“Io ancora non capisco come possa
essere successo” ronzava in lontananza la voce di Estrela, petulante “Cioè, era
un pezzo che Karim mi veniva dietro…gran bel figliolo, Karim, peccato per quelle
idee un po’…islamiche…sulle ragazze come me. Comunque, in giro tutti sapevano
della riunione di stasera e quando Karim mi ha chiesto di accompagnarlo a questo
fantomatico incontro con i rivali cajun, ho detto di sì subito! Cioè, mai e poi
mai mi sarei abbassata a fargli da accompagnatrice se non avessi saputo che ci
sarebbe stati tutti i più importanti del giro, compreso Xavier…. Già, credo che
sia stata proprio tutta colpa tua, Xavier, se sono morta stasera: ero troppo,
davvero troppo curiosa di conoscerti. Parlavano tutti di te e di come erano
belle le tue ragazze…mica potevo farmi scappare l’opportunità di vederti. Metti
caso che fossi stato il mio tipo, eh?”
“Peccato che sia tu a non essere il mio.” rispose
amabilmente Xavier accendendosi distratto una sigaretta.
“Comunque, ero lì appesa al braccio di Karim, tutta
concentrata nel cercare di capire se il tuo vestito era di Cavalli o di Calvin
Klein…a proposito, gioia, di chi è?”
“Dolce e Gabbana.” rispose Xavier nascondendo un
sorriso.
“Ma
certo! Dovevo capirlo, il taglio, il tessuto…Quel trench ti sta d’incanto,
gioia, ma con quel fisico ti starebbe bene anche un sacco di patate
addosso…confesso che trovo molto intrigante l’idea di vederti infagottato in un
telo di juta…comunque, dicevo, ero lì con Karim e a un certo punto ho visto che
cercava di abbracciarmi ed ero indecisa se starci o no, sapete anche voi, le
occasioni vanno colte quando capitano,
quando ho capito che quello stronzo non mi stava insidiando, ma mi stava
usando come scudo!”
“Che villano.” sentenziò Xavier con una vaga vena
ironica nella voce mentre Estrela annuiva, entusiasta.
“Proprio così! Glielo stavo per dire a quel maiale, ma
non riuscivo più a parlare…”
“Tu
senza voce? Oddio, che tragedia.” mormorò Xavier con un lampo negli
occhi.
“Ero già morta, capisci?!? Stecchita sul colpo, col
vestito tutto un colabrodo di buchi rossi, dico io! Un Versace autentico!! Credo
di essere svenuta dalla costernazione!”
“Il
tuo amico Karim stava giocando molto sporco.” la informò Xavier, di nuovo serio.
Gli sfuggì un’occhiata verso Jeanne che si guardava la punta delle scarpe
cercando di contenere l’agitazione.
Mancuso, che fino a quel momento era rimasta immobile a
sorbirsi il colorito monologo di Estrela, cominciò ad ondeggiare pericolosamente
mentre tutto intorno i colori già grigi sfumavano ancora di più. Stava quasi per
cadere quando fu afferrata da due braccia dure e nervose e si trovò a sedere di
colpo sul muretto con una sigaretta che batteva sulle
labbra.
“Fuma.” ordinò Xavier serio con un tono di voce che non
ammetteva repliche e Mancuso fu tentata di obbedirgli mentre la vista si
schiariva di nuovo.
“Io…non fumo..” esalò incerta, ma Xavier insistette
ficcandole il filtro tra le labbra.
“Meglio…ti distrarrà ancora di
più.”
“Ma
sì, tanto non ti devi più preoccupare per il cancro ai polmoni, gioia.” squittì
Estrela ancheggiando verso di loro.
Mancuso obbedì e il tabacco le invase i polmoni,
trasmettendole una immediata sensazione di nostalgico dolore al petto. Trattenne
il fumo per un tempo lunghissimo, poi esalò il respiro lentamente, come
rammaricata. Xavier la guardava con un sopracciglio
inarcato.
“Fortuna che non fumi.” disse tranquillo, scuotendo la
cenere dalla punta della sigaretta. Mancuso, finalmente lucida, gli rivolse uno
sguardo di scuse.
“Ho
smesso l’anno scorso.”
“Stai meglio adesso?” pigolò piano Jeanne; era rimasta
in piedi a guardarla con gli occhi sgranati fino a quel momento. Mancuso annuì,
più per tranquillizzarla che per altro e gli sorrise La giovane le sorrise di
rimando, rinfrancata.
“Hai parlato di Mama Dubois, vero? Ti ha…ti ha mandato
lei?” domandò Jeanne, nervosamente.
Mancuso annuì mentre il cuore, per qualche assurdo
motivo, le si riempiva di calma e pace.
“Sì, io…sono venuta a vedere cosa è successo.” rispose
cercando di non farsi sommergere dal senso di irrealtà che quella frase le aveva
scatenato.
Improvvisamente gli occhi di Jeanne si riempirono di
lacrime.
“C’era
anche la mia mamma?” mormorò con voce fioca “Lei…sarà triste per me, e io non
voglio…”
La
giovane cominciò a singhiozzare e Mancuso la abbracciò, incerta. Nel vederle,
Xavier alzò gli occhi al cielo e con un moto di disgusto si sdraiò di nuovo sul
muretto. Estrela sembrava oltremodo affascinata dalla loro
tristezza.
“Oh, tutto questo è davvero commovente” tubò contenta
“Sembra quasi una telenovela! Possono dire quello che vogliono, ma questa storia
dell’aldilà non è sicuramente noiosa come vogliono farci credere. Mi ricordo che
una mia amica di Bahia era convinta che…”
“Estrela, piantala.” disse a voce molto bassa Xavier, ed
Estrela la piantò.
Jeanne pianse a lungo e Mancuso la lasciò fare,
meditando nel frattempo sull’assurda situazione in cui era piombata. Certo,
doveva essere tutta una allucinazione, non c’erano dubbi. Eppure, le lacrime di
Jeanne che le imbrattavano la camicia sembravano autenticamente tiepide e lo
sguardo vivace e curioso che Estrela le rivolgeva impaziente era così
maledettamente…reale…e che dire del tizio rivestito di rettile? Può una
allucinazione sembrare contemporaneamente così pericolosa e sexy?
Quando i singhiozzi di Jeanne si stemperarono in una
serie di sospiri esausti, Mancuso decise di averne abbastanza: dolcemente, si
staccò dalla ragazza e si alzò in piedi con piglio deciso.
“Ehm” disse, molto intelligentemente
“Io sono stata mandata qui per aiutarvi a…che Dio mi aiuti…varcare
Xavier alzò il braccio e le lanciò un lungo sguardo
ironico che la fece rabbrividire da capo a piedi. “Gesù, che sguardo” pensò imbarazzata “Se fa questo effetto da morto, figuriamoci
com’era da vivo…”
“Ok, lo so anche io che questa sembra una stronzata”
disse, spezzando decisamente quei pensieri promiscui “E probabilmente l’idea che
io sia qui a parlare con tre morti non uscirà mai dal recesso segretissimo della
mia mente in cui relegherò questo ricordo appena possibile, ma nel
frattempo…credo che sarebbe molto costruttivo se cercassimo di ricostruire gli
eventi che vi hanno portati qui. Un passo per volta, con calma e razionalità.
Che ne dite?”
“Io
ci sto!” trillò Estrela, felice “Mi stavo annoiando a morte prima che tu
arrivassi qui! Almeno si fa un po’ di conversazione, giusto
Jeannette?”
“Giusto.” sorrise Jeanne, decisamente
rinfrancata.
“Ci
mancava solo
“Se
hai qualche idea migliore, signor pelle-di-pitone, esprimiti pure.” Berciò
Mancuso, offesa.
“Ok” approvò Xavier, stranamente accomodante “Allora
ognuno di noi non dice chi è e che cosa ha fatto per essere qui in piacevole
compagnia. L’agente Mancuso ha ragione,
non abbiamo altro da fare che conoscerci meglio.”
“Intimamente” alluse Estrela maligna, ondeggiando verso
Xavier “Posso essere la prima a raccontare?”
“Perché, se diciamo di no tieni davvero il becco
chiuso?” rispose ironico Xavier.
Estrela gli si sedette accanto continuando a sorridergli
in maniera affascinante.
“No, credo di no. Ma volendo ci sono un sacco di altri
modi per farmi tacere, Xavier caro.”
Qualcosa fece scintillare ancora di più lo sguardo duro
di Xavier.
“Estrela cara, il tuo sedere brasiliano è sicuramente
uno dei migliori sulla piazza, ma il genere non incontra il mio favore, come
dovresti sapere bene. E se mi chiami un’altra volta Xavier caro, ti spezzo un
braccio e lo uso per riformarti i
connotati, mi sono spiegato?”
Estrela rise, ma la sua risata era pochissimo
convincente.
“Allora, la tua fama di gentiluomo no corrisponde alla
realtà. Ma che peccato. Comunque, l’idea di conoscerci meglio è favolosa!
Potremmo diventare una nuova, grande famiglia celeste…un po’ atipica, ma
insomma…”
Xavier alzò gli occhi al cielo, ma non aprì bocca.
Estrela si accomodò meglio sul ciglio del muretto e assunse una drammatica
posizione da narratore.
“Parto io, allora.”
*
*
*
“Sono nata
a Salvador de Bahia come Rodrigo Paulo Estebàn Espinoza Gonzales…pensate voi, un
nome da maschione come Rodrigo associato ad un giunco ballerino di samba come
me!”
Estrela si perse un attimo nel ricordo, mentre Mancuso
lanciava uno sguardo incredulo a Jeanne.
“Io
volevo sapere di stasera” mormorò sottovoce, depressa “Mica volevo sciropparmi
la sua vita a partire dal mesozoico!”
Jeanne fece spallucce, sorridendo ed Estrela,
ignorandole, continuò.
“Comunque, se ne accorsero subito tutti che non ero
fatta per raccogliere caffè nelle piantagioni. Io ero fatta per la celebrità!
Non avevo ancora diciassette anni che già facevo la prima ballerina al corteo
del carnevale di Rio…e vi giuro, Non c’è stato un solo uomo che non abbia
sbavato sul mio perizoma di perline!”
Estrela sospirò, estatica.
“E
perché allora non te ne sei rimasta
a Rio a far sbavare tutti dietro alle tue chiappe?” le domandò Xavier
sornione: nonostante la sua faccia fosse seria, un sorriso tremava dietro le
labbra come il sole dietro le nuvole. Estrela spalancò gli occhioni,
bamboleggiante.
“Per i soldi, gioia, ovvio! Una dolce cosina come me
mica poteva vivere di samba e favelas! Così, ho seguito il mio cocco di turno in
America. Aveva letteralmente perso la testa per me, il povero Johnnino bello!
Pensate, per non farmi sentire il freddo di New Jork mi aveva comprato una
pelliccia di cincillà che era una favola, una cosa divina…Ma Johnnino bello era
così…americano! Non capiva che io sono come un prezioso uccello esotico e
selvaggio, che rischia di morire se rinchiuso in una gabbia, se pur
dorata…”
“Ti
ha beccata a letto col giardiniere?” buttò lì Xavier, ed Estrela fece un
drammatico sospirone.
“Non proprio…era il domestico filippino. Pensare che ho
sempre sottovalutato i filippini, mi sembravano così poco predisposti al
sesso. E invece dovevate vedere
come ci dava dentro Thien-Peh quando…”
“Tesoro, risparmiaci i particolari raccapriccianti, o
alla signorina agente di polizia le si guasta la messa in piega.” la avvisò
educatamente Xavier e a Jeanne scappò una risatina involontaria.
“Ho
sempre adorato le ballerine.” sorrise Mancuso, indecisa se fosse il caso o no di
fare dell’ironia: si attirò comunque il solare e dolcissimo sorriso di
Estrela.
“Ma
che cara che sei, cocca! Anche io ho sempre ammirato le donne poliziotto,
soprattutto quelle dolci come te, zuccherino mio! Comunque, quando Johnnino
bello mi ha sbattuta fuori di casa che potevo fare? Fiera delle mie doti di
ballerina, ho fatto il giro dei locali per trovare un posto, ma ho scoperto che
a New Jork ci sono più ballerine di samba che a Rio. Così sono andata a Las
Vegas, dove ci sono ancora più ballerine che a New Jork. Lì ho incontrato
Ice-Code, un tizio che gestisce la metà dei locali di Las Vegas… mi sembra che
sia stato lui il primo a parlarmi di te Xavier
car…Xavier.”
Xavier fece un sorrisetto di circostanza ma non
rispose.
“Comunque, Ice-Code mi fa: cocca, come ballerina fai
pena, ma posso offrirti un posto di accompagnatrice di lusso, se la cosa non va
contro le tue regole morali.. al che io dissi, e che diamine!, gioia, perché non
me lo hai proposto subito!?! Sono
nata per fare l’accompagnatrice! Comunque, accompagna di qui, accompagna di là,
mi sono comprata un bell’appartamentino a Las Vegas che faceva invidia a quello
di Johnnino bello e del suo merdoso domestico filippino. Però, Las Vegas è
davvero un porcaio allucinante, così caotico, così…”
“Americano?” azzardò Mancuso guadagnandosi un secondo
sorrisone da parte di Estrela.
“Esatto, cocca, esatto!! Mi ero un po’ stufata di
pancione bianche e gonfie di birra…così, mi sono trasferita in Florida, dove il
clima doveva essere molto più adatto alla mia persona. E infatti, il clima era
anche buono, ma gli abitanti di Miami…Che barba! Dei tali gelosoni!! Ad un certo
punto c’è stato Rodrigo (sì, Rodrigo, proprio come il mio nome da bambino, sarà
il mio karma che mi perseguita..
anche se, devo dirlo, ho sempre detestato il mio nome, voglio dire, certi nomi
si cuciono addosso una personalità e il mio faccino mica poteva esprimere il
concetto di Rodrigo, vero!?!)…, oh, dov’ero?”
“Ai
gelosoni di Miami.” la riportò sul seminato Xavier.
“Ah, già! Sono letteralmente dovuta scappare da Miami e
quel pazzo scatenato mi ha inseguito fino in California con la spada
sguainata…che romanticone, il mio Rodrigo!”
“La
tua vita sembra proprio un feuilleton romantico, Estrela.” sorrise Mancuso,
attirandosi lo sguardo complice e timido di Jeanne.
“Quanto hai ragione, gioia! Qualsiasi cosa sia un
feietton. Comunque, in California mi trattenni poco…”
“A
quanto ne so, ti hanno sbattuta fuori da un locale dove ti stavi esibendo in
una…come possiamo chiamarla…Samba non richiesta.” intervenne Xavier,
educatamente.
“Tesoro, c’era Sean Connery in quel locale! Dovevo farmi
notare, sono certa che quel bel pezzo di scozzesone avrebbe apprezzato la mia
samba…dopotutto, gli scozzesi portano il gonnellino, non so se mi spiego… Però,
non potei mai vedere Sean da vicino perché venni gentilmente accompagnata
all’uscita del locale ed esiliata a Santa Monica. Il passo dalla California alla
Louisiana non lo ricordo proprio: avete mai conosciuto i californiani? Sono una
razza a parte, parola mia…anche peggio dei papponi cajun.”
Ammiccò a Xavier che le fece un sorriso storto e
complice.
“Che successe poi, Estrela?” domandò Jeanne con voce
flebile.
“Dopo
“Forse. New Orleans è anche il mio terreno di coltura.”
minimizzò Xavier a mezza voce.
“Ed
ora, sono qui. A New Orleans c’è uno schifosissimo clima umido e mi manca tanto
il sole di Bahia, ma si guadagnano palate di soldi e finché esisterà la
chirurgia estetica, Estrela Espinoza Gonzales sarà la regina del sesso di lusso
di tutta
Estrela sollevò le braccia sopra la testa e accennò un
passo di danza, quando la voce di Xavier la riportò bruscamente coi piedi per
terra.
“Tesoro, forse non ti è chiaro il concetto che sei
morta. Siamo tutti morti. Sarà il caso di abdicare, che ne
dici?”
Estrela abbassò le braccia,
imbronciandosi.
“Sei un guastafeste. Me l’ero quasi scordata che ero
morta…per colpa di quel pezzente creolo, per giunta.”
“Karim non voleva uccidere te: voleva uccidere me.”
rettificò Xavier con una nota amara e secca nella voce: Mancuso rizzò le
orecchie, attenta.
“Comunque ci ha fatto fuori entrambi” sospirò Estrela
“Proprio nel bel mezzo della mia maturità sessuale, quando ancora avevo così
tanti begli anni da vivere! Fortuna che mi ero confessata, domenica
scorsa…”
“Confessata?” mormorò Mancuso, momentaneamente alla
deriva “E questo che c’entra?”
“Una brava ragazza che fa il mio mestiere deve sempre
tenere aperta la porta per il paradiso” sorrise Estrela, perfida “Dopotutto, ho
ricevuto una rigida educazione cattolica, no?”
“Marcirai all’Inferno, sporca peccatrice.” profetizzò
Xavier, ammiccando, ed Estrela ridacchiò.
“Non credo, tesoro mio: io sono sicura del mio buon
cuore. Certo, la mia vita è stata un po’…bizzarra, diciamo così. Ma questo mio
corpo è stato un dono di Dio e non è colpa mia se me l’ha dato accessoriato di
un pisello da maschietto e di due tette da femminuccia…”
“Con tutta la buona volontà, Estrela, nessuno crederebbe
mai che quelle che ti porti appresso siano due tette vere.” precisò Xavier,
scettico.
“Amore, ti posso giurare che qualcosina c’era già, io
l’ho solo potenziato! E comunque, non è questo il punto: io so di aver passato
una vita all’insegna della gioia e della bontà. Non ho mai fato del male a
nessuno, non ho mai infranto un solo comandamento della religione cattolica. Bè,
forse per il desiderare la roba d’altri….c’era la mia amica Mariana che aveva un
guardaroba da urlo e ammetto che un pensierino…”
“E
con gli atti impuri come la mettiamo?” sorrise Xavier.
Estrela gli rivolse un sorriso
abbagliante.
“Oh, per quelli avevo stipulato un contratto con il mio
prete confessore a Bahia. Lui mi ha giurato e spergiurato che non c’era niente
di male in quello che facevo e mi ha dato una assoluzione plenaria e
totale.”
“Scherzi?” borbottò Jeanne strabuzzando gli occhi “Ma
che razza di prete era?”
“Cattolico. Cattolicissimo, don Pedro. L’ho visto per
poco a Bahia: si è trasferito a Sao Paulo, adesso gestisce una caffetteria e si
fa chiamare Anita. Comunque, mi sono documentata per bene e secondo la religione
cattolica, il perdono divino è legittimo a tutti gli effetti, qualsiasi siano le
inclinazioni sessuali del prete che lo impartisce…quindi, la mia assoluzione è
ancora valida, lo so!”
Mancuso, Xavier e Jeanne scoppiarono a ridere con
perfetto sincronismo.
“Ridete pure” squittì Estrema, offesa “Però è il vostro
posto in Paradiso ad essere incerto: il mio è assicurato.”
“Tesoro, per me il Paradiso non aspetta altro che
conoscerti da millenni a questa parte.” sorrise Xavier, per una volta senza
ruvidezza nella voce.
“Oh, ma adesso tocca a te, Xavier: avanti, raccontaci di
te, da dove vieni, cosa fai…quali sono le tue preferenze
sessuali…”
Xavier alzò un sopracciglio, sprezzante, e si tornò a
sdraiare sul muretto.
“Non sono un bravo oratore.” disse piano con voce
atona.
“Oh, su, che guastafeste!” si lagnò Estrela “Se sei
stato proprio tu a dire che dobbiamo conoscerci…”
“Era un modo come un altro per cercare di farti seccare
la lingua.” ribatté Xavier, per niente scosso.
“Ma dai, su, raccontaci…devi aver avuto una vita così affascinante! Altro
che fei…feu……come l’avevi chiamato, gioia?”
“Feuilleton.” rispose Mancuso nascondendo un sorriso.
Per un momento pensò che magari doveva fare attenzione al fattore tempo, ma la
compagnia di quei tre potenziali ectoplasmi l’aveva completamente
assorbita.
“Ecco, quello.” confermò Estrela,
convinta.
“Se
ti va tanto di parlare, ti nomino mia biografa ufficiale.” mormorò Xavier sempre
ad occhi chiusi “Immagino che qualcosa saprai di me, visto quanto sei brava a
ficcanasare dove non dovresti…”
Estrela sorrise, maliziosa.
“Bè, Xavier, nell’ambiente sei quasi una leggenda…ovvio
che in giro si sparli di te. Una cosa che non so, comunque, è il tuo cognome: ti
chiamano tutti Xavier e basta.”
Xavier tacque per un bel pezzo e Mancuso pensò che si
fosse seriamente addormentato.
“Andiamo, Xavier, ormai che differenza vuoi che faccia
se sappiamo o no il tuo cognome, qui non viene di sicuro nessun magistrato ad
indagare sulla malavita cajun o sulla prosti…”
“LeDuc” la interruppe Xavier con voce annoiata “E sì, lo
so , è penoso. Per questo no lo dicevo a nessuno. E adesso piantala di scassarmi
le palle. Sei insistente e fastidiosa come una emorroide.”
“Come vuoi” si adeguò Estrela andandosi a sedere vicino ad Mancuso che sembrava essere il suo unico interlocutore interessato “Comunque la tua biografia la dico in giro lo stesso. Così impari a dare della emorroide alla regina del sesso di lusso.”
NOTE DELL'AUTRICE:
Sarah92 : Mio tesoro!! Mendez a sentirsi nominare è già lì che scalpita come un toro da corrida…che razza di beduino, dico io!! Ma tu, mia dolcissima, che sai sempre cosa dirmi per farmi sentire una brava scrittrice nonostante le mie evidenti lacune, sei esperta di fantasmi? Potrei prenderti come consulente esterna…Bacini baciotti!!
Romina: Oh, mia Diletta!! MA quante cose ancora di te devo sapere prima di ammettere che siamo l’una lo specchio dell’altra? Non sulla fifa, però: io mi diverto un sacco con libri/film dell’orrore, gialli, suspance, paura e simili. Infatti, The Others, Il silenzio degli innocenti, il sesto senso ecc sono il mio pane quotidiano. Uhm…e se mi cimentassi con un racconto horror?!? Ho paura che non sarei credibile…qualche cazzata la devo sempre sparare, povera me!! Consigliami, mia divina! Il pollo ti saluta e ti manda a quel paese per il tuo spassionato consiglio…
Nisi Corvonero: Riuscire a stupirti è uno degli obbiettivi primari della mia vita… Subito dopo, leggere le tue storie sempre piacevolissime e intriganti. Con questa storia mi sono presa delle libertà inimmaginabili, nel senso che lasci cavalcare la fantasia fin dove arriva. Piuttosto in là, ho notato…ehm…verso l’infinito e oltre? Madame Dubois ringrazia sentitamente : sai che è la cugina di terzo grado ci una certa madame Madescu? He he he…tutto collegato, nei meandri perversi della mia mente malata…