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Autore: orual    30/09/2011    7 recensioni
I personaggi di "E' illegale Molly Prewett" sono cresciuti... ed affrontano le prime sfide della vita da adulti, fra imprevisti, litigi ed un'identità ancora da trovare per qualcuno di loro. Chi c'era a casa Weasley nel primo Natale che Molly ed Arthur hanno trascorso alla Tana?
-Ho fatto sesso con il Ministro della magia, Ted. E’ giusto che anche voi lo sappiate- gli disse Bertha, serissima.
Arthur inciampò in avanti a sentirla, ed il tavolino con sopra quello che restava del tè e del pudding si ribaltò con rovinosi rumori di stoviglie fracassate. Ted fissò Bertha, dicendo molto lentamente:
-Ok. Vuoi punirmi. Non è vero, vero?
-Certo che non è vero!- intervenne Molly, mentre Arthur si rialzava e rimetteva a posto il disastro con un colpo di bacchetta.
-Ed Hector sta baciando Annie, là fuori- aggiunse Bertha, senza cambiare tono né espressione...
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Nuovo personaggio | Coppie: Arthur/Molly, Ted/Andromeda
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
- Questa storia fa parte della serie 'Arthur, Molly e...'
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 Allora. Il nuovo capitolo di Dopoguerra sta giungendo a rapida maturazione. Ma siccome ogni tanto sboccia un’idea e mi era rimasta la voglia di scrivere di Molly, Arthur, Ted Tonks ed i loro amici, eccomi con una one-shot su di loro. E’ lunga ma non adatta ad essere divisa, per cui la posto tutta insieme. Con questa storia ho creato anche la serie che riunirà i miei futuri parti su questa combriccola.
 
Alcune indicazioni utili per leggere la storia.
Il gruppo di personaggi è stato introdotto in E’ illegale, Molly Prewett, quindi se avete qualche perplessità, andate a consultare lì. Qui ricordo che oltre a Arthur, Molly, Ted Tonks, Andromeda e Bertha Jorkins ci sono anche Annie Liddell e Hector Shacklebolt (il fratello maggiore di Kingsley), che sono personaggi originali.
Siamo nel dicembre del 1972, il che significa che sono tutti già diplomati da qualche anno e non sono più ad Hogwarts. Le età anagrafiche dei personaggi e le mie deduzioni e ipotesi in proposito le trovate in fondo. Comunque ho cercato di creare un contesto il più possibile plausibile, per anni, professioni etc, anche se avevo molta libertà perchè, a parte gli originali, anche sui personaggi della Row ci sono poche informazioni.
Non tutti fanno ancora il lavoro che faranno negli anni ’90, per esempio Bertha Jorkins non è ancora stata assunta al Ministero.
Ora vi lascio alla lettura, come vi ho detto ho messo qualche altra indicazione in fondo.
 
I personaggi non originali sono di J.K.Rowling. Li uso solo per giocarci.

 

Primo Natale alla Tana
 

-Arthur, sei certo che questa roba sia sicura?- Molly osservava scettica suo marito in equilibrio precario su una scala, mentre inchiodava festoni di agrifoglio alle pareti del loro salotto –Voglio dire, un incantesimo di Adesione non sarebbe più...?
-Fidati, Molly, l’ho letto su una rivista.
-Quale rivista? Non Il Fai da Te Senza Magia, vero?
-E’ divertente, Molly... sai, sto pensando di provare ad entrare nell’ambito dei Manufatti Babbani al  Ministero... sembra una branca più interessante dell’Autorità della Metropolvere.
Charlie emise un vagito simile a quello di un gattino, e Molly lo sollevò dalla culla per ninnarlo, continuando a guardare Arthur sulla scala.
-Arthur, c’è gente che pagherebbe per un lavoro al Ministero... non fare lo schizzinoso.
-Non sto dicendo che non voglio il mio posto, ma se ci fosse aria di spostamenti interni potrei offrirmi volontario...- si girò a guardarla, sporgendosi dalla scala –Tu che ne pensi?
-Per favore, guarda dove metti i piedi, Arthur. Quanto a ciò che ne penso...penso che tu possa fare tutto quello che vuoi, caro, ne hai le capacità.
Le orecchie di Arthur diventarono molto rosse, e si girò di nuovo a guardare la sua giovane moglie con in braccio il loro ultimo nato.
-Grazie, tesoro.
-Devo controllare il forno. Tra poco saranno qui, e mi sembra una vita che non ci troviamo tutti insieme.
-Mancherà Andromeda.
-Sì, hai ragione. Ted mi ha detto qualcosa che non ho capito bene sull’importanza che passasse...- storse la bocca –il Natale in famiglia.
-E’ stata all’estero negli ultimi due anni, Molly, lo sai.
-E ha fatto bene, visto che l’altra scelta era sposarsi con quel... come si chiamava?
-Rosier.
-Rosier, quel tipo orribile. Ma non mi sembra che i Black siano la famiglia con cui fremi di passare il Natale.
-Sono pur sempre i suoi.
Bill entrò nella stanza con passo incerto ed una papera di legno in mano. Molly gli sorrise e gli tese la mano:
-Bill, amore, vieni a farmi vedere cos’hai là di bello!
Sedette mentre il figlio maggiore le si avvicinava, reggendo ancora Charlie in braccio, poi alzò nuovamente lo sguardo verso suo marito, sorridendo:
-Sarà, ma io preferisco i miei.
 
Il pomeriggio, come di regola in quel periodo dell’anno, era morto prestissimo, e sebbene non fosse tardi Ottery St. Catchpole era immersa già nella notte lunghissima e gelida. L’aria era così pungente che la pelle del viso, l’unica esposta, pizzicava. Annie affrettò il passo uscendo dalla minuscola stazione del paesino, la sacca da viaggio a tracolla, ma appena fuori dell’abitato decise di averne abbastanza, ed estratta la bacchetta si Smaterializzò vicino a casa di Molly, cioè dall’altra parte della collina. Era arrivata viaggiando con mezzi babbani perchè i suoi avrebbero passato il Natale dai nonni, ed erano partiti prima di pranzo. La casa vuota le faceva tristezza, ma del resto non poteva arrivare troppo presto, per non disturbare. Così, partendo poco dopo la sua famiglia, aveva preso il treno da York, lasciandosi cullare dal tepore umano che vi regnava ed approfittando del lungo viaggio, ritmato dai sussulti del treno, per leggere una marea di roba che giaceva inevasa da giorni sulla sua scrivania.
Adesso, però, il freddo era troppo pungente, e fu ben felice di potersi trovare in un attimo nei pressi della storta casetta di campagna dove Molly ed Arthur erano andati ad abitare solo la primavera precedente, quando avevano scoperto di aspettare un altro bambino e l’appartamento di Londra era diventato troppo piccolo, anche se comodo perchè vicinissimo al Ministero.
Entrò nel giardino oltrepassando il cancelletto sbilenco. Da un angolo proveniva un lieve chiocciare di polli, ed il buio mascherava pietosamente lo stato di estremo abbandono in cui ancora versava il terreno intorno alla casa. Quando l’avevano acquistata somigliava molto ad un rudere, ed anche per questo il prezzo era così basso da averli fatti decidere, nonostante il non eccelso stipendio di Arthur, ad abbandonare l’affitto.
-Con gli anni diventerà una meravigliosa dimora magica!- le aveva detto Molly l’ultima volta che era stata a trovarli, tre settimane prima, per dare una mano con Bill in occasione della nascita di Charlie. Molly era entusiasta di quella casa. Se ne era innamorata dalla prima volta che l’aveva vista, e le aveva dato un nome, come si fa con ogni dimora magica che si rispetti:
-La Tana, perchè tutti devono potersi rifugiare qui e sentircisi al sicuro. Voglio che sia sempre piena di gente!
Senza dubbio lei ed Arthur stavano contribuendo attivamente a popolarla, con quei due maschietti nati in tre anni di matrimonio, pensò con un sorriso Annie. Povera Molly, aveva sempre detto di volere una bambina!
Bussò alla porta, e rimase in ascolto: sentì passi incerti avvicinarsi, poi la voce di Arthur:
-Aspetta, Billy, ti aiuto io!
La porta si aprì e sbucò una piccola faccia, più o meno all’altezza delle ginocchia, piena di lentiggini e capelli rossi, come c’era da aspettarsi per il primogenito di due pel di carota come Arthur e Molly.
-Ciao!- salutò Annie, mentre, diversi centimetri sopra la testa del figlio, quella di Arthur le faceva l’occhiolino.
-Ciao- rispose Bill cordiale, nel suo linguaggio bleso e quasi totalmente incomprensibile ad orecchie poco allenate, –Devo chiedere il permesso prima di farti entrare in casa- la informò poi.
-Mi sembra giusto- rispose Annie.
-Babbo, posso far entrare Annie?- chiese Bill, rovesciando la testa all’indietro per vedere la faccia di Arthur.
-Sì, direi di sì, Bill- fece Arthur serio, e Bill fece qualche passo indietro, tirando con sé la porta perchè Annie potesse entrare.
-Sono la prima?- chiese ad Arthur mentre lui la baciava sulle guance e l’aiutava a togliere il mantello.
-Sì, del resto è ancora presto...- cominciò lui, ma fu interrottò dall’arrivo di Molly con in braccio il piccolino:
-E’ arrivata Annie? Ah, mi pareva di aver sentito la voce!- esclamò, correndo ad abbracciare l’amica.
-Ti trovo in forma, come sta il nostro Charlie?- chiese Annie, sporgendosi per sbirciare i lineamenti addormentati del piccolissimo bambino, scostando il viluppo di coperte colorate.
-Ragazze, per favore spostiamoci dell’ingresso, ci sono spifferi paurosi qui- propose ragionevolmente Arthur, sospingendoli tutti verso il soggiorno, dove il caminetto acceso creava un piacevole tepore, accresciuto ulteriormente dalle decorazioni natalizie, tra le quali un grande albero.
-Vi ho portato qualche regalo... non sono riuscita a spedirli per Natale, mi hanno fatto storie all’Ufficio Postale a Diagon Alley...
Sedettero per il tè, che fu preparato da Arthur mentre Molly allattava.
-Allora- esordì Molly, non appena il marito fu sparito in cucina: -Non mi sembra vero che finalmente ci saremo tutti... non sai come mi sia dispiaciuto l’anno scorso! Non dovremmo permettere che gli impegni ci separino così.
Annie annuì silenziosa, da sopra la tazza fumante.
-Quindi aspettiamo Ted a momenti, e Bertie mi ha scritto che arriva per cena... porta un ragazzo, ma non si ricordava il nome quando mi ha scritto la lettera...-
Si sorrisero: Bertha non sarebbe mai cambiata. Annie esitò un attimo:
-...e Hector? Ti ha scritto?
-Perché, a te no? Certo che mi ha scritto, starà per arrivare.
Annie tacque un momento: Hector non le aveva scritto proprio niente. Non si scrivevano affatto da quando...
-Viene... solo?- azzardò.
-Certo che viene solo...- cominciò Molly, poi si girò a guardarla: -Ma cosa dici? C’è qualcosa che dovrei sapere, Ann?- chiese, con un cambio di tono inquietante. Era quasi impossibile resistere e non risponderle, ed Annie pensò che Molly sarebbe stata una madre temuta dai suoi figli. Tuttavia, per sua fortuna, il campanello cominciò a muggire.
-Uff! Arthur avrebbe dovuto sistemare quell’affare due settimane fa... questo orrendo rumore... è colpa della Muffa Muggente, non c’è nulla da fare. Abbiamo qualche problema di umidit... ciao, Ted!
Ted entrò, trasandato come sempre nel solito giaccone che indossava anche ai tempi di Hogwarts. Annie e Molly scattarono verso di lui, che entrava nel salotto seguito da Bill ed Arthur che erano andati ad aprirgli, e lui proclamò:
-La mammina innanzitutto!- stringendo Molly ed ammirando doviziosamente il nuovo nato, che ancora non aveva mai visto. Poi si girò per abbracciare Annie così forte da sollevarla quasi:
-Ann, è troppo tempo che non ci vediamo!
Sembrava su di giri, o forse era stato solo il freddo glaciale che regnava fuori ad accendergli le guance a quel modo.
Annie gli si strinse, contenta di vederlo. Se c’era una cosa che detestava della vita dopo Hogwarts, era la difficoltà a mantenere i contatti con gli amici che per anni erano stati tutto il suo mondo.
Anche perchè non tutti avevano avuto la stessa velocità nello stabilizzarsi in una nuova vita. Molly ed Arthur non avevano avuto alcuna esitazione a sposarsi praticamente subito dopo la fine della scuola per Molly, che aveva coinciso con l’assunzione di Arthur al Ministero dopo un anno di duro tirocinio. Guardandoli, Annie aveva l’impressione che avessero già raggiunto la formula di vita che avrebbero usato per sempre: non le riusciva difficile immaginarsi Arthur e Molly in quella casa per tutti gli anni a venire (ora che finalmente l’avevano trovata in campagna), Molly occupata a crescere i figli (forse ne avrebbero fatto un altro, o addirittura due) ed a cucinare piatti sempre più squisiti, ed Arthur a lavorare tutto lieto del suo incarico di impiegato in qualche branca del Ministero priva di gloria.
Li invidiava, guardandoli mentre si passavano la cuccuma per offrire il tè anche a Ted.
Non tutti loro si erano così rapidamente sistemati. Ted studiava ancora: si stava avviando a diplomarsi in Medimagia, dopo oltre tre anni di studio forsennato e di attesa spasmodica dei pochi momenti in cui poteva vedere Andromeda, che aveva accettato di essere spedita all’estero dalla famiglia a studiare come Pozionista, visto che rifiutava di sposarsi con qualunque partito il padre le presentasse, a differenza di sua sorella Bellatrix, che era già convolata a nozze col fidanzato designato fin dai tempi della scuola, e della minore, Narcissa, ancora ad Hogwarts ma già impegnata a sua volta. I genitori di Andromeda non sospettavano che vedesse ancora “il Sanguesporco”. Andromeda scriveva loro lunghe lettere a proposito di un immaginario ragazzo di nobilissima e purissima famiglia conosciuto a Bruxelles, e tutti loro, gli amici, facevano gran risate quando avevano occasione di conoscere le fantasiose gesta di Alistair, il Puro.
Hector... beh, Hector era riuscito ad entrare all’Accademia Auror subito dopo il diploma, era sparito per circa tre anni nel suo durissimo addestramento e si era diplomato appena il settembre precedente, venendo immediatamente assunto al Ministero. Tra tutti, era quello che più aveva dovuto allontanarsi dal gruppo per i pressantissimi ritmi dell’Accademia, che rendevano quasi impossibili i contatti con l’esterno. Lui ed Annie avevano continuato a scriversi fin dal diploma di Hector, che li aveva separati con le idee poco chiare su di loro. La poca chiarezza mentale permaneva, ed era stata aggravata dalla lontananza. Le loro lettere erano diventate di mese in mese più impersonali.
Quanto a lei, Annie, aveva vinto un concorso ministeriale, proprio come Arthur, ma alla fine aveva deciso di non accettare il posto, perchè uno dei suoi temi di storia della magia era stato inviato dal professor Rüf all’amica Bathilda Bath, che le aveva proposto di lavorare con lei. Così, era cominciata una strana, traballante esistenza da assistente di una famosissima storica della Magia, una professione tanto eccentrica quanto gravata da importanti vincoli di discrezione, e sicuramente non particolarmente ben pagata, soprattutto a quello stadio della carriera. Integrava le sue entrate scrivendo pezzi per la rubrica di storia e folklore della Gazzetta del Profeta, grazie all’interessamento di Norman Whistler, che era stato con loro ad Hogwarts anni addietro e stava facendo rapidamente carriera in redazione per le sue spettacolari fotografie sportive del Quidditch.
Al momento si divideva tra la casa dei suoi a York e l’appartamento di Godric’s Hollow, vicino alla casa di Bathilda, che divideva con gli altri due apprendisti, entrambi più vecchi di lei di qualche anno.
-Ragazzi, perchè non andate a sistemarvi? Di sopra, ho messo le ragazze a dormire a destra e i ragazzi a sinistra, al secondo piano- propose Molly.
-Questa casa sembra più piccola, vista da fuori, Molly.
-Oh, sono camere piccole. Ma Arthur dice che potremmo aggiungere un piano o due, tra qualche anno. Ha sentito uno dell’Edilizia Magica, in ufficio...
-Diventerà una torre di Pisa- commentò Ted, mentre raccoglieva il suo zaino e porgeva ad Annie il borsone.
 
-Allora, si può sapere cosa ti succede?- chiese Ted quando furono di sopra. La casa, alta e stretta, aveva scale piuttosto sbilenche che arrivavano fino ad uno stretto pianerottolo del secondo piano, dove si trovavano le due stanze per gli ospiti:
Molly aveva messo loro in mano asciugamani puliti prima di spedirli di sopra, dato che preferiva non averli tra i piedi. Aveva preteso che nessuno degli ospiti vedesse nulla della cena fino al momento di andare a tavola.
Erano stati preparati due letti in ciascuna stanza, ed ognuno di loro entrò in una diversa, cominciando a disfare i bagagli e parlandosi attraverso le porte aperte e lo strettissimo vestibolo.
-Cosa dovrebbe succedermi, scusa?
-Le tue lettere erano deprimenti, nell’ultimo mese.
-Tu non hai scritto affatto!
Ted assunse un’espressione colpevole:
-Hai ragione, Ann, scusa, io... sono stato un tantino... insomma... vabbè, vi spiegherò poi.
Annie alzò le spalle.
-Ma di me parliamo dopo. Intanto perchè non mi dici cosa sta succedendo a te?
-Assolutamente nulla. Il lavoro va benissimo. Sto studiando le rivolte dei Goblin del XVI secolo, Rüf ne sarebbe entusiasta!
-Il solo sentirne parlare mi fa venire sonno.
-Se dovessi studiarle andando sul posto a controllare nel bel mezzo di una battaglia, non diresti così. Il peggio è che Bathilda ci manda veramente in posti e tempi pericolosi, ma non puoi dirle di no perchè lei stessa continua a farlo talvolta anche se data l’età glielo hanno sconsigliato.
-Chi l’avrebbe mai detto, vedendo Rüf, che il mestiere di storico poteva essere così emozionante, eh?- chiese Ted, appoggiandosi allo stipite della camera che Annie avrebbe diviso con Bertha:
 –Allora, sputa fuori, Ann. C’entra Hector?
-Perché ti viene in mente una cosa del genere?- chiese Annie, spazientita, togliendo la camicia da notte dal borsone per metterla stesa vicino alla stufa che irradiava in un angolo, già incandescente.
-Arthur mi ha detto che vi siete incontrati al Ministero. Beh, incontrati non è la parola giusta, no? Meglio scontrati.
-Ci ha visti?
-Penso sentiti. Secondo lui, nessuno può non avervi sentito, laggiù, durante la litigata.
Annie sospirò. Lei ed Hector erano rimasti in contatto soprattutto per lettera, durante quegli anni: lettere piuttosto imbarazzate, anche se lunghe, nelle quali prevalentemente raccontavano delle proprie esperienze lavorative. In ottobre lo aveva incontrato al Ministero, poco dopo la sua assunzione nel corpo degli Auror. Lei capitava da quelle parti per ritirare le Giratempo che l’Ufficio Misteri forniva annualmente agli studiosi che facevano ricerche storiografiche, e riportare per la revisione e la manutenzione quelle adoperate l’anno passato.
Sospirò, nervosamente.
-Ha fatto... osservazioni inopportune sul mio lavoro.
-Non ci credo.
Infatti non era propriamente vero. Aveva detto che sperava non fosse troppo pericoloso, visto che i magistorici non infrequentemente incappavano in incidenti anche gravi sul lavoro, soprattutto se indagavano epoche turbolente. Lei aveva spiegato che faceva molto lavoro di ricerca e stesura degli articoli, e poco lavoro sul campo, visto che al momento era la più giovane tra gli assistenti di Bathilda. Lui aveva detto che gli sembrava decisamente più adatto a lei.
 
-Che cosa vorresti dire?
-Che sei sempre stata un tipo più teorico che pratico.
-Sarebbe un complimento?
-Beh...
-Perché sembrava più un insulto.
Hector l’aveva guardata, piuttosto confuso:
-Era solo una constatazione, Ann.
-Cos’è, ora che sei diventato un Auror ti credi l’unico sulla terra a fare un mestiere d’azione?
-Niente affatto!- aveva protestato Hector –Stavo solo dicendo che...
 
Annie si strizzò nervosamente le mani al ricordo.
-Hector è la persona più corretta del mondo. Dimmi com’è andata- fece Ted, scivolando a sedere sul letto che Annie non aveva occupato con  le sue cose.
Probabilmente non sarebbe stata così nervosa e pronta ad offendersi se non l’avesse profondamente imbarazzata trovarlo per mano ad un’altra ragazza, quando il suo primo pensiero, al vederlo, era stato che forse, adesso che finalmente aveva finito con l’Accademia, avrebbero potuto frequentarsi un po’ di più, invece che scriversi lettere che sembravano articoli di giornale. Era stato con questo pensiero in testa che gli si era avvicinata: lei l’aveva vista troppo tardi.
-E chi sarebbe, questa tizia?
-Non lo so. Molly ha detto che viene da solo, stasera, comunque...
-Sei gelosa di Hector.
-Non voglio parlarne.
-E’ proprio perchè non ne vuoi mai parlare che dopo tre anni sei ancora qui a...
-Non voglio parlarne davvero, Teddy.
Annie lo guardò con un’espressione inequivocabile in faccia, e Ted si propose di rimandare la questione a più tardi. Del resto, dopo la bomba che lui aveva intenzione di sganciare a cena, probabilmente qualsiasi altro argomento di conversazione sarebbe stato messo da parte per un po’ di tempo.
-E va bene. Scendiamo? Deve essere arrivato qualcun altro.
Hector, di sicuro, visto che Bertie poteva raggiungerli solo all’ora di cena.
-Come sta Andromeda? Poi mi devi dire tutto.
-E’ tornata da Bruxelles a settembre.
-E non sono ancora riusciti a farla sposare, dopo ben tre mesi.
-Sono affascinati da nostro amico immaginario Alistair, non vogliono proporle qualcun altro quando può sposare lui.
-E’ un vero peccato che tu gli somigli così poco.
Teddy rise, ma entrambi sapevano che su un argomento del genere c’era poco da scherzare.
 
La tavola della Vigilia di Molly era tale da non far rimpiangere a nessuno di loro quella delle proprie case, magiche o babbane che fossero le loro famiglie di provenienza, e da rivaleggiare, quantomeno, con Hogwarts, se non per lo sfarzo, per la qualità del cibo. Era un tripudio di sapori e colori, con l’arrosto meravigliosamente dorato, croccante e stillante lucido grasso, le patate che si scioglievano in bocca sotto la salsa, i pasticci ed i pudding perfetti con le decorazioni di agrifoglio che invece di stare ferme sbocciavano continuamente sui piatti.
Charlie dormiva nella sua culla sospesa, vicino al tavolo, e Bill veniva imboccato di pappa, in trono sul suo seggiolone tra papà e mamma.
Bertie, che nonostante il preavviso si era presentata da sola, affermando che il ragazzo che doveva portare (“Cuthbert... o forse Caleb, in questo momento non...”) l’aveva scaricata il giorno prima, li stava facendo soffocare per le risate con i resoconti delle sue giornate di lavoro, tra indicazioni ricordate male e distrazioni che rischiavano di rovinare intere produzioni.
Bertie, dopo aver fallito il concorso per il Ministero, era stata assunta come stagista  alla Firewhisky Inc, dopo un colloquio che aveva impressionato i suoi datori di lavoro per la sua abilità nel comprendere il Goblinese grazie all’Incantesimo Traduttore scovato ad Hogwarts e perfezionato, che aveva assicurato alla ditta il purissimo malto coltivato dai Goblin in esclusiva. Dopo un anno come stagista, aveva senza difficoltà regolarizzato il suo contratto, ed era quasi una specie di donna in carriera... se fosse risultato possibile esserlo ad una come Bertha. Viveva ad Edimburgo in un appartamento completamente arredato in rosa shocking, e tutti cercavano di evitare di farle visita lì, perchè dieci minuti di permanenza su divani rosa a bere cocktail rosa (o whisky, naturalmente) erano sufficienti a far venire il mal di testa.
-Devi essere bravissima, se non ti hanno ancora licenziata- commentò Arthur, asciugandosi gli occhi con il tovagliolo. L’altra cosa quantomeno esilarante era che Bertie, com’era ovvio, aveva assunto una conoscenza sconfinata di tutto quanto riguardava gli alcolici, ed aveva portato varie bottiglie di Whisky Incendiario Stravecchio come pensierino per tutti loro, dispensandolo con la disinvoltura di un gangster ai tempi del proibizionismo. Bill, affascinato dai riflessi dorati delle vecchie bottiglie, aveva manifestato un certo interesse, per l’entusiasmo di Bertie, ma questo aveva scatenato l’indignazione di Molly che li aveva costretti a mettere via tutte le bottiglie.
-Andromeda è incinta.
Ted aveva sparato quelle parole nel mezzo di una risata collettiva, e fu perlomeno affascinante osservare come questa si spegneva di botto, mentre tutti si voltavano bruscamente verso di lui.
Nella stanza cadde il silenzio, a parte Bertha che si fece andare di traverso quello che stava bevendo, e tossì e sputacchiò finché Annie, spazientita, non le liberò le vie aeree con un Anapneo.
-Cosa?- sputò, appena poté di nuovo respirare.
-E’ incinta... ehm... di te?- indagò Arthur prudentemente. Molly, arrossendo lentamente, continuava a cercare di infilare il cucchiaino di pappa nel naso di Bill invece che nella bocca, che pure lui teneva pazientemente spalancata.
-Certo che è incinta di me.
Ancora un po’ di silenzio imbarazzante. Annie lo fissava ad occhi spalancati, incredula, soprattutto per la tranquillità con cui le aveva parlato prima, di sopra, come se non avesse un pensiero al mondo, e pensò che avrebbe dovuto congratularsi, e che era strano che in quel momento fosse quasi sicura di star per piangere. O di arrabbiarsi. A meno che Ted non dicesse immediatamente che era uno scherzo di pessimo gusto, ma sapeva già che non l’avrebbe fatto.
-Auguri!- disse nervosamente Bertha, e Ted le fece un piccolo sorriso, ma in quel momento Molly sbottò:
-Beh, Ted, non sei...- era rossa in viso e piuttosto alterata. Bertha si mise a ridere, anche se c’era dell’isteria nella sua risata.
-E come... come farete?- disse improvvisamente Annie: -I suoi ti uccideranno!
-Non è questo il punto- intervenne Molly.
-Come sarebbe, non è questo il punto?- scattò Annie, ma l’amica la ignorò, girandosi recisamente verso Ted e lasciandosi prendere il cucchiaino di mano dal marito, visto che Bill, seppure docilissimo, aveva ormai il viso ridotto ad una maschera di pappa: -Come ti è saltato in mente di... di... combinare una... mascalzonata simile?
Sembrava a metà tra l’indignato ed il deluso, nella sua affannosa ricerca di parole.
-Molly, tra tutti non avrei proprio pensato che saresti stata tu a...- cominciò Ted, sulla difensiva, un’occhiata eloquente al bambino sul seggiolone.
-Io sono sposata. Ti assicuro che Arthur se lo è tenuto bene nei pantaloni prima di allora- (Bertha spalancò la bocca, incerta se ridere o fuggire) -...tu studi ancora, Andromeda è in una situazione tutt’altro che facile con quella famiglia, e non ti sei comportato affatto... bene con lei.
Sembrava veramente arrabbiata. Bertha, a disagio, si voltò verso Annie come se fossero stati ancora ad Hogwarts, quando qualche parola sarebbe bastata a dirimere un litigio, perchè erano litigi da studenti, e le cose veramente importanti erano fuori dall’orizzonte protettivo della scuola. Ma Annie fuggì il suo sguardo e continuò a torturare il tovagliolo.
-Da come parli, Molly, sembra che... che io l’abbia... costretta- fece Ted, incupito.
-Tu sei più grande, dovresti essere responsabile! Non posso credere che tu abbia preso tanto alla leggera una cosa così seria. Cos’è, non sapevi come funzionano queste cose?
-E’... capitato, ok?- quasi gridò Ted, alzandosi in piedi.
-Potevi evitare che capitasse!- Molly sbatté la mano sul tavolo, e Charlie cominciò a piangere nella sua culla.
-D’accordo. D’accordo. Calmiamoci- intervenne Hector con il suo tono più autorevole. Dopo qualche attimo di tensione, Ted si rimise a sedere. I piatti giacevano inerti sul tavolo, visto che a tutti era passato l’appetito. Molly ninnava energicamente Charlie, dando loro le spalle perchè non potessero vederla in faccia.
-Come... pensi di fare?- chiese Annie sottovoce. In quel momento lo odiava per il semplice fatto di averlo annunciato così. O forse di non averlo detto a lei per prima, invece che insieme a tutti gli altri.
-Mi sembra... ovvio che mi prenderò le mie responsabilità, anche se Molly, qui, sembra metterlo in dubbio- sibilò Ted. Molly fece per aprire la bocca, girandosi di scatto, ma Arthur alzò una mano, e lei tacque.
 -Andromeda si trasferirà da me a Londra nei prossimi giorni. Per questo ho insistito che passasse il Natale con i suoi, credo proprio che sarà l’ultimo, quando scopriranno cos’è successo. Neanche immaginano che ci frequentiamo ancora.
-Ma... di cosa vivrete, Ted? Tu sei ancora mantenuto dai tuoi! Come farai a diplomarti e...- argomentò Annie, confusa e preoccupata.
-Lascerò l’università, se necessario. Ma Dromeda non vuole.
-Un po’ tardi per pensarci- fece Molly tra i denti.
-Quale... ehm, soluzione propone Andromeda?- chiese pacatamente Hector, che sembrava l’unico ad aver mantenuto la mente lucida:
-Lavorerà lei. Ha un diploma di Pozionista più che valido. Se non altro tenersi buoni i suoi ancora per due anni con la farsa di Alistair è servito a qualcosa.
-Che cosa?! E’ incinta, Ted, per la miseria!- esclamò Molly
-Solo fino a giugno... io mi diplomerò, e poi spero di essere assunto subito al San Mungo, nel reparto dove sto facendo il tirocinio.
-Ma Ted...
-Il bambino dovrebbe nascere ad agosto, e... neanche a me piace quest’idea, ma lei insiste.
-Se non ti piaceva quest’idea dovevi...
-Va bene, Molly, ho capito!- sbottò Ted, esasperato –Dio mio, sembri mia madre!
-Cos’hanno detto i tuoi?
-Non lo sanno ancora, neanche loro.
-Figuriamoci!
-Comunque lo sapranno presto- guardò fisso Molly –Ci sposiamo il mese prossimo, e siete tutti invitati.
Calò il silenzio, poi Bertie alzò il bicchiere e disse, con voce squillante, in una perfetta contraffazione di allegria:
-A Ted e Dromeda, allora!
Gli altri si guardarono. Hector alzò subito il bicchiere, seguito da Annie ed Arthur. Molly fece un sospiro, poi coricò nuovamente Charlie nella culla, prese da tavola il suo bicchiere e lo alzò anche lei:
-A Teddy e Dromeda!
-Hai un tempismo schifoso, Ted- commentò Bertha –Dovevi proprio rovinare la cena a tutti?
-No, dai... finite di mangiare, o Molly si arrabbierà con me ancora di più- rispose lui, guardandoli con occhi che imploravano comprensione.
Annie pensò che non sarebbe riuscita mai a riprendere a mangiare come se niente fosse. Molly era ancora corrucciata. Arthur le gettò un’occhiata, e poi disse:
-Cara, perchè non vai a mettere a letto i bambini? Io sparecchio qui e porto i dolci, così abbiamo un po’ di tempo per... ehm, ricomporci.
-Mi sembra un’ottima idea- intervenne Hector –Ti do una mano, Art!
Molly annuì, prese in braccio Bill e spedì la culla di Charlie davanti a sé, sparendo per le scale. Quando ricomparve, sembrava più distesa. Tutti gli altri si erano spostati sui divani del soggiorno, per mangiare la strabiliante varietà di dolci di Natale vicino al fuoco nel caminetto. Arthur le mise in mano un piattino di pasticcio di mele che lei stessa aveva preparato, con una montagna di panna sopra.
-Sei arrabbiata davvero, Molly?- chiese Ted.
Molly si strinse nelle spalle:
-Mi preoccupo per voi. Quando sono preoccupata mi arrabbio.
Arthur le cinse la vita col braccio libero dal piattino, e la tirò sulle sue ginocchia mentre sedeva in poltrona. Annie, col mento appoggiato al pugno, fissava il fuoco come ipnotizzata, Bertha ed Hector mangiavano con lievi tintinnii di stoviglie.
-E’ squisito, Molly- fece Hector, mentre Bertie annuiva.
-Panna fresca. E’ il segreto. Mi dispiace se sono sbottata, Teddy.
Ted le sorrise, mettendo in bocca il suo cucchiaino.
-Sapevo che ti saresti infuriata. E’ tutto ok, se mi vuoi ancora bene.
-Scemo.
 
La neve turbinava in grandi fiocchi, ma la notte era stranamente silenziosa, tanto che Annie, seduta sulla panchina di legno sotto la grondaia della casa, parecchie ore più tardi, riusciva a sentire il suono dei pensieri che le rimbalzavano in testa. Avevano parlato e parlato. Di Ted, del lavoro, di Andromeda e della sua famiglia. Di consigli medici per una gravidanza. Di tutine da neonato. Dei preparativi per il matrimonio. E ancora, lei non riusciva a sentirsi felice di come la vita aveva deciso di mettersi a correre. Perchè non si era sentita così quando Molly ed Arthur si erano sposati? Perchè, se persino a Molly era passata la rabbia subito, lei sentiva ancora amaro in bocca se Teddy aveva fatto il passo più lungo della gamba? Forse aveva pensato che, come lei, sarebbe rimasto un ragazzino per sempre...
-Cosa fai qui fuori?- chiese Hector con gentilezza. Annie pensò che non avrebbe sopportato anche un colloquio con Hector, quella sera. Si strinse nello scialle di Molly ed alzò le spalle, continuando a guardare i fiocchi gelidi che turbinavano.
-Penso- rispose, laconica.
Hector si sedette accanto a lei sulla panchina, spazzando via la neve col guanto di pelle marrone.
-Non mi sembra il posto migliore per farlo.
La guardò mentre una lacrima sulla guancia di lei quasi si congelava.
-Non è così tragico, Annie. I bambini sono sempre una bella cosa- disse piano.
-Non è per quello!- sbottò Annie. –E’ che... non so, cosa ci succede? Possibile che ci siamo allontanati così tanto? Tre anni via da Hogwarts e parliamo di cose del genere come degli estranei. Non è stato così quando Arthur e Molly ci hanno detto di Bill. Non ci vediamo mai, facciamo cose diverse, ora Ted avrà un figlio, ed è il mio migliore amico e non riesco ad essere contenta per lui, e... non lo so, forse mi fa paura il futuro, forse ho paura che con gli anni ci allontaneremo a tal punto che i nostri figli neanche sapranno che un tempo eravamo così amici...
Si asciugò rabbiosamente le lacrime, tirò su col naso e lo guardò:
-Anche noi abbiamo litigato, no?
-Per la verità, tu hai litigato con me. Io mi guarderei bene dal litigare con te- fece Hector con un sorrisetto.
-Quegli apprezzamenti sul mio lavoro te li potevi risparmiare.
-Annie, non ho detto assolutamente nulla di offensivo, è ancora un mistero per me perchè tu te la sia presa tanto.
-A proposito, come si chiama lei? Perchè non l’hai portata a farcela conoscere?
Hector sembrò perplesso.
-Lei chi?
-La ragazza del Ministero.
Hector alzò le sopracciglia, poi unì i polpastrelli delle due mani e li fletté più volte, come intensamente concentrato.
-Ecco dov’era il problema- disse poi.
-E’ solo curiosità.
-No che non lo è.
-Cosa ne vuoi sapere, tu?
-Non era la mia... la mia ragazza, se questo può servire a rasserenarti.
-Le tenevi la mano!
Hector si alzò dalla panchina e le si mise davanti, con le mani sui fianchi, in una posa che non poté non ricordarle Molly:
-Senti un po’, Annie. Sono almeno quattro anni che io... insomma, sei tu che mi hai sempre tenuto a distanza!
Lei lo guardò basita:
-Ma... che cosa stai dicendo?
-Mi rendo conto che durante gli anni all’Accademia non ci sono state molte occasioni di vedersi, ma quando eravamo ancora ad Hogwarts tu ti sei guardata bene dall’incoraggiarmi, e dopo, ogni volta che ci vedevamo hai fatto lo stesso. E vogliamo parlare delle tue lettere?
-Cosa... cosa c’era che non andava nelle mie lettere?
-L’ultima non era una lettera, era un saggio sulle più recenti teorie magistoriografiche.
-Tu hai parlato della criminalità nel Regno Unito, in quella di novembre!
-Mi sentivo scemo a dire cose normali!
-Mi hai sempre scritto lettere così!
-Hai cominciato tu. Prima poco, poi sempre di più.
-Non è vero.
-Se vuoi controlliamo. Io le tue le ho conservate.
Annie scosse una mano:
-Ah, lascia perdere. Comunque...
-Comunque con questi precedenti è il colmo che tu faccia scenate di gelosia. Eliza è mia cugina. Vive con la sua famiglia in India e sono venuti a trovarci. Diamine, è poco più grande di Kingsley!
Annie sbatté gli occhi. Era un cliché talmente cliché che non riusciva quasi a credere che fosse successo veramente.
-Ok... ok- fece dopo un po’, portandosi le mani al viso: -Sono una deficiente. Ora... lasciami pure qui a congelare.
-Neanche per sogno- fece Hector, tirandola su con una certa decisione.
-Resterò qui nel mio imbarazzo per questo orribile momento che non avrebbe mai dovuto verificarsi... proprio non è giornata- lo implorò lei, ancora la faccia tra le mani.
-Se può servire a chiarire le cose tra noi, ben venga, invece. Sarò cristallino: il tuo lavoro mi interessa molto, e non mi entusiasma del tutto solo perchè è piuttosto rischioso e non mi piace che tu ti esponga in questo modo. Tuttavia, se nelle tue prossime lettere tu parlassi di te, e non del tuo lavoro, te ne sarei grato. Io farò altrettanto.
Lei sollevò lo sguardo lentamente, e lui poté guardarsi con comodo l’intenso rossore sul suo viso e gli occhi castani spalancati ed indecifrabili. Decise sull’istante che l’avrebbe baciata, e lei dovette intuire qualcosa delle sue intenzioni, perchè si fece ancora più rossa.
-Senti, Hector, Ted avrà un figlio e questo è il massimo di novità che io possa sopportare, per stasera- fece, implorante. Hector non si scompose.
-Che peccato, io invece non posso sopportare di prolungare questa faccenda un giorno di più, visto che negli ultimi tre anni non ho fatto altro che pensare a questo.
-A parte diplomarti da Auror.
-Sì, a parte diplomarmi da Auror e scriverti stupide lettere.
Così dicendo, si chinò e la baciò.
 
-Bertie, togliti da quella finestra.
-Hector la sta baciando.
-Cosa?
Molly si alzò con una agilità insospettabile per una giovane madre allattante, e tenendosi Charlie stretto perchè continuasse con l’ultima poppata della giornata, si lasciò cadere sul sedile sotto la finestra dove già stava inginocchiata Bertie, sbirciando tra le tende pesanti.
-Non posso crederci.
-Io direi che era ora, invece- fece Bertie –Santo cielo, ora deve succedere qualcosa anche a me. Gravidanza e nuovo amore già occupati, cosa posso fare per sconvolgervi?
-Niente, per carità- chiese Molly.
-Sconvolgerci?- chiese Ted, che rientrava con Arthur dalla cucina, dove la stufa era stata alimentata, considerata la bufera in cui versavano.
-Ho fatto sesso con il Ministro della magia, Ted. E’ giusto che anche voi lo sappiate- gli disse Bertha, serissima.
Arthur inciampò in avanti a sentirla, ed il tavolino con sopra quello che restava del tè e del pudding si ribaltò con rovinosi rumori di stoviglie fracassate. Ted fissò Bertha, dicendo molto lentamente:
-Ok. Vuoi punirmi. Non è vero, vero?
-Certo che non è vero!- intervenne Molly, mentre Arthur si rialzava e rimetteva a posto il disastro con un colpo di bacchetta.
-Ed Hector sta baciando Annie, là fuori- aggiunse Bertha, senza cambiare tono né espressione.
-Senti, Bertie, mi dispiace se dicendovi della gravidanza vi ho sconvolte, ma lo scherzetto della notizia destabilizzante come punizione funziona bene una sola volta.
-Questo è vero, però- disse Molly, senza riuscire, infine, a trattenere una risatina. Arthur si girò, guardò bene in faccia la moglie, e lasciò cadere di nuovo il vassoio, che aveva sollevato per portarlo in cucina. Per la seconda volta la casa fu squassata dal fracasso.
-Arthur, sveglierai Bill!- protestò Molly. Il gesto di suo marito, però, aveva potuto su Ted più della sua dichiarazione.
-E’... vero?- chiese Ted, e senza attendere risposta si slanciò verso la finestra e strattonò la tenda per guardare. Il fascio di luce che si disegnò sulla neve fece voltare Annie ed Hector, che fissarono immobili le tre facce di Molly, Bertha e Ted appiccicate alla finestra, in un lungo, indimenticabile momento.
-Ted, sei tremendo! Ci hai fatto fare la figura dei guardoni!- urlò Molly, tirandosi via dal davanzale.
-Oh, ti prego, Signore, non permettere che io mi dimentichi mai di questa scena!- sghignazzò Bertie, abbandonandosi ed allungando le gambe –Piuttosto l’indirizzo di casa, ma questa la voglio raccontare ai miei nipoti, se ne avrò!
-Vado a mettere Charlie nella culla- fece Molly dignitosamente, prima di sparire su per le scale.
Arthur, muto fino ad allora, si tolse gli occhiali e li pulì sul golf che indossava, mentre Annie ed Hector rientravano dalla porta finestra dell’ingresso e si fermavano sulla soglia del salotto.
-Non osare parlare, guardone- fece Annie, guardando dritta Ted.
-Sono felice per voi.
-Hai parlato!
-Ma...
Bertie si alzò ed andò ad abbracciare Annie:
-Doveva finire così da quel San Valentino.
-Quale?
-Lo sai, no? Il primo di Arthur e Molly, quando io uscii con... quel tipo con i capelli ricciuti, molto...
-Emil Boot.
-Esatto.
-Perché Bertie può parlare?- protestò Ted.
-Sta’ zitto, Tonks, hai messo incinta la tua ragazza, non tollero commenti sui miei baci o non baci.
-Ora che non sei frustrata per Hector puoi dirmi che sei contenta per me, e anche commossa del fatto che il tuo migliore amico diventi padre?
Annie lo fissò, poi afferrò il vaso di begonie che faceva bella mostra di sé sul tavolino, tolse i fiori con un gesto e gli tirò l’acqua addosso.
-Ragazzi, smettetela, non vorrete far arrabbiare Molly?- intervenne calmo Arthur, battendo una mano sulla spalla di Hector e scambiando con lui un sorriso eloquente. Fra loro non c’era bisogno di molte parole.
 
Bussarono alla porta in quel momento, e Molly che scendeva dopo aver sistemato Charlie aprì subito.
-Andromeda!
Gli altri si fissarono stupefatti e corsero in ingresso.
-Con la neve! Dovevi dire che ti venissimo a prendere!
-Cosa ci fai qui?
-Ti sei Smaterializzata? Non sarà... pericoloso?
-Non a questo stadio della gravidanza- intervenne Teddy, precipitandosi però da lei per toglierle la giacca e stringerle le mani intirizzite: -Che ti è saltato in testa? Non avevamo detto che era meglio se lo passavi con i tuoi questo Natale? L’ultimo?
Andromeda drizzò la testa e li guardò tutti:
-Ero a cena a casa ed a un certo punto ho pensato che più che il mio ultimo con loro, era il primo Natale di Ninfadora, ed era meglio passarlo decentemente. Me ne sono andata al terzo discorso sui Sanguesporco, mi veniva da vomitare. Almeno a Bruxelles mi risparmiavo le catechesi sulla Purezza del Sangue!- si girò verso Molly: -Vi dispiace se sto qui anche io, almeno fino a domani?
Molly quasi la trascinò vicino al fuoco:
-Certo che no! Tesoro, Ted ci ha detto tutto!- la baciò sulle guance –E’ bellissimo, e noi vi aiuteremo. Qualsiasi cosa.
-Non farti ingannare, Dromeda, a me Molly ha detto tutt’altro. Si è arrabbiata!- intervenne Ted, quasi indignato per l’affettuosità dell’amica.
-Ninfadora? Chi è Ninfadora?- chiese Bertha, perplessa.
-Dromeda è convinta che sarà una femmina e vuole darle questo... nome, se così si può dire. Ma sarà un maschio, e lo chiameremo Tom. O John. O Sam.
-Se sarà un maschio lo chiameremo Nereus- disse Andromeda, mentre accettava una tazza di tè da Molly.
-Se sarà una femmina la chiameremo Sally. O Mary.
Andromeda prese la mano di Annie, che le stava accanto senza parlare, e le chiese sottovoce:
-Sul serio, com’è andata? Vi ha sconvolti? Non siete contenti, vero?
Annie l’abbracciò:
-Sì, quando ce l’ha detto ci siamo un po’ preoccupati. Ma naturalmente è come dice Molly, vi aiuteremo in tutto, e poi... sono emozionata, davvero. Il... il figlio di Ted, qui...- le sfiorò il ventre con mano leggera.
E davvero, in quel momento tutta la commozione della giornata le si sciolse in qualche punto imprecisato, nella testa, e sembrò confluire agli occhi. Finalmente, guardando le guance accese dal freddo di Andromeda, ed i suoi occhi orgogliosi, riuscì ad essere felice per Ted. E per tutti loro. Sarebbero cresciuti e diventati grandi, i figli si sarebbero incamminati sulla strada della vita, avrebbero fatto errori e cercato di rimediare. Sarebbero stati amici in modo diverso da come sono amici degli studenti. Sarebbero stati amici adulti, ed era bello e dolce rendersi conto di star crescendo insieme.
-Annie, stai piangendo!- osservò Molly, inginocchiandosi accanto a lei affettuosamente ed asciugandole le lacrime col pollice.
-Sono solo commossa, ragazzi... è bello avervi tutti qui.
-Proprio così!- commentò Bertha, lietamente, buttandosi accanto ad Annie per abbracciarla.
Hector, per raggiungerla in qualche modo, visto come era circondata dalle ragazze, fece il giro del divano e si affacciò sopra di lei, allungando le braccia a stringerle le mani. Lei rovesciò la testa per guardarlo e tra le lacrime gli sorrise, mentre intrecciava le dita alle sue.
Teddy sedette su un basso panchetto ai loro piedi, appoggiando il mento sulle gambe di Andromeda ed allungando una mano a carezzarle il grembo.
-Buon Natale, ragazzi!- commentò Arthur, mentre la vecchia pendola batteva la mezzanotte.
-Vi voglio bene, e ti amo, Arthur- rispose Molly, guardandolo dal pavimento dove stava.
Tutti risero, mentre le orecchie di Arthur diventavano rosse:
-Ti amo anche io.
Sedette per terra accanto a lei, le cinse la vita con un braccio e cominciò a cantare:
From starry skies descending,
Thou comest, glorious King,
A manger low Thy bed,
In winter's icy sting...
Molly gli sorrise, mentre tutti, più o meno forte, si aggregavano alla carola.
Il primo Natale in quella loro nuova casa, ed era già diventata una Tana per tutti.
 
 
Per le età dei personaggi (leggere solo se vi appassionano le ricostruzioni nerd dei fan col pallino per la precisione come me):
Non avevo riferimenti, a parte alcune date di nascita. Bill Weasley è nato nel novembre del ’70, ed inoltre nel Principe Mezzosangue i figli fanno una battuta sul fatto che Molly ed Arthur si sono sposati molto giovani. Perciò ho immaginato che lo abbiano fatto appena usciti da Hogwarts, o meglio, subito dopo che Molly aveva finito la scuola, visto che ho messo Arthur un anno avanti a lei. Quindi ho piazzato il loro matrimonio nel settembre del ’69, visto che nel marzo del ’70 hanno concepito Bill. All’epoca del loro matrimonio avevano entrambi 19 anni, il che porta la data di nascita al ‘50, per entrambi anche se Arthur a scuola era un anno avanti a Molly, perchè la Row ha detto che Molly è nata il 30 ottobre (non ha specificato l’anno), il che vuol dire che ha frequentato Hogwarts con quelli del ’51, come fanno tutti quelli che nascono dopo il 1 settembre, visto che bisogna aver compiuto 11 anni per andare ad Hogwarts (infatti Hermione, che è nata il 19 settembre, è del 1979 ma frequenta con Harry e Ron che sono dell’80).
Anche Hector è del ‘50, Annie, Bertha e Ted sono del ’51 e Andromeda del ‘52.(Su Wikipedia, in realtà, si dice che Andromeda è nata nel '53, ma non sono ben sicura della provenienza di questa informazione. Essendomene accorta dopo aver costruito il mio bello schemino, mi sono detta che in fondo ci ero andata vicina e che andava bene così.)
Tonks nasce nel 1973, perciò, come vedete, siamo in tempo...;)
Se certe posizioni di Molly sul sesso vi sembrano retrò, tenete anche conto che sono ragazzi nati negli anni ’50 e che il mondo magico, almeno dai libri, sembra piuttosto morigerato!
A presto! (con Dopoguerra!)

 

   
 
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