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Autore: Melanto    29/09/2011    9 recensioni
Aria. Acqua. Terra. Fuoco. Alla disperata ricerca del Principe scomparso, mentre nel cielo rosseggia un'alba che odora di guerra. Una lotta contro il tempo per ritrovare la Chiave Elementale, prima che finisca nelle mani del Nero, e salvare il pianeta.
Siete pronti a partire?
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Alan Croker/Yuzo Morisaki, Hajime Taki/Ted Carter, Mamoru Izawa/Paul Diamond, Teppei Kisugi/Johnny Mason
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Elementia Esalogy'
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ELEMENTIA
- The War -





CAPITOLO 6: Il Circo Acquatico (parte V)

Dhèver – Regno degli Ozora, Terre Centrali

“Vi avevo detto di informarmi, se scoprivate qualcosa, non di fare tutto da soli.”
L’ufficiale inarcò un sopracciglio, ma sul viso, solitamente severo e impassibile, comparve una sorta di sorriso accennato. Dopo aver messo in ceppi tutti gli uomini di Bala, il trafficante stesso e gli altri mercanti, li avevano condotti in città, sotto gli sguardi incuriositi dei cittadini che non poterono fare a meno di sghignazzare e poi di esultare palesemente nello scoprire che Bala stava per essere rinchiuso in gattabuia per il resto dei suoi giorni.
Ora si trovavano nell’ufficio di Rivaul al comando della Guardia Cittadina.
“Beh, Comandante Rivaul, che dirvi: è capitato tutto così… per caso” ironizzò Mamoru, stringendosi nelle spalle.
“Sì, proprio per caso.” L’uomo scosse il capo e diede immediatamente disposizione che Koshi Kanda fosse rilasciato.
“Che ne sarà del Circo Acquatico, ora che Bala ne ha perso la proprietà?” domandò Teppei un po’ preoccupato.
Rivaul non si scompose, ma continuò a comporre il documento che aveva sotto mano. “Il circo diventa un bene cittadino, sarà il Doge a gestirlo, cosa che non gli dispiacerà, ma ovviamente non potrà fare tutto da solo. Gli uomini e le donne che se ne sono presi cura fino a questo momento non perderanno le proprie mansioni, così come Koshi Kanda e Rika Ozawa che, per la loro dedizione, resteranno i custodi della struttura, facendo le veci del Doge.” Con eleganza apportò la propria firma sul foglio dalla carta ingiallita. Prese il bastoncino di ceralacca e ne sciolse un paio di gocce sulla pergamena. Con forza, vi impresse il sigillo dogale del Doge di Dhèver, la arrotolò e la legò con un sottile filo di spago.
Rivaul consegnò la pergamena a Kanda, appena questi fece il suo ingresso all’interno dell’ufficio, spiegandogli che, adesso, il circo non aveva più nulla di cui preoccuparsi.

“E anche questa è fatta!” esultò Teppei una volta che misero piede fuori dall’edificio. La folla di Dhèver, che si era riunita attorno al comando della Guardia Cittadina, aveva cominciato a diradarsi già da un po’, ma il via vai, ora che s’approssimava il tramonto, era divenuto molto più intenso di quanto non fosse stato prima. La gente rientrava da una giornata trascorsa alle terme o in giro per le fiere, e il centro si riempiva di famiglie e turisti che andavano a prepararsi per la cena e per l’uscita successiva. Il Circo Acquatico, nonostante lo scossone subito, non sarebbe rimasto chiuso, quella sera, ma avrebbe continuato a deliziare la vita degli abitanti e degli ospiti con i suoi spettacoli e le sue creature. Ogni cosa continuava, scorreva, come l’acqua, e nulla avrebbe bloccato il loro tempo né trafficanti affamati di soldi né l’odore della Guerra che proveniva dal Nord. Al momento, perché non c’era nient’altro che avessero potuto fare, tutti, in quella città, avrebbero continuato a vivere come sempre.
Mamoru non si lasciò sfuggire l’occasione per mettere in mostra la sua vena ironica. “Udite, udite. Il Bene vince sempre. Che bello” ridacchiò.
“E smettila di essere così cinico! Uffa!” Il tyrano girò il viso di lato.
“Almeno questa volta non ci sono state premonizioni principesche.”
“Premonizioni Principesche?” fece eco Kanda, più arretrato e affiancato da Hajime e Yuzo. Il Tritone agitò una mano con poca importanza.
“Oh, niente. Sembra che il Principe abbia previsto il nostro arrivo almeno in un paio di occasioni, quelle nelle quali abbiamo avuto qualche problema. Teppei dice che è merito della Chiave Elementale, Mamoru pensa che la Chiave Elementale non esista. Discorsi filosofici.”
L’altro si passò una mano sotto al mento con fare pensieroso, mentre la Fiamma riprendeva la parola con piglio vittorioso.
“Beh, ciò che è avvenuto oggi dimostra quello che ho sempre detto io: e cioè che si è trattato di coincidenze!”
“Veramente… ora che mi ci fate pensare, il Principe ha tenuto un discorso prima dello spettacolo.”
Mamoru fulminò Kanda con un’occhiata truce, ma questi nemmeno se ne accorse. Teppei, dal canto suo, divenne tutt’orecchi.
“E che ha detto?!”
“Mah, non è che sia stato tanto a sentirlo. Senza offesa, ma il Principe Ozora mi sta sulle palle con tutto il suo buonismo e il non arrendersi mai e il combattere e tutta quell’altra serie di ovvietà che dice sempre. Però! Ricordo che aveva sbrodolato frasi su tempi migliori, fiducia e… ah! Ecco! Futuro di libertà” annuì Kanda con vigore. “A conti fatti, e con tutto quello che è successo, cazzo se è stato profetico!”
“A-ah! Lo sapevo!” sbottò Teppei pungolando fastidiosamente la spalla di Mamoru con l’indice. “Te l’avevo detto! Te l’avevo detto! Hai visto?! La tua teoria è una bufala!”
La Fiamma si volse con l’intenzione di divorargli il dito molesto con tutta la mano. “Sta’ zitto tu! Sono solo coincidenze, e nient’altro! Se avesse davvero saputo come sarebbero andate le cose, avrebbe avvertito Rivaul dei traffici di Bala!”
Il tyrano incrociò le braccia, assumendo un’espressione sostenuta. “Ti ricordo che quando eravamo a Sundhara è stato mooooolto preciso o devo rammentarti le parole di Shingo Aoi? Ti rode essere nel torto, ammettilo!”
“Rodere?!” Il tono di Mamoru s’era pericolosamente elevato oltre i livelli di guardia, ciò stava a significare che, come un vulcano, era in procinto di eruttare. “Te lo do io il ‘rodere’, Teppei! Lascia che ti metta le mani addosso!”
L’Elemento di Terra schivò il pugno iniziando a correre tra la folla, mentre l’altro gli teneva dietro sbraitando senza sosta.
Yuzo si girò, preoccupato, verso Kanda e Hajime che osservavano i due: il primo con espressione perplessa e il secondo rassegnata. Giunse le mani davanti a sé e fece un piccolo inchino. “Scusate, ma vado a evitare che se le diano in pieno centro.” In un attimo gli stava già correndo dietro.
Rimasti soli, Kanda si passò una mano nella folta capigliatura riccia, abbozzando un sorriso.
“Oh, mamma. Certo che siete un gruppo veramente… vario. Per non dire qualcosa di peggio.”
“Sì, decisamente” sospirò il Tritone.
“Senti, squamato” Koshi affondò le mani nelle tasche e strinse le spalle; lo sguardo era rivolto alla pavimentazione della strada. “Non sono bravo in queste cose, anche perché non ne ho mai avuto il bisogno perché me la sono sempre cavato da solo, quindi, vediamo di farla breve, e inoltre sarà la prima e l’ultima volta che lo sentirai da me.” Si volse, stavolta osservandolo con un sorriso sincero sull’espressione più distesa, ma sempre supponente e arrogante. “Grazie. Per avermi aiutato, per aver liberato l’intera Dhèver dall’ingombrante presenza di Bala e per esser stato vicino alla mia famiglia. Se non ci foste stati voi, adesso io sarei ancora dietro le sbarre, mentre il circo non si sarebbe più liberato di quella viscida sanguisuga.”
Hajime scosse il capo. “Figurati, nessun problema. E sappi che non ti ho aiutato solo perché siamo stati compagni di scuola.”
Tsk, vorrei ben vedere. Non ne avresti avuto alcun motivo, visto che me ne sono andato.”
“Questo non cambia le cose, Koshi” continuò il Tritone con serietà. “Anche se hai lasciato la scuola, resterai ugualmente un mio fratello d’Acqua. ‘Mai uguale’, recita il nostro motto, ‘ma sempre unita’ e anche se noi abbiamo intrapreso strade diverse, la cosa non cambia.”
Kanda inspirò a fondo, incrociando le braccia al petto. Sul viso una finta espressione infastidita. “Vedi di piantarla di fare il romantico e pensiamo alle cose serie, squamato.”
“E sarebbero?”
“La vuoi fare questa Danza Acquatica o no?”
Hajime drizzò la schiena e lo guardò con occhi sgranati. “Eh?!”
“Faresti contenta Betei, che ci teneva tanto, e poi sarebbe una buona pubblicità per il circo. Tanto non credo che ripartirete adesso, la sera è ormai prossima.”
“Beh, effettivamente… ma dovrei prima parlarne con Mamoru, è sempre lui il responsabile della missione.”
“Sì, certo…” ridacchiò Kanda indicando davanti a loro. Nel mezzo della folla, la Fiamma di Fyar continuava a inseguire uno svelto Teppei che non smetteva di provocarlo. A chiudere la fila, un disperato volante inseguiva tutti e due. “…se riesci a fermarlo.”
Hajime si portò una mano alla fronte. “Io non sopravviverò a tutto questo, lo so, me lo sento. Povero me.”

Il tendone principale del Circo Acquatico di Dhèver era gremito in ogni ordine di posti. La notizia che un Elemento d’Acqua si sarebbe esibito aveva fatto il giro della città, attirando anche la curiosità dei visitatori che si recavano alle terme.
Oggettivamente era qualcosa di molto raro. Di solito gli Elementi non si esibivano mai fuori dalle Scuole – tranne in caso di manifestazioni reali nella Capitale Raskal –, rendendo i loro spettacoli a esclusivo appannaggio della classe elementale e lasciando che aloni di meraviglia e mistero avvolgessero le loro capacità artistiche, grazie ai racconti dei pochi fortunati che riuscivano ad assistervi.
La notizia che un Elemento di Agadir, noti per le loro meravigliose danze, avrebbe animato una serata lontano dalla scuola o la capitale era stata vista da tutti come una grande occasione per verificare ciò che si sapeva solo per sentito dire.
Cambiando posizione sul suo sedile, a qualche fila di distanza dalla prima, Mamoru lanciò un’occhiata complessiva all’interno del tendone, inarcando un sopracciglio.
“Ma quanta gente c’è?”
“Magari noi siamo abituati, ma a loro non capita certo tutti i giorni di vedere una Danza Acquatica” spiegò Yuzo, seduto tra la Fiamma e Teppei per evitare che riprendessero a battibeccare. Il tyrano si sporse, pieno di entusiasmo.
“Io ho visto già altre volte le danze dei Tritoni, ma non sto più nella pelle! Non ho mai visto ballare Hajime.”
“Capirai, cosa vuoi che cambi?” borbottò Mamoru con il viso sprofondato nella mano e il piglio annoiato. Yuzo gli mollò una gomitata e lo fulminò con un’occhiataccia traversa. Lui sbuffò, assumendo un atteggiamento più conciliante ed entusiasta.
L’Elemento di Terra lo ignorò a piè pari, troppo preso dall’ansia e dalla trepidazione per prestargli ascolto.
“Io, invece, non ho mai sentito cantare una sirena” esordì il volante. Teppei annuì con vigore.
“Nemmeno io; dicono che siano dotate di voci bellissime, ma credo che nessuno possa eguagliare la Voce Regina.”
“Assolutamente d’accordo” appoggiò Yuzo, mentre Mamoru li fissava come se stessero parlando in una lingua sconosciuta.
“Che diavolo sarebbe la ‘Voce Regina’?”
I suoi compagni si zittirono all’istante, rimanendo immobili. Poi, lentamente, si volsero a guardarlo come se avesse appena bestemmiato tutte le quattro Dee in un colpo solo: gli occhi sgranati e le sopracciglia saettanti verso l’alto.
Mamoru arrossì, ma per sua fortuna nessuno se ne accorse a causa della penombra regnante nella sala.
“Che avete da fissarmi in quel modo? Che ho detto?!”
“Vuoi dire che tu”, scandì adagio Teppei, “non hai mai sentito parlare di Magister El Cid(1), detto la ‘Voce Regina’? Il cantore dotato della voce più bella di tutto Elementia?”
L'interpellato si passò pensosamente una mano sul mento. “Magister El Cid… è un volante, vero?”
Sì!” sbottarono in coro, sconvolti.
La Fiamma fece spallucce. “L’avrò sentito nominare”
“Ma… che noi di Alastra siamo cultori del canto e della musica lo sai, vero?”
“Sì… per sentito dire.”
Teppei si sporse ancora di più dal suo posto, salendo quasi in braccio al volante. “Ma come sarebbe? Non hai mai assistito a una manifestazione inter-scolastica?! Si esibiscono sempre esponenti di tutte e quattro le scuole e se hai visto i Tritoni danzare, non puoi non sapere che gli Elementi di Aria suonano e cantano: sono loro che accompagnano i balli dei Tritoni!”
La Fiamma di Fyar parve realmente sorpresa. “Davvero?”
Yuzo sprofondò il viso in una mano, scuotendo il capo, mentre il tyrano tornava a sedersi composto, non riuscendo crederci.
Sentendosi terribilmente ignorante, Mamoru si stizzì e incrociò le braccia al petto, assumendo un’espressione torva. “Piantatela di sfottere! I canti e i balli non rientrano nei miei interessi.”
“Ma non puoi non saperlo!”
“Non è colpa mia, Teppei, se mi addormento appena parte la musica!”
Yuzo fece riemergere gli occhi nocciola da dietro la mano. “Quindi… tutte le volte che i miei fratelli d’Aria si esibiscono… tu dormi?”
“Beh… ecco…” girò il viso di lato per stemperare l’imbarazzo. “Non prendertela con me se siete soporiferi.” Il piede seguitava a tamburellare al suolo con nervosismo perché odiava sentirsi additato come un eretico. “E smettetela di fissarmi!”
Teppei alzò le mani, rinunciando a quella battaglia persa in partenza, e preferì tornare a osservare il palco in attesa dell’inizio dello spettacolo. Yuzo, invece, dopo lo sconcerto iniziale, cercò di non ridere, ma non si lasciò sfuggire l’occasione per pungolarlo. Piano, si sporse verso di lui, abbassando il tono.
“Almeno ti conciliamo il sonno, lo vedi che non siamo poi così inutili?”
Mamoru ruotò gli occhi con noia, senza replicare, sul momento, ma non era disposto a lasciargli l’ultima parola. Si volse con un sorrisetto beffardo, osservando il suo profilo.
“E quindi, volante, canticchi e strimpelli, mh?”
“Sì, ce lo insegnano a scuola.”
“Che bravo” ironizzò, con l’eco leggera di quella nenia a fior di labbra che sussurrava al suo orecchio. “Sei proprio un uccellino. E cosa suoni?”
“Strumenti a corda.”
Il sorrisetto si tese ancora di più. “Buono a sapersi, così quando non riuscirò a dormire mi farai da sonnifero” ridacchiò, ma stavolta non aveva calcolato bene il tiro.
“Ma certo, conosco svariate ninne nanne. Con Mayleen hanno funzionato. Quando vuoi.”
La Fiamma arrossì fino alla punta delle orecchie nel suo balzare sulla sedia pronto per inveire nella maniera più acida possibile, ma proprio in quel momento le luci si abbassarono del tutto e Teppei lo zittì ben prima che potesse dire alcunché, elettrico come un’anguilla.
“Finalmente si comincia!”
Mamoru fu costretto a mettere da parte i suoi propositi di vendetta, assumendo una postura più composta, ma non rinunciò a borbottare un basso: “Dopo facciamo i conti, noi due”
“Beh, perché ti arrabbi? Hai proposto tu che ti cantassi qualcosa per conciliarti il sonno e le ninne nanne sono l’ideale.”
Mamoru fissò, con occhi ardenti di fiamma, il sorriso sulle sue labbra quasi avesse potuto carbonizzarlo solo con lo sguardo. “Ti detesto, maledetto volante.”
Nel brusio di curiosità generale che andava lentamente scemando, dall’alto del tendone venne calata un’enorme vasca piena d’acqua limpidissima che animò di rinnovato stupore il borbottio degli spettatori. Le torce sulla pedana e quelle ai lati della vasca stessa la illuminavano in maniera completa e subito lo sguardo di tutti si puntò prima sulle sirene, sedute sul bordo della struttura, e poi sull’Elemento di Agadir al centro della piscina. Indossava l’abito tradizionale della sua scuola, legato in forma di pantalone, mentre il dorso era nudo. Restava in piedi sul pelo dell’acqua, quasi ci fosse stata una lastra rigida a separarlo dal liquido. Lo stupore aumentò tra gli spettatori che si chiedevano come facesse e quale meraviglia fosse la magia elementale. Poi, Betei si separò dalle sue sorelle, immergendosi completamente nella vasca e stringendo un lungo velo che si muoveva sinuosamente assieme a lei. Si fermò proprio sotto la figura di Hajime in una posizione speculare e capovolta rispetto quella dell’Elemento.
Un ultimo attimo di silenzio, in cui il mormorio finalmente cessò del tutto, e poi le dita di Tamei presero a scorrere leggere sulle tre arpe che lei e Betei solitamente suonavano in coppia. Si diffuse una delicata melodia che raggiunse anche i più remoti e lontani angoli del tendone, avvolgendo dolcemente ogni singolo spettatore.
Ma fu quando Solei iniziò a cantare che l’Elemento e la sirena diedero vita alla danza. Una sincronia che aveva a dir poco dell’incredibile per loro che non avevano mai provato insieme. I movimenti di Hajime e Betei erano perfetti e sembravano omogenei e fluidi come se loro fossero stati acqua.
La sirena piroettò sotto la superficie, con la coda che si fletteva sinuosamente e il velo che le volava attorno. Fuori dall’acqua, Hajime compiva movimenti speculari, distendendo con grazia ed eleganza le braccia, le gambe e tutto il corpo in un’ipnotica armonia; poi richiamò i suoi poteri e una lingua d’acqua si separò dalla superficie per oscillare attorno a lui esattamente come la stola della sirena. Scivolava sul torace nudo con sensualità senza bagnargli la pelle, ma carezzandola con leggerezza fino a che non tornò a essere parte della massa liquida, in silenzio e senza increspare la superficie.
Hajime sciolse il kiro che tornò gonna. Ad ogni movimento si sollevava e avvolgeva attorno alle sue gambe, alzando piccole gocce d’acqua.
Il pubblico era ammutolito dalle quelle movenze leggere e flessuose; dalle gambe, i cui contorni erano appena accennati sotto la stoffa dell’abito, dalle braccia che sembravano tentacoli d’acqua per la fluidità del loro flettersi, dal torace asciutto e dalla muscolatura perfetta che si piegava con agilità ed eleganza.
“Stupefacente” decretò Yuzo, pensando a voce alta, e Mamoru, per una volta tanto, non ebbe nulla da replicare, anzi, si trovò d’accordo con lui; continuò a osservare l’esibizione con espressione soddisfatta.
Teppei, invece, non aveva più neanche i pensieri. Gli occhi, carichi di meraviglia, erano inchiodati sul suo migliore amico, mentre la bocca rimaneva leggermente aperta. Non aveva mai immaginato che Hajime potesse essere così bravo. Cioè, era sempre stato sicuro al cento per cento che fosse fantastico, ma non credeva che fosse così… così… ipnotico, quasi. Delicato e armonioso, flessuoso come un giunco, e lui aveva visto moltissime volte i Tritoni danzare, ma nessuno, nemmeno l’Aquila di Mare, era mai riuscito a catturarlo così, a fare in modo che i suoi occhi non lo perdessero mai di vista neppure per un solo istante, danzando con lui sulle note pizzicate da Tamei e il dolce canto di Solei. Ma fu quando Betei abbandonò il ballo, dopo un’ultima piroetta, che lo spettacolo raggiunse il suo culmine e il pubblico poté finalmente ammirare ciò che un Tritone solitamente non mostrava a chi non era Elemento. Si trattava de La Divina, la massima tecnica di Danza Acquatica, quella con cui, si narrava secondo il mito, la Dea Yoshiko allietava le Dee sue sorelle nella loro eternità.
Rimasto solo al centro della vasca, Hajime si lasciò inghiottire dall’acqua avvitandosi su sé stesso senza che si levasse il minimo spruzzo. Sotto la superficie e completamente avvolto dal liquido, il kiro si allargò, fluttuando in lente onde che scoprirono le gambe fino al ginocchio. Hajime le tenne unite con le punte dei piedi rivolte verso il basso, mentre le braccia erano abbandonate all’interno dell’acqua.
Con stupore e curiosità, gli spettatori osservarono le gambe tramutarsi lentamente nella coda che era valsa agli Elementi d’Acqua l’appellativo di Tritoni; le squame le ricoprirono, mentre i piedi mutavano in pinne. Le branchie sul collo diedero ad Hajime la possibilità di respirare pur senza aria. E Teppei continuò a fissarlo estasiato, per quanto non fosse una novità, per lui, la sua mutazione. Eppure, appena riprese a danzare, gli sembrò di vederlo per la prima volta ed era impossibile non rimanere affascinati da ogni suo movimento. La gonna ruotava alle piroette, gonfiandosi e spandendosi completamente nel liquido cristallino. La coda si fletteva elegante, seguendo il movimento delle braccia e il torace. Hajime nuotò per tutta l’estensione della vasca, caricando la superficie con un colpo di reni, emergendo con un balzo e disegnando un arco nel suo volteggiare. Attorno a lui, spire di acqua accompagnarono l’emersione tra i gridolini entusiasti e gli applausi del pubblico.
Di nuovo in acqua, Hajime si liberò del kiro, mentre l’Elemento a cui si era consacrato prendeva ad agitarsi e incresparsi attorno alla sua figura. Sulla superficie si innalzarono sbuffi inquieti e spruzzi che si fondevano e scomparivano in nuove onde e Hajime venne avvolto da una strana corrente centrifuga, simile a un gorgo, all’interno del quale scomparve alla vista degli astanti. Un brusio incuriosito si levò da ogni parte del tendone, mentre Teppei si sporgeva dalla sua posizione per cercare di vedere meglio e riuscire a scorgere l'amico tra i flutti. Una espressione preoccupata gli attraversò fugacemente il viso per poi dissolversi di colpo quando il piccolo turbine acquatico emerse in superficie, simile allo spruzzo di una balena, lasciando che Hajime comparisse come la perla dalla conchiglia. La sorpresa cavalcò le fila dei presenti con un meravigliato: “Oh.”
I capelli, lucidi e neri, restavano bagnati e incollati al viso ai lati del quale le orecchie erano mutate assumendo una strana membrana che le rendeva simili a delle piccole pinne. La coda, ben più lunga di prima, aveva squame che riverberavano come la madreperla e le punte della caudale erano lunghissime e sottili. Grazie alla purezza dell’acqua della piscina, l’intero suo corpo assunse un tenue colorito verde che sfumava in argento e brillava sotto le luci posizionate attorno a lui.
Poi, lo spruzzo d’acqua si abbassò, lasciando che si immergesse nuovamente e seguitasse a danzare nella sua forma completa che lo vedeva Tritone a tutti gli effetti. Ancora più elegante e sinuoso, ancora più ipnotico agli occhi di Teppei che si fecero enormi per riempirsi totalmente della sua figura. E mentre l’osservava, un ricordo perduto della loro infanzia apparve e scomparve alla sua memoria.

«A me piace il verde, Hajime! Zio Shiro, anche Hajime avrà una coda lunga e luccicante come la tua?»
«Certo, Teppei.»
«Wow! Hai sentito? Diventerai bellissimo come il tuo papà!»
«Bellissimo? Ma se ho i denti a coniglio!»
«E allora? A me piacciono anche quelli! Voglio vederti con la coda verde!»
(2)

E bellissimo lo era diventato davvero, proprio come lo zio Shiro. Proprio come lui era sempre stato convinto.
Lentamente, un luminoso sorriso gli distese le labbra addolcendogli l’espressione carica d’affetto e senza nemmeno rendersene conto si commosse per l’emozione.
Al suo fianco, però, la lacrima solitaria che gli carezzò la guancia non sfuggì all’Elemento d’Aria che sorrise. Discretamente, pungolò il gomito di Mamoru per attirarsiil suo sguardo interrogativo. Col capo accennò in direzione di Teppei e la Fiamma si sporse, assumendo un ghignetto ironico, ma per nulla beffardo, mentre scuoteva il capo e tornava a osservare lo spettacolo d’Acqua che aveva riempito, con la sua delicata magia, l’intero tendone.
Fermi dietro le quinte, Koshi, Rika e la piccola Mayleen osservarono sorridenti la meravigliosa esibizione che Hajime stava offrendo al pubblico di Dhèver.
Mh, toglimi una curiosità, tesoro.”
Kanda ruotò gli occhi al cielo a quell’affermazione e al tono insinuante che aveva usato. “Che c’è?” sospirò.
“Ma lo sai fare anche tu?” Col capo, Rika indicò la mutazione del suo compagno di giochi di quando era bambina.
“Certo che sì. Anche se non proprio così bene.”
La consorte gli carezzò maliziosamente il braccio con l’indice, assumendo una sorniona espressione. “Ah, sì? Perché non me la mostri più tardi?”
Kanda avvampò fino alla punta dei capelli. “Non davanti alla bambina!” protestò, turando le orecchie della piccola Mayleen, ma Rika si limitò a ridacchiare del suo imbarazzo.
La bambina batteva felicemente le mani.
Accà! Accà!”

Riuscirono a raggiungere il tendone dove riposavano le creature solo quando la maggior parte del pubblico aveva ormai abbandonato la struttura. Tra la folla e la calca alla fine dello spettacolo, Teppei, Yuzo e Mamoru erano riusciti a guadagnare l’esterno dopo più di mezz’ora e anche arrivare agli altri tendoni non era stato affatto facile, ma furono contenti di vedere che, nonostante i problemi causati da Bala prima e dopo il suo arresto, il circo non avesse subito cali nell’affluenza. Anzi.
Il primo a correre per congratularsi con Hajime, appena lo videro in piedi accanto alla vasca delle sirene assieme ai custodi, fu Teppei che stava fremendo da che lo spettacolo era finito.
Il Tritone se lo vide piombare addosso come una valanga senza avere la giusta prontezza per evitare d'essere travolto. L’attimo dopo, il tyrano lo stava stritolando in un abbraccio degno d’un boa.
“HajimeHajimeHajime! Sei stato fantastico! No, di più! Sei stato magnifico! No, ancora di più! Sei stato fantasmagoricostupendomeraviglioso!” sbrodolò a raffica l’Elemento di Terra e lui lanciò un’occhiata rassegnata a Yuzo e Mamoru che cercarono di non ridere.
“Un semplice ‘bravo’ era sufficiente” gli fece notare il Tritone, ma l’altro scosse il capo con vigore smuovendo l’intricata massa di riccioli e rafforzando la stretta. “Teppei, così mi stritoli!”
“Bravo è troppo poco! Bravissimo!”
“Sì, quello che vuoi, ma ti spiacerebbe non uccidermi?!”
Rika ridacchiò divertita. “Credo gli sia piaciuto il tuo spettacolo.”
“Eh, lo vedo!” ironizzò Hajime ridendo anche lui, prima che l’altro si decidesse a mollare la presa e lo guardasse con occhi luccicanti.
“Mi è piaciuto tantissimo! Sapevo che saresti diventato come lo zio!”
“Non esagerare” arrossì il giovane, imbarazzato.
“Non esagero affatto! La tua coda era bellissima e aveva quelle squame così luccicanti!” Teppei era estasiato. “Posso averne una? Ti prego!”
“Cosa vuoi tu?!” fece eco Hajime, ancora più rosso. “Scordatelo!”
“Perché no?”
“Perché fa male, Teppei! È come se ti strappassero un pezzo di pelle!” gli spiegò, incrociando le braccia al petto e l’Elemento di Terra assunse un’espressione che era un misto tra dispiacere e delusione.
“Oh, che peccato. Mi sarebbe piaciuto così tanto…”
Kanda non perse l’occasione. “Vedila così: almeno non puzzerai di pesce.”
“Noi non puzziamo, dovresti saperlo. O forse tu non eri poi tanto pulito…”
Koshi ringhiò. “Cos’hai detto, DentiSplendenti?!”
Rika gli tirò un orecchio. “Piantala e ricorda che devi tantissimo a questo DentiSplendenti. Non devo certo dirtelo io, vero?”
Hajime sorrise con furbizia. “Già. Ringraziami, Koshi.”
“T’ho già ringraziato, non allargarti!”
“A proposito di ringraziamenti e meriti. Noi non ci meritiamo niente, noi?” Teppei rivolse un'occhiata sottile a Mamoru, mentre le lunghe ciglia venivano sbattute con fare civettuolo. “Che so, un piccolo premio, magari? In fondo, siamo stati bravi e abbiamo fatto la nostra buona azione quotidiana. Magari una capatina alle terme…”
La Fiamma incrociò le braccia al petto, assottigliando lo sguardo a sua volta. “Non incominciare, Teppei, non siamo in vacanza, quante volte devo dirtelo?”
“Oh, eddai!” sbuffò il tyrano. “Non vorrai mica partire a quest’ora, no? E allora perché non approfittarne?”
A dargli manforte intervenne Solei che, appoggiata al bordo della piscina, s’unì al suo sbatter di ciglia. “Suvvia, belloccio, non essere antipatico. Accontenta il riccino, te lo chiede una signora” In ultimo, gli lanciò anche un bacio volante.
“Sentito?” annuì Teppei con vigore, mentre Mamoru era diventato paonazzo e indietreggiava meccanicamente.
“Beh… se lo chiede una signora…”
“Evviva!” esultò l’Elemento di Terra, prendendo le mani di Solei e saltellando pieno di entusiasmo come fosse stato un bambino. “Grazie, Sol!”
“Però domani si riparte, eh!” Ci tenne a sottolineare la Fiamma, con una certa acidità, ma Teppei non lo ascoltava nemmeno più; nella sua testa era già immerso nelle calde acque termali.
Yuzo gli si avvicinò con espressione divertita. “Complimenti, hai fatto colpo.”
“Non ti ci mettere pure tu, volante!” Lo fulminò Mamoru con un’occhiataccia traversa

Il vapore caldo dell'acqua creava come una cortina di nebbia sottile attorno a loro che erano praticamente gli unici presenti in tutte le terme. Il gestore aveva offerto un trattamento particolare ai quattro Elementi, permettendo loro di usufruire delle sorgenti anche oltre l’orario di chiusura. Era un suo gesto di riconoscimento per aver liberato Dhèver e il suo circo da quello schiavista di Bala. Loro, ovviamente, avevano accettato con entusiasmo, o meglio: Teppei aveva accettato a nome di tutti correndo negli spogliatoi per potersi cambiare e gettarsi finalmente nel caldo abbraccio, a lungo desiderato, dell’acqua sulfurea. Hajime e Mamoru avevano capitolato con un sospiro di fronte alla sua frenesia, mentre Yuzo aveva sorriso.
Ora, i quattro restavano placidamente immersi nella fonte di foggia pressappoco circolare a godersi il meritato riposo, prima di ripartire.
“Oddea, se ne valeva la pena” esalò Teppei in preda a un’estasi mistica. “Ora capisco perché la città è sempre così affollata: queste terme sono fantastiche. E tu che non volevi nemmeno provarle.” Lanciò un’occhiata trionfante a Mamoru che, con le braccia distese lungo la roccia, restava con la schiena appoggiata al bordo e il capo reclinato all’indietro.
Mmmh” fu tutto ciò che rispose.
Yuzo, accanto a lui, sembrava davvero entusiasta di quel luogo che non aveva mai visto in vita sua perché ad Alastra non era possibile avere terme, mentre Hajime non ci trovava nulla di esaltante poiché abituato a restare a lungo in acqua, ma, anzi, non pareva tollerare molto l’alta temperatura.
“Da noi non ce ne sono” riprese Teppei. “Ed è un vero peccato, col freddo che fa a Tyran sarebbe stupendo scaldarsi in questo modo a fine giornata.”
“Nemmeno ad Alastra ci sono, per i motivi che potete ben immaginare. Avevo sentito parlare delle terme solo nei libri.” Yuzo spiegò il suo punto di vista che a Mamoru appariva sempre un po’ fuori dal mondo. Forse per questo aveva deciso di prenderlo come sua vittima sacrificale: erano così diversi.
“Che scuola di secchioni” borbottò, ricevendo un’occhiata ironica da parte del volante.
“Per me è decisamente troppo calda quest’acqua” sentenziò Hajime. “E non riesco a restarvi immerso a lungo.”
Teppei convenne con espressione pensierosa. “E’ vero, i pesci non vivono nelle terme.”
Mamoru si rilassò ancora di più, ruotando il capo in direzione del Tritone e rilasciando un soddisfatto sospiro. “Peggio per loro, non sanno cosa si perdono”
Fu in quel momento, nello sporgersi per riuscire a inquadrare l’Elemento di Acqua che qualcosa attirò la sua attenzione. Inarcò un sopracciglio, allungando una mano verso la nuca di Yuzo.
“Ma… cos’hai qui?” disse. Il volante si ritrasse leggermente sistemando l’asciugamano che aveva attorno al collo.
“Qui dove?”
“Sotto il telo. Mi era sembrato di vedere…”
L’altro si tastò alla cieca. “Ti devi essere sbagliato, non c’è niente.”
“Vuoi togliere la mano e lasciarmi fare, uccellino?” sbuffò la Fiamma con stizza e Yuzo si vide costretto a capitolare, permettendo a Mamoru di togliere l’asciugamano. Lo sguardo dell’Elemento di Fuoco si allargò mentre un sorriso sghembo gli tendeva le labbra.
“E questo cosa cavolo è?” sbottò, osservando la pietra nera che sembrava incastonata nella nuca, proprio a cavallo tra l'ultima vertebra cervicale e la prima toracica. La liscia superficie era bombata e lucida, mentre tutto attorno, dove si immergeva nella carne, era bordata di platino finemente lavorato.
Teppei li raggiunse con movimenti piuttosto impacciati. “Cosa? Cosa?” domandò incuriosito.
“Ah, ma ti riferivi alla mia onice?” Yuzo parve ancora più sorpreso. “Non l’avevi vista? Eppure ormai viaggiamo insieme da mesi, credevo l’avessi già notata.”
Alla parola ‘onice’ le iridi di Hajime si spalancarono di colpo, ma nessuno dei suoi compagni vi fece caso, presi com’erano dalla novità della scoperta.
Un’onice.
Yuzo aveva un’onice.
Sotto la superficie dell’acqua, Hajime serrò con forza la mano avvolta nel guanto decorato col simbolo di Agadir, e nel continuo chiacchiericcio che lo circondava, il rumoroso battito del proprio cuore era divenuto il suono più forte alle sue orecchie.
Non era possibile che fosse una coincidenza, ma, più di tutto, non era possibile che Yuzo… proprio Yuzo… fosse… uno di loro.
“Oh, che bella!” osservò Teppei ammirato. “E cosa rappresenta?”
Il volante scrollò le spalle, esibendo un sorriso; di circostanza, percepì Hajime: stava cercando di non dare importanza all’oggetto per camuffare la distrazione che aveva portato Mamoru a scoprirla. “Niente, è solo una decorazione, come il mio orecchino.”
“Ma… non ti ha fatto male metterla?” insistette il tyrano, carezzando la superficie della pietra che, per quanto fosse in contatto per tutto il tempo col calore di Yuzo, era fredda come il ghiaccio.
“No, affatto.”
Le abilità menzognere degli Elementi d’Aria erano incredibili, convenne il Tritone, avrebbero potuto ingannare chiunque, ma lui che sapeva poteva cogliere la differenza.
Tsk! Certo che siete proprio degli Elementi vanesi” Mamoru lo schernì, inarcando un sopracciglio e disinteressandosi al monile. Appoggiò nuovamente la nuca contro il bordo di pietra e socchiuse gli occhi, beandosi del tepore termale. “E prima gli orecchini e poi l’onice. Pensa un po’ di più a menare le mani, invece che abbellirti come una donnetta, uccellino.”
- Taci! Taci per una volta in vita tua, Mamoru. Taci! - il Tritone provò l'impulso di strappargli la lingua, ma non tramutò quel pensiero in suono; lo ingoiò con forza.
“Sei il solito zotico antipatico” esclamò Teppei in difesa di Yuzo che rise della sua punzecchiata, muovendosi per lasciare la sorgente.
La Fiamma aprì un attimo gli occhi, inquadrando la sua figura da sotto in su. Sulle labbra ancora un sorrisetto ironico. “Ma come? Ci abbandoni già? Non ti sarai mica offeso, vero?”
“Per nulla” Yuzo scosse il capo, avvolgendo l’asciugamano attorno alla vita. “E’ che comincio a essere un po’ stanco; queste acque calde hanno sciolto parte della tensione accumulata e credo proprio che me ne andrò a dormire.”
Mentre lui parlava, gli occhi di Hajime non l’avevano perso di vista per un solo momento, soprattutto quando si era voltato per uscire dalla sorgente e quando le sue iridi si erano finalmente fermate sull’onice, lo sgomento era stato totale, perché non c’era più margine d’errore o possibilità che fosse stato solo un incredibile scherzo del caso.
La pietra, l’incastonatura, erano identiche a quelle che lui conosceva fin troppo bene da quando aveva quindici anni. Dovevano assolutamente chiarirsi.
“Allora, buona notte, Yuzo” augurò Teppei, mentre Mamoru tornava a sonnecchiare.
“Il solito delicato” rimbeccò, accentuando il ghignetto. “A domani… uccellino.”
“Aspetta, vengo con te!” La fretta con cui Hajime parlò e si mosse attirò l’attenzione di Teppei.
“Ma come? Vai via anche tu?”
“Ehm… te l’ho detto che non posso restare troppo tempo immerso in queste acque così calde” tentò di giustificarsi. Alla rinfusa si appuntò il telo sui fianchi e velocemente si mosse per raggiungere il compagno. Mamoru non si scompose.
“Ecco un altro delicatino” ironizzò. “Come detto poc’anzi: non sapete cosa vi perdete.”
Per una volta, Teppei fu d’accordo con lui.

Hajime quasi rincorse Yuzo, che era già entrato negli spogliatoi, e vedere la pietra da una distanza così ridotta fugò ulteriormente i dubbi. Ma pensare che proprio una persona come Yuzo fosse il proprietario di un’onice fece domandare a sé stesso con quali criteri loro scegliessero i soggetti idonei e, soprattutto, se l’ingenuo e fin troppo buono Elemento d’Aria fosse pienamente cosciente di ciò in cui era finito.
Eppure, nella sorpresa e nello sgomento per quella scoperta, Hajime non poté non pensare a quanto incredibile fosse la coincidenza di quell’incontro.
“E dire che Mamoru nemmeno ci voleva venire alle terme” ridacchiò Yuzo, dandogli le spalle mentre recuperava gli abiti da uno degli armadi. “E adesso, guardalo: fosse per lui vi resterebbe ore intere.”
Ma Hajime non rispose. Mamoru, Teppei e le terme erano estromessi dalla sua mente in quel momento. Lentamente aggrottò le sopracciglia al passaggio di un fugace pensiero: con un Principe che sembrava addirittura predire il futuro, il loro incontro, il fatto che ambedue facessero parte della stessa squadra, non doveva essere affatto frutto del caso. E, purtroppo, non sapeva dire se quello fosse un bene o un male, percepiva solo una sensazione, come una specie di sesto senso, e non era positiva.
“Yuzo…” In tono grave si decise ad attirare la sua attenzione. Lentamente sollevò la mano inguantata e quando l’interpellato si volse, sfilò via il tessuto, mostrandogli il palmo dove nera, lucida, liscia, dalla superficie bombata e l’incastonatura in platino vi era una pietra d’onice.
Il sorriso di Yuzo morì con la velocità di un soffio di vento.
“…credo che dobbiamo parlare.”

Nel grande tendone si canta di gioia,
festeggiando insieme la nuova vittoria,
ma al calor delle terme, nell’acqua bollente,
il destino striscia come un serpente.

 


[1]EL CID: cioè Pierre El Cid, ovverosia Pierre Le Blanc! X3 Ve l’ho trasformato in un grazioso Farinelli, via! XDDD Niente fotina perché immagino non ce ne sia bisogno XD

[2]: questa è una citazione da: “Elementia: Fragments – Green Wonder.


 

…Il Giardino Elementale…

IL CODONE FTW!!! \O/
XD finalmente Kara ha potuto leggere del tanto atteso codone di Hajime! Dovete sapere, che lei, poverina, sapeva dell'esistenza di questo capitolo da taaaaanto, ma taaaaanto tempo! X3 Però è stata buona buona (più o meno) e ha aspettato! :****
Non posso che dedicarglielo; il codone di Hajime è tutto suo e di Teppei XD.
Finisce così l'avventura a Dhèver, ma... che vi avevo detto del finale?
Vi voglio bene anche io! ♥
Un capitolo si chiude e un altro sembra aprirsi in questa avventura in cui la parola 'pace' è ancora molto lontana.
Ringrazio tutti coloro che continuano a seguire quest'avventura! :***
Ci rileggiamo tra una settimana con il nuovo capitolo dal titolo: "Il villaggio di Yoshiko", non perdetevelo! :D


Galleria di Fanart (nessuna aggiunta)

- Elementia: Fanart

Enciclopedia Elementale (nessuna aggiunta):

1) Enciclopedia Elementale – Volume Primo: Le Scuole Elementali e l’AlfaOmega

  • Capitolo 1: La Scuola di Tyran
  • Capitolo 2: La Scuola di Alastra
  • Capitolo 3: La Scuola di Fyar
  • Capitolo 4: La Scuola di Agadir
  • Capitolo 5: Gli Stregoni dell’AlfaOmega


  • 2) Enciclopedia Elementale – Volume Secondo: Elementia: storia e caratteristiche

  • Capitolo 1: La Storia
  • Capitolo 2: La Magia in Elementia
  • Capitolo 3: Le Divinità di Elementia


  • 3) Enciclopedia Elementale - Volume Terzo: Cicli di Studio e Titoli

  • Capitolo 1: Cicli di Studio
  • Capitolo 2: Titoli


  • 4) Enciclopedia Elementale - Volume Quarto: Gli Ozora ed i Gamo

  • Capitolo 1: La faida tra gli Ozora ed i Gamo
  • Capitolo 2: L'Armata Reale della famiglia Ozora
  • Capitolo 3: Le Legioni della famiglia Gamo


  • 5) Enciclopedia Elementale - Volume Quinto: Classi Magiche e Professioni

  • Capitolo 1: Elementi e Sacerdotesse Elementali
  • Capitolo 2: Erboristi e Stregoni
  • Capitolo 3: Naturalisti e Alchimisti

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