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Autore: JoJo    28/09/2011    4 recensioni
Prendete due ragazzini svegli e senza peli sulla lingua, aggiungeteci un'antropologa un po' svampita e giovane genio troppo timido. Shakerate per bene ricordandovi di non dimenticare di aggiungere la squadra di profiler più brillante del Paese, una tecnica informatica fuori dalle righe, un agente FBI più scorbutico di Brontolo e due scienziati litigiosi. Ricoprite il tutto e lasciate marinare per sette giorni. Chi l'ha detto che in una settimana non può succedere di tutto?
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Spencer Reid, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '49 ways to live'
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DAY 7


Come varia il pianto secondo de le emozioni, similmente complicato et prezioso et ogni volta diverso è il ridere.

-Leonardo da Vinci


Reid alzò un sopracciglio in direzione di Alaska mentre continuava ad abbottonare con attenzione la camicia a scacchi del proprio pigiama.
Era esausto. Non se ne era accorto finché non aveva messo piede di nuovo nel proprio appartamento ma, dopo il viaggio a Las Vegas, il matrimonio last minute e i brevi festeggiamenti che ne erano seguiti prima del volo di ritorno, non desiderava altro che mettersi a dormire.
Alaska, invece, sembrava di tutt'altro avviso.

Davvero non sei stanca?” domandò scettico, mentre la osservava saltellare da una parte all'altra della stanza, ancora su di giri per gli avvenimenti delle ultime ore.
Lei gli rivolse un sorriso radioso “Neanche un pochino.”
Spencer sospirò stancamente, mentre scostava le lenzuola e si infilava sotto le coperte “Beh, io sono distrutto.”

Siamo sposati!” esclamò Ross, ignorando evidentemente il suo commento e il suo chiaro desiderio di concedersi una buona dormita per le poche ore che lo separavano dal suono della sveglia.
Tuttavia non poté impedirsi di rivolgerle un sorriso dolce “Lo so. È incredibile, vero?”

Siamo sposati!” canticchiò di nuovo la mora, mentre alzava la mano sinistra per ammirare l'effetto della fede e dell'anello di fidanzamento sul suo anulare sinistro.
L'hai già detto ai tuoi?” domandò quindi Reid, non riuscendo a trattenere uno sbadiglio rumoroso.
Alaska si lasciò cadere sul letto, incrociando le gambe all'indiana “Gli ho mandato un sms.”
Gli occhi scuri del profiler si spalancarono all'istante “Stai scherzando, vero?”

No.- rispose la giovane, aggrottando la fronte, confusa dal tono incredulo del neo sposo- Perché?”
Spencer scosse la testa “Lascia perdere. Che cosa ti hanno detto?”

Mia mamma ha detto che sapeva che sarebbe successo.” continuò Alaska, con tono chiacchiericcio.
Ah, sì?” ribatté Spencer alzando un sopracciglio.
L'antropologa annuì “Già, ha detto che una sua amica sensitiva gli aveva predetto che avrei preso una decisione importante che avrebbe contribuito molto all'incremento della mia felicità.”

E tuo papà?” si azzardò a domandare di nuovo il ragazzo, terrorizzato da qualsiasi risposta potesse ottenere.
Dice che non vede l'ora di avere un tête à tête con il suo nuovo genero.- trillò contenta Alaska- Dice che vuole che vai con lui a caccia la prossima stagione.”
“Oh.- fu quello che riuscì a dire il giovane genio, prima di deglutire rumorosamente mentre assimilava la minaccia che aveva letto fra le righe di quella frase apparentemente innocente- Sai, statisticamente gli incidenti che capitano a chi va a caccia in coppia sono più frequenti e spesso mortali rispetto a chi va da solo o in gruppo?”

No, non lo sapevo.”
Lo immaginavo.- riuscì a mormorare, la gola improvvisamente secca- Tuo padre è esperto in minacce subliminali?”
Mio papà ti adora, lo sai.- lo tranquillizzò Ross, dandogli un buffetto sul braccio- Gli piace scherzare mettendoti sotto pressione, tutto qui.”
Reid borbottò qualcosa fra i denti, per niente convinto da quelle parole. Si tolse gli occhiali e li appoggiò sul comodino di fianco al proprio lato del letto, pronto a concedersi qualche ora di sonno.
Lanciò un'occhiata alla propria moglie, che tuttavia non sembrava ancora intenzionata a infilarsi sotto le coperte.

Dovremmo prendere un cane.” disse infatti, picchiettandosi un indice sotto il mento.
Spencer incassò la testa nel cuscino, socchiudendo gli occhi “Abbiamo già Pappa.”

Oh, e prima o poi andremo a vivere in una casa col giardino sul retro e la staccionata e un box auto in cui terremo mountain bike che non useremo mai.” snocciolò con tono gioviale Alaska, la mente già vivacemente proiettata sulla loro vita futura.
Guardi troppe pubblicità di merendine, lo sai?” commentò il profiler con una risata stanca.
Ross lo ignorò “E poi dovremo mettere la foto che Elvis ci ha fatto al matrimonio sul caminetto...”

Che non abbiamo.”
E ogni volta che qualcuno entrerà nel nostro salotto e il suo sguardo verrà attratto da quel riflesso ci siederemo sulla nostra sedia a dondolo...”
Che non abbiamo.” ribadì Spencer con voce assonnata.
...e gli racconteremo di quando ci siamo sposati.” concluse Alaska con un sorriso trionfante.
Dovrai raccontarlo a Crowford e Stein prima.- gli ricordò il giovane genio, aggrottando la fronte- Come credi la prenderanno?”
Benissimo, ovviamente.- rispose immediatamente e con convinzione lei- Nate è il mio migliore amico e Davon il mio tutore auto-eletto: vogliono solo il mio bene e che io sia felice. E sai una cosa?Tu mi fai stare benissimo e mi rendi felice come non mai.”
Reid le rivolse un sorriso dolce “Già, anche tu.”

Amaca.”
Cosa?” domandò Spencer confuso, spalancando gli occhi che si erano socchiusi dalla stanchezza.
Voglio anche un'amaca in giardino.” specificò Ross con un sorriso.
D'accordo, ma ora vieni a letto? O preferisci stare alzata a immaginare tutte le future gioie della vita matrimoniale?”
Alaska rise, accogliendo quell'invito e accoccolandosi vicino a lui, la testa placidamente appoggiata alla sua spalla “Direi che posso aspettare fino a domani, per quello.”

Aspettare fino a più tardi, vorrai dire.- la corresse il ragazzo, sciogliendo quell'abbraccio solo per il tempo necessario per spegnere la lampada accesa sul comodino- È già domani, Al.”
Questo vuol dire che siamo sposati già da un giorno. Non è fantastico?”
Reid sospirò, stringendola ancora un po' di più a sé “Sì, ma adesso dormi, kultani.” [tesoro mio, nda]
Dalle sue labbra sfuggì un sospiro soddisfatto quando si rese conto che Alaska aveva davvero deciso di assecondarlo nel suo desiderio di concedersi qualche ora di sonno ed era pronto a farsi cullare dalle braccia di Morfeo quando notò un movimento nello specchio della porta ancora aperta, sebbene si ricordasse chiaramente di essersela chiusa alle spalle poco prima. Un'ombra si era mossa furtiva nella penombra lasciata dalle luci che filtravano placidamente dalla finestra facendo risvegliare immediatamente i suoi sensi già assopiti. Si alzò a sedere di scatto per accendere di nuovo la lampada sul comodino, spaventato dalla figura che era comparsa di fianco al letto.
Alaska si puntellò sul materasso col gomito, fissando con occhi spalancati il ragazzino biondo dall'aria colpevole che li guardava entrambi mordicchiandosi il labbro inferiore.

Al?” chiamò il bambino con voce flebile.
JD?Che c'è tesoro?”
JD spostò il peso da un piede all'altro, e solo in quel momento agli occhi di Spencer sembrò davvero dimostrare la sua giovanissima età “Posso dormire con te?E' l'ultima sera che passiamo insieme e...”
Alaska gli rivolse un sorriso dolce prima di voltarsi verso Reid “Spencer?”
Il ragazzo sbatté le palpebre confuso “Io...uhm, io credo che...uhm, certo...Non c'è problema.”
Simultaneamente un sorriso luminoso si allargò sul volto dell'antropologa e del suo fratellino che schizzò sotto le coperte non appena la ragazza gli fece spazio.

Spencer?” chiamò di nuovo Ross, mentre JD le si accoccolava accanto.
Che c'è?” domandò il giovane, che sperava davvero che quella fosse l'ultima interruzione prima di concedersi quelle poche ore di sonno che, in fondo, pensava di essersi guadagnato.
“Non metterti troppo comodo.” mormorò Alaska, accarezzando piano i fili dorati che erano i capelli del fratello più giovane.
Al buio Spencer aggrottò le sopracciglia “Perché?”

Vedrai.” fu la sibillina risposta di sua moglie, che subito dopo si mise a contare a ritmo lento.
Uno...”
Due...”
Tre.”
Dalla porta arrivò un'altra vocetta flebile “Al?”

Salta a bordo TJ.”


Spencer Reid inalò profondamente mentre veniva letteralmente stritolato da due paia di piccole e magre braccia. I gemelli sapevano ancora di cioccolato, merito della colazione preparata da Alaska solo un paio di ore prima, ed erano ormai pronti a salire sull'aereo che li avrebbe riportati in Kansas dai genitori.
Solo una settimana prima il giovane profiler non avrebbe mai creduto che in soli sette giorni la sua vita sarebbe cambiata tanto drasticamente, eppure così era stato. Abbracciava i due bambini e si ritrovò a pensare che gli sarebbero mancati, dopotutto...
Poche ore prima, Spencer si era svegliato con il suono di tre risate argentine che gli rimbalzava nelle orecchie e l'amato aroma di caffè nelle narici. Non aveva nemmeno avuto bisogno di aprire gli occhi per rendersi conto di essere l'unico ad essere ancora a letto, nonostante i numeri che brillavano sulla sveglia digitale sul suo comodino lo avessero informato immediatamente che non era affatto tardi. Anzi.
Si era alzato, di malavoglia, ancora spossato dagli eventi della giornata precedente a Las Vegas, dai quali non si era ancora completamente ripreso nonostante le ore di sonno profondo e senza sogni che si era concesso. Il problema della stanchezza, tuttavia, sembrava assillare solo lui.
Non appena aveva varcato la soglia della cucina, infatti, si era ritrovato davanti Alaska e i gemelli impegnati in un gioco di qualche tipo, la loro vivacità che sprizzava da ogni gesto e sguardo mentre saltellavano di qua e di là nella piccola stanza.

Arrr!” aveva sentito berciare Alaska, che stava brandendo un cucchiaio di legno che si era infilata nella manica della felpa per ricreare l'effetto di un uncino, non appena aveva varcato lo specchio della porta che dava sulla cucina dal salotto.
Un sorriso gli si era allargato piano sul volto mentre osservava le teste bionde dei gemelli muoversi convulsamente, scosse dalle risatine incontrollate che uscivano dalle bocche spalancate dei due bambini. Era stato in quel preciso momento che Reid si era reso conto che quella poteva essere l'esatta rappresentazione di come sarebbe potuta diventare la sua vita nel giro di pochi anni. Aveva una famiglia, ormai. Il pensiero non l'aveva nemmeno sfiorato il giorno precedente, durante la cerimonia: era troppo impegnato a coronare il proprio sogno d'amore con Alaska per rendersi effettivamente conto di tutte le possibili conseguenze che quel legame gli avrebbero ufficialmente portato.
Aveva una famiglia, ormai. Lui, Spencer Reid, che aveva vissuto da solo dall'età di diciotto anni, che non aveva mai avuto troppi amici con cui condividere le gioie di tutti i giorni, né tanto meno ragazze, nel giro di ventiquattro ore si era ritrovato indissolubilmente legato a un nucleo familiare ampio e caleidoscopico, affiatato e affettuoso, caotico e imprevedibile. Si era ritrovato immediatamente a sorridere fra sé e sé, mentre guardava la scenetta che gli si presentava davanti senza vederla veramente.

Tu, mozzo!- l'aveva immediatamente richiamato la voce di Alaska, strana alle sue orecchie a causa del tentativo della moglie di imitare la voce arrochita di un filibustiere col vizio del fumo- Sai che il codice dei pirati proibisce pensieri troppo impegnativi prima di colazione!Ora sono costretto a sfidarti a duello per l'ardire che hai avuto nell'ignorare le regole di questa nave!”
Spencer era quindi entrato nella stanza, scuotendo la testa divertito “No, grazie, passo.”

Non si passa mai un combattimento, giovanotto.” era stato quindi informato da uno dei gemelli (JD?), che gli aveva poi porto uno spolverino per la polvere che nemmeno ricordava esistesse in casa.
Ok, uhm...- aveva balbettato, ancora un po' riluttante considerando il fatto che nemmeno da bambino aveva partecipato a giochi del genere- Chi dovresti essere?” aveva poi domandato voltandosi verso la sua sorridente moglie.
Gli occhi di Alaska brillavano di vivacità mentre aveva strizzato brevemente un occhio in sua direzione prima di ricalarsi nella parte che tanto divertiva i suoi fratellini “Chi sono io?Io sono un temibile pirata, il grandissimo capitano Spoon.”

Indendi Hook.” le aveva fatto immediatamente notare Spencer, memore dell'opera di Barrie.
JD, e quella volta era piuttosto certo che fosse lui, aveva scosso la testa con veemenza “No, proprio Spoon. Il suo acerrimo nemico gli ha tagliato la mano e l'ha gettata da mangiare a un coccodrillo...”

...lui aveva messo un uncino a sostituirla, ma ha sviluppato un'allergia al metallo che provoca rash pruriginoso e perciò l'ha dovuto sostituire con un cucchiaio di legno.” aveva quindi concluso TJ incrociando le braccia.
Presa dal suo ruolo di filibustiere Alaska aveva sospirato mestamente “E da allora sono il terribile capitano Spoon. Me misero e tapino!”
Fu proprio mentre guardava la giovane antropologa mettersi con fare drammatico una mano sulla fronte che decise di assecondare i tre fratelli in quel gioco “Guarda il lato positivo.”
“Cioè?” gli aveva domandato Alaska, la voce scossa da singhiozzi che potevano essere di risa come di pianto.

Quando c'è la minestra per cena sei avvantaggiato.” aveva sorriso serafico, mentre i gemelli scoppiavano di nuovo a ridere.
“Arr, giovanotto, arr!- era stata la risposta semi-seria del temibile pirata Spoon- Se non fosse per le tarme ti darei ragione.”
Il breve siparietto non era finito lì. Alaska aveva servito la colazione usando lo stesso cucchiaio di legno che le era rimasto infilato nella manica della felpa e loro quattro avevano chiacchierato del più e del meno per almeno mezz'ora prima che i gemelli si alzassero per annunciare che dovevano iniziare a preparare i loro bagagli per il volo che avrebbero dovuto prendere di lì a poche ore.
Spencer si era voltato verso sua moglie, quando aveva sentito un singhiozzo strozzato bloccarglisi sulle labbra.

Che cosa?”
I gemelli si erano mordicchiati le labbra all'unisono, secondo quel tic familiare che vedeva spesso in azione su Alaska, e avevano rivolto alla sorella maggiore i loro sguardi limpidi ma tristi.

Noi dobbiamo tornare a casa.”
No!Perché?”
Papà è tornato a casa dall'ospedale ieri.- aveva spiegato pazientemente TJ- Abbiamo già perso una settimana a scuola, non possiamo restare di più.”
Mamma ha prenotato un volo per questa mattina, ricordi?- gli aveva dato man forte il fratello, sebbene non entusiasta di dover lasciare DC- Dobbiamo ancora preparare le valige e...”
Alaska aveva sporto il labbro inferiore in un piccolo broncio “Perché dovrei perdere del tempo che potrei passare con voi mandandovi a fare i bagagli?Potrei semplicemente mettere tutta la vostra roba in uno scatolone e chiamare la FedEx per spedirvi tutto...”

Tutto questo è irrazionale.” aveva ribattuto immediatamente JD scuotendo la testa bionda.
E decisamente poco pratico.”
E assolutamente privo di logica.”
Chi ha bisogno della logica?- aveva poi continuato a dire l'antropologa- Ci sono un sacco di cose che vivono serenamente senza bisogno di logica. La funzione shuffle dell'ipod, ad esempio. O i marshmellow. O gli elefanti rosa in Dumbo. O i racconti di Carrol...A che serviva la lista che sto facendo?”
Dopo quel dialogo non c'erano state ulteriori proteste da parte di Alaska, che si era limitata a seguire i propri fratellini nella stanza degli ospiti e ad osservarli mentre, litigando come sempre, cercavano di riempire i propri bagagli seguendo una logica tutta loro. In quel momento sua moglie sembrava un cucciolo perfettamente conscio del fatto di stare per essere abbandonato e nei suoi grandi occhi color cielo era chiaro il senso di colpa per il fatto di non poter essere in grado di accompagnare TJ e JD all'aeroporto.
Ed erano quelli i fatti che l'avevano portato fino a lì.
Aveva chiamato Hotch e chiesto un'ora di permesso non appena Alaska gli aveva annunciato che non poteva saltare la sua mattinata di lezioni a Quantico, caricato le valige dei gemelli nella sua vecchia macchina e guardato dallo specchietto retrovisore mentre sua moglie salutava con la mano dal marciapiede davanti al loro palazzo. Cosa che aveva continuato a fare, sospettava, finché non avevano effettivamente svoltato a destra una volta arrivati alla fine della via.
Spencer si riscosse dai propri pensieri prestando di nuovo attenzione ai due ragazzini che si trovava di fronte. Poco più in là, la hostess a cui sarebbero stati affidati durante il volo stava già aspettando pazientemente, un lieve sorriso che le increspava le labbra carnose e perfettamente truccate.

Proust diceva che un vero viaggio di scoperta non deve essere fatto verso nuovi orizzonti ma verso nuovi occhi.” lo informò JD, mentre si spingeva sul naso gli occhiali dalla montatura sottile.
TJ fece roteare gli occhi platealmente “Questo diceva, quello pensava: lo sai che sei noioso a trecentosessanta gradi?”

Andiamo, ragazzi, non litigate.” cercò di rabbonirli, con un sorriso conciliante sulle labbra.
Non stiamo litigando, stiamo discutendo.” specificò TJ, mettendo un accento particolare sull'ultima parola.
Il che sta alla base di qualsiasi rapporto democratico.” continuò l'altro gemello con un sorriso soddisfatto sulle labbra.
Spencer non poté fare a meno di sorridere a quel commento “Sapete, mi mancherete.”

Anche tu, Spence.” gli assicurarono in coro i due ragazzini, strizzandolo in un altro abbraccio soffocante come per dare maggior rilievo alle proprie parole.
Una volta sciolto l'abbraccio JD si infilò una mano in tasca e ne estrasse un foglio ben piegato per poi porgerlo a Reid.
Il giovane profiler alzò un sopracciglio, incuriosito, mentre TJ iniziava a spiegare “Un calendario.- rivelò quindi- L'abbiamo preparato per te ed Al, ci sono tutte le date in cui voi potreste venirci a trovare o in cui noi potremmo venire a trovare voi. Sai, per vederci al di là degli stretti confini imposti da festività commerciali prestabilite.”
Spencer si ritrovò ad annuire “Lo useremo di certo.”
Stava per aggiungere qualcos'altro, magari qualcosa che potesse far capire ai due bambini che gli aveva davvero fatto piacere averli avuti come ospiti per quella settimana, ma fu interrotto da una voce metallica che li avvisava che i passeggeri del volo per Wichita dovevano prepararsi all'imbarco.
Spencer osservò i due ragazzini trotterellare via affiancando l'avvenente hostess e si ritrovò a pensare che, sì, avere a che fare con i due ragazzini non era stato affatto terribile come si sarebbe aspettato.


Che ci fai tu qui?”
Nathaniel Crowford non poté fare a meno di far roteare gli occhi a quel commento sibilato con tono acido.

Mi guadagno la pensione.- ribatté con voce altrettanto ostile lo scontroso agente FBI- Sai, non vorrei trovarmi alla tua età ad essere costretto a dover tenere seminari con dei pivellini che odio per arrivare a fine mese.”
Sai, Crowford,- continuò immediatamente a parlare l'anziano antropologo scimmiottandolo nel tono di voce- ci sono persone a cui piace essere sempre stimolate intellettualmente. È per colpa tua che la mia assistente non è ancora qui?”
Nate fece roteare platealmente i grandi occhi grigi “No, in effetti pensavo che fosse colpa tua se la mia partner non ha ancora risposto alle mie chiamate stamattina.” disse, mettendo un forte accento sul possessivo.
Davon si fermò in mezzo all'aula dove l'agente speciale l'aveva raggiunto e puntò contro all'uomo più giovane un dito rugoso e ammonitore “Bada bene, federale, Ross ha già abbastanza da fare con me.”

Dovrai trovare qualcun altro che ti ricordi di toglierti la dentiera prima di mangiare cibi appiccicosi.- commentò sprezzante Crowford, piegando le labbra in un sorriso di sfida- Ross ha un caso a cui lavorare.”
Come se richiamata dalla discussione che la vedeva suo malgrado protagonista, Alaska Ross fece il suo ingresso in quel momento nella stanza, scivolando con agilità sulle piccole rotelline delle sue scarpe da ginnastica.

Hey, Ross!” la chiamarono all'unisono i due uomini, ansiosi di essere i primi ad attirare l'attenzione della giovane antropologa, come se la sua fedeltà assoluta per quella giornata sarebbe andata al primo ad ottenere un suo sguardo.
Alaska rivolse a entrambi un sorriso radioso, prima di correggerli trillando “Reid.”

Come?” ribatté Stein, alzando un sopracciglio.
Adesso sono Alaska Reid.- annunciò la ragazza, facendo vedere loro la mano sinistra sul cui anulare troneggiavano la fede e l'anello di fidanzamento- Io e Spencer ci siamo sposati a Las Vegas ieri pomeriggio!”
Vi...- Nate si prese volutamente una pausa, imponendo alla propria voce di essere meno stridula- Vi siete sposati?”
L' antropologa non rispose alla sua domanda, continuando il proprio discorso con tono allegro “Non so ancora cosa fare con il cognome, voglio dire: adoro essere la signora Reid, ma sarà un macello cambiare il cognome da Ross a Reid in tutti i miei lavori e nelle mie ricerche...”

Sposati sposati?- ribadì il muscoloso agente FBI- Ieri?”
...ma ne parlerò con Spencer, ovviamente.- concluse la ragazza con una scrollata di spalle noncurante- Non credo che per lui sia un problema se mantengo il mio cognome nel lavoro, ma farò tutto quello che gli fa piacere e...”
La voce di Davon la interruppe, tagliente e fredda come la lama di un coltello “Questa è la cosa più stupida che tu abbia mai fatto, Quarantanove.”

Per una volta mi trovo a concordare con Stein.” annuì immediatamente concorde Crowford.
Alaska aggrottò la fronte, i grandi occhi cerulei velati di perplessità “Non capisco. Non siete contenti per me?”
Il vecchio antropologo scosse la testa, prima di iniziare a cercare di far ragionare la propria protege “Innanzitutto, una cerimonia a Las Vegas è pacchiana e poco promettente come inizio di una lunga vita insieme. In secondo luogo è stato tutto troppo improvviso e non avete avuto tempo di pianificare e...”
“Ma l'amore si vive, non si pianifica.” disse candidamente la ragazza, con un sorriso lieve sulle labbra.
Crowford si ritrovò a scuotere la testa rassegnato “Odio avere a che fare persone così ottimiste.”

Stranamente ci troviamo di nuovo d'accordo.” borbottò Davon con un lungo sospiro.
Alaska ignorò i loro commenti e scivolò leggermente sui suoi pattini in modo da essere di fronte all'agente FBI.

Che ci fai qui, Nate?” domandò, col tono di un bambino che aveva ricevuto un regalo inaspettato e ne voleva sapere il motivo.
Stavo spiegando al tuo antipatico mentore che non puoi fargli da badante, oggi.- spiegò l'uomo, scrollando le spalle muscolose- Abbiamo un caso: corpo smembrato e decomposto venuto a galla dal fiume Potomac. Il patologo ha detto che spetta a te.”
D'accordo, ma prima devo andare agli uffici del personale. Mi hanno detto che c'è qualcosa che non va con la mia documentazione.”
Se aspettiamo ancora un po' quel corpo diventerà cenere prima del nostro arrivo.”
Oh, questo è impossibile, Nate. Ci vogliono anni prima che una cosa del genere accada.”
Già. Lo stesso tempo che impieghi tu per capire quando uno usa del sarcasmo.”
Benvenuto nel mio mondo. Quarantanove puoi andare, ma ti voglio qui oggi pomeriggio. Ho la netta sensazione che le tesine di questo branco di debosciati che mi hanno affidato saranno piene di inesattezze scientifiche e mi faranno venire di nuovo voglia di ritirarmi a vita privata.”
Ok. Andiamo, Nate? Potresti darmi una piccola spintarella in direzione dell'ascensore?”
Il giovane fece roteare gli occhi con aria scocciata, ma appoggiò lo stesso la sua grossa mano sulla spalla dell'antropologa per spingerla verso la direzione indicata.
Mentre si stavano allontanando sentirono uno degli studenti che si stavano accomodando sui banchi dell'aula in cui il dottor Stein stava per iniziare la sua lezione, fare una domanda al luminare.

La dottoressa Ross non rimane?”
No. Deve finire di mandare al lavoro i sette nani.” fu la risposta sibilata dal professore, prima di iniziare a mostrare delle diapositive di corpi decomposti, smembrati e carbonizzati come dimostrazione delle diverse applicazioni dell'antropologia forense nel riconoscimento delle vittime.
Arrivati alle porte dell'ascensore, Crowford spinse dentro con delicatezza l'amica, prima di voltarsi verso l'immensa tastiera di bottoni indicanti i piani di quell'edificio.

Dove sei diretta, Ross?” domandò con tono noncurante.
Reid.- lo corresse brevemente la ragazza, prima di trillare- Quinto piano.”
Reid.- ripeté meditabondo Nate- Quindi siete davvero sposati?”
Alaska annuì con veemenza “Sì. Elvis ci ha fatto firmare tutte le carte: è ufficiale.”
L'agente federale fece roteare gli occhi “Elvis. Dovevo immaginarlo.”

Un matrimonio a Las Vegas senza Elvis è come...”
...un muffin senza gocce di cioccolato.” concluse per lei Crowford.
Come facevi a sapere che avrei detto quello?” domandò stupita l'antropologa, sgranando i grandi occhi chiari.
Nate scrollò le spalle “Con te basta dire la prima cosa che viene in mente e si è apposto.”
Alaska proruppe in una breve risata, prima di rimpiazzarla con un sorriso dolce e posare una mano sul bicipite ben definito dell'amico “Mi sarebbe piaciuto se ci fossi stato presente.”
Crowford sbuffò proprio mentre uno scampanellio li avvisava che erano arrivati al piano desiderato “Sai che odio i matrimoni.”
La osservò uscire dal vano dell'ascensore e decise di cambiare drasticamente argomento “Ti aspetto al parcheggio esterno.- la avvisò- E non metterci troppo: il traffico a quest'ora è allucinante.”
La giovane mimò un saluto militare in sua direzione e esclamò un “Agli ordini!” prima di girare i tacchi e avviarsi lungo il corridoio che si apriva alla sua sinistra.

Hey, Reid!” la chiamò di nuovo Crowford, prima che le porte dell'ascensore si chiudessero di nuovo per portarlo al pian terreno.
Alaska si voltò sorpresa da quel richiamo inaspettato “Che c'è Nate?”

Sono contento che sei felice. Davvero.” disse, inclinando leggermente la testa per evitare il contatto visivo.
E mentre le porte metalliche si stavano chiudendo, questa volta per portarlo davvero via, sul volto di Alaska si aprì un sorriso brillante che trasmetteva quanto quella semplice frase l'avesse resa felice.


Spencer alzò la testa di scatto quando sentì un sobbalzo davanti alla propria scrivania. Stava per rimbeccare Morgan sul fatto di come fosse incapace di sedersi senza che l'intero reparto si accorgesse dei suoi movimenti, sperando così di riuscire a mascherare come quel rumore improvviso l'avesse leggermente spaventato, immerso com'era nell'analisi comparata delle statistiche dei crimini violenti nelle diverse zone della nazione, quando si accorse che il nuovo arrivato non era affatto il suo amico e collega che si trovava qualche passo più in là, impegnato in una fitta conversazione con JJ.
Un paio di vivaci occhi cerulei brillavano nella sua direzione mentre un sorriso aperto decorava delle labbra rosate che gli erano decisamente familiari.

Hey Cici!” fu l'allegro saluto di Alaska, mentre si appoggiava con entrambe le mani al piano di legno davanti a sé.
Spencer arrossì all'istante nel sentir pronunciare quel soprannome sul suo posto di lavoro. Forse, se era abbastanza fortunato, poteva sperare che Morgan e JJ non l'avessero affatto sentito. Dopotutto, Alaska non aveva parlato così forte...
“Cicci?” ripeté la bionda con tono confuso, ma con un sorriso divertito sulle labbra.
Come al solito la fortuna non sembrò girare dalla sua parte, rifletté mestamente Reid, osservando gli altri due avvicinarsi, probabilmente incuriositi dalla presenza fuori programma di sua moglie.

No no no. Cici, con una sola C.- la corresse immediatamente la giovane antropologa, prima di spiegare l'origine di quel nomignolo- Trovare un soprannome per Spencer è stato difficile, volevo qualcosa di diverso dal solito, di personale, ma che ricordasse il suo nome, ho pensato a Spency ma non mi convince. Alla fine ho tolto Spen e raddoppiato il finale: et-voilà!Ecco il soprannome perfetto.”
Che avevi giurato di non usare mai davanti a loro.- specificò Reid lanciandole un'occhiata ammonitrice- Soprattutto a Morgan.”
Derek gli rivolse un ghigno divertito “Ow, che c'è Cici?Ti senti in imbarazzo?”
Il giovane genio lo ignorò completamente, tornando a rivolgersi alla propria moglie “Che cosa ci fai qui Alaska?Credevo che avessi lezione con Stein stamattina...”
Alaska annuì in modo solenne “Teoricamente sì, ma poi è arrivato Nate: c'è un caso che richiede l'intervento di un antropologo forense e hanno chiamato me, quindi stavo per andare sulla scena del crimine con lui.”

Ti sei di nuovo dimenticata di dirmi perché sei qui.” le ricordò Spencer con tono indulgente.
Giusto!Devo parlarti.”
Ok.”
In privato.” aggiunse quindi la ragazza, bisbigliando come se fosse un segreto.
In privato?Tu che parli a qualcuno in privato?- aveva ribattuto immediatamente Morgan, le sopracciglia inarcate per lo stupore- Mi hai raccontato senza alcun imbarazzo ogni dettaglio della tua ultima visita ginecologica!Mi sto ancora riprendendo dal trauma...”
In privato?” ripeté Reid, altrettanto confuso da quella richiesta.
La giovane si strinse nelle spalle “Sì, in privato.”

Potete usare il mio ufficio.” li invitò JJ additando la porta che aveva lasciato aperta poco prima, mentre dentro di sé cominciava a formulare diverse ipotesi plausibili per l'insolito desiderio di privacy della ragazza.
Ok, grazie mille, JJ!- Alaska le rivolse un sorriso radioso mentre prendeva per mano il marito e lo tirava gentilmente verso la stanza indicata dalla bionda- Andiamo Spencer?”
Reid si ritrovò a scuotere la testa per riprendersi dallo stato annebbiato in cui l'aveva trascinato quella semplice richiesta “Ooh-okay.”

Di che cosa gli dovrà parlare?” domandò quindi JJ, non appena i due furono abbastanza lontani da non poterli sentire.
Conosci Alaska, non sarà niente di grave.- la rassicurò Derek con una scrollata di spalle- Forse vuole semplicemente chiedergli che cosa vuole per cena.”


Allora, come mai tutta questa segretezza?- domandò Spencer, chiudendosi la porta alle spalle e fissando Alaska con aria grave- C'è qualche problema?”
L'antropologa scosse la testa, facendo ondeggiare i lunghi capelli corvini “Nah. Voglio solo parlarti di una cosa.”
Reid non si fece abbindolare dal suo solito tono noncurante “Come mai qui?- incalzò aggrottando le sopracciglia- Avresti potuto dirmela stasera.”

Non credo che saresti stato contento se avessi aspettato così tanto e, conoscendomi, te lo avrei detto mentre apparecchiavamo tavola- spiegò quindi Alaska, parlando velocemente e assumendo un'espressione concentrata mentre valutava la possibilità proposta dal marito- e sono certa che questa è una di quelle cose che tu ritieni importanti e private, sul piano della comunicazione, intendo.”
C'era qualcosa nel tono della giovane che fece suonare un campanello d'allarme dentro il petto di Spencer, ma il profiler si intimò di non lasciarsi distrarre dai propri istinti e il proprio pessimismo. Così, prese un bel respiro e annuì in direzione della moglie “Ok. Dimmi tutto, Al.”
Alaska obbedì immediatamente, iniziando a parlare a raffica, gesticolando in modo sconclusionato mentre cercava di spiegarsi al meglio e sbrigare quella matassa aggrovigliata che erano i suoi pensieri in costante evoluzione “Beh, sai che faccio da assistente a Davon, giusto?A quanto pare, per lavorare anche solo come collaboratore in questi edifici dell'FBI bisogna presentare un certificato medico che attesti il proprio stato di salute a scopi assicurativi e io credevo di essere a posto, dato che lavoro con Nate da un po' ormai, ma è saltato fuori che dato che la mia assicurazione copre solo eventuali incidenti all' Hoover Building e non qui a Quantico ho dovuto assolutamente mettere in regola di nuovo la mia documentazione d'assunzione. Che bisogno ci sarà di essere così menagrami, poi? Non sono mai successi incidenti gravi né in obitorio né in aula...E poi Quantico non dovrebbe essere uno dei posti più sicuri in America? In ogni caso, l'altro giorno, mi hanno mandato a fare un certificato di buona salute all'infermeria, quella del quinto piano dove lavora quella dottoressa simpaticissima con i capelli rossi, la conosci?Si chiama Dalila ed è un vero spasso, parla sempre di suo marito e...”

Alaska, stai divagando.” la avvertì Spencer, la voce acuita dalla preoccupazione.
Oh, giusto.- si riscosse la ragazza, scuotendo la testa come se fare ciò la potesse aiutare a riprendere le fila del discorso- Comunque, mi ha visitato e ha anche prelevato del sangue per le analisi di routine e a quanto pare oggi sono arrivati i risultati ed è uscita una cosa che di certo non mi aspettavo e...”
Sei malata?” la interruppe di nuovo Reid, e questa volta il panico era palpabile sia nella sua espressione che nel tono che aveva usato.
Alaska scoppiò quasi a ridere “No!Come ti viene in mente?”

Beh, vieni qui all'improvviso, mi vuoi parlare da solo e in privato, cosa che non fai mai perché non ti importa niente della privacy e inizi a parlarmi di analisi, il che vuol dire che è emerso qualcosa.- borbottò il giovane genio spiegando il proprio punto di vista- Qualcosa che non ti aspettavi e che è talmente importante che devi comunicarmelo immediatamente. Sei malata?Cos'hai?Un virus?Un batterio?Un parassita?”
Parassita.- Alaska si prese qualche secondo per riflettere su quella parola- In effetti, credo che come definizione possa andare bene.”
Oddio!- esalò Spencer con occhi sgranati. Nella mente immaginava già gli scenari peggiori: possibile che la sua vita che sembrava essere diventata perfetta così all'improvviso fosse già destinata a peggiorare?- Al...è-è grave?”
Oh, no, per niente.- lo rassicurò di nuovo la ragazza, una strana luce più vivace del solito negli occhi chiari- La dottoressa ha detto che è positivo il fatto che non sia stata male fino ad ora, e comunque è una cosa che è già successa a un sacco di persone, niente di grave, passerà col tempo...”
Mi vuoi dire cos'hai?” sbottò Reid, esasperato dal fatto di non sapere ancora nulla di quello che sua moglie voleva dirgli.
Sono incinta.”


Le labbra dipinte di viola di Penelope Garcia si aprirono in un sorriso brillante non appena il suo sguardo si posò sul suo obiettivo. Non era stato difficile per lei, la regina del gossip d'ufficio della BAU, scoprire che Alaska si era presentata inaspettatamente da loro quella mattina e lei non si sarebbe fatta sfuggire per niente al mondo l'occasione di fare quattro chiacchiere con la sua antropologa forense preferita.
Alaska!- la chiamò con un trillo nella voce- Dove hai lasciato la tua metà?”
La mora aggrottò la fronte, confusa “La mia...metà?Credo di essere tutta intera.” rispose toccandosi pancia e fianchi come per appurarsene.

E' un modo di dire, tesoro.- rise Penelope, prima di riformulare la domanda- Dov'è Reid?”
“Oh, lui è ancora nell'ufficio di JJ.- spiegò quindi la giovane con una scrollata di spalle- È svenuto, per questo sono andata a prendere dell'acqua.”

E' svenuto?” ripeté Garcia, ormai preoccupatissima, mentre seguiva Alaska lungo l'open space e poi di nuovo sulle piccole scale, verso l'ufficio della loro coordinatrice dei media.
Già, non sembra niente di grave.- la rassicurò la neo signora Reid, assumendo inaspettatamente il tono del medico che, in fondo, era- I suoi parametri vitali sono nella norma e stabili, ma perdere coscienza così è strano, vero?”
Che cosa è successo?” chiese di nuovo Penelope, lanciando un'occhiata a Spencer che giaceva ancora incosciente sulla poltrona di JJ, ma che sembrava stare tutto sommato piuttosto bene.
Alaska fece dondolare la testa da sinistra a destra, pensierosa “Non lo so!Stavamo parlando ed è caduto come una pera cotta. Non credo si tratti di un calo di zuccheri, stamattina ha mangiato e i miei pancakes sono fatti apposta per essere ipernutrienti. Forse un calo di pressione?Credi che possa esserci qualcos'altro che non va in lui?Le spiegazioni per una perdita di coscienza così improvvisa non sono mai buone e...”
Garcia le posò le mani sulle spalle, cercando di tranquillizzarla “Alaska, stai calma. Non sembra che stia male, vedi?Si sta riprendendo.”

Magari è stato quello che gli hai detto che l'ha fatto andare fuori di testa. - continuò a parlare la rossa, mentre osservava Reid che lentamente sembrava risvegliarsi- Qualche idea folle delle tue?”
La giovane antropologa scosse piano la testa “No. Gli ho solo detto che sono incinta.”
Al sentire quelle parole Penelope non poté fare a meno di spalancare la bocca, portandosi al viso una mano dalla manicure multicolor “Cosa?”

Sono incinta.” ripeté piano Alaska, sinceramente confusa di come una semplice affermazione potesse portare tanto stupore in chiunque la ascoltasse.
Aaaah!- gridò la tecnica informatica iniziando a saltellare sul posto, incapace di contenere la propria gioia- Ommiodio sei incinta!”
Garcia aveva afferrato con forza le mani dell'amica, costringendola a unirsi a quella sua primordiale danza della felicità, ed entrambe erano talmente prese dai propri gesti che non si avvidero del resto della squadra che era accorsa all'ufficio di JJ non appena avevano sentito l'urlo della collega.
Nel sentire le ultime parole che si stavano scambiando le due ragazze erano rimasti tutti pietrificati sul posto. Fu Rossi il primo a riprendersi e a essere in grado di pronunciare qualche parola.

Sei incinta?” domandò, incredulo, mentre osservava quella che vedeva ancora come la bambina indifesa che aveva salvato anni prima annuire con slancio.
Sei incinta!- esclamò Emily con un sorriso radioso sul bel volto- E' straordinario.”
Alaska corrugò la fronte, perplessa “Non poi così tanto. Un sacco di donne lo sono e lo sono state, non è una cosa particolarmente strana, ma un semplice processo naturale di riproduzione della specie.”

E' una cosa meravigliosa, Al!” la corresse immediatamente JJ, sorridendole dolcemente mentre la stringeva in un abbraccio per congratularsi.
Lo so, ma non strana.” ribadì l'antropologa con un sorriso.
Nel frattempo Reid si stava riprendendo, alzandosi lentamente dalla poltrona di JJ per affiancarsi ad Alaska, mettendole un braccio intorno alle spalle sia perché sentiva ancora il bisogno di avere un po' di sostegno, sia perché voleva avere qualcosa che gli facesse davvero capire di essere sveglio davvero.
Morgan si avvicinò al giovane collega e gli sferrò un cameratesco buffetto sulla spalla esile “Incredibile, Reid. Fino all'altro giorno eri il nostro piccolo e goffo genietto, ed ora non solo sei sposato, ma stai anche per diventare padre!”
Spencer gli rivolse un sorriso debole “Ti prego, non dirmelo troppo spesso. Sento che mi sta per arrivare una crisi di panico.”
I presenti si lasciarono andare a una risatina divertita e Hotch gli rivolse un sorriso paterno “Non preoccuparti, Reid.- lo rassicurò mettendogli una mano sulla spalla e dandogli una strizzatina di incoraggiamento- Sono certo che andrà tutto per il meglio.”
Alaska annuì con convinzione “Certo che sarà così.- confermò, abbracciando con lo sguardo prima tutti gli amici lì riuniti e poi tornando a fissare Spencer con amore- Questo bambino avrà una famiglia fantastica.”
Reid si ritrovò ad annuire e a sorridere di rimando alla moglie. Aveva ragione. Quel bambino non solo poteva contare su loro due, ma anche sulle loro famiglie che contavano non solo i membri accomunati da legami di sangue, ma anche Hotch, Rossi, JJ, Emily, Derek e Penelope, oltre che Davon e Crowford. Spencer Reid ne era sicuro: il bambino che sarebbe arrivato nel giro di qualche mese sarebbe stato amato e vezzeggiato dalle persone migliori che avesse mai conosciuto.


Diventeremo genitori?” domandò Spencer, per l'ennesima volta.
Aveva la testa appoggiata pesantemente al cuscino e lo sguardo fisso sui colpi di spugna che decoravano di blu il soffitto della loro stanza, come se in quei disegni astratti potesse trovare una risposta a qualsiasi interrogativo gli passasse per la testa.

Diventeremo genitori!” confermò Alaska, la voce uno scampanellio pieno di gioia.
Diventeremo genitori.” ripeté di nuovo Reid, senza staccare gli occhi dal soffitto.
Da quando, quella mattina, Alaska gli aveva annunciato di aspettare un bambino continuava a sentire una fitta all'altezza dello stomaco che gli faceva provare un innaturale senso costante di panico.
Sapeva che prima o poi sarebbe successo, certo: desiderava diventare genitore, quindi non era questo il vero problema. Ma così presto? Senza nemmeno avere avuto il tempo di accarezzare quell'idea con sua moglie, programmare un piano d'azione, decidere se quello era effettivamente il momento giusto per allargare il loro neonato nucleo familiare?

“Dobbiamo fare un sacco di cose e tu sei già al secondo mese!- sbottò alla fine delle proprie riflessioni, puntellandosi con un gomito sul materasso e voltandosi verso Alaska che stava tranquillamente sdraiata a pancia in su al suo fianco- Come hai fatto a non accorgerti di nulla finora?”
La ragazza tentò di scrollare le spalle, pur nella sua posizione inadatta a quel gesto “Non ci ho fatto troppo caso...”
Spencer, tuttavia, non diede realmente ascolto alla sua risposta “Dobbiamo cercare una casa più grande.- annunciò con tono ansioso- Insomma, quest'appartamento va bene per noi due ma non voglio che nostro figlio abiti in uno spazio così piccolo, c'è a malapena posto per una nursery, ti immagini quando ci sarà il bambino con tutte le sue cose?”
Alaska proruppe in una risatina, dandogli un buffetto sul braccio “Un neonato non occupa poi tanto spazio, non c'è tutta questa fretta.”
“E forse sarebbe meglio trovare un posto fuori Washington, magari in una cittadina non troppo grande, tranquilla, e soprattutto con sistemi di comunicazione interrata. Non vorrei che al primo temporale rimanessimo senza corrente elettrica. Potremmo prendere un generatore, oppure...” continuò a parlare velocemente Reid, la mente che viaggiava a velocità supersoniche.
“Pannelli ad energia solare?” propose la ragazza, anche se sapeva che ormai suo marito non era più in grado di ascoltarla.
“E poi dovresti davvero prendere la patente, ne avrai bisogno quando nascerà il piccolo e...” continuò a parlare velocemente il giovane genio.
“E' un po' che non ci provavo.- acconsentì Alaska divertita- Magari la quinta volta è quella buona!”
“E assolutamente basta caffè per te d'ora in poi.”
“Sai che non ne bevo molto...”
Spencer non rispose a quel commento, rimanendo in silenzio per qualche minuto e assumendo, se possibile, un'espressione ancora più pensierosa di quella che già aveva.
“Tesoro?- lo chiamò la moglie, riscuotendolo dai suoi pensieri- Posso sentire le tue cellule grige lavorare a mille all'interno della tua scatola cranica. Che cosa c'è?”
Reid si mordicchiò un po' il labbro inferiore prima di parlare, con tono cupo “Alaska, tu sai che mia mamma è schizofrenica.”
“Sì.”
“Quella malattia si trasmette geneticamente.- continuò quindi a parlare in un mormorio mesto- E se...”
Alaska gli diede un'amorevole carezza sul braccio “I se non contano, lo sai.”
Quel gesto che di solito aveva un così buon ascendente su di lui, però, quella volta non parve funzionare “Al, questa è una cosa seria, reale.”
“Il bimbo starà bene.- gli assicurò di nuovo la ragazza, cercando un'argomentazione valida per consolare il marito- Sai, il mio bisnonno ha avuto problemi di cuore e mia nonna un infarto. Anche quelli sono trasmissibili geneticamente...”
“Oddio!” esclamò Spencer mettendosi a sedere di scatto, gli occhi scuri spalancati e ancor di più pieni di panico.
“Che c'è?- domandò spiazzata da quella reazione inaspettata- Io l'ho detto per tranquillizzarti sulla casualità di certe combinazioni genetiche, non per farti preoccupare.”
Reid le rivolse uno sguardo allucinato “I tuoi fratelli sono gemelli omozigoti.”
“Esatto.- confermò Alaska annuendo- È per questo che facciamo così fatica a distinguerli.”
Il profiler scosse la testa più volte, come per scacciare quello che stava dicendo la moglie in favore invece del proprio pensiero “No, quello che volevo dire è che la tendenza ad avere una prole gemellare è trasmissibile geneticamente, soprattutto verso gli eredi femminili. E se fossero gemelli?”
“Doppio amore?” ribatté Alaska con voce soave e un sorriso felice sulle labbra.
Spencer fece qualche respiro profondo, riconoscendo che le proprie preoccupazioni erano forse fuori luogo in quel momento “Come fai a prendere sempre tutto con questa calma?Non è giusto che sia io il solo ad agitarsi.”
“Ma amore, io sono calma perché so che andrà tutto per il meglio.- spiegò la giovane antropologa con voce determinata- Non c'è niente di cui preoccuparsi, ne sono sicura.”
“Non c'è niente di cui preoccuparsi.- ripeté Reid, come per autoconvincersi di quel concetto- Giusto. In fondo, nel giro di qualche mese saremo solo responsabili di un piccolo essere umano completamente incapace di badare a se stesso. Niente di cui preoccuparsi.”
Alaska scoppiò in una risata argentina “Sei buffo.”
Inaspettatamente Spencer si ritrovò a ridere a sua volta, lasciandosi cadere di nuovo sul letto e ritrovandosi fianco a fianco alla moglie, l'uno leggermente orientato verso l'altra.
“Allora, non hai niente da dire?” domandò quindi la ragazza.
Il profiler si ritrovò ad aggrottare la fronte, confuso “Come?”
“Al nostro baby-genio che sta per arrivare.- spiegò quindi Alaska- Da quando ho avuto questa notizia non riesco a smettere di parlare con la mia pancia, forse dovresti iniziare a farlo anche tu, sai per non rimanere indietro...”
“Non credo che a questo punto della gravidanza lui...” si ritrovò a razionalizzare con il tono da saputello che mandava sempre in bestia Morgan il ragazzo.
“...o lei...” fu l'immediata correzione.
“...o lei abbia un apparato uditivo sufficientemente sviluppato per percepire i suoni esterni.”
Alaska non si fece scoraggiare da quella spiegazione scientifica “Oh, andiamo!Baby-G aspetta.”
Spencer sorrise dolcemente, vinto dal suo entusiasmo, e posò una mano affusolata sul ventre della moglie avvicinandovi poi il viso “Hey, lì dentro?E' il tuo papà che ti parla. Volevo solo dirti che sei la sorpresa più bella che mi sia mai stata fatta.”
“Gli ho già raccontato che sei svenuto quando te l'ho detto.” gli rivelò quindi Alaska gioviale.
Reid rise e si posò l'altra mano di fianco alle labbra come per non farsi sentire dalla ragazza “Non credere a quello che dice la mamma su questo fatto. Tende ad esagerare.”
“Questo non è vero!”
“Sì che lo è.- ribadì, sporgendosi verso di lei e posandole un dolce bacio sulle labbra- Ed è uno dei motivi per cui ti amo tanto.”
Ross rise e si diede un colpetto sulla pancia “Te l'avevo detto che avrai il papà più dolce del mondo.”
Spencer non ribatté. Si limitò a rivolgere a sua moglie un sorriso amorevole e ad avvolgerle un braccio intorno alle spalle mentre lei si accoccolava meglio contro il suo petto. Alaska sfregò dolcemente la propria guancia sulla sua spalla iniziando a chiacchierare su come meravigliosa sarebbe diventata la loro vita da lì a qualche mese.
E in fondo ai loro cuori sapevano che, qualsiasi cosa fosse loro successa, non c'era modo che la loro vita potesse prendere brutte pieghe finché potevano contare l'uno sull'altra.


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Avrei dovuto pubblicare un sacco di tempo fa, lo so. Ma come al solito la Sfiga ha dimostrato di avermi preso di mira ed è successa quella che mi è sembrata una mezza tragedia. Il pc ha crashato mentre avevo aperto il file di word su cui ho salvato tutte le storie su cui stavo lavorando (lasciamo stare la mia pigrizia nell'avere un solo file per una decina di storie su serie diverse...) e ho perso tutto. Tutto. Non so come ci sono riuscita, ma smanettando a caso sono riuscita a ripristinare una versione precedente, ahimé risalente a diversi mesi fa e quindi ho perso un sacco di materiale su cui avevo lavorato nelle ultime settimane. E ci sono rimasta male, ma male davvero. Perché mi sembravano tutte scene così carine e le ho perse per sempre e anche se le riscrivessi con la stessa trama non sarebbero comunque le stesse. E così mi sono depressa e ho accantonato tutto per un po', perché io sono testarda e perfezionista e cintura nera terzo dan nelle battaglie passivo/aggressive. Ma poi ho pensato: erano solo un mucchio di parole messe insieme per divertimento. Non ho perso un occhio o una gamba o affrontato chissà quale tragedia. E così ho riscritto tutto, e questo è il nuovo risultato. Ma è passato un secolo, lo so, e vi devo delle scuse.
Quindi, scusatemi.
Se può esservi di consolazione vi posso dire che la Musa sta di nuovo dormendo sul mio divano e che quindi d'ora in poi dovrei essere più celere nei miei aggiornamenti, anche se quelli di questa storia saranno al massimo un paio.
Ma tornando all'argomento che probabilmente vi interessa di più, ovvero questa storia: che ne pensate?Devo pagarvi le parcelle di dentisti&co a furia di tutte le carie che vi ho fatto venire con questi ultimi due capitoli super-zuccherosi? In effetti, mi sono resa conto anche io mentre li scrivevo che erano abbastanza banali sul piano della trama ma...io sono un'amante degli happy ending. Fuori sono tutta rock'n'rolla con i miei commenti cinici e l'amore per le serie crime più tragiche, ma se mi date una storia strappalacrime sarò vostra per sempre e mi affezionerò così tanto ai personaggi da piangere, probabilmente. Sono un caso senza speranza, lo so.
Ah, momento copyright: il soprannome Cici che ho affibbiato a Spencer è frutto della mente di _Antu. È un soprannome così delizioso che non potevo non utilizzarlo e lei è stata così gentile da prestarmelo per questa storia. (Per la cronaca, la spiegazione idiota sulla sua nascita è invece frutto dei miei neuroni avvizziti).
Che altro dirvi, poi?Sono passati mesi, ormai che non so nemmeno che raccontarvi, eheheh. Vabbé vi dico che mi fa immensamente piacere vedere che non avete abbandonato la storia nonostante io sia una pessima autrice, ad esempio. Sono banale?Ecco, aggiungetelo alla chilometrica lista dei miei difetti.
Ora vi saluto, che mi sa che vi sto tediando oltre ogni dire con le mie inutili chiacchiere.
Besos a todos
JoJo

   
 
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