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Autore: LaRose    29/09/2011    4 recensioni
La guerra contro l'Oscuro Signore è finita: è solo passato ormai, solo un ricordo. Ma Voldemort è davvero 'solo un ricordo'? Harry è davvero riuscito a sconfiggerlo? Forse c'è qualcosa che lo mantiene ancora in vita,qualcosa di più malvagio degli Horcrux, qualcosa che persino Silente non aveva previsto ...
E' una fanfic che comprende sia la nuova che la vecchia generazione, mirata a continuare l'Opera della Rowling discostandosi il meno possibile tanto dalla trama originaria quanto dal suo stile. Spero di essere all'altezza e soprattutto che vi piaccia ^.^
Commentate se non volete incorrere nella MIA Maledizione!
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Capitolo primo


 

Diciannove anni prima




‘In tutto il paese quelli che erano stati colpiti da una Maledizione Imperius erano tornati in sé, i Mangiamorte fuggivano o venivano catturati, e Kingsley Shacklebolt era stato nominato Ministro della Magia ad iterim… Spostarono il corpo di  Voldemort  in un’aula accanto alla Sala Grande, lontano dai corpi di Fred, Tonks, Lupin, Colin Canon e degli altri cinquanta che erano morti lottando contro di lui.’

Il Signore Oscuro non aveva sentito nulla, mentre lo trasportavano nell’aula vuota e polverosa. Non aveva sentito nulla quando lo avevano adagiato senza particolari attenzioni sul pavimento di pietra. Per loro era come un giocattolo rotto, inutilizzabile, un guscio vuoto e inutile. Era una bomba disinnescata, un’arma di stermino resa ormai inoffensiva. La luce verde irradiata dal suo stesso incantesimo l’aveva colpito in pieno petto, come un pugno sferrato da una mano invisibile, e lui era caduto giù, sconfitto. Presto del leggendario Lord Voldemort non sarebbero rimaste che ossa e polvere. Questo è ciò che sarebbe stato del suo cadavere, del maniero vuoto una volta dimora del suo spirito. Non era abbastanza umano per avere un’anima che ne fuoriuscisse, non era abbastanza umano da morire.
C’era qualcosa che persino Silente non aveva previsto, un compito che non aveva mai assegnato al suo burattino Potter, qualcosa che andava oltre la magia conosciuta.
‘Conosciuta da quegli sporchi babbanofili, almeno’  pensò la donna stesa a terra, i riccissimi capelli corvini a incorniciarle il volto scarno e pallido. Sogghignò nel buio, mentre qualcuno chiudeva piano la porta dell’aula in cui lei era stata confinata con il cadavere del Suo Signore e con quelli degli altri Mangiamorte. Erano stati confinati in quella stanzucola polverosa, abbandonati per terra come carogne, indegni persino di riposare accanto a coloro i quali avevano spezzato le giovani vite. Erano stati disprezzati tanto in morte quanto in vita. Non che loro si sarebbero comportati in maniera diversa, anzi, probabilmente si sarebbero divertiti a trovare modi per umiliare i cadaveri delle loro vittime. Ma dall’Ordine della Fenice, dall’Esercito di Silente e da tutti i babbei smidollati che ne facevano parte, che predicavano tanto il rispetto e sciocchezze simili, ci si sarebbe aspettati un altro comportamento.
‘Poco male’ pensò la donna mettendosi a sedere. Fece una strana mossa con il collo, simile a un serpente, simile al suo Signore Voldemort. Non seppe trattenere un ghigno malvagio della bocca contorta. ‘Cosa importa quel che fanno di queste carcasse? A Lord Voldemort non serve un corpo per essere immortale.’
Si alzò in piedi e, facendosi largo tra i cadaveri dei suoi vecchi compagni , tirando qualche calcio qua e là tanto per divertimento, raggiunse la porta. Prima di aprirla si guardò alle spalle, un attimo solo, il tempo di scorgere a terra l’ennesimo involucro che l’aveva contenuto abbandonato come un cencio vecchio. Non poteva tenerlo, era troppo malridotto e l’incantesimo che lo proteggeva l’aveva abbandonato. Si sarebbe trovato un altro corpo, d’altronde lo aveva fatto altre volte. E poi quella faccia da serpente lo aveva stufato. Era stato un ragazzo bello e affascinante, una volta … Senza pensarci troppo, la donna s’inoltrò nel corridoio buio, gettandosi sulla testa  il cappuccio scuro e logoro del suo mantello, in modo che non si potesse scorgerla in volto. A terra, l’ultimo cadavere di Lord Voldemort vide senza accorgersene il suo padrone andare via nel corpo di Bellatrix Lestrange.

Voldemort riuscì chissà come a passare inosservato, così imbacuccato nel mantello e nel corpo di Bellatrix, attraverso la baraonda che si era creata dopo la sua sconfitta. Quando, finalmente, fu fuori dalle mura di Hogwarts, si voltò a guardare la scuola, che era stata la sua casa per tanti anni. Progettava di ritornarci presto. S’incamminò sulla via di Hogsmade; sapeva già cosa fare.

Camminò risoluto fino ai Tre Manici di Scopa e si fermò in un angolo buio, aspettando. Poco dopo, ne  uscì una strega sorridente, accompagnata da un mago con lo stesso sorriso ebete. Erano felici, poveri sciocchi, felici della sua disfatta.
 Sarebbe stato un  vero piacere per lui distruggere le loro vite.
 Si avvicinò, sempre incappucciato, la bacchetta tesa verso di loro – la sua fedele stecca di tasso e piume di fenice, messa da parte per un po’ ma mai dimenticata. ‘Imperio’  sibilò languidamente.          Quelli lo seguirono senza fare domande, con gli occhi vitrei come bambole.  Quando i tre furono sul ciglio della foresta proibita, vicino alla capanna vuota di quel buzzurro di Hagrid,  la donna incappucciata si voltò e fece segno all’uomo di andarsene a zonzo chissà dove, mentre la donna la seguiva nel folto del bosco. Camminarono a lungo, fin quando Lord Voldemort non si fermò, sull’orlo di un dirupo, e la donna lo imitò. L’Oscuro Signore  si tolse il cappuccio rivelando la riccia chioma d’inchiostro di Bellatrix. Si voltò verso la donna, che a un cenno della sua bacchetta venne stretta lungo tutto il corpo da tralci di rovi che l’immobilizzarono. Con un altro movimento impercettibile della bacchetta di tasso, Voldemort annullò l’imperio . Quale gioia! Quale  indescrivibile piacere! Oh, l’estasi ultraterrena di vedere gli occhi della donna spalancarsi in un terrore impotente, l’ebrezza  provocata  dalla bocca che si apriva e richiudeva per il muto disgusto alla vista degli occhi rossi come tizzoni ardenti! Con un ghigno orrendo Lord Voldemort dischiuse le labbra e scivolò fuori dal corpo della sua schiava per addentrarsi nel ventre gravido della donna stesa a terra, ormai incosciente. Quando le fu dentro, si alzò e con indicibile vitalità diede un calcio a Bellatrix, riservando alla sua favorita gli stessi riguardi che avrebbe riservato al suo peggior nemico. Il corpo della donna rotolò a lungo giù per il dirupo e quando infine si fermò era a dir poco irriconoscibile.

 Ma Lord Voldemort se n’era già andato.
   
 
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