5
Then all the memories came crashing
down the insicurities...
Frank aveva parlato tutto il tempo. Aveva raccontato ad Alex di come andassero
bene le cose per il gruppo, e male per Mikey ed Alicia che non facevano altro
che discutere e litigare.
Poi le aveva raccontato delle nuove canzoni alle quali
stavano lavorando, e poi avevano chiacchierato di tutte le cose delle quali non
avevano parlato per tutto quel tempo.
Anche Gerard era incredibilmente felice di rivederla. Anche
se da una parte era preoccupato per Mikey.
Da come parlava Alex, non aveva alcuna intenzione di
incontrarlo, vederlo o nulla del genere. Anzi, prima ancora di entrare nel
locale dove stavano pranzando aveva chiesto a Frank se ci fosse anche lui. Se
così fosse stato, se ne sarebbe andata.
Ne parlava e si sentiva che era dannatamente amareggiata per
come erano andate le cose.
Pranzarono tutti insieme, poi passarono qualche ora in giro
per L.A.
Alex gli diede l'indirizzo del motel in cui alloggiava con
Ann ed Ian e decise di tornare da loro.
Doveva assolutamente raccontargli che aveva rivisto Frank,
che lo aveva intravisto per caso mentre camminava in cerca di locali in cui
suonare, e che era stata con lui e Gerard tutto il tempo.
Così si fece accompagnare fino al motel, poi li salutò e si
avviò di corsa fino alla loro stanza.
Quando Frank e Gerard rimasero soli, il primo alla guida della macchina che la
casa discografica gli aveva gentilmente concesso, il secondo intento a fissare
la strada fuori dal finestrino, Frank si schiarì la gola, spegnendo lo stereo.
«Ok, perché non sei contento che Alex sia qui?» chiese
lanciandogli un'occhiata veloce prima di tornare a guardare davanti a sé.
Gerard sbuffò, accendendosi una sigaretta. Prese una boccata, sputò fuori il
fumo e guardò Frank «Chi l'ha detto che non sono contento? Si che sono contento!».
«Non sembravi proprio così contento...» commentò Frank
con una smorfia.
«Che dovevo fare? Capriole e salti di gioia?» fece Gerard
infastidito, alzando gli occhi al cielo.
«No... però non sei nemmeno eccessivamente contento,
ammettilo!».
«Ok, va bene, il punto è che sono preoccupato per Mikey!»
ammise finalmente Gerard guardando fuori dal finestrino.
Frank rise «Dovresti essere contento per lui, piuttosto...».
Alex salì le scale che portavano al piano della stanza che aveva affittato con
Ann ed Ian a grandi passi, sorrideva come una bambina che era appena scesa da
una giostra al parco giochi e non vedeva l'ora di raccontare ai due di aver
appena passato qualche ora con Frank, Gerard e gli altri.
Cercò la chiave nella tasca dei jeans e quando la infilò
nella serratura non fece in tempo a girarla che la porta si aprì, ed Alex si
trovò davanti Ann che aveva un sorriso imbarazzato sul volto.
«Ann! Devo raccontarvi una cosa troppo figa!» esclamò
entusiasta.
Ann si schiarì la gola spingendo un pò Alex sul corridoio, ed
uscì fuori dalla stanza con lei accostando la porta. Le mise le mani sulle
spalle e la guardò negli occhi «Alex, guardami e dimmi, sinceramente: mi vuoi
bene?» chiese dopo aver fatto un respiro profondo.
Alex sollevò un sopracciglio e fece una smorfia «Uhm... si...
perché?» chiese confusa.
«Ok...» fece Ann con un sospiro di sollievo «Ora, quando
entrerai nella stanza, ricordati quanto bene mi vuoi, anche se potresti odiarmi
per qualche millesimo di secondo... poi ricordati che mi vuoi bene...» disse
continuando a guardarla negli occhi.
«Ann, non troverò qualche cadavere lì dentro, vero?» chiese
Alex preoccupata.
Ann rise «Nah... quale cadavere...» disse scuotendo la testa
«Ehm, ora vai, entra pure...» fece poi spostandosi da davanti la porta. Alex
fece un passo, poi la guardò «Tu non entri?» chiese aggrottando le sopracciglia.
«Uhm, io stavo per uscire, in realtà... devo proprio...
andare a comprare... qualcosa...» disse imbarazzata prima di dileguarsi giù per
le scale.
Alex scrollò le spalle aprendo la porta, chiedendosi cosa mai
avrebbe trovato nella stanza.
Quello che incontrò il suo sguardo, non appena guardò dentro, la pietrificò per
un istante. Tanto che prima di riuscire a dire qualcosa ci vollero una manciata
di secondi.
«Mikey...» mormorò, guardando il ragazzo in piedi davanti al
bancone della cucina.
Anche lui era immobile. Non sapeva né cosa dire, né cosa fare. Se correre ad
abbracciarla o restare lì dov'era. Dopo tutto quel tempo, e dopo tutto quello
che era successo, voleva stringerla a sé. Ma Alex era ancora sulla porta, che lo
fissava senza alcuna espressione sul volto.
Ian, che se ne stava seduto sul piccolo divano guardò prima
Alex, poi Mikey, e scosse la testa schiarendosi la gola.
«Ok, credo che ora uno dei due dovrebbe dire qualcosa...»
disse sollevando un sopracciglio, prima di bere un sorso di birra dalla
bottiglia che teneva in mano.
Entrambi, Alex e Mikey, si voltarono a guardarlo.
«...e credo che ora dovrei andarmene...» aggiunse Ian,
alzandosi ed uscendo dalla stanza.
Quando rimasero soli, Mikey e Alex si guardarono a lungo in
silenzio.
«Ehm... dobbiamo continuare a guardarci senza dirci nulla?»
disse dopo un pò Alex, in imbarazzo.
Mikey sospirò «Mi sei mancata...» pronunciò a voce bassa,
facendo un passo verso di lei. Pensava fosse la cosa giusta da dire, e comunque
era la prima cosa che voleva dirle.
Ma Alex fece una smorfia «Scommetto che se io non fossi
venuta a Los Angeles non mi avresti cercata, però...» fece notare.
Ok, forse aveva ragione. Mikey doveva dirle un milione di
cose, doveva spiegarle come era successo tutto, come si era ritrovato in quella
situazione, nella condizione di dover sposare Alicia. Ma non sapeva
nemmeno da dove cominciare. E di certo Alex non sembrava volersi sedere davanti
ad un caffè con lui per discutere la situazione.
«Alex... non potevo chiamarti... Giuro che avrei voluto
chiamarti un milione di volte ma... Dio, Alicia mi gira sempre intorno, ha
duecento occhi, sembra che sappia anche leggermi nel pensiero! E'... è
complicato...» disse d'un fiato.
Mentre una parte di lei voleva sputare fuori tutto quello che
aveva provato in tutto quel tempo, e che stava provando ora, trovandosi di nuovo
davanti a Mikey, un'altra parte non riusciva a reagire, era come se sentirgli
dire quelle cose fosse realizzare che tutto era più complicato di quanto già
immaginava.
«Beh... ora è tua moglie... credo sia lecito così...» mormorò
lottando contro la voglia di scoppiare a piangere.
Ora cominciava a pensare che andare a Los Angeles era non solo un'inutile
perdita di tempo, ma anche incredibilmente doloroso. Nonostante avesse
immaginato milioni di volte quel momento, ora non era preparata, non si
aspettava che lo avrebbe incontrato così presto e l'emozione aveva cancellato
ogni memoria degli immaginari discorsi che avrebbe voluto tirar fuori una volta
davanti a lui.
Mikey la guardò dispiaciuto e si fece coraggio, avvicinandosi a lei «Non
sono felice, però...» mugugnò intento ad abbracciarla. Alex sollevò il volto per
guardarlo negli occhi. Ora chi era più dispiaciuto dei due? Fece un respiro
profondo. Ricordava perfettamente il profumo di Mikey, il suono del suo respiro,
l'effetto che gli faceva averlo così vicino.
«Allora perché l'hai sposata?» domandò.
«Per un'infinità di motivi sbagliati...» rispose Mikey
subito.
Poteva essere la risposta esatta. Alex si morse il labbro.
Si fermò per qualche secondo mentre mille diversi pensieri le
attraversavano la mente. Mikey ora era sposato, tra qualche mese Alicia avrebbe
partorito il loro bambino. E lei che ruolo aveva? Sospirò. Non c'era più posto
per lei. Forse andare a Los Angeles le era servito proprio per capirlo una volta
per tutte. Per mettere la parola fine a ciò che era già finito da tempo, ma in
maniera definitiva.
«Credo che ormai sia troppo tardi, comunque...» mormorò
trattenendo le lacrime.
Mikey fece un respiro profondo «Allora perché sei venuta fin qui?» chiese.
«...perché non credevo che fosse così tardi...
perché... non lo so, Mikey... credevo di venire qui e... non lo so...» rispose
lei rassegnata, poi fece un respiro, e quando non poté più trattenere le lacrime
cominciò a piangere stringendosi a Mikey.
«Alex... Hai mai letto almeno una di tutte le email che ti ho
mandato prima che mi sposassi?» chise lui dopo un pò.
Lei aggrottò la fronte, sollevando lo sguardo. Scosse la
testa «No... Ho... ignorato le tue email e quelle di Frank...» ammise. Vide
Mikey sollevare i lati delle labbra, in una specie di sorriso incerto.
«Avresti dovuto leggerle... L'ultima te la inviai qualche ora
prima del mio matrimonio...» sussurrò. Era bello riavere Alex tra le sue
braccia, ma era ora di tornare a casa, o "la iena" come la chiama Frank avrebbe
rotto le palle per giorni interi «Ora devo andare...» aggiunse dispiaciuto.
Alex annuì slacciando l'abbraccio.
«...dammi carta e penna...» disse Mikey poi guardandosi
intorno. Alex curiosa afferrò il blocnotes e la matita che Ian aveva lasciato
sul bancone della cucina, quello che usava per scriverci i testi delle canzoni
che i ragazzi stavano provando a comporre negli ultimi tempi. Strappò una pagina
e la diede a Mikey, che scrisse qualcosa al volo e poi lo tese ad Alex.
Lo guardò e poi sorrise sollevando un sopracciglio «Il tuo
numero di telefono con degli orari? Cos'è, sei un ufficio?» chiese divertita.
Mikey arrossì sentendosi stupido e scrollò le spalle «Scusa... è che solitamente
a quell'ora Alicia va a trovare i suoi quindi è sicuro che non c'è... così
potresti chiamarmi senza troppi problemi...» spiegò in imbarazzo.
Alex tornò seria, si asciugò le lacrime ed annuì «Oh, ok...
Così è abbastanza imbarazzante...».
«Mi chiamerai?» chiese Mikey, sulla porta per uscire.
Fece un respiro profondo e si morse il labbro inferiore «Tu
tieni il telefono acceso dalle...» guardò il foglio che Mikey le aveva lasciato
in mano «...dalle 14 alle 16...» disse accennando un sorriso divertito.
Mikey alzò gli occhi al cielo «Alex, sai che era un bel
momento, finché non hai iniziato a prendermi per il culo per la storia degli
orari?» disse sarcastico.
Lei annuì e finse un sorriso «Mikey, sai che era un momento
ancora più bello, finché non hai messo incinta e sposato un'altra donna?».
Si guardarono in silenzio per qualche secondo, e nonostante la conversazione
sembrava aver preso una piega più dura, i due non riuscirono a fare a meno di
ridere. Erano così, come si ricordavano. Alex che parlava a sproposito o diceva
la cosa sbagliata o faceva battute poco simpatiche, Mikey che si sentiva uno
stupido ma che non poteva resisterle.
Quando uscì dalla stanza, Alex chiuse la porta e poggiandoci
contro la schiena scivolò sul pavimento, stringendo al petto il foglio che Mikey
le aveva dato, sorrise, per qualche secondo. Poi si abbracciò le gambe e posò la
testa sulle ginocchia e ricominciò a piangere, come aveva fatto il più delle
volte, quando era sola, a Belleville.
Piangeva in silenzio, mentre nella testa scorrevano le
immagini di tutto ciò che le era andato storto.
Non era sua intenzione passare dalla parte dell' "amante
segreta, invertire i ruoli con Alicia e tutto il resto... eppure il fatto che il
cuore stava per scoppiarle nel petto, e sentisse le gambe molli, e lo stomaco
sottosopra, quando Mikey l'aveva abbracciata, significava solo che voleva
tornare con lui.
_____________________________
Fa cagare, perdonatemi, vi
amo.
Ciao.
xoxo