Come Te...

Come le puttane dei più lerci sobborghi di Londra, buttate su tavolacci sgangherati, sventrate, sgravate da mani di macellaio e ricucite alla bell'e meglio, come se niente fosse...

Come quella bara che adagio calava inghiottita in quella fossa nera e che leggera, troppo leggera, vuota delle sue membra, si era accontentata di dare alla terra ed ai vermi niente più che la tua anima...

Come pietre che la violenza delle correnti fluviali turbinosa logora, scava e svuota fino ad annullarle nel suo infinito, doloroso fluire...

Come un violino che dita inscheletrite non possano più sciogliere dal maleficio del silenzio e nell'oblio del suo essere dimentichi il valore del suo canto, le melodie delle sue corde...
 

Come te, alla cui mente più non riaffiora il suo volto né la sua voce; come te che lo spettro della sua assenza lento divora e nulla di te lascia, mio caro Watson, se non pupille di un celeste slavato perdute nell'orizzonte asfittico di un cielo senza più alcun significato...

Scritta rimuginando sui tre anni in cui Watson visse da solo, doppiamente vedovo, ed ambientata quindi tra l'episodio delle cascate e quello dell'avventura della casa vuota.

Breve, anzi brevissima, introspettiva, indubbiamente slash e rivolta dritta dritta al personaggio, tanto da dargli del tu e da permettersi con esso, almeno all'inizio, un linguaggio forse un po' troppo diretto...

E' la mia prima fic, quindi, vi prego, siate clementi. >.<

Grazie.

EasyWay.