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Autore: GaTTaRa PaZZa    29/09/2011    1 recensioni
Cosa sarebbe successo se Ryou e Keiichiro avessero scelto altre ragazze con il DNA compatibile a quello degli animali codice rosso? Se invece di Ichigo, Minto, Zakuro, Purin e Retasu avvesero trovato altre candidate?
Questa fiction è un adattamento delle puntate dell' anime secondo il carattere di queste altre mew mew (vedrete moltissime similitudini e citazioni, le battute a volte sono anche le stesse, a volte con varianti). Noterete che le mew mew non saranno cinque, ma ben sette. Sono ispirate alle mie amiche più intime, non potevo tralasciarle!!
Spero vi piaccia, commentate negativamente o positivamente, voglio sincerità! :)
Genere: Azione, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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«Juu-chan! Jundo-san!». Una ragazza corpulenta, bassa, e piuttosto, ehm, dotata di notevoli attributi femminili stava camminando a gran velocità verso Kanzou, i capelli scuri sbarazzini ricadevano a ciocche corte fino al mento. Gli occhi neri le brillavano di una luce strana, quasi perversa. Le guance tonde erano arrossate. Faceva quasi paura.
La mew mew la guardò con un’ aria interrogativa. Era ora di ricreazione, e di norma la ragazza stava facendo la sua solita passeggiatina per la scuola con l’ amica Nana, una ragazza magrissima, carina, dai capelli castano mielato e grandi occhi marroni dall’ aria anonima. Cosa voleva Shiawase Nakayama, una sua eccentrica e leggermente pazza compagna di classe?
«Sì, Nakayama-chan?» rispose, alzando un sopracciglio. Shiawase era brava a scuola, sicuramente non aveva bisogno di aiuto con i compiti o simili. Ed era informatissima su tutti gli avvenimenti della scuola, non le serviva la rappresentante di classe per queste cose. Anzi, era la prima a sapere delle riunioni del consiglio studentesco, di solito, e conosceva tutti i pettegolezzi riguardanti ogni singolo studente della scuola. O quasi, diciamo che indagava su quelli che riteneva interessanti.
«Per caso stavo al terzo piano, andavo a prendere una mia amica, ed ho incrociato un certo Ogokami Ketanou per i corridoi…» cominciò, la voce e lo sguardo maliziosi. Sembrava sprizzare impazienza da tutti i pori.
Subito gli occhi di Kanzou si riempirono di luccichii d’ ammirazione ed estasi. «Ketanou?! Portami da lui!!» strillò, in brodo di giuggiole. Ogni volta che nominavano quel nome, la fredda, impassibile, glaciale pipistrellina diventava una qualsiasi ragazza innamorata del mondo. E tutti ormai sapevano quel suo punto debole, in classe.
Chiariamo le cose; non è che fossero mai usciti insieme, presentati o altro. Per dirla tutta, non si erano neanche mai parlati. E lui non sapeva neanche dell’ esistenza di lei. Però Ketanou era il classico ragazzo stupendo ed affascinante a cui tutte sbavano dietro. Una specie di Ken, il marito di Barbie, solo fatto di carne anziché di plastica. Non era particolarmente famoso per andare bene a scuola, o per uno sport o per eccellere in qualche club, semplicemente era oggettivamente bellissimo.
Sembrava molto, molto, molto strano che a Kanzou piacesse questo genere di ragazzo; eppure eccola là, trascinata per la manica da Shiawase con un’ espressione inebetita e i cuoricini che le svolazzavano attorno.
Si acquattarono all’ angolo di un muro, con le teste che sbucavano una sopra l’ altra, i colli tesi. Localizzato.
Ogokami Ketanou era tranquillamente poggiato vicino ad una finestra, circondato da tre amici, e parlava con tranquillità, ignaro delle stalker che lo spiavano. Era maledettamente inquietante come scena.
«Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaah com’ è bello!» sussurrò la mora, mentre si scioglieva come burro al sole, totalmente persa nella contemplazione di quel viso e di quel corpo.
A un certo punto il gruppetto cominciò a spostarsi, e le due lo pedinarono pedissequamente; come al solito stavano scendendo le scale per andare a fumare in cortile.
I ragazzi alla fine si sistemarono addossati alla parete del cortile fumatori, e tirarono fuori i loro attrezzi del mestiere.
Nascoste -per modo di dire- all’ angolo del muro, con le teste che sbucavano, c’ erano le ragazze, sospiranti.
«Se andassi lì e gli chiedessi di sposarmi, secondo te cosa risponderebbe?» chiese Kanzou con voce e faccia completamente inebetita.
«Penso che sia il modo peggiore per attirare la sua attenzione» affermò Shiawase molto intelligentemente.
«Peccato… perché ci si innamora sempre della persona sbagliata?» domandò tristemente la moretta, con aria afflitta, mentre prendendo per mano l’amica si diresse verso l’ entrata. Faceva ancora più male guardarlo, che ignorarlo.
Ed ora l’ inquadratura si allarga e si allontana, mostrando tutta la scena dal tetto dell’ edificio. Degli studenti si vedevano solo le teste, e la ragazza lunga-chioma con quella grossa erano ormai state inglobate dentro lo stabile. Ma quelle più importanti erano immerse nel fumo, e più rilevante di tutti era la testa dai capelli castani, medio lunghi e leggermente mossi. Ogokami Ketanou.
«Bene. A quanto pare Kanzou ha un debole per quell’ insulso essere umano» biascicò una voce gelosa e rabbiosa, nascosta da una mega antenna.
«Certo che ha una cotta per un “insulso essere umano”, non c’è molta scelta qui,sai?» ribadì sarcastica un’ altra vocina, sarcastica ed irritata.
«Nessuno ha chiesto il tuo parere, nanerottola» sibilò l’ altro, in palese nervosismo.
«Come se tu fossi tanto più alto di me, tappo! E non trattarmi in questo modo, che posso sempre cambiare idea e andare a spifferarle tutto!» reagì la compare, ricattatrice ed insolente. Non andavano molto d’ amore e d’ accordo quei due.
«Yuzu, ti odio. Non vedo l’ ora di ucciderti»
«Oh Kisshu-sama,tesoro, come sei dolce! Ti voglio bene anch’ io!»
Gli occhi d’ ambra dell’ alieno si assottigliarono, le sopracciglia inarcate e le labbra contratte, l’ espressione di pieno disgusto e repulsione a confronto di quella provocatoria e derisoria di lei. «Dicevo. Mi è venuta l’ idea per un piano molto interessante. Se non posso avere io le sue attenzioni, non potrà averle nessun altro!» grugnì, stringendo il palmo della mano sull’ antenna. Strinse con tanta forza e determinazione, che quando la tolse, rimase il calco della mano.
«Oh dio, perché tutto questo casino? Fai prima ad andare là e dirle che sei innamorato perso di lei!» constatò la mew mew, scuotendo la testa e scoccandogli un’ occhiata divertita, che lui non ricambiò.
«Non sono innamorato perso di lei! È la mia bambolina, e non voglio che ci giochino altri!» reagì, puntando il pugnale sotto il mento di lei, che scoppiò a ridere.
«Non ti sembra di essere troppo grande per giocare ancora con le bambole? E poi quel rotto in culo di Ketanou non la caga minimente, puoi stare tranquillo. E toglimi questo coso di dosso!» rispose, afferrando il pugnale sopra la mano di Kisshu e spostandola, in modo che fosse impossibile per lui ribellarsi.
Il verdino (xD) si fece pensieroso e stranamente silenzioso, cosa che preoccupò la rossa. Di solito erano sempre a bisticciare e a minacciarsi di morte imminente, senza che nessuno dei due facesse realmente qualcosa. Chissà perché se ne stava così zitto.
«Non importa. Devo comunque fare un esperimento, e voglio che lui muoia. Perciò tanto vale approfittarne. Tu torna pure a scuola» osservò, impassibile. Così indifferente faceva inquietudine.
«Va bene. Ma sappi che non ti perdonerò mai per quel ragno. So che l’ hai fatto come test nei miei confronti, ma la prossima volta che congegni qualcosa senza avvisarmi, te ne pentirai» disse, e così, con un salto a doppio avvitamento atterrò con un leggero rumore sull’ asfalto, sperando che nessun alunno l’ avesse vista attraverso la finestra. Sistemandosi i capelli con nonchalance, Yuzu, la doppiogiochista, camminò velocemente verso il vialetto che portava fuori dai cancelli, percependo chiaramente uno sguardo dorato sulla schiena.

***


Quando Shikimi arrivò al caffè quel giorno, si ritrovò come davanti alla scena d’ un crimine. Sdraiato per terra in posizione fetale c’ era il biondissimo Ryou , gli occhi a X e gli uccellini che gli giravano attorno alla testa. Il corpo era protetto da una striscia bianca e rossa tenuta su da dei pali, e le ragazze erano riunite lì intorno.
«Non c’è niente da vedere, non c’è niente da vedere!» berciava Chinoko, vestita da poliziotta con un distintivo di plastica sul petto. Chissà da dove diavolo l’ aveva tirato fuori. Agitava un manganello con finta aria minacciosa, e cercava di nascondere la scena.
Vicino al corpo del ragazzo c’ era Satou, con un’ espressione da pazza psicopatica. Occhi fuori dalle orbite, ghigno sadico e malvagio e tic all’ occhio sinistro. In mano teneva ancora alzata una grande, lucida, splendente padella nuova di zecca, sui cui c’ era stampata la faccia di Ryou.
«Era da settimane che aspettavo questo momento!» ansimò l’ orsetta in un grido strozzato, da classica malvagia Disney.
Shikimi si scompisciò dalle risate, finendo praticamente per terra con le lacrime agli occhi. «Uahhahahuahahah Kona-chan sei una figa! Uahahahhaauahahuhaha!» disse tra la risa, rotolando su sé stessa, in compagnia di Kurumi che aveva avuto la stessa identica reazione. «Satou-chama, ti adoro!» fece eco l’ occhialuta, presa da risatine irrefrenabili.
Sakuranbo invece sembrava disperata, agitava le mani in un modo che solo lei sapeva fare: «Oh no! Me l’ avete ucciso! E ora chi mi farà i succhi di mela verde? Chi mi sbuccerà le pesche?» si chiedeva, con una voce da banchiere in rovina.
Chinoko indossava di nuovo, improvvisamente, le vesti da cameriera -era molto carina in quell’ abito grigio perla- ed aiutava Yuzu a rimettere il ragazzo su una sedia, tentando di farlo rinvenire.
Kanzou spostò le protezioni di sicurezza messe su dalla nuova arrivata e cercava di far ragionare la brunetta. «Brava, ora ti sei tolta un peso, ma ora cerca di calmarti che fra un po’ apriamo…»
Shikimi alla fine si rimise in piedi, tirando su anche Kurumi, e le domandò: «Ma cos’ ha detto per averle fatto perdere le staffe in questo modo?». La biondastra si lasciò sfuggire un sorriso furbo, e uno sguardo malizioso. «L’ ha chiamata orsacchiotta dopo averle ordinato di lavare il pavimento con quel suo solito tono da spaccone» rispose sottovoce, con aria complice. Fece un’ altra breve risata, e si risistemò gli occhiali, che ormai le erano arrivati alla punta del naso.
La coniglietta rise di nuovo, scoccando un’ occhiata strana a Satou, che aveva un’ espressione molto feroce ma non più da clinica per psicotici.
«Qua serve una bella sberla per rimetterlo in sesto» dichiarò la cameriera arancio, affiancata da Chinoko con una brocca d’ acqua. «Una secchiata di acqua gelida no?» le propose, speranzosa.
L’ altra si strinse nelle spalle, con un’ espressione concessiva. «Penso che vada bene anche quella» accordò, spostandosi dalla sedia per non farsi schizzare.
La foca monaca, con un ghigno, rovesciò la brocca sulla zucca platinata del ragazzo, e dai capelli l’ acqua grondò su tutto il viso per finire anche dentro la camicia. Un brivido lo percosse, e spalancò quei meravigliosi occhi cobalto. Si toccò i capelli e il viso, guardandosi anche il petto bagnato. «Ma chi cavolo è stato?!» ruggì, tirandosi in piedi assottigliando lo sguardo verso tutti i presenti -ricevendo un’ occhiata omicida da Satou- per poi fermarsi su una faccia falsamente innocente di Chinoko, che scoccava un sorrisone con le sopracciglia all’ insù. Un’ espressione più colpevole non poteva esistere! Nascose dietro la schiena la caraffa di ceramica.
«Kuroi!» esclamò Ryou, stupito ed offeso. La ragazza si era rivelata essere inizialmente molto timida ed introversa, soprattutto nei confronti dei due uomini, ma col passare della settimana si era aperta ed era diventata l’ elemento comico del gruppo. Avete presente quella che mangia sempre, che fa battutine nelle situazioni più tragiche, con i modi di fare spicci e diretti, estremamente sincera e un po’ goffa all’ apparenza? Insomma, il contrario della candida ballerina dello spettacolo.
«Io? Ehehheheeh, ecco, ehm, vedi…» cercò di rispondere, cacciandosi dentro una risatina nervosa ed acuta. «Beh insomma dato che eri svenuto con quella faccia da tapiro ubriaco dovevo pur fare qualcosa!» concluse, increspando le labbra in avanti (es: -ɜ-) con aria oltraggiata.
«Ah è vero, ho perso i sensi dopo che qualcuno mi ha tirato una padellata addosso!» ricordò, avvicinandosi pericolosamente alla mew mew bianca, che indietreggiava con un’ espressione di spavento e sfida insieme.
«Indietro! Sono ancora armata!» gli ricordò, facendo roteare la padella nell’ aria.
Il vociare delle altre sei si spense, tutte prese dalla scena, e mentre Shikimi sottolineava la necessità di popcorn per uno spettacolo come quello, Keiichiro comparve dal corridoietto che portava alla cucina.
Nessuno poteva mai sospettare di quanto potesse sembrare minaccioso un uomo con un cappello da cuoco in testa, il grembiule sporco di cioccolato e un cucchiaio di legno in mano. Eppure, Keiichiro Akasaka in quel momento, con quello sguardo severo così poco intonato ai quegli occhi grigio scuro così dolci, sembrava molto più inquietante di Jack Nicholson in Shining. «Che cosa sta succedendo qui? Fra poco apriamo e questa stanza deve ancora venir pulita» affermò, con una calma terrificante. Sarebbe stato meglio che gridasse; con quel tono tranquillo non faceva che peggiorare la situazione.
Persino Ryou si fece piccolo piccolo, e tenne lo sguardo basso come tutte le altre.
«Scusaci, Akasaka-san, ci penso io a lavare per terra» s’ offrì Kanzou, guardando volenterosa il moro, che subito sorrise con rassegnazione.
«Sapevo che l’ avresti detto, cara Kanzou. Saku-chan, mi serve un giudizio per dei nuovi biscotti alle mandorle e vaniglia. Satou-chama, gradirei che mi ridessi la padella… e Ryou, smettila di irritarla ed impara ad essere un po’ più gentile. Shikimi-san, daresti un po’ di fertilizzante alle piante in ingresso? Lo spruzzino dovrebbe essere su un tavolino. Hana, per favore, vieni a darmi una mano in cucina? Dovresti montare gli albumi per la panna. Kuroi invece, potresti lucidare le finestre? Kurumi-sama… potresti spazzare le foglie dal selciato?» chiese -ma più che altro sembrava un ordine sotto forma di domanda- , la voce più dolce quando si rivolse alla mew mew di bronzo.
Shikimi diede una gomitatina a Yuzu, un’ espressione d’ intesa. Aveva scoperto che le stava simpaticissima quella rossa che all’ inizio aveva creato tutti quei problemi. Era disponibile, maliziosa quanto lei, e non era puritana come le altre. Non era castaepppura,volendolo dire alla Sakuranbo style. Poteva liberamente parlare della sua dipendenza dal fumo, di cui non aveva rivelato a nessuna del gruppo, delle sbronze che si era presa e soprattutto in sua compagnia poteva lasciarsi scappare commentini erotici sui ragazzi. Più di una volta erano uscite loro due, e la volpetta le aveva anche presentato Tsumi Daisuke, una ragazza completamente fuori di testa con i capelli ricci, insoliti per una giapponese, che si rivelò conoscere Itsuki Funsui e Hinata. Si era rivelato uno strano trio, ma si rideva moltissimo. Ed era così importante ridere in quel periodo buio.
Yuzu ricambiò con un sorrisetto laterale appena accennato. Sorrideva così raramente!
Dopo un’ esplosione di: «Sì,Akasaka-san! Certo,Akasaka-sama! Subito,Akasaka-sensei!» il gruppetto si sciolse per le proprie mansioni.
Keiichiro rimase ad osservare le dipendenti allontanarsi, con Yuzu al suo fianco, e si rese conto, in quel momento, con una percezione forte e involontaria, di essere finalmente felice. Quelle ragazze gli facevano rinascere la speranza, e l’ amore che un padre può avere per le proprie figlie. Sì, si disse. Aveva fatto la cosa giusta.

***


Sera inoltrata. Era novembre, e cominciava a fare freddo già da dopo le sette.
L' aria era pugente, umida, quasi si poteva aspirare come acqua cristallina, ma era quel fresco piacevole che fa diventare il volto e le mani rosse,che fa uscire appena un po' di condensa del respiro. Era impregnato l' odore di foglie umidicce, bagnate dalla pioggia che era calata verso le sei e mezzo, portando una vampata di dolce malinconia alla città. La gente passava infagottata nelle loro sciarpe, con i cappotti e i cappellini di lana con il pompon.
L' unico vestito con abiti leggeri era un ragazzo dalla carnagione così pallida da risplendere nel buio; che tremasse era evidente, ma a quanto pare non voleva o non poteva indossare qualcosa di più pesante e caldo.
Era poggiato ad un lampione malfunzionante, che andava ad intermittenza: la luce del neon era deprimente.
Con le labbra livide e frementi biascicò qualcosa tra sé: «Le creature più ripugnanti dell' universo sono gli esseri umani che infestano in pianeta Terra» affermò, scoccando occhiate disgustate ma al contempo affascinate alle automobili allineate sulla strada, i fanali accesi.
"Gli uomini sono esseri deboli, ma terribilmente scaltri e pratici. E' incredibile come abbiano ripiegato la natura al loro volere. Privi di ogni potere, ma con un ignegno spaventoso" pensò, mentre percepiva delle occhiate curiose. Ignorò la donna che lo fissava con preoccupazione, incrociando le braccia. Iniziò a strofinarsele.
"Io non capisco! Perché le mew mew non sono tutte come Yuzu? Perché non capiscono che hanno torto? Perché non si schierano dalla mia parte?". Un flash di immagini gli proruppe con forza nella mente: il bacio con Sakura, Satou al ballo che suona come un angelo, il duello diretto con Kanzou mentre volavano in cielo, lei che guarda nascosta Ogokami Ketanou....
Un sentimento caldo, fastidioso e lacerante gli ribollì dentro. Cos' era, rabbia? No, la furia non ti lasciava quel vuoto doloroso nello stomaco. Eppure quella sensazione era pressoché uguale.
Ripensò al bel ragazzo dai capelli mossi e un pensiero spontaneo gli nacque in testa: "Ucciderò quell' umano".
Ma da dove erano spuntate quelle parole? Perché? Non rappresentava nessun pericolo per il piano. Non aveva motivo di volerlo uccidere. Non poteva essere stato lui a pensare a una sciocchezza del genere, era stupido e irrazionale.
Allora perché un angolino del cuore gli urlava ch' era la cosa giusta?
Serrò i pugni con vigore. Non doveva prendersela, non ce n' era motivo. Lui era solo il destinatario delle attenzioni di Mew Kanzou... sì, era così che andava, e con ciò? Era una terrestre. Una nemica. Un ostacolo. Doveva eliminarla.
«Basta così. Andiamo a fare qualcosa di costruttivo» si ordinò, con quel "noi" impersonale che usava ogni volta che doveva farsi forza, accantonando tutti quei pensieri.
Si materializzò vicino a un condotto fognario, storcendo il naso per la puzza. I suoi sensi acuti percepivano con molta più chiarezza quell' odore nauseabondo. Decise di respirare con la bocca.
"Bene, ora usiamo una delle creature più infime esistenti sulla faccia della Terra per eliminare l' adorato umano di Kanzou. Un ameba per un ameba", e così fece apparire sul palmo della mano un alieno parassita dalla luce arancione brillante. Quello schizzò subito in acqua, pronto alla fusione.
Un fortissimo lampo di luce scaturì da sott' acqua, color verde marcio, e poco dopo sbucò un' orribile sostanza gelatinosa dall' odore raccapricciante: un gigantesco blob alieno.
«A partire da questo momento, eseguirai ogni mio ordine, Chimero» affermò con decisione, contento della perfetta fusione ma al contempo stizzito dall' aspetto della cosa davanti a sé.
"Perfetto.. è improbabile che riescano a distruggere anche questo. E' un' arma letale, ucciderà senza sforzo. E la prossima volta che i due piccioncini s' incontreranno... sarà anche l' ultima. Voglio sbarazzarmi di lui proprio sotto gli occhi di Kanzou" pensò con una specie di sorrisino maligno.
Poi si stupì. Perché aveva sorriso? Non c' era niente di piacevole in tutto ciò.. non era vendetta personale, Ketanou non gli aveva fatto niente. Allora perché era così deliziosa l' idea della sua morte?
La voce impertinente di Yuzu sgomitò tra tutti gli altri pensieri: "Che perdente. Ti sei innamorato di lei, della tua nemica! Che idiota!". "ZITTA!" le gridò dietro mentalmente, scuotendo la testa.
Stava impazzendo. Troppe responsabilità per sedici miseri anni.

***


Altro giorno di scuola, altra noia totale, altro imprevisto in vista.
Kanzou stava praticamente dormendo sul banco. Il professor Hanta, quello di matematica, stava blaterando a vanvera come al solito, su nuovi teoremi scoperti da lui stesso, pavoneggiandosi oltre ogni misura e autocompiacendosi della sua inteligenza, e nessuno studente riteneva opportuno ascoltare quell' irritante brusio narcisista.
La mew mew stava messaggiando nascosta dall' astuccio; stava scrivendo a Sakuranbo in un momento di noia.
Quella ragazza era completamente fuori di testa, e i testi dei suoi sms erano perlopiù faccine ed esclamazioni senza senso. Le stava descrivendo il suo futuro cane, Sesshomaru. Sarebbe stato grande, bianco, peloso e bello, obbidiente, fedele e capace di uccidere a un suo comando.
La mora sorrise; dove l' avrebbe trovato quel cane, non lo sapeva nemmeno la sua padrona immaginaria.
Sesshomaru-sama (*-*) avrà un pedigree con i fiocchi, ci puoi scommettere! ùoù >__>
Lesse, e mentre stava per digitare una risposta veloce e sarcastica, la porta si aprì.
Tutti alzarono lo sguardo, sollevati di poter smettere di fingere di ascoltare l' insegnante, e rimasero perplessi. Era Ogokami Ketanou, con un' espressione formale e un po' indaffarata.
Kanzou sentì che la sua bocca si era spalancata in un' espressione di totale incredulità: che ci faceva qua lui?! Sentì gli sguardi dei suoi compagni trapassarla: tutti ormai sapevano di quella cotta.
«Ehm, mi scusi per il disturbo, professor Hanta, ma dovrei rubarle il rappresentante di classe per un minuto» si scusò, vagando lo sguardo per la classe, un sorriso imbarazzato. Era decisamente seducente, e disarmante.
Oltre ai sorrisi da ebete di tutte le ragazze nella classe, se si guardava attentamente, si potevano vedere i cuori di queste balzarle fuori dai petti, che si alzavano e abbassavano troppo velocemente.
«Sono io!» strillò la pipistrellina, scattando in piedi, mentre tutte le sue amiche, o comunque care conoscenti, l' indicavano con insistenza. «Hai,Hai, è proprio lei!» esclamava qualcuno. «Ganbatte!» l' incitò qualcun altro.
«Ah, ehm, ok, puoi seguirmi fuori?» domandò, scoccandole uno sguardo curioso e leggermente supplichevole.
La ragazza si catapultò letteralmente addosso al ragazzo, che confuso aprì la porta salutando.
Kanzou lo guardava completamente persa, pendendo dalle sue labbra.
Era evidente che gli sbavava dietro, e Ketanou rimase leggermente spiazzato. Ma chi era quella? Perché lo fissava in quel modo terribilmente inquietante? Ok, era abituato allo stuolo di ammiratrici, ma questa sembrava a una di quelle pazze ossessive, di quelle che tenevano nella propria camera decine di foto scattate a sua insaputa.
Scacciando questi pensieri, assunse il ruolo di membro della Consulta studentesca: «Allora, vengo subito ai fatti. I rappresentanti d' Istituto volevano organizzare un' assemblea di tutte le classi in aula magna, per discutere sulle attività dei club pomeridiani... Vorremmo vedere l' andamento di ognugno di essi, e vedere se bisogna toglierne qualcuno...» cominciò, assumendo un tono serio e distaccato, da professionista.
«Sì certo, sembra entusiasmante... » commentò la ragazza, consapevole della propria faccia da rincoglionita, ma sapeva anche di non poterci fare niente. Era la prima volta che gli parlava, che gli stava così vicina.
«Ehm, come no... volevo sapere se la tua classe poteva partecipare, ehm....?» rispose, lasciando intendere che non conosceva affatto il suo nome.
«Kanzou Jundo! Puoi chiamarmi Kanzou!» replicò frettolosamente, quasi mangiandosi le parole.
Altra occhiata perplessa da parte del ragazzo. «D'accordo. Beh Kanzou, quando potresti dirmi se la tua classe è disponibile? La riunione è programmata per giovedì prossimo alle quattro di pomeriggio, evitando di saltare lezioni»
«Oh certo, cercherò di convincere tutti, Ketanou-sama! Lo farò con piacere!» ansimò, mordendosi il labbro. Oh merda, l' aveva chiamato con troppa confidenza. In preda all' imbarazzo più totale, girò i tacchi e con un saluto veloce si diresse verso la sua classe.
Una vocina stizzita proveniente dall' angolo del corridoio, udibile solo da un pipistrello, commentò «Oddio, è disgustoso».
Kanzou si allarmò: chi poteva essere stato? Un qualche amico di Ketanou? Preoccupata si girò, e rimase paralizzata dalla visione.
C' era il suo amato ricoperto da qualcosa di verde acido, gelatinoso ed inquietante. Per forza un Chimero.
Kisshu. Stava. Attaccando. Il .Suo. Amore. Dove si era nascosto quel vigliacco di un alieno?
«KETANOU-SAMA!» lo chiamò, terrorizzata. Subito gli corse incontro.
«Jundo, che succe....aaaaah!» gridò, mentre la cosa blobbosa lo trascinava di peso dentro un' aula.
Senza esitazioni, la ragazza spalancò la porta della stanza. Era l' aula di scienze, vuota. Lo scheletro sogghignava sadico nell' angolo, come se potesse vedere lo spettacolo che aveva davanti.
Il blob era enorme. Non era un' unica massa compatto di roba viscida e rancida, ma era composto da tante particelle che svolazzavano in aria in tutta calma. In mezzo a un grumo più grosso, stava Ogokami, immerso quasi completamente dentro quella robaccia.
Era rimasta fuori solo la testa; aveva un' espressione terrorizzata. Si sforzava inutilmente di liberarsi, i denti che digrignavano dallo sforzo.
Un paio di quelle macro particelle si scagliarono addosso a lei, ma le schivò facilmente. Volevano intrappolare anche lei, ma sarebbe stato più difficile di quanto pensassero.
"Devo restare lucida e pronta di mente. Devo trasformarmi e chiamare qualcuno. Ma non posso, di fronte a Ketanou.." pensò, tormentandosi il povero labbro inferiore. L' avrebbe fatto sanguinare.
Mentre rimuginava, scrisse un veloce messaggio a Sakura: scuola mia ora chimero mew mew aiutatemi . Più che altro sembrava un telegramma, ma era chiaro.
Schizzò via dalla stanza, in preda ai dubbi. Sperò solo che non morisse proprio ora.
"Al diavolo. In fondo il mio segreto non è così importante. La cosa più importante, è salvarlo" aggiunse, e tirò fuori dalla tasca della gonna il ciondolo d' oro.
«Mew Kanzou Metamorphosis!» enunciò, rassegnata alla trasformazione.
Dopo qualche secondo eccola, Mew Kanzou, in tutto il suo maestoso e tenebroso splendore d' oscurità.
Entrò di nuovo dentro l' aula di scienze, con la nuova forza e determinazione derivante dal DNA animalesco.
«Non temere, ti salverò!» promise, rivolta al ragazzo che ormai era svenuto. La convinzione sparì dal suo volto, rimpiazzata dalla preoccupazione. «Oh, no, Ketanou-senpai!!» gridò, in preda all' angoscia.
«Non preoccuparti... è ancora vivo... per il momento» l' informò con tono derisorio l' inconfondibile voce di Kisshu.
Kanzou lo fulminò, anzì, lo distrusse con lo sguardo: COME SI PERMETTEVA DI FAR DEL MALE AL SUO RAGAZZO IMMAGINARIO CHE NON L' AVREBBE MAI CAGATA IN VITA SUA?!
Ok, era brutto da dire. Cambiamo: COME SI PERMETTEVA DI FAR DEL MALE AL POVERO KETANOU?!
Non disse niente, cercando di disintregrarlo con la forza del pensiero.
«Konnichiwa, piccola mia» la salutò, di una dolcezza impressionante. Gravitava nel vuoto a gambe incrociate, una postura perfetta e gli occhi d' oro fuso ardenti, magnetici, meravigliosi. Odiosi.
«Te la farò pagare» biascicò, furente, facendo apparire la sua macabra falce. Subito la puntò verso la direzione dell' alieno, con una faccia da pericolosissimo serial killer. Chissà chi faceva più paura tra lei o lui.
«Aspettavo questo momento, e ora finalmente è arrivato» concluse, ignorandola completamente, sorridendo in una maniera incredibilmente simile a quella dello scheletro di fronte a lui.
Kanzou s' irrigidì, abbandondando la posizione d' attacco. «Cosa itendi fare?» domandò, sospettosa e diffidente.
Lui scosse la testa con un sorrisino di comprensione. «Mi sembra evidente» sospirò, con una vocina da bimbo che innervosì ulteriormente la nevrotica mew mew. «Togliere di mezzo il tuo amichetto sotto i tuoi occhi» aggiunse, crogiolandosi nella gioia della perversione.
«Che cosa? Illuso! Non ce la farai mai!»
«Tu dici? Dai, mettiti comoda, e guarda insieme a me lo spettacolo di quest' insulso umano che soffre!»
«Ma dico sei cretino o cosa?! Fra un po' arriveranno le altre a darmi man forte e allora..»
«Bambolina, vacci piano con le offese!»
«NESSUNA OFFESA SARA' MAI TROPPO PESANTE PER TE! Ribbon Kanzou Fury!» disse, e i suoi boomerang d' energia elettrica trapassarono il Chimero, sdoppiandolo ulteriormente. Ma niente, quello si rigenerava subito (tipo majin bu di drangonball :3)
Mew Kanzou riprovò più volte, tentanto di dividere il blob gigante anche con la lama diretta, ma Kisshu rideva e il Chimero non si scalfiva minimamente: irritato dai continui attacchi della ragazza, alcune particelle si appiccicarono alle braccia della pipistrellina, impedendole così di muoverle.
La falce cadde a terra con un rumore assordante e fastidioso, accompagnati dai mugugni dell' impotente mew mew nera.
Poteva limitarsi a sbattere le ali con rabbia e a guardare con odio il nemico, ma era completamente disarmata.
Il ragazzo la fissò sarcastico, godendosi lo spettacolo. «Sai che cos'è la scissione cellulare?» chiese, impertinente.
«Ora ti impersonifichi come professore di scienze? Stare in quest' aula ha un brutto effetto su di te» ribadì prontamente, non perdendo il sarcasmo anche in una situazione del genere. Si stava disperando. Dove cavolo erano le altre?!
Lui l' ignorò totalmente: «Questo Chimero è capace di rigenerarsi. Mi spiace per te piccina, ma ci vuole di meglio per distruggermi... sai, se non volessi dargli l' ordine di fermarsi, questi continuerebbero a moltiplicarsi all'infinito» spiegò, fiero e orgoglioso di sé stesso e delle sue capacità.
Ketanou era svenuto da un pezzo, ma continuava a lamentarsi: il Chimero continuava a stringerlo fino a soffocarlo.
Mew Kanzou fece un passo, ma subito l' ameba le si appiccicò alle gambe, fin sopra le ginocchia, impedendole così ogni movimento.
«Fermali!» strillò, ma niente, quelli continuavano a strozzare il povero ragazzo incosciente, ricoprendolo interamente.
Kisshu assunse un' aria pensierosa. «Beh, se ci tieni posso anche farlo.. ma ad una condizione» azzardò, svolazzando fino a qualche centimetro dalla moretta, incerta se essere incazzata o spaventata.
«Si può sapere cosa cerchi di ottenere?!» sibilò, mentre quello gli carezzava la frangetta nero carbone. Cercò di mordergli la mano, ma non poteva muoversi più di troppo o avrebbe perso l' equilibrio.
«Non te l' ho già detto, principessa?» domandò con voce neutrale. Poi le labbra si stesero in un sorrisetto, lo sguardo biondo di malizia. «Io e te siamo fatti l' una per l' altra» aggiunse, prendendola per il mento.
«...lasciami...»
«tu accetta di venire dalla mia parte, e io in cambio risparmio la vita al tuo fidanzatino» propose, e mentre diceva questo, chiuse gli occhi. Schiuse leggermente la bocca, e il suo respiro dolce e freddo inondò il viso sudato e caldo della tenera umana che teneva in mano, prendendola delicatamente come una fragile porcellana.
Il chimero l' aveva avvolta quasi del tutto, lasciandole fuori solamente la testa. La mano di Kisshu le impediva di ribellarsi. Rassegnata, si arrese all' inevitabile.
Kisshu la baciò. Niente a che vedere con lo sfioramento di labbra con Sakuranbo, no, questo era un bacio vero. Irruppe con forza nella bocca della ragazza che, passiva, rimaneva immobile per lo sconcerto e il terrore. Era un bacio sulla soglia della violenza, disperato, avido, passionale. C' era desiderio. Rabbia. Ostinazione. Odio. Passione. Amore.
«Muahahahahahah, stupido alieno, SuppperSakuranbo-chan ti ha scovato subito, maledet... oh scusate, ho interrotto qualcosa?». Mew Sakuranbo stava incerta sulla porta della stanza, oscillando la coda con aria nervosa, le orecchie basse e un' espressione colpevole. In mano teneva i suoi inutili Tonfa.
«Mew Sakuranbo, ti sembra il caso di stare lì impalata davanti alla porta? Dobbiamo far fuori un Chimero e.. oh» commentò mew Satou, comparsa subito dietro di lei.
Kisshu si era ovviamente staccato, probabilmente imbarazzato, ma ormai era già stato sgamato alla grande. Guardava la tigrotta con vivo interesse, e quasi sembrava che stesse per dirle qualcosa, quando una terza piombò in fila dietro alle altre due.
«Schnel, schnel! Volete entrare in quella stanza sì o no?!» strepitò mew Kurumi seccata, spigendo le due dentro.
Le tre paladine, ripreso il contegno, puntarono le armi contro il disgustoso Chimero verde che aveva intrappolato mew Kanzou e Ogokami.
«Ragazze, finalmente! Fate attenzione a questi cosi... una volta che ti si appiccicano, non te ne separi più» spiegò la pipistrellina sollevata, mentre cercava di scrollarsi di dosso gli ameba (o amebe?) con le ali. Sentiva le guance andarle a fuoco. Il primo bacio con un alieno mentre tutte la guardavano. Fantastico.
«Oh ma ragazze, non avete capito che quest' appuntamento era solo per mew Kanzou?» chiese ironico l' alieno, fingendo d' essere seccato.
«...me ne sono resa conto entrando, sì...» rispose la mew mew cremisi con imbarazzo, la gocciolina sulla testa.
«Oh koneko-chan, sei gelosa?» domandò l' altro con un sogghigno sadico. Se la stava spassando un mondo.
«Ci tengo a precisare che sono una pericolosissima e feroce tigre della Malesia, non un insulso gattino!»
Mentre i due bisticciavano, alzando gli occhi al cielo mew Kurumi tirò fuori la propria arma: «Ribbon Kurumi Maze!»
Le bolle sfrecciarono verso mew Kanzou, e in un battibaleno la loro essenza magica sciolse le particelle del Chimero. La pipistrellina sfrecciò via prima che si ricreassero; libera, finalmente. E avrebbe scoccato un bel cazzotto a Kisshu...
Un grido la distrasse: era Ketanou!
«E quello chi è?» domandò mew Satou alzando un sopracciglio, scoccando un' occhiata critica al ragazzo.
«Ketanou-senpai!» esclamò mew Kanzou, correndo verso di lui. Tutto il Chimero si era addensato attorno a lui,adesso.
«Oh bene, è il suo ragazzo?» chiese mew Kurumi.
«Ti salvo io, non temere!»
«Qualcosa mi fa pensare di sì...».
«Ha una faccia che non mi piace, sembra un babbeo»
«Dopo quest' affermazione credo di amarti, hachimitsu...»
«ZITTO TU!» gridarono le tre in coro, e Kisshu sembrò farsi piccolo piccolo, rendendosi conto di essere un semplice infiltrato.
«Ehi scusate il ritardo... sapete com' è, ancora non possiedo una Shikimi-mobile tutta per me e anche a una supereroina tocca seguire gli orari dagli autobus... allora è già morto il Chimero?». Ecco, era arrivata mew Shikimi. E si sentiva.
Subito si sedette su un banco, cercando con lo sguardo il punto in cui tutti stavano guardando: era mew Kanzou che s' immergeva dentro una disgustosa sostanza gelatinosa contenente un gran bel gnocco, annaspando come un' annegata.
«Shhhh, scommetto che sta per arrivare il momento toccante!» l' interruppe mew Sakuranbo estasiata, guardando la mew mew che prendeva per mano il ragazzo e cercava di trascinarlo fuori.
Kisshu si sentì uno spettatore quanto loro, e senza indugi si sedette sul banco di fianco alla coniglietta. Lei si mise a frugare in una tasca e tirò fuori un pacchetto di Jelly Belly. «Vuoi? Non sono popcorn, ma...» gli propose senza neanche guardarlo in faccia, ingoiandosene tre o quattro in un secondo.
«...grazie...» rispose, e ne prese un paio anche lui, sempre con gli occhi incollati ai due. Erano dolci, sapevano di buono. Di frutta e di zucchero. E qualcos' altro.
«Tu tecnicamente non dovresti cercare di fermarli?» gli chiese mew Satou perplessa, aggrottando le sopracciglia.
I piccioncini stavano riusciendo ad uscire da quella super gelatina aromatizzata alla fogna.
«Nah, tanto se escono da lì con uno schiocco di dita posso ricoprirli di nuovo...»
Mew Kanzou riuscì a tirare fuori la testa dalle profondità del Chimero, prendendo un gran respiro. Era come cercare di nuotare in un castello confiabile appiccicoso.
«Ingegnoso...». «Grazie,mew Shikimi». «Ancora non capisco perché qualcuno non prende la mannaia di mew Kanzou e decapita l' alieno». «Oh Kurumi, stiamo a guardare è basta, c'è tanto di quel tempo per uccidere Kisshu...». «Mew Satou, il tuo nome non si addice per niente al tuo carattere». «Quest' atmosfera familiare da famiglia riunita in salotto a guardare la TV non è normale». «Mew Kurumi, basta con questa razionalità e goditi lo spettacolo!». «La forza dell' ammmmore trionferà!».
«Mew Shikimi, mi spiace deluderti ma lui non la ama per niente» sospirò la voce annoiata di Mew Yuzu, che se ne stava appoggiata al muro con un sorriso ironico. E da dove era arrivata?! Aveva imparato a smaterializzarsi?!
«VOI IMBECILLI NON POTETE VENIRMI A DARE UNA MANO?!» urlò una disperata mew Kanzou, che era riuscita a liberare Ketanou ma era stata inghiottita al posto suo.
«Oh, subito boss!» esclamò prontamente Shikimi scattando in piedi. Kisshu afferrò il pacchetto di Jelly Belly prima che finisse a terra.
«Ok, ok! Ribbon Yuzu Pain!» enunciò la volpetta, scoccando una lunga fiammata in direzione dell ameba, che si sciolse puzzando come plastica bruciata. Fece molta attenzione a non centrare mew Kanzou in pieno, però.
«Ehi, funziona!» si sbalordì Kisshu, incredulo. Questo non l' aveva previsto. Doveva assolutamente toglierle di mano quell' attizzatoio color mandarino.
«Santo cielo, nemmeno il sudore di mio cugino è così micidiale... Ribbon Kurumi Maze!» ripeté la mew mew bronzea, e un milione di bolle di tutte le dimensioni inziarono a sciogliersi dentro il Chimero, che però continuava a rigenerarsi.
«Fa' provare me. Ribbon Satou Snowflake!» e dall' esplosione un gigante fiocco di neve comparve il flauto di ghiaccio, scintillante e sublime come sempre. Provò ad intonare qualche arpeggio, ma si rese conto che più suonava più la sostanza blobbosa si ghiacciava, imprigionando Kanzou come un insetto dentro una goccia d' ambra.
«Niente da fare qui serve solo il fuoco di mew Yuzu...» commentò annoiata mew Shikimi, risistemandosi sul banco. Accidenti, l' alieno aveva finito il pacchetto...
Peccato che il quel momento mew Yuzu stesse tirando il suo attizzatoio con tutte le forze; dall' altra estremità Kisshu cercava di strapparglielo di mano, in un buffo tiro alla fune attizzatoio.
«Nessuno ha ancora pensato a Sakuranbo, fatta di meravigliosità! Aha!» s' intromise la rossa agitando i Tonfa con aria minacciosa.
Tutti si bloccarono. La pipistrellinà impreco. Un uccello cinguettò fuori dalla finestra. Il professore di scienze aprì la porta e la richiuse correndo via strillando.
«Ehm, mew Sakuranbo, non mi sembra il caso...»balbettò l' orsetta in preda al panico.
«Su, Saku-nyan, lascia stare» mugugnò la coniglietta deglutendo.
«Non dirai sul serio...» ansimò la ragazza lontra porgendosi una mano alla bocca.
«Ehi scusate, ero alle macchinette giù di sotto, avevo una fame da lupi, spero non sia successo niente mentro ero via..» esclamò mew Chinoko masticando una patatina alla paprika.
«... e invece sì. E' giunto il momento di scatenare il potere di una tigre!» squillò la rossa con occhi color sangue accesi dall' entusiasmo. Tutti trattennero il respiro. Mew Chinoko masticava. Mew Yuzu tirava una botta in testa a Kisshu con l' attizzatoio riconquistato. Mew Kanzou l' implorò di muoversi.
«Ribbon Sakuranbo Spirit!» gridò con tutto il fiato che aveva in gola. Dai Tonfa scaturirono dei potentissimi raggi di luce bianchi, accecanti, e a poco a poco s' espandevano per tutta la stanza.
Gli occhi di tutti i presenti diventarono bianchi come la luce che stavano guardando, e anche la mente diventò bianca come la luce...

***


«Ohioioioioioioiiiii» mormorò la vocina acuta di Shikimi. Aprì gli occhioni blu: si trovava stesa per terra, su un pavimento freddo e duro di un' aula, e notò non con poca sorpresa di essersi ritrasformata. I capelli boccolosi e biondo scuro le ricadevano sulle spalle, la forza da mew mew era svanita e ora aveva solo un gran mal di testa, similissimo a un dopo-sbornia.
«Oh là, ti sei svegliata finalmente» commentò Sakuranbo seduta sulla cattedra. I capelli erano tornati biondo spiga e gli occhi verdi come sempre. Ciondolava le gambe su e giù.
L' altra si sistemò seduta, sistemandosi la gonna da scolaretta. «Cos'è successo? Le altre stanno bene? Il Chimero? Kisshu? Lo gnocco?» domandò, guardandosi attorno. Domanda idiota, poteva vederlo benissimo da sola.
Le altre erano svenute, il ragazzo pure, Kisshu era svanito assieme al Chimero. Ma ancora non sapeva che diavolo era successo.
«Dopo il mio stupenderrimo e micidiale attacco, siete tutti caduti come pere. Io no, non so perché. Il Chimero si è dissolto, tutto grazie a me naturalmente, e Kisshu e sparito come al solito appena ha fiutato il pericolo. Ora sto aspettando che vi riprendiate... Ho chiuso la stanza a chiave, non volevo noie con i professori o impicci con qualche studente. Non volevo che qualcuno scoprisse il nostro supersegreto» raccontò pacifica, un' espressione d' orgoglio quando si auto-elogiava. Le gambe continuavano a ciondolare come il pendolo di un orologio.
«Non ci posso credere, baka koneko, sei riuscita anche tu a renderti utile. E' pazzesco!» si stupì Shikimi, maligna, e rise quando l' amica la fulminò con lo sguardo. «Intanto, pivella, sono io che ho risolto il guaio quando tutte vi stavate cagando addosso! Perciò porta rispetto, stupido ed insignificante roditore!».
La piccoletta si rimise in piedi, controllando le altre cinque per terra. «Non dovremmo fare qualcosa per svegliarle?»
Sakuranbo scrollò le spalle, indifferente. «Bah, prenderle a calci non ha funzionato» l' informò.
«Ci vorrebbe la padella di Keiichiro, con quella si sarebbero svegliate di sicuro...»
«Prova a far scricchiolare il gesso sulla lavagna»
Shikimi afferrò un gessetto di quelli nuovi, lo spezzò e cominciò a farlo stridere sulla lavagna. Sakuranbo si tappò le orecchie.
«Che è sto fracasso infernale?!» reagì Kanzou, quella con le orecchie più delicate. Subito capì dov' era, cosa stava facendo e perché. Focalizzò l' attenzione su Ketanou che giaceva a terra svenuto, come anche Satou, Yuzu, Kurumi e Chinoko.
Camminò verso il ragazzo, e subito poggiò l' orecchio sul suo petto, a sinistra. Agitata, il respiro affannoso, ascoltò.
TUM-TUM. TUM-TUM. Meno male, era vivo. Sospirò e si sedette vicino a lui, gli occhi incollati su quel viso perfetto.
«Ciao anche a te, Jundo» la salutò sarcastica la coniglietta, increspando le labbra con aria offesa.
«Oh, ehm, scusami Sanshou-chan. Dovevo vedere se lui...».
«Sì,sì, sei innamorata dell' idiota abbiamo capito» l' interruppe la bionda con irritazione. Voleva pavoneggiarsi raccontando con somma esagerazione l' accaduto, e come poteva farlo se l' audience era così bassa?!
«Non è un idiota! E non sono innamorata... solo lo trovo stupendo. Una specie di amore platonico, se vogliamo» si difese guardinga, e subito si voltò ad ammirare quei lineamenti. Senza volerlo, le scappò una carezza. Aveva la pelle così liscia, morbida e calda... Profumava di dopobarba di qualità.
«Sì, e intanto lo accarezza... platonicamente, certo» sussurrò Shikimi maliziosamente.
«Ehi, ti ho sentita!»
«Mnmnmnmmgnnngngn» borbottò qualcuno, il tipico verso di chi si stiracchia. Le tre si girarono: era Kurumi. Sbatté le palpebre con aria assonnatta e si guardò in giro. «Dove sono i miei occhiali...?» si chiese, tastando il pavimento. Ah, eccoli. Probabilmente erano caduti durante lo svenimento. Se li infilò con cautela: grazie al cielo non si erano rotti.
«Chi è che mi ha messo una mano in faccia?» brontolò qualcun altro. Questa era Yuzu, irritata dalla tastata accidentale ricevuta da Kurumi.
«Sono stata io, scusa!»
«Fa niente... ma, gente, che cazzo è successo?»
«Ti racconterò tutto dopo, quando anche le altre si tireranno in piedi» disse la tigrotta ravvivandosi i capelli con fare vamp, misteriosa.
«Mi sembra giusto... Oh e il tizio è morto?» domandò con grande disinvoltura, neanche chiedesse il prezzo di una brioche al bar.
«No che non è morto! E' solo svenuto... credo»
«shi può shapere cosh'è successho?» mugugnò Satou strofindandosi gli occhi. Si ricordava solo una grande luce bianca, e poi più nulla. Era morta?
«Un mancamento» riassunse Kurumi, pratica ed essenziale come al solito.
«Perché?». «Non lo sa nessuno, temo». «Credo faccia parte dell' attacco di mew Sakuranbo. E' tosto.». «Tsk, figurarsi se un essere così indiscutibilmente stupendo non doveva avere l' arma più potente...». «Più drastica,semmai».
«Ragazze, io stavo dormendo in pace, la smettete di cianciare a vuoto?!» sospirò Chinoko con voce assonnata.
«Oh, sono sveglie tutte, sensazionale! Ora vi racconterò tutto ciò che volete sapere, eheheheheh...». «Che cosa sta dicendo?». «Ah, è galvanizzata perché per una volta in tutta la sua vita ha fatto qualcosa di produttivo...». «STUPIDO CONIGLIO, NESSUNO TI HA DATO IL PERMESSO DI SVALORIZZARE SAKU-CHAMA!».
Kanzou ignorò quel battibecco, ormai decisamente usuale in quel gruppetto, e tornò alla contemplazione del suo Apollo personale. E poi... se ne accorse.
Non respirava.
«NON RESPIRA! NON RESPIRA!» strillò, scattando in piedi. Cosa doveva fare? Cosa?
«Prova con la manovra di heimlich» suggerì Yuzu distaccata, di un' indifferenza spaventosa.
«O la respirazione bocca a bocca» tentò Shikimi, senza perdere la malizia anche in una situazione del genere.
«Non scherzate! DOBBIAMO PORTARLO IN INFERMERIA, SUBITO!»
E così, due da una parte e due dall' altra più altre due al centro, le mew mew cercarono di trascinare il ragazzo giù per le scale.
Kanzou continuava a guardarlo preoccupata: sarebbe morto? cosa gli poteva essere capitato? se la cosa non fosse andata a buon fine, pensò, avrebbe giurato morte a Kisshu. Veramente.
  
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