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Autore: Portos    29/09/2011    1 recensioni
Stato di follia al 102 per cento...un esempio
Genere: Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4: Non giocare con le macchinine!

Finalmente era rimasto solo in camera.
Con l'entusiasmo di un ragazzino aveva aperto la confezione e si era montato una gigantesca pista Scaletrix di macchinine radio-comandabili.
Poi aveva ci aveva messo la sua macchinina preferita, un'Aston Martin e poi ci si era messo a giocare.
“Vai! Battili tutti!” diceva a voce alta, mentre muoveva la macchinina con il telecomando.
“E il signor Roger Taylor arriva primo su tutti!”
A quel punto batteva le mani, fischiava, complimentandosi di quanto era figo.
“Evvai!”
Poi si rimetteva a giocare.

Freddie era alle prese con la componitura di una nuova canzone. L'ispirazione gli era piombata addosso e lui adesso lui desiderava tanto scriverla.
Solo che non ci riusciva per due motivi, primo: aveva dovuto dividere la camera con quel rompiscatole di Brian e secondo c'era qualcuno che stava facendo cagnara, anche se non riusciva a capire chi fosse.
Perché non poteva esserci almeno John? Quello praticamente sapeva rendersi invisibile, se voleva!
Brian era noioso petulante, come una vecchia suocera.
“Uffa! Non riesco a scrivere un cazzo di niente con sto casino!” si lamentò Freddie, accartocciando il foglio e gettandolo per terra.
“Non ti lamentare troppo, Freddie...tu e le tue canzoni...” disse Brian, aprendo lo sportello del frigobar.
“Ma tu cosa nei sai?”
“Non c'erano altre camere disponibili, che ci potevo fare?”
Altri rumori.
“Io quello lo strozzo!” disse Freddie sbuffando. Ma non aveva alcuna voglia di alzarsi dal letto.
“Vado io, tesoro pigro” disse Brian, deluso di non aver trovato nulla.
“Non chiamarmi tesoro pigro!” disse Freddie.
Prese un cuscino e glielo tirò senza centralo, poiché il nostro chitarrista scappò via alla svelta.

Brian uscì dalla camera.
I rumori provenivano dalla camera accanto alla loro, quella di John era troppo silenziosa.
Concluse, che ovviamente era Roger che faceva casino.
S'avvicinò di soppiatto alla porta. Appoggiò l'orecchio alla porta e udì dei rumori soffocati.
Ruotò piano la maniglia ed entrò di soppiatto.

“Ed eccolo il nostro Roger Taylor, campione di formula uno! Ha battuto tutti gli avversari!”

Brian non poteva credere ai propri occhi.
Roger stava giocando con le macchinine radio-comandabili e a quanto pare si stava pure divertendo un mondo.
Il chitarrista rimase impalato a fissarlo, per cinque minuti, nascosto in un angolo e senza che il suo compare se ne accorgesse.
Se ne sarebbe andato via senza dire nulla, ma non aveva voglia di sentire ancora le lamentele di Freddie, quindi decise di rovinargli la festa. Quindi si fece avanti, per così dire.
“Aehm!”
Roger spalancò gli occhi, colto di sorpresa e sussultò spaventato.
“B-Brian che ci fai in camera mia?”
“Stavi giocando con le macchinine?” chiese lui, tra il divertimento e l'incredulo.
Il biondo s'alzò in piedi, nascondendo il telecomando dietro le mani.
“Cosa vuoi?” balbettò Roger, imbarazzato.
“Non dirmi che giochi con le macchinine...”
La faccia di Roger si colorò di rosso borgogna, cosa che non era da lui. Il quale avrebbe potuto sbatterlo fuori a calci. 
“No, è che Freddie mi sta facendo una capa santa...così...perché c'eri tu che facevi casino...” spiegò Brian, osservando la pista: di larghezza circa un metro, con un sacco di curve e livelli sfalsati. Ci veniva voglia di starci a giocare per delle ore.
“Vai fuori dalla mia camera, Brian”
Improvvisamente, Brian cambiò idea...al diavolo Freddie!
“Senti, se non dico nulla a Freddie, mi faresti giocare un po'?” 
Il biondo si vide costretto ad accettare, l'insolito ricatto.
Quindi, superato l'imbarazzo i due cominciarono a giocare. Inutile dire, che anche John il quale attirato fuori dal rumore, li beccò a gareggiare con le macchinine radio-comandabili e si mise a saltellare dalla gioia, chiedendo insistentemente di poter partecipare anche lui.
Nessuno dei due lo aveva visto così entusiasta...

“Ma che diavolo? Ancora?”
Freddie s'alzò dal letto. Brian lo aveva mollato per andare chissà dove. Quindi decise di andare controllare di persona.
Uscì fuori e trovò la porta della camera di Roger aperta. Ecco chi era il casinista!
Poi vide, Roger, John e Brian gareggiare come tre marmocchi di otto anni, e  in più lanciavano imprecazioni, gridolini scemi e incitazioni di ogni tipo ci rimase letteralmente di sasso.
“Freddie vieni a giocare anche tu!”
“Ma che siete bambini?” strillò Freddie scandalizzato.
“Oh, eddai!” esclamò Roger.
“Nooo! Ho perso!” strillò John.
Freddie scosse la testa e lanciò uno sbuffo.
“Sìì!”
Brian alzò un braccio in alto in segno di vittoria.
Il cantante decise saggiamente di andarsene, scuotendo la testa: doveva prendersi una boccata d'aria.
Non riusciva a credere che certa gente ci comportasse in quel modo, come se fossero all'asilo. Davvero.
Intanto i nostri eroi passarono l'intero pomeriggio a giocare con la pista e Freddie si fece una lunghissima passeggiata...ripetendosi all'infinito perché sono entrato? Perché non sono rimasto in camera mia?

Nota au: no comment, storia idiota.
 

  
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