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Autore: Midori_chan    28/09/2011    2 recensioni
Era la notte del cinque aprile dentro al furgoncino Volkswagen, fuori era il tre novembre, ma questo al biondo non importava.
Naruto, a 18 anni, nel furgocino Volkswagen rubato al suo amico hippie Gaara, dove si era rifugiato a suonare e fumare, credeva di essere Kurt Cobain, il cantante dei Nirvana.
-I’m going where the cold wind blows-
Genere: Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
- Questa storia fa parte della serie 'Rock'n Roll'
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Mal di gola, febbre, raffreddore, sono i sintomi da “vomitata”, queste cose che scrivo insomma.
Questa storia la dedico a mia sorella, che oggi, dopo una settimana di pianto per un cacchio di documentario su Kurtino, si è messa la maglia in segno di lutto. Siamo senza speranze >.<  Ecco, Kurtino è il protagonista non tangibile della storia, ma c’è, si percepisce in ogni gesto di Naruto. Ora, quel che fa Sasuke è quello che io, in qualche modo, avrei voluto che succedesse a Kurt. Voleva essere salvato. Bhà, è di 500 parole esatte esatte, non ci credo u.u Ok, vado a pappare, vi lascio alla lettura e inserisco la storia nella serie “Rock’n Roll”, si ho creato una serie perché sono sicura che scriverò molto sul genere :D Alla prossima, Midori_chan
 









Era la notte del cinque aprile dentro al furgoncino Volkswagen, fuori era il tre novembre, ma questo al biondo non importava.
Se ne stava seduto sul tappeto erboso con la chitarra in braccio, i piedi scalzi, una canna tra le labbra carnose, i capelli davanti gli occhi azzurri e la testa chinata a guardare i movimenti delle mani sulla chitarra. Indossava un giacchetto verde, lanoso, troppo grande per lui, che a stento gli lasciava scoperte le dita per riuscire a muoverle per pizzicare le corde. Cantava piano, sussurrando con la voce un po’ roca per via del fumo,- Load up on guns and bring your friend-. Aveva il fucile, ma non gli amici. Era il 2004, in televisione per tutta la giornata c’era stato uno speciale su Kurt Cobain, sulla sua vita, la carriera, la morte. Ma io non sono morto, si ripeteva Naruto in testa. Naruto, a 18 anni, nel furgocino Volkswagen rubato al suo amico hippie Gaara, dove si era  rifugiato a suonare e fumare, credeva di essere Kurt Cobain, il cantante dei Nirvana. Vedeva Zeus che rifiutava delle ninfe, Sasuke che si faceva Sakura, Shikamaru che si dichiarava gay, ma non capiva di aver esagerato con l’alcool o con la droga. Cantava,- And he likes to sing along. And he likes to shoot this gun-, quando lasciò la presa sulla chitarra per la prima volta dopo ore e ore in quella nottata fredda e piovosa. Si girò a prendere l’iPhon scassato con il vetro rotto dal divanetto rosso in eco pelle e si collegò a Facebook; scrisse in bacheca: Pace, Amore, Empatia. L’ultime parole del finto Kurt dovevano essere le ultime parola del vero, questo pensava il biondo. Tirò il cellulare contro la parete mettendo così fine alla sua vita. Fece un lunghissimo, ultimo, tiro dalla canna quasi del tutto consumata e la spense sui cuscini colorati poggiati a terra.  Staccò le fotografie dei suoi amici perché non lo vedessero e inginocchiandosi camminò gattoni fino al posto guida. Da sotto il sedile tirò fuori un fucile da caccia che posò sul posto del passeggero, accese la radio con inserito il cd dei Nirvana, il suo cd a detta di Naruto e tornò indietro con il fucile in grembo.
Si sedette dall’altro lato della porta con l’arma in verticale tra le cosce.
-I’m going where the cold wind blows-, sussurrò prima di poggiare le labbra intorno alla canna del fucile; c’era un solo colpo all’interno.
Era pronto ad abbandonare questo mondo quando la porta venne spalancata. Sasuke, con i capelli mori appiccicati al viso e completamente fracido, si avventò sul biondo strappandogli di mano il fucile. Sparò il colpo all’esterno, verso terra e scagliò via l’arma. Abbracciò il biondo e questo lo ricambiò, il moro incominciò a baciargli la fronte, la bocca, il collo e smise solo quando il cuore non aveva regolarizzato il battito.
-My boy, my boy, where will you go?-, gli chiese all’orecchio e il biondo rispose stringendolo forte,- Where the  sun don’t ever shine-.

 
   
 
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