Il codardo lo fa con un bacio.
«Allora io vado.»
E gli sorride forzatamente, mentre nervoso cerca di infilare il braccio nella manica del cappotto.
Sherlock lo guarda e mentalmente fa una smorfia, che però non arriva al viso impassibile.
Rimane lì, in bilico tra il pensiero e il realizzato, dove da ormai quattro giorni tiene tutto ciò che riguarda John.
Finalmente il dottore riesce a sentire la stoffa della giacca avvolgere il braccio e rilascia l’aria tesa che aveva bloccato nello sterno.
Abbassa lo sguardo, si volta.
Sherlock no.
«Non mi aspettare alzato, ok?»
Lui non risponde, ma osserva.
Sbuffa, peccato che dalla sua gola non esca alcun suono.
Ancora l’impulso non arriva, rimane statico e poi si spegne, soffocato da meandri di pensieri.
Uno è particolarmente ingombrante.
C’è qualcosa di
strano.
«… ok?»
John ha qualcosa.
«Almeno hai capito che vado da Sarah?»
Qualcosa di
indecifrabile e importante.
«Sherlock!»
C’entra Sarah, c’entra
John, c’entra…
«Ah, meglio lasciar perdere.»
John si chiude il cappotto, con gli occhi appena socchiusi e il capo chino –pesante- a guardar la cerniera.
E Sherlock vorrebbe stringere la mascella, dirgli qualcosa di pungente, litigare, lanciargli dietro un libro.
Ma niente.
Lui è immobile.
John no.
E lo osserva avvicinarsi al divano dove è seduto, precisamente verso il tavolino.
Cerca le chiavi, l’unico mazzo di chiavi che hanno.
Perché farne un altro paio? Tanto
se mai le dimenticassi, mi apriresti tu.
«Ma dove diavolo…»
E se io non fossi in casa?
«Eppure credevo…»
Perché non dovresti essere in
casa?
«Sherlock, non le hai viste da qualche parte?»
E in ogni caso mi basterebbe mandarti
un messaggio.
«Sherlock?»
Oh.
«Sherlock! Mi vuoi—»
«Le ho nascoste.»
Ora è tutto chiaro.
«Eh?»
Tutto maledettamente chiaro.
Senza neanche lasciagli il tempo di lasciar cadere la prima sillaba del suo nome, gli afferra il braccio con una mano, guardandolo fisso.
E John non si può sottrarre.
Lo tiene stretto mentre si avvicina velocemente, ad occhi chiusi.
Poi lo bacia.
Velocemente, malamente, nervosamente –e tanti altri modi che trovano espressione nella mente di John, nei suoi occhi spalancati, fissi in quelli appena dischiusi di Sherlock.
E la mano scivola –lentamente, carezzevolmente, dolorosamente.
Poi tutto quadra.
Sherlock si gira, buttandosi raggomitolato sul divano.
John non parla, lo osserva.
Sente il divano di pelle che rumoreggia.
Poi uno sbuffo.
«Fa come ti pare.»
E John esce.
Senza chiavi.
~Il codardo lo fa con un bacio.
***Angolino del cambia-colore***
Qualsiasi domanda stiate per fare, non lo so.
Non so come è nata, come l’ho scritta e come questo dannato layout abbia deciso di girarsi.
Una cosa è certa, l’ho scritta per il prompt “Sherlock/John, il codardo lo fa con un bacio” per lo Sherlockfest_it
Al quale vi invito caldamente ad aderire, stanno per iniziare nuove iniziative! #pubblicitàoccultamameglioesseretrasparenti
*coff coff* ma tornando a noi, che dire di questa storia?
Innanzi tutto è ciò che io definisco un semi POV, perché POV(punto di vista) in senso letterale lo è –in questo caso quello di Sherl- ma non è ciò che si intende qui su EFP, ossia che un personaggio narri in prima persona l’accaduto. Quindi questo è un semi POV Sherl.
Io e i semi POV Sherl siamo sempre abbastanza in guerra quando si aggiunge anche il nostro amico Layout (massì! Personifichiamo a iosa!) quindi amen. Siamo peggio del Commonwealth, se ci uniamo non ci ferma più nessuno, anche se la madre patria (=Layout) ci schiavizza *pat-patta POV Sherl*
Divagazioni ai corvi, avete capito bene, non ho voglia di darvi spiegazioni. Avevo iniziato, ma poi ho cancellato tutto perché era uno schifo immane, e io note brutte non le voglio fare *faccia da prugna snob*
Quiiiiindi vi lascio stare e vado a pregare che il prompt si sia capito ><.
Ringrazio infinitamente chi ha letto/ricordato/preferito/commentato le mie precedenti ff sul fandom La notte tace i corpi. La notte spoglia i pensieri. e Un Giorno Stranamente Normale.