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Autore: POPster    28/09/2011    1 recensioni
Mini-seguito di The Ghost Of You.
Mikey era nervoso ed agitato. Eppure era tutto perfetto.
Indossava l'abito scuro, la chiesa era addobbata a dovere, con profumati fiori colorati e nastri d'organza posizionati in ordine sui banchi e lungo tutta la navata. C'erano solo pochi intimi, i parenti e gli amici più stretti.
Gerard sorrideva a suo fratello, dal suo fianco. Era, insieme a Ray, il suo testimone di nozze. Aveva ripetuto a Mikey di stare calmo, fino a mezz'ora prima. Gli aveva detto che andava tutto alla grande. Donna Way guardava suo figlio sull'altare, con aria fiera. Stava diventando un vero uomo. Sorrise commossa. Ne aveva combinate tante, Mikey, ma doveva essere fiera di lui.
Frank era seduto nella prima fila di banchi. Si guardava intorno. Si sentiva a disagio, con quell'abito elegante e quei capelli sistemati. Guardava la piccola folla di invitati, poi l'entrata della chiesa. Poteva sembrare anche più nervoso di Mikey. Lanciò un'occhiata maliziosa a Gerard, pensando chi dei due, se mai si sarebbero dovuti sposare, avrebbe fatto l'entrata trionfale, e chi avrebbe atteso all'altare. Poteva scommettere che la parte della sposa sarebbe stata di Gerard. Ridacchiò tra sé, immaginando la scena.
Genere: Drammatico, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mikey Way, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Le confusioni più grandi le procura il cuore'
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5

   

Then all the memories came crashing down the insicurities...
 

    Frank aveva parlato tutto il tempo. Aveva raccontato ad Alex di come andassero bene le cose per il gruppo, e male per Mikey ed Alicia che non facevano altro che discutere e litigare.
    Poi le aveva raccontato delle nuove canzoni alle quali stavano lavorando, e poi avevano chiacchierato di tutte le cose delle quali non avevano parlato per tutto quel tempo.
    Anche Gerard era incredibilmente felice di rivederla. Anche se da una parte era preoccupato per Mikey.
    Da come parlava Alex, non aveva alcuna intenzione di incontrarlo, vederlo o nulla del genere. Anzi, prima ancora di entrare nel locale dove stavano pranzando aveva chiesto a Frank se ci fosse anche lui. Se così fosse stato, se ne sarebbe andata.
    Ne parlava e si sentiva che era dannatamente amareggiata per come erano andate le cose.
    Pranzarono tutti insieme, poi passarono qualche ora in giro per L.A.
    Alex gli diede l'indirizzo del motel in cui alloggiava con Ann ed Ian e decise di tornare da loro.
    Doveva assolutamente raccontargli che aveva rivisto Frank, che lo aveva intravisto per caso mentre camminava in cerca di locali in cui suonare, e che era stata con lui e Gerard tutto il tempo.
    Così si fece accompagnare fino al motel, poi li salutò e si avviò di corsa fino alla loro stanza.

    Quando Frank e Gerard rimasero soli, il primo alla guida della macchina che la casa discografica gli aveva gentilmente concesso, il secondo intento a fissare la strada fuori dal finestrino, Frank si schiarì la gola, spegnendo lo stereo.
    «Ok, perché non sei contento che Alex sia qui?» chiese lanciandogli un'occhiata veloce prima di tornare a guardare davanti a sé.
Gerard sbuffò, accendendosi una sigaretta. Prese una boccata, sputò fuori il fumo e guardò Frank «Chi l'ha detto che non sono contento? Si che sono contento!».
    «Non sembravi proprio così contento...» commentò Frank con una smorfia.
    «Che dovevo fare? Capriole e salti di gioia?» fece Gerard infastidito, alzando gli occhi al cielo.
    «No... però non sei nemmeno eccessivamente contento, ammettilo!».
    «Ok, va bene, il punto è che sono preoccupato per Mikey!» ammise finalmente Gerard guardando fuori dal finestrino.
Frank rise «Dovresti essere contento per lui, piuttosto...».

    Alex salì le scale che portavano al piano della stanza che aveva affittato con Ann ed Ian a grandi passi, sorrideva come una bambina che era appena scesa da una giostra al parco giochi e non vedeva l'ora di raccontare ai due di aver appena passato qualche ora con Frank, Gerard e gli altri.
    Cercò la chiave nella tasca dei jeans e quando la infilò nella serratura non fece in tempo a girarla che la porta si aprì, ed Alex si trovò davanti Ann che aveva un sorriso imbarazzato sul volto.
    «Ann! Devo raccontarvi una cosa troppo figa!» esclamò entusiasta.
    Ann si schiarì la gola spingendo un pò Alex sul corridoio, ed uscì fuori dalla stanza con lei accostando la porta. Le mise le mani sulle spalle e la guardò negli occhi «Alex, guardami e dimmi, sinceramente: mi vuoi bene?» chiese dopo aver fatto un respiro profondo.
    Alex sollevò un sopracciglio e fece una smorfia «Uhm... si... perché?» chiese confusa.
    «Ok...» fece Ann con un sospiro di sollievo «Ora, quando entrerai nella stanza, ricordati quanto bene mi vuoi, anche se potresti odiarmi per qualche millesimo di secondo... poi ricordati che mi vuoi bene...» disse continuando a guardarla negli occhi.
    «Ann, non troverò qualche cadavere lì dentro, vero?» chiese Alex preoccupata.
    Ann rise «Nah... quale cadavere...» disse scuotendo la testa «Ehm, ora vai, entra pure...» fece poi spostandosi da davanti la porta. Alex fece un passo, poi la guardò «Tu non entri?» chiese aggrottando le sopracciglia.
    «Uhm, io stavo per uscire, in realtà... devo proprio... andare a comprare... qualcosa...» disse imbarazzata prima di dileguarsi giù per le scale.
    Alex scrollò le spalle aprendo la porta, chiedendosi cosa mai avrebbe trovato nella stanza.
Quello che incontrò il suo sguardo, non appena guardò dentro, la pietrificò per un istante. Tanto che prima di riuscire a dire qualcosa ci vollero una manciata di secondi.
    «Mikey...» mormorò, guardando il ragazzo in piedi davanti al bancone della cucina.
Anche lui era immobile. Non sapeva né cosa dire, né cosa fare. Se correre ad abbracciarla o restare lì dov'era. Dopo tutto quel tempo, e dopo tutto quello che era successo, voleva stringerla a sé. Ma Alex era ancora sulla porta, che lo fissava senza alcuna espressione sul volto.
    Ian, che se ne stava seduto sul piccolo divano guardò prima Alex, poi Mikey, e scosse la testa schiarendosi la gola.
    «Ok, credo che ora uno dei due dovrebbe dire qualcosa...» disse sollevando un sopracciglio, prima di bere un sorso di birra dalla bottiglia che teneva in mano.
    Entrambi, Alex e Mikey, si voltarono a guardarlo.
    «...e credo che ora dovrei andarmene...» aggiunse Ian, alzandosi ed uscendo dalla stanza.
    Quando rimasero soli, Mikey e Alex si guardarono a lungo in silenzio.
    «Ehm... dobbiamo continuare a guardarci senza dirci nulla?» disse dopo un pò Alex, in imbarazzo.
    Mikey sospirò «Mi sei mancata...» pronunciò a voce bassa, facendo un passo verso di lei. Pensava fosse la cosa giusta da dire, e comunque era la prima cosa che voleva dirle.
    Ma Alex fece una smorfia «Scommetto che se io non fossi venuta a Los Angeles non mi avresti cercata, però...» fece notare.
    Ok, forse aveva ragione. Mikey doveva dirle un milione di cose, doveva spiegarle come era successo tutto, come si era ritrovato in quella situazione, nella condizione di dover sposare Alicia. Ma non sapeva nemmeno da dove cominciare. E di certo Alex non sembrava volersi sedere davanti ad un caffè con lui per discutere la situazione.
    «Alex... non potevo chiamarti... Giuro che avrei voluto chiamarti un milione di volte ma... Dio, Alicia mi gira sempre intorno, ha duecento occhi, sembra che sappia anche leggermi nel pensiero! E'... è complicato...» disse d'un fiato.
    Mentre una parte di lei voleva sputare fuori tutto quello che aveva provato in tutto quel tempo, e che stava provando ora, trovandosi di nuovo davanti a Mikey, un'altra parte non riusciva a reagire, era come se sentirgli dire quelle cose fosse realizzare che tutto era più complicato di quanto già immaginava.
    «Beh... ora è tua moglie... credo sia lecito così...» mormorò lottando contro la voglia di scoppiare a piangere.
Ora cominciava a pensare che andare a Los Angeles era non solo un'inutile perdita di tempo, ma anche incredibilmente doloroso. Nonostante avesse immaginato milioni di volte quel momento, ora non era preparata, non si aspettava che lo avrebbe incontrato così presto e l'emozione aveva cancellato ogni memoria degli immaginari discorsi che avrebbe voluto tirar fuori una volta davanti a lui.
  Mikey la guardò dispiaciuto e si fece coraggio, avvicinandosi a lei «Non sono felice, però...» mugugnò intento ad abbracciarla. Alex sollevò il volto per guardarlo negli occhi. Ora chi era più dispiaciuto dei due? Fece un respiro profondo. Ricordava perfettamente il profumo di Mikey, il suono del suo respiro, l'effetto che gli faceva averlo così vicino.
    «Allora perché l'hai sposata?» domandò.
    «Per un'infinità di motivi sbagliati...» rispose Mikey subito.
    Poteva essere la risposta esatta. Alex si morse il labbro.
    Si fermò per qualche secondo mentre mille diversi pensieri le attraversavano la mente. Mikey ora era sposato, tra qualche mese Alicia avrebbe partorito il loro bambino. E lei che ruolo aveva? Sospirò. Non c'era più posto per lei. Forse andare a Los Angeles le era servito proprio per capirlo una volta per tutte. Per mettere la parola fine a ciò che era già finito da tempo, ma in maniera definitiva.
    «Credo che ormai sia troppo tardi, comunque...» mormorò trattenendo le lacrime.
Mikey fece un respiro profondo «Allora perché sei venuta fin qui?» chiese.
    «...perché non credevo che fosse così tardi... perché... non lo so, Mikey... credevo di venire qui e... non lo so...» rispose lei rassegnata, poi fece un respiro, e quando non poté più trattenere le lacrime cominciò a piangere stringendosi a Mikey.
    «Alex... Hai mai letto almeno una di tutte le email che ti ho mandato prima che mi sposassi?» chise lui dopo un pò.
    Lei aggrottò la fronte, sollevando lo sguardo. Scosse la testa «No... Ho... ignorato le tue email e quelle di Frank...» ammise. Vide Mikey sollevare i lati delle labbra, in una specie di sorriso incerto.
    «Avresti dovuto leggerle... L'ultima te la inviai qualche ora prima del mio matrimonio...» sussurrò. Era bello riavere Alex tra le sue braccia, ma era ora di tornare a casa, o "la iena" come la chiama Frank avrebbe rotto le palle per giorni interi «Ora devo andare...» aggiunse dispiaciuto.
    Alex annuì slacciando l'abbraccio.
    «...dammi carta e penna...» disse Mikey poi guardandosi intorno. Alex curiosa afferrò il blocnotes e la matita che Ian aveva lasciato sul bancone della cucina, quello che usava per scriverci i testi delle canzoni che i ragazzi stavano provando a comporre negli ultimi tempi. Strappò una pagina e la diede a Mikey, che scrisse qualcosa al volo e poi lo tese ad Alex.
    Lo guardò e poi sorrise sollevando un sopracciglio «Il tuo numero di telefono con degli orari? Cos'è, sei un ufficio?» chiese divertita. Mikey arrossì sentendosi stupido e scrollò le spalle «Scusa... è che solitamente a quell'ora Alicia va a trovare i suoi quindi è sicuro che non c'è... così potresti chiamarmi senza troppi problemi...» spiegò in imbarazzo.
    Alex tornò seria, si asciugò le lacrime ed annuì «Oh, ok... Così è abbastanza imbarazzante...».
    «Mi chiamerai?» chiese Mikey, sulla porta per uscire.
    Fece un respiro profondo e si morse il labbro inferiore «Tu tieni il telefono acceso dalle...» guardò il foglio che Mikey le aveva lasciato in mano «...dalle 14 alle 16...» disse accennando un sorriso divertito.
    Mikey alzò gli occhi al cielo «Alex, sai che era un bel momento, finché non hai iniziato a prendermi per il culo per la storia degli orari?» disse sarcastico.
    Lei annuì e finse un sorriso «Mikey, sai che era un momento ancora più bello, finché non hai messo incinta e sposato un'altra donna?».
Si guardarono in silenzio per qualche secondo, e nonostante la conversazione sembrava aver preso una piega più dura, i due non riuscirono a fare a meno di ridere. Erano così, come si ricordavano. Alex che parlava a sproposito o diceva la cosa sbagliata o faceva battute poco simpatiche, Mikey che si sentiva uno stupido ma che non poteva resisterle.
    Quando uscì dalla stanza, Alex chiuse la porta e poggiandoci contro la schiena scivolò sul pavimento, stringendo al petto il foglio che Mikey le aveva dato, sorrise, per qualche secondo. Poi si abbracciò le gambe e posò la testa sulle ginocchia e ricominciò a piangere, come aveva fatto il più delle volte, quando era sola, a Belleville.
    Piangeva in silenzio, mentre nella testa scorrevano le immagini di tutto ciò che le era andato storto.
    Non era sua intenzione passare dalla parte dell' "amante segreta, invertire i ruoli con Alicia e tutto il resto... eppure il fatto che il cuore stava per scoppiarle nel petto, e sentisse le gambe molli, e lo stomaco sottosopra, quando Mikey l'aveva abbracciata, significava solo che voleva tornare con lui.

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Fa cagare, perdonatemi, vi amo.
Ciao.

xoxo

   
 
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