Capitolo 2 - Quidditch
Albus
non capiva l’ansia di Scorpius, fare i
compiti nel
fine settimana non sarebbe stata certo una tragedia, eppure sembrava
che non
vedesse l’ora di toglierseli di torno.
Le ore di lezione pomeridiana – Storia della Magia
– furono
le più pesanti della giornata. Il professor Rüf
era ancora più soporifero di
quanto ricordasse dai racconti dei suoi genitori e di suo fratello, e
le
lezioni dopo l’abbondante pranzo favorivano il sonnellino
pomeridiano.
«Ancora cinque minuti, mamma!»
Le risate che seguirono il suo lamento borbottante lo fecero
svegliare di soprassalto. La guancia gli faceva male e non si sentiva
più le
braccia. Si era addormentato sul banco. Vicino a lui, Scorpius se la
rideva.
«Per fortuna che il professor Rüf
non
si accorge di niente,
Al!»
«Quanto ho dormito? E comunque potevi anche svegliarmi
prima!»
«Ma perché avrei dovuto? Magari fossi riuscito a
dormire
anche io!» Albus diede un’occhiata alle pergamene
che
Scorpius aveva di fronte,
e riuscì a vedere appunti ordinati in una grafia minuta.
«Hai… hai seguito la lezione?»
«Beh, gli altri parlavano, e tu dormivi… cosa
avrei dovuto
fare?»
«Parlare con gli altri?» rispose, con il tono di
chi
ribadisce l’ovvio.
«Potter, non so se hai notato che io e te siamo nella stessa
situazione. Nessuno ci vuole intorno.»
«Mi hai chiamato Potter, Malfoy.»
«Hai detto una cosa irritante e stupida, Potter.»
Se avessero continuato su quella linea, forse sarebbero
anche potuti diventare amici.
«Non devo essere molto simpatico ai tuoi parenti,
Al.»
«James credo sia stato scambiato in culla, dato che non dice
e non fa nulla di intelligente. È riuscito a beccarsi una
Strillettera di papà
ed è dire tutto. Mentre Rose… Rose
mi
vuole bene, e prima o poi accetterà anche te.»
«E i tuoi genitori? Non diranno niente del fatto che non sei
un Grifondoro?»
«I miei genitori… no. Non diranno
niente.» Estrasse
dalla
borsa la lettera che aveva ricevuto quel mattino. «Tieni,
guarda.»
Scorpius si incupì leggendo quelle poche parole piene
d’affetto scritte su un pezzetto di pergamena, e Albus se ne
chiese il motivo.
«Cos’hai?»
«Niente. Andiamo a fare i compiti.» rispose,
restituendogli
il foglio e voltandosi verso l’ingresso del castello.
Per l’ora di cena avevano finito tutti i compiti che erano
stati assegnati durante il giorno: cinquanta centimetri di pergamena
sulle
proprietà del succo di mandragola nelle pozioni, trenta
sulla
trasfigurazione
dell’acqua in tè – anche se non ne
capiva ancora
l’utilità – e quaranta su una
delle tante guerre fra giganti del Medioevo. Neville aveva evitato di
dar loro
dei compiti, perché “a nessuno piace fare i
compiti il
primo giorno di
lezione”. Non conosceva Scorpius, probabilmente.
«Allora, domani cosa facciamo, Scorpius? Non abbiamo compiti
da fare!»
«Penso che starò in camera a portarmi un
po’ in
anticipo con
il programma.» Albus lo fissò con
un’espressione che
voleva dire “ma mi stai
prendendo in giro?” «Tu avevi altri
programmi?»
«Pensavo di andare a vedere le selezioni di Quidditch dei
Grifondoro. James si candida come Cercatore, era anche il ruolo di mio
padre.»
«Gli vuoi molto bene, vero?»
«È un idiota, alcune volte. Ma sì, gli
voglio bene.
È mio
fratello, in fondo.» rispose, alzando le spalle.
«Secondo te ti fanno entrare anche se sei un
Serpeverde?»
«Ma tu non eri quello che voleva restare a
studiare?» Albus
ridacchiò per qualche istante, prima di prenderlo sul serio
«Dubito fortemente
che James non insisterà per farmi entrare, dopo la
Strillettera
di papà!»
«E posso venire anche io?» di nuovo la voce
speranzosa.
Scorpius tendeva a farla sempre quando desiderava qualcosa ma pensava
che gli
sarebbe stata negata.
«Per quale motivo sarei in camera tua ora,
altrimenti?»
Albus assistette ad un fenomeno molto strano, in quel
momento. Il primo vero sorriso di Scorpius Malfoy da quando lo
conosceva.
Continuò a fissarlo, perché era davvero stupito
dall’effetto che un semplice
invito aveva su Scorpius, ma quell’attenzione ebbe un effetto
opposto su
quest’ultimo, che si rattristì immediatamente.
«Perché mi guardavi in quel modo?»
«Perché sorridevi.»
«Sorrido tutti i giorni, Al!» Scorpius aveva
ripreso il suo
abituale atteggiamento. Albus si disse che prima o poi sarebbe riuscito
a
capire cosa c’era che non andava in lui.
«Lascia perdere. Ci vediamo domattina, Malfoy.
Buonanotte!»
«Ti aspettavo.»
«Ah. Ok. Andiamo?»
Scorpius scese dal letto e lo raggiunse. «Andiamo.»
C’era una cosa che Albus iniziava a capire di Scorpius dopo
cinque giorni di convivenza. La loro educazione non era stata neanche
lontanamente simile.
«Sai giocare a Quidditch?» Albus odiava il
silenzio.
Cioè,
lo desiderava ardentemente quando era in mezzo ai suoi rumorosi cugini,
ma lo
odiava quando non aveva bisogno di concentrarsi su altro. Scorpius
sembrava a
suo agio, invece.
«No, ma conosco tutte le regole. E una volta con mio
padre…»
Scorpius si bloccò a metà della frase e i suoi
occhi, che per un attimo si
erano illuminati, erano tornati seri
e non
trasmettevano più nessuna emozione.
«Che hai fatto con tuo padre?» chiese Albus. Era
curioso di
sapere se avessero qualcosa in comune almeno nella loro frequentazione
degli
stadi di Quidditch. Suo padre aveva portato lui e i suoi fratelli
tantissime
volte a vedere le partite, in special modo quelle importanti. E poi da
quando
era a capo dell’Ufficio Auror del Ministero avevano sempre un
sacco di biglietti
gratis. E sua madre aveva giocato anche nelle Holyhead Harpies, prima
che
nascesse James, perciò ogni tanto erano invitati anche alle
partite della sua
vecchia squadra.
«Una volta siamo stati a vedere una partita allo stadio. Tu
sai giocare?» Scorpius aveva tagliato corto il discorso, come
se
gli pesasse
parlare della sua famiglia e di suo padre in particolare.
«Sì, papà ci ha insegnato a giocare
quando eravamo
davvero
piccoli! Mia mamma dice sempre che c’è mancato
poco che
imparassimo a volare
con la scopa prima di iniziare a camminare!»
«Non avevano paura che vi faceste male?» chiese
Scorpius,
sinceramente curioso.
«Ce l’abbiamo nel sangue, Scorpius. Mia mamma e mio
papà
hanno giocato entrambi a Quidditch nella squadra dei Grifondoro, la
mamma ha giocato
anche da professionista dopo il diploma, e nonno James era un
Cacciatore
straordinario, prima di diventare un Auror. Senza contare tutti i
giocatori
della famiglia Weasley, perché passeremmo metà
della
mattinata a parlare di
loro! Comunque credo che non ci sia mai stata neanche una riunione di
famiglia
passata senza una sfida a Quidditch. Se a Natale vieni a trovarci ti
insegno!»
Al pensava di aver avuto un’idea geniale, ma dovette
ricredersi
quando
l’espressione del suo amico divenne triste.
«Che hai?» si trovò a chiedere, per
l’ennesima
volta in quei
giorni.
«Niente, solo non credo di poter venire da te, a Natale.
Sai, i miei nonni ci tengono a festeggiarlo tutti insieme
e…»
«Finalmente!» esclamò Albus, attirandosi
un’occhiataccia di
Scorpius.
«Cosa?»
«Beh, finalmente ho scoperto qualcosa che abbiamo in comune.
Anche i tuoi nonni vogliono che passiate tutti insieme il Natale! Nonna
Molly
ci toglierebbe il saluto a vita se non andassimo alla Tana!»
«Già… infatti.»
«Beh, ma comunque potrei sempre chiedere a papà se
possiamo
ospitarti dopo Natale! Saresti sicuramente il benvenuto!»
«Non credo che…» Ma Albus non
scoprì
cos’era che Scorpius
non credeva possibile, perché proprio in quel momento suo
fratello James andò
loro incontro.
«Al! Sei in ritardo! E perché ti sei portato
dietro questo
qui, ti avevo detto che sarebbe stato difficile già far
entrare
te, figuriamoci
due Serpeverde!»
«È un mio amico!»
«Al, certe volte sei proprio stupido. Non. Siamo. Nella.
Stessa. Casa! Ci tengo che tu sia qui, ma non posso litigare con il
Capitano
proprio il giorno delle selezioni, e per colpa tua!»
«Tranquilli, non litigate. Me ne torno al castello. Al,
grazie per averci provato.»
«Non fare lo scemo, Scorpius Malfoy. Entrerai con me, come
mio accompagnatore. E Al come accompagnatore di suo fratello. E visto
che lui è
il fratello di un partecipante alle selezioni, e tu sei con me, nessuno
potrà
dire niente. D’accordo?»
«Ma…»
«James, ti costa tanto fare quello che dico, per una
volta?»
«Rose, sei… sei…» James
aprì e chiuse
la bocca per un paio
di volte, nella malriuscita imitazione di un pesce rosso, poi
annuì.
«Perfetto! Ora andiamo dentro!»
Rose precedette i tre ragazzini dentro il campo di gioco, e
si diresse verso gli spalti.
«Mi fa paura quando fa così, Al.»
«Anche a me, Jamie. Ma è meglio fare come dice, lo
sai. E
adesso muoviti ad andare dentro!»
Quando James si fu allontanato, Scorpius si permise di
sorridere. «Tua cugina è forte. Strana, ma
forte.»
Al annuì, prima di riprendere a camminare verso il campo
insieme a Scorpius.
«Avevi qualche dubbio, Al?»
«Beh, quando il boccino è passato davanti al naso
di
quella
Situla Patil un po’ mi sono preoccupato, ma per fortuna
considerava le sue
unghie più interessanti della selezione!» rise,
guardando
suo fratello.
«Non hai notato che c’era un sacco di gente poco
interessata
alle selezioni, Al?»
«E che ci sono venuti a fare, se non erano
interessati?»
«Erano semplicemente curiosi di vedere se James avesse lo
stesso talento di zio Harry e di zia Ginny, Al! E lui non li ha delusi,
ovviamente.» Rose e Scorpius li avevano raggiunti.
«Tutti a mettere in dubbio il mio talento. Potrei anche
offendermi!» scherzò James, fingendo
un’aria
affranta che durò meno di cinque
secondi, dopo i quali il suo lato vanitoso tornò alla
ribalta.
«E tu, Scorpius, che dici?» il ragazzino era
rimasto in
silenzio fino a quel momento, in balia dei suoi pensieri.
«Io… credo che tu sia stato davvero molto bravo,
James.
Quella virata con avvitamento è stata spettacolare e quando
sei
sceso in
picchiata spalla a spalla con Baggins…» si
interruppe per
qualche istante,
sospirò, e quando riprese a parlare non era rimasto niente
dell’eccitazione di
poco prima «Sei stato davvero molto bravo.»
«Grazie. Rimarrei volentieri a fare quattro chiacchiere con
voi, ma devo farmi una doccia e poi finire i compiti per
lunedì,
perciò credo
che tornerò alla torre. Voi che fate?»
«Io torno con te, James. Devo rivedere il tema di pozioni,
c’era qualcosa che ancora non mi convinceva!»
«Io credo che andrò a trovare Neville alla serra.
Beh, il
professor Paciock. I compiti li ho finiti.» James
sgranò
gli occhi a
quell’affermazione di Albus, e altrettanto fece Rose.
«Che significa che hai finito i compiti, Al?»
«Che io e Scorpius li abbiamo fatti man mano che li
assegnavano, così ora abbiamo il fine settimana libero.
Perciò vado a trovare
Neville, la mamma ci teneva, te lo ricordi?»
«Beh, sì, ma… Niente,
salutamelo.» E se ne
andò borbottando
qualcosa come “Da
non credere, mio
fratello è un secchione”
seguito a ruota da Rose.
«Allora vai dal Professor Paciock?» gli chiese
Scorpius.
«Credo di sì, non vuoi venire con me?»
«Non credo che sarei un ospite gradito.»
«Neville è davvero simpatico, Scorpius.
Vedrai!»
Albus non
capiva perché Scorpius dovesse fare sempre tutti quei
problemi
quando le cose
erano davvero molto più semplici di quello che sembravano a
lui.
«Beh… lui non andava molto d’accordo con
mio
padre.»
«E allora? Pensi che ti farà dei
problemi?»
«No… non lo so…»
«Se vieni lo scoprirai!» Al sorrise, tutto contento
di aver
messo nel sacco il suo amico. A quel punto non poteva certo dirgli di
no.
Iniziò ad incamminarsi verso le serre, sicuro che avrebbe
trovato lì Neville.
Quando scriveva a suo padre le lettere odoravano sempre di terriccio e
concime.
Scorpius lo seguiva, a testa bassa e taciturno. Questa volta Albus non
provò a
farlo parlare, era sicuro che avrebbe tirato fuori solo borbottii e
lamenti,
così fecero tutta la strada fino alla serra in silenzio.
«Ma sai quante serre ci sono a Hogwarts, Al?»
chiese
Scorpius con un tono decisamente nervoso. Non c’era dubbio
che
quella fosse una
cosa che faceva controvoglia, giusto per non dover passare da solo il
resto
della mattinata.
«Sì, ma solo nella numero tre ci sono le Mimbulus
Mimbletonia!» rispose. Sapeva che Neville teneva
particolarmente
a quella
pianta bruttina e neanche tanto utile che aveva piantato nella Serra
quando
aveva iniziato ad insegnare ad Hogwarts e che lo accompagnava fin da
quando era
uno studente. Suo padre gli aveva raccontato di quella volta in cui,
tentando
di scoprirne le qualità nascoste, Neville aveva fatto
arrabbiare
la pianta e
aveva ricoperto tutti quelli che erano nel loro stesso scompartimento
di
Puzzalinfa.
«Sarebbe a dire?»
«Sarebbe a dire che adesso andiamo alla Serra numero
tre!»
Trovarono Neville impegnato a innaffiare. L’innaffiatoio
volteggiava nell’aria seguendo le indicazioni che
l’uomo
dava con la bacchetta.
«Ciao, zio Neville!» Albus gli andò
incontro con un
sorriso
allegro stampato in volto. Era chiaro che adorava il professor Paciock
e che
era ricambiato, dato che lo stesso sorriso si formò sulle
labbra
di Neville
mentre lasciava che l’innaffiatoio si poggiasse delicatamente
sul
lungo tavolo
di legno al centro della serra e si preparava ad accoglierlo tra le
braccia.
«Ciao, giovanotto! Come mai da queste parti? Non hai compiti
da fare?»
«Sono appena arrivato e già vuoi mandarmi
via?» fece
il
broncio per qualche istante, ma era troppo contento di vedere quello
che
considerava a tutti gli effetti uno zio acquisito, e il sorriso
tornò sulle sue
labbra un istante dopo. «Comunque io e Scorpius abbiamo
già fatto tutti i
compiti di questa settimana!»
Il ragazzino biondo, che fino a quel momento era rimasto in
disparte, sentì lo sguardo del professor Paciock su di
sé.
«Scorpius?» domandò, lasciando andare
Albus.
«Sì, professore. Scorpius. Scorpius Hyperion
Malfoy.»
«Vedo che nella tua famiglia non hanno perso
l’abitudine di
dare i nomi di costellazioni e stelle. Come sta tuo padre?»
«Bene, professore.»
«Mandagli i miei saluti, la prossima volta che gli scrivi.
Sono quasi vent’anni che non lo vedo, ma d’altra
parte dopo
il diploma ho perso
i contatti con quasi tutti i compagni di scuola, soprattutto da quando
mi sono
sepolto qui. Ho saputo che si era sposato dall’inserto
domenicale
della
Gazzetta del Profeta!»
«Lo farò sicuramente, professor
Paciock!» Scorpius
se ne
stava tutto impettito, con l’espressione più seria
che si
potesse vedere in
faccia ad un bambino di undici anni. Era nervoso, quasi impaurito.
Neville gli
si avvicinò e gli poggiò una mano sulla spalla.
«Sei un bravo ragazzino. Specialmente se riesci a far fare
tutti i compiti ad Al senza farlo lamentare troppo!» rise al
termine della sua
frase, e anche Scorpius e Albus risero con lui. «Al, oggi
c’erano le selezioni
della squadra di Quidditch dei Grifondoro, vero? Se non sbaglio Harry
mi aveva
accennato che Jamie voleva provare a entrare nella squadra nel ruolo di
Cercatore. Sai com’è andato?»
«È stato bravissimo! Ha fatto un paio delle mosse
che gli
ha
insegnato mamma quest’estate, ed è andato alla
grande!
Perché non sei venuto a
vederlo anche tu?»
«Perché le piante delle serre hanno bisogno di me
anche il
sabato e la domenica» disse, riprendendo in mano la bacchetta
e
ricominciando
ad innaffiare le piante. Al e Scorpius si sedettero sulla panca ed
osservarono
in silenzio il lavoro del professor Paciock.
«Professore, ci insegnerebbe a fare quello che sta facendo
lei?» Ad Albus si illuminarono gli occhi, Scorpius non
avrebbe
potuto avere
un’idea migliore.
«Sì, zio Neville! Così poi possiamo
aiutarti!»
«Vi potrei dire che è una magia troppo complessa
da
insegnare a due del primo anno, ma la verità è
che
utilizzo due semplici
incantesimi che fanno parte proprio del programma del vostro anno. E se
non mi
sbaglio, uno dovreste averlo imparato proprio in questi
giorni!»
«Perciò usi Wingardium
Leviosa e
qualcos’altro?»
«Esattamente, Al. L’altro incantesimo è Aguamenti.»
proprio in quel momento le campane dell’orologio grande
del castello si misero a suonare.
«Per la barba di Silente, è già
l’ora di
pranzo! Correte al
castello, ragazzi!»
«Lei non viene?» Era stato Scorpius a fare quella
domanda,
poco prima di uscire dalla serra.
«Vi raggiungo tra poco, finisco di innaffiare e vengo a
mangiare!»
Il professor Paciock gli sorrise con dolcezza e Scorpius
ricambiò il sorriso, prima di raggiungere Albus.