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Autore: tsuubaki    28/09/2011    0 recensioni
-Ora sarei anche un ciccio? Quanti nomignoli hai intenzione di appiopparmi?- fa lui sorridendo.
-Uhm, ma devi sapere che è un onore essere un ciccio, perché tu non sei mica un ciccio qualsiasi! Tu sei il ciccio!
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kakashi Hatake, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Ding , ding.
Dong, ding, ding.
 
Stessa scena, persone diverse.
Prova dei campanelli.
Tre ragazzi, due maschi e una femmina, corrono a nascondersi.
L’insegnante dai capelli argento si guarda attorno e poi procede ad individuarne uno.
I due ragazzi fanno gioco di squadra, si sono nascosti vicini e hanno un piano: assaltare il maestro insieme e poi prendere un campanello a testa. Hanno lasciato la ragazza sola, non l’hanno neppure presa in considerazione. Lei intanto si è nascosta dietro un cespuglio con il cuore che le si stringe in petto.
Sapeva di essere stata lasciata indietro.
Veniva sempre lasciata indietro; suo fratello l’aveva lasciata sola. Si era preso la sua falce a tre lame, la sua fede omicida e se n’era andato per il mondo ad uccidere.
Al Villaggio delle Calde Primavere nessuno la considerava.
Dopotutto lei era la sorella di quello pazzo. Dell’assassino.
Era la sorella di Hidan.
 
-All’attacco, amico!- grida ad un tratto uno dei due ragazzini.
I due saltano sulla schiena di Kakashi e tentano di gettarlo a terra. Lui è più veloce e li afferra entrambi per le caviglie, tirandoli su davanti a sé, a mezz’aria.
-Beh, che ne è stato di Moe? – fa lui tranquillo ai due.
-Chi? Quella antipatica con il nome da gatto?- ridacchia quello a destra.
-Tsk! - fa quello a sinistra.
-Il lavoro di squadra è essenziale. Vedete di ricordarvelo bene la prossima volta- continua lui mettendoli a terra. I due sbuffano.
-Ah, siete bocciati entrambi. Non posso ammettere sotto la mia guida solo un’allieva, quindi- si rivolge poi al verde circostante- Moe! Salta fuori! La prova è conclusa- e poi si rimette a leggere il suo libro.
Moe salta fuori da un cespuglio imbronciata e torva.
La ragazzina ha i capelli lunghi, folti e castani, tendenti al rosso, legati in due trecce, con il coprifronte della Foglia legato stretto in fronte. Indossa una maglia di qualche taglia più grande e dei pantaloni al ginocchio molto larghi anch’essi. Gli occhi, verdi come quelli di un gatto, spiccano sul suo viso pallido.
-Che palle- fa lei incrociando le braccia innervosita.
-Mica è colpa mia se siete degli incapaci. Ora tornate a casa, su- intima il jonin annoiato.
-Che cosa?! Volete dire che non avremo una seconda opportunità?!- grida Moe sempre più arrabbiata.
-No- risponde Kakashi.
I tre si girano sconsolati, ma Moe è più arrabbiata che triste.
Una rabbia che cresce da dentro e si alimenta come il fuoco in un braciere.
Brucia. Brucia e contorce la mente. Un’improvvisa follia omicida, ecco cos’è.
Non per niente anche Hidan era impazzito un giorno. Aveva fatto fuori mezza famiglia, voleva uccidere anche lei, ma lei si nascose in un buco del pavimento e non ne uscì per tre giorni, finché non la trovarono in fin di vita. Era un miracolo che fosse sopravvissuta.
Alle porte del villaggio nessuno aveva fatto caso a lei: era entrata sola con la testa china.
A casa non c’era nessuno ad aspettarla, non ci sarebbe mai stato.
Solo una stanza buia e fredda, di cemento, con una cassa in un angolo e un letto sotto la finestra.
Dentro la cassa c’erano dei pacchetti di patatine e delle mele, niente di più.
La ragazzina si rannicchiò sulle lenzuola fredde e chiuse le occhi iniziando a singhiozzare.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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