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Autore: IlaOnMars6277    29/09/2011    4 recensioni
"Cosa mi stava succedendo? Ultimamente mi ritrovavo spesso a fare sogni ad occhi aperti su di lui e non mi era mai capitato. Sin dall'inizio ci eravamo detti che sarebbe stato solo un rapporto lavorativo e di amicizia, per non creare incomprensioni e malintesi.Eppure ora facevo questi pensieri, dopo anni di lavoro."
[Vincitore dei NESA nelle categorie: Best Scena, Best Kiss, Best Long Fic, Best Female, Best Couple.]
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dedico questo capitolo a tutti quelli che hanno lasciato due parole per esprimere quello che pensavano della storia, grazie mille!! ^_^




Erano passati quasi due giorni. E da altrettanto tempo fingevo che quello che fosse successo non avesse alcuna importanza.
Me lo aveva spiegato e ripetuto tante volte che dovevamo rimanere all’oscuro per un po’, ma perché prendere la decisione al posto mio? Dovevo essere io a decidere se prendermi la responsabilità delle mie azioni. Se mi avessero parlato dietro me ne sarei fatta una ragione, non si può piacere a tutti.
Glielo avevo spiegato e rispiegato varie volte, ma continuava a dirmi che per il mio bene avremmo fatto meglio a far rimanere le cose come stavano.
Non ne ero così convinta.
 
Una mattina scesi prima dall’hotel e andai in spiaggia. Eravamo abbastanza tranquilli, perché la sera saremmo partiti verso un’altra capitale europea.
Passeggiavo assorta, guardando le persone che come me si godevano una passeggiata. Il sole era alto ma la temperatura era molto bassa, così tirai su il cappuccio e legai meglio la sciarpa, non potevo permettermi di ammalarmi. Non mi capitava mai, stavo sempre molto attenta.
Ogni tanto controllavo qualche email dal cellulare, poi riprendevo a camminare senza meta.
Sentì delle urla provenire dal marciapiede, poco distante dalla spiaggia e vidi delle ragazze raggrupparsi in cerchio intorno a qualcuno. Immaginai chi fosse e rimasi a godermi la situazione da lontano.
Allungavano fogli, magliette e pennarelli per farsi autografare qualcosa e scattavano fotografie come se piovesse. Le capivo, anche io avevo avuto i miei idoli e cerchi di assaporare il momento in cui li incontri il più a lungo possibile, cercando di immortalare il momento per renderlo più veritiero possibile.
Rimase a lungo a parlare con loro. Faceva sempre così. Preferiva fare domande e sondaggi tra gli echelon piuttosto che fare foto e autografi. Quelli più superficiali ci rimaneva male e insistevano per avere qualcosa da lui, mentre ad altri faceva piacere sapere qualcosa in più sul loro beniamino e fargli sapere qualcosa di loro stessi.
Dopo molto tempo si dileguarono e lui venne verso di me. Notai che era da solo e che aveva lasciato la bici all’entrata sulla spiaggia.
Tirò su il cappuccio della felpa e infilò i guanti.
“Mi stai evitando?”semplice e diretto, non era da lui.
“Un po’. Ho bisogno di riflettere e stare vicino a te mi confonde le idee.”
“Su cosa rifletti? Anche se posso immaginarlo”
“Rifletto su quello che stai immaginando suppongo”
“Devo ripeterlo ancora?”
“No, quello che volevi dire l’ho capito. Da tempo.”
“Pensi che stia dicendo cazzate?”
“No, non credo. In parte è vero. Ma sono sempre più convinta che ti nascondi dietro a questa scusa per evitare di impegnarti seriamente”
Silenzio.
Le mani in tasca. Il viso rivolto a guardare le onde infrangersi sulla sabbia. Gli occhiali scuri mi impedivano di vederne lo sguardo, ma conoscendolo riuscivo ad immaginarmelo perfettamente: serio, assorto e inquisitore.
Sospirò e disse “ non mi conosci così bene”
“Purtroppo ti conosco meglio di quanto immagini”
“Allora hai deciso di mollare?” a quelle parole sentì un nodo in gola. Non volevo ma dovevo essere realista.
“Dipende. Io so cosa voglio. Devi esserne sicuro anche tu, non posso giocare questa partita da sola”
Continuò a fissare le onde, immobile.
Poi si voltò verso di me e disse “Io so CHI voglio, ma non so COSA voglio”
“Per questo, non posso aiutarti”
“Si che puoi. Rimanendomi accanto” sfilò gli occhiali e mi fissò. Dentro di me sapevo cosa dovevo fare ma non ne avevo la forza. Quindi risposi “ Va bene” e lo abbracciai.
 
Cenammo tutti insieme. Io e lui eravamo piuttosto silenziosi, ci scambiavamo qualche sguardo di intesa ma eravamo piuttosto pensierosi.
Tomo se ne accorse ed indagò.
“Ehi, problemi?”
“No, niente che il tempo non possa risolvere”
“Molto spesso è questione di tempo, altro che la fortuna come dicono tanti”
“Che fai, ti rivendi i testi delle vostre canzoni?”
Ridendo disse “Ah! Vedo che stai attenta allora….però è vero. Spesso il tempo risolve i problemi ma io preferisco sempre affrontarli, il peso e le preoccupazioni svaniscono più in fretta.”
“Se dipendesse da me non le avrei neanche queste preoccupazioni. O forse è proprio colpa mia, mi faccio tanti problemi inutili.”
“Se non vuoi raccontarmi lo capisco, sono affari tuoi però di solito, parlarne a chi di dovere, aiuta.”
“Non è che non voglio parlarne, non posso. Comunque ne ho già parlato e l’unica soluzione sembra essere il tempo”
“E a te non sta bene?”
“Non molto. Non perché io non voglia aspettare ma…è la situazione nel mentre che mi logora. Ho già tante cose a cui pensare e ogni carico in più è troppo a cui badare.”
“E non si può troncare la situazione?”
“Sembrerebbe la risposta più facile, ma non posso. Non voglio. E se lo facessi, non mi allontanerei solo da lui, ma da ogni cosa che lo riguarda” sbarrai gli occhi tappandomi la bocca con la mano, mi ero resa conto di aver detto troppo. Fortunatamente nessuno al tavolo stava ascoltando la nostra conversazione, solo Jared ci guardava con sospetto. Lo ignorai e tornai a guardare Tomo che con un sorriso dolce disse “Tranquilla, sapevo già di cosa parlavi”
“Che cosa? Chi te lo ha detto?”
“Nessuno, l’ho capito da solo. Ormai conosco così bene entrambi da notare un cambiamento”
“Cambiamento dici eh…”
“Si, per esempio, in un’altra occasione, Jared vedendoci parlare così intensamente non sarebbe stato a fissarci tutto il tempo.”
“Quindi cosa devo fare?”
“Non lo so. Fai quello che senti sia più giusto per te stessa, soltanto per te stessa”
La faceva facile, lui.
   
 
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