L’inverno era giunto, spazzando via le foglie d’autunno dai prati di Hogwarts. Quella soffice neve iniziava a posarsi sui rami degli alberi, il Lago Nero avrebbe potuto ricoprirsi di una lastra di ghiaccio, se non fosse stato per un incantesimo.

Lei sostava lì. Metà volto coperto da una sciarpa con riportati i colori della sua casata. In testa un cappello di lana a coprirle il capo e i ricci dal gelido vento. Gli occhi erano piantati, forse su un punto indefinito, del Lago Nero. Lacrime le solcavano il viso, mentre il corpo era percorso dai brividi del suo singhiozzare.

L’aveva trovata così. Non aveva ancora avuto il coraggio di avvicinarla. La sentiva piangere. La vedeva scossa da quei singhiozzi. Avrebbe voluto correrle incontro, cullarla tra le sue braccia. Ma a cosa sarebbe servito? Lui era Malfoy, un Purosangue. Lei era Granger, la mezzosangue. Due facce diverse della medaglia, due metalli rari e troppo diversi. Due opposti, che mai si sarebbero dovuti incontrare.

Restava lì, ad osservarla da lontano. Ancora, come sempre negli ultimi mesi. L’aveva vista studiare, piangere, ridere. Amava il suo sorriso. Quel sorriso così semplice e delicato che si apriva come un fiore sulle sue morbide labbra. Quanto avrebbe voluto sfiorarle quelle labbra. Di nuovo.

Ricordava l’unico momento in cui le aveva sfiorate, le aveva fatte sue. Anelava molto di più, lui, come lei. Ne era convinto. Sentiva il suo sguardo sulla schiena nei corridoi, a lezione, nonostante lei si imponesse di lasciarlo perdere. La punzecchiava, cercava di farla esplodere, ottenendo sempre e solo il contrario.

Senza che se ne accorgesse, i pensieri l’avevano portato alle spalle della ragazza, vicino. Troppo.

“Granger.” Maledetto istinto.

Una nuova scossa di singhiozzi. Vide la ragazza portarsi una mano al viso, forse per cancellare i solchi lasciati dalle sue lacrime, come se quel gesto potesse bastare a cancellare tutto. A cancellare i suoi sussulti, ormai così nitidi nella sua mente.

“Ti prego, Malfoy, non dire niente.” Era una preghiera.

“D’accordo.” Si portò le mani nelle tasche, per nascondere i pugni che aveva serrato.

Si era alzata, fissando ancora il Lago, ancora una volta aveva tentato di cancellare le tracce del suo pianto, inutilmente. Aveva sospirato, cercando di rilassare il volto, il corpo stesso, così teso. Lentamente si era portata accanto a lui. I capelli imprigionati tra cappello e sciarpa si muovevano lentamente, gli occhi erano arrossati , ma era impossibile non trovarla ugualmente bellissima.

“Sono esausta, dico davvero, Malfoy.”

Inspirò, lasciando andare poi un sospiro che si materializzò fuori dalle sue labbra con un sbuffo in quell’aria gelida.

“Odiare te è la cosa che più mi sfinisce.”

Un’altra pausa. I suoi occhi lucidi. La punta del suo naso arrossata per il freddo. Le sue nocche sotto il tessuto dei pantaloni che si sbiancavano sempre più.

Gli fu accanto in un attimo. Liberò le mani dalla loro stretta nevrotica e le pose sulle sue guance. Poi avvicinò la punta del naso al suo, ancora sollevò il volto, facendo combaciare le loro labbra. La strinse a sé, un attimo. Lei si discostò da lui, immediatamente. Lasciandogli quell’amaro in bocca. Pretendeva le sue labbra, le pretendeva. Necessitava di quella delicatezza, come se si trattasse di ossigeno.

“E non voglio odiarti, non posso..”

Aveva sussurrato quelle ultime parole, che erano rimbalzate su di lui come lame affilate.

La vedeva correre ora, via. Via, da quel bacio, da ciò che lui le aveva fatto, dall’odio che doveva esserci tra loro, dai quei sentimenti. Semplicemente, correva via da lui.