…ho dormito per tante notti accanto al tuo corpo ma…il tuo cuore non batteva…” abbassa gli occhi quasi scusandosi “torni sempre a trovarmi ma sei solo frutto della mia immaginazione malata…l’ho capito da tempo”

“Smettila!” mi siedo accanto a lei costringendola a fissare gli occhi nei miei “Guardami! Toccami! Ti prego Alessandra, sono qui e ti amo…ti amo più della mia stessa vita, ti prego torna da me” il suo sguardo vacuo comincia ad assumere un espressione perplessa.

“Ricordi le nostre serate alla radura? E l’eco delle tue domande su di noi…io l’ho trovato il mio pesto nel mondo…ed è accanto a te…per sempre… la sua espressione diventa incredula “…sei l’unica donna con cui vorrei passare il resto della mia misera esistenza…è con te che voglio crescere un figlio…” terrorizzata “…solo con te…tu mi riempi…colmi il mio vuoto e mi dai una ragione per andare avanti…io ti amo”

Prendo le sue mani e le poso delicatamente all’altezza del mio cuore, i battiti incessanti non fanno altro che confermare le mie parole e le sue lacrime scivolano via morendo in un sorriso.

“Sei tu…sei qui…” lascio che mi abbracci e affondi il viso nel mio collo, respiro il suo profumo mentre lacrime di sollievo mi bagnano il viso.

“Mi dispiace, mi dispiace per tutto”

“Sono tornato a prenderti per non lasciarti mai più”

“E’ una promessa?” singhiozza lei allontanandosi appena per guardarmi, annuisco e la bacio morendo lentamente sulle sue labbra.

Due cuori…un solo battito…

Potrei chiedere più di questo? Fisso gli occhi nei suoi e assaporo la sensazione che ne deriva…mai più solo al mondo…

Lascia che ti ami…lascia che ti viva…lasciami provare…

Un istante nella vita apri gli occhi e scopri che ogni tassello ha raggiunto il proprio posto…chi siamo noi per sapere il destino cosa ci riserva? Io so solo che nulla vale quanto questo momento.

Tutta la vita in un battito.

 

Anywhere you go let me go too, that’s all I ask of you

 

 

Ogni cosa a suo tempo…me lo ripeto da una vita…ho immaginato che Shan potesse raggiungere la felicità se solo decidesse di dare una possibilità al suo cuore ed ecco qui cosa ne è venuto fuori…come molti di voi avevano capito il malessere di Alessandra era dovuto alla gravidanza…per intrecciarci con “Tra finzione e realtà” il bambino di Shan nascerà qualche mese prima della bambina di Jay…Shan non sarà presente alla prima del film di Jared e Rose proprio perché Alessandra starà dando alla luce loro figlio…Per qualsiasi delucidazione sullo svilupparsi della trama basta che chiedete…<3

Bene…ricaccio indietro le lacrime e cerco di dedicarmi ai dovuti ringraziamenti…

Non so cosa avrei fatto senza di voi…posso dire di stare attraversando il periodo più orrendo della mia intera vita fino ad ora e senza il vostro supporto…senza la scrittura…probabilmente sarebbe stato tutto molto più difficile da sopportare…grazie a chiunque abbia dedicato un minuto del suo tempo ad heartbeat…grazie dal profondo del cuore…

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Infine mi permetto di ringraziare ancora Alessandra Bonadonna per essere stata una grande musa ispiratrice e aver vissuto con tanto amore e dedizione questa storia…e ringrazio i miei personaggi…perché senza di loro la mia vita avrebbe meno senso.

Baci a tutti.

PROVEHITO IN ALTUM.

   
 
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