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Autore: Aurora Barone    30/09/2011    1 recensioni
anno 2020, In Giappone sono stati realizzati moltissimi robot che convivono "pacificamente" con gli esseri umani, anche se questa convivenza pacifica è una vera forzatura fatta di prevericazioni da parte degli esseri umani.
Echiko è uno di questi robot, solo che lei in realtà è per metà umana e per metà robot e in passato era un essere umano, ma le è stato cambiato il suo aspetto e la sua memoria è stata cancellata.
Ma se incominciasse a ricordare le sue vere origini? E se il legame con il suo padrone non fosse uno dei migliori, potrebbe riuscire a sottrarsi ad esso? Sopratutto se lui è anche molto bello, seducente e anche molto lunatico...Ma in particolare c'è un braccialetto che impedisce ai robot di sottrarsi al volere dei propri padroni e che impone ai robot di proteggere il proprio padrone dagli eventuali pericoli.
Echiko non riesce ad accettare questa condizione di sottomissione sopratutto perchè Itou è davvero un tipo insolito, prima la tratta male, ma poi la bacia e la tira fuori dai guai. E poi c'è Yoto l'amico di Itou che si mostra interessato a lei, ma Itou sembra non sopportare il fatto che il suo robot frequenti il suo amico...E poi c'è quel robot a scuola che Echiko crede che abbia una voce molto familiare...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ero tornata nella mia stanza scossa da quello che fosse appena accaduto, non potevo crederci che Itou potesse arrivare a tanto.

L'idea del violino, di poterlo suonare e che non mi si sarebbe frantumato tra le mani,dovevo ammettere che mi aveva quasi per un attimo tentato, era una di quelle cose che avevo sempre desiderato, insomma il mio sogno nel cassetto da quand'ero bambina.
La mia passione per il violino aveva delle origini molto semplici: alle elementari le maestre ci portarono a teatro per seguire un concerto dal vivo di un violinista molto affermato.
Non ricordavo il nome del violinista, ero piccola e i miei ricordi di quel periodo erano abbastanza sbiaditi, non ricordavo neppure il brano musicale che suonò, però quello che non avevo affatto dimenticato erano le emozioni che mi aveva trasmesso, potevo ancora sentirle come se le stessi provando in quel preciso momento.
Era la sola cosa di cui mi potesse importare, la sola cosa che poteva rendere migliore la mia vita da robot, anche se dovevo ammetterlo, forse essere un robot non era così male.
Ma la mia dignità, il rispetto che avevo di me stessa e dei miei sentimenti mi impediva di abbassarmi ai suoi vili ricatti.
Era stato vile e scellerato, eppure in un certo qual modo mi ero quasi sentita lusingata dal fatto che potesse spingersi a tanto per me, no ma che stavo dicendo, lo avrebbe fatto con qualunque altra ragazza.
Era meglio non farsi sciocche e inutili illusioni...
I miei pensieri furono interrotti dal tenero miagolio di Miamoto, accarezzai il suo pelo nero e mi trovai il suo sguardo addosso.
Mi parve quasi la reincarnazione di Itou in versione gatto, ma guardandolo attentamente i suoi occhi erano differenti, c'erano delle sfumature giallastre e verdi sulle pupille, mentre gli occhi di Itou erano chiaramente verdi.
Anche il taglio degli occhi era completamente diverso, Itou aveva degli occhi a mandorla molto grandi, mentre il gattino aveva dei piccoli e teneri occhietti
Mi addormentai con il pensiero dei suoi occhi scolpiti nella mente, era difficile riuscire a toglierseli dalla testa, esercitavano un qualche potere particolare su di me: mi incantavano.

Mi svegliai in un bagno di sudore, avevo sognato quello che sarebbe accaduto accettando la proposta indecente di Itou.
Si, insomma, avevo fatto un sogno erotico, per farla breve.
Pensai che ci volesse una bella doccia fredda per lavare via i sconci pensieri di quella notte.
Mi infilai subito dentro la doccia.
L'acqua era gelata.
Rabbrividii dal freddo, però mi parve la giusta punizione per aver solo sognato una cosa del genere e poi l'acqua ghiacciata sembrava un buon modo per purificare la mente e il corpo.
Un processo di purificazione interminabile, perché non appena interrompevo il getto d'acqua riaffioravano i ricordi di quel sogno e quindi riaprivo bruscamente il getto d'acqua per obbligare la mia testa a destarsi da tali pensieri “illeciti”.
Dopo essermi vestita e sistemata, uscii dalla stanza diretta verso la cucina.
Il padre stava facendo colazione insieme ad Isae, mentre di Itou neppure l'ombra.
Mi sentii del tutto fuori luogo, in quell'insolita atmosfera romantica che aleggiava fra quei due, non li avevo mai visti in così perfetta armonia, avevano tutti e due un sorriso stupido scolpito sulla faccia.
Lui leggeva il giornale, mentre lei seduta accanto a lui lo imboccava di biscotti al cioccolato poi gli faceva qualche domanda riguardo le notizie che stava leggendo.
Non si scomposero' affatto dalle loro attività nel vedermi arrivare, anzi mi sentii bellamente ignorata.
Dopo un po' mi azzardai a chiedere di Itou, dopo aver trangugiato qualche biscotto.
“Non si è ancora svegliato...” disse il padre con una certa calma impressa nel viso, sembrava ebete, era troppo preso dalla sua situazione sentimentale armoniosa per curarsi di tutto il resto.
Fortunatamente Itou dopo un po' fece la sua comparsa, prese appena un biscotto e poi mi fece un semplice cenno con lo sguardo per dirmi di andare, non ci parlammo neanche.
Era già poco comunicativo di suo sopratutto la mattina presto e dopo i discorsi del giorno precedente dubitavo che mi avrebbe rivolto la parola, del resto neppure io ero disposta a sostenere una conversazione con lui, ero arrabbiata e non facevo altro che trucidarlo con lo sguardo.
Non tirava una bella aria fra di noi, dopotutto tra di noi era sempre stata così una continua lite e incomprensione, forse troppo diversi e in altre cose troppo uguali per andare d'accordo.

A scuola non c'era lezione, riunirono tutti gli studenti della scuola in un aula molto grande.
Domandai a Sayoko che aveva preso posto accanto a me di che cosa si trattasse.
“Vedi l'anno scorso una studentessa si è buttata giù del terrazzo della scuola...e oggi avrebbe compiuto 18 anni...e così hanno deciso di organizzare una commemorazione per lei” mi spiegò.
Rimasi scioccata e rammaricata da quella rivelazione e gli domandai se la conosceva, lei mi rispose di no che era di un'altra classe e che la conosceva solo di vista.
Poi Yoto seduto accanto ad Itou nei posti dietro i nostri, si rivolse ad Itou: Tu, Itou conoscevi Motoko Hikari?”
“No, per nulla!” rispose in tono nervoso, rabbuiandosi.
Aveva avuto una reazione insolita, come se fosse spaventato e turbato da qualcosa.
Ma dopo un po' io e Sayoko ci rigirammo, dato che una ragazza con il microfono prese a parlare.
“E' passato solo un anno dalla sua morte, eppure ...è strano, mi sembra ancora di vederla che mi saluta sorridendo, penso che l'immagine di lei che mi saluta, rimarrà sempre indelebile nei miei pensieri”disse lasciando cadere una lacrima dal viso, se l' asciugò e riprese a parlare:
“Le volevo molto bene era tra le mie migliori amiche e poi era così straordinaria, riusciva a vedere la bellezza in ogni piccola cosa... Viveva in un mondo tutto suo, spesso non veniva compresa dagli altri per questo suo modo di essere e amava molto la poesia, anche se spesso le sue poesie non venivano apprezzate e comprese al club di poesia”.
Anche se scriveva con molta semplicità, c'era qualcosa di controverso ed emblematico in quel che scriveva...”
Dopo un po' disse “Al club di poesia, una volta proposi di fare una sfida di citazioni...ognuna di noi doveva scrivere la citazione più bella, ricordo che Hikari non vinse...la sua citazione venne scartata, però ricordo che rimase impressa nella mente : Non esiste cosa più bella di un fiore, che per amore
si lascia sopraffare dal male”
Poi dopo un po' si mise a parlare uno studente dall'aspetto un po' bruttino e trascurato, portava degli occhiali da vista molto spessi e aveva tutta l'aria di essere un ragazzo secchione e sfigato.
Lesse una poesia scritta di suo pugno per Hikari, sembrava molto preso da quella lettura e la sua voce era triste e devastata dal dolore, come se non si fosse ancora ripreso dallo shock della morte di lei.
C'era una certa tenerezza e profondità nei primi versi, come se lui ed Hikari fossero' molto intimi e mentre leggeva il suo sguardo sembrava andare altrove, forse riportava alla mente il ricordo di lei, poi leggeva e interpretava la poesia con una tonalità chiara e di grande impatto espressivo, tanto che le mura dell'aula mi parvero' vibrare al suono della sua voce. Recitava la poesia come se avesse Hikari davanti agli occhi.

“Hikari vuol dire luce...
Tu sei luce e allora vivi della luce di te stessa...
Cercando la luce altrove
perderai il bagliore dentro di te...
si, lo infonderai agli altri...
ma a te cosa resterà?
Perirai piccola lucciola
senza il tuo bagliore.
Perchè gli altri non ne hanno..
si impossessano con l'inganno della tua luce...
lasciandoti imprigionata dentro le tenebre
Oh mia cara e bella Hikari
quante ingiustizie ti infliggeranno!
Non ti ameranno...
Non ti comprenderanno...

Perchè una luce così intensa....” dopo un po' la voce gli morii in gola e le lacrime scesero' con violenza dal suo viso appannandogli gli occhiali.
“Scusate io...volevo molto bene ad Hikari...” disse con una mano al petto e con l'altra si asciugava le lacrime, poi si pulii gli occhiali e se li rimase riprendendo la lettura della sua poesia.
“Perchè una luce così intensa
sfugge all' infido occhio umano.
E poi mia cara amata lucciola,
tu vuoi illuminare le tenebre
Improvvisamente la sua voce sembrava accendersi di una smisurata rabbia:
“Ma le tenebre non vogliono lasciarsi illuminare da te.
Amano se stesse e il proprio male...
E sovrastano la luce, ma non la lasciano entrare in se stessi”.

Dietro il ragazzo, notai una foto molto grande, era Hikari, uno sguardo luminoso e sorridente, era davvero una bella ragazza occhi grigi e capelli neri molto lunghi che le ricadevano lungo le spalle.
Molti altri studenti che la conoscevano parlavano di lei, ma percepii in quegli sguardi e in quelle candide parole un pizzico di ipocrisia, si insomma la solita smisurata dolcezza e bontà per cui si parla spesso bene delle persone, soltanto perché non sono più in vita.
Solo nel ragazzo degli occhiali spessi non percepii neppure per un momento ombra di ipocrisia, c'era solo tanto amore e dolore nella sua voce, doveva nutrire sentimenti profondi e molto forti per Hikari.
Dopo un po' riprese lui il microfono, per recitare una poesia di Hikari,anche questa volta la sua voce era un misto di sgomento e dolcezza, la sua voce devastava il cuore e poi lo acquietava, suscitava nello stesso medesimo istante una sensazione di dolcezza e di inquietudine.

“Nella penombra ti ho visto...
e nella penombra sei rimasto...
Perchè? Perchè respingi i raggi del sole?
Lascia che la luce illumini il tuo viso....
Accecati di luce! Vivi di luce!
Abbandona le tenebre del tuo giaciglio.
E per un brevissimo istante...
una flebile luce penetra in te:
nel tuo sguardo
Ma quell' accennato sorriso che ti illumina il viso
non sono io ad avertelo donato”.

Sembrava un lamento disperato di un amore non ricambiato.

Mi chiedevo a chi potesse aver dedicato questa poesia, a chi si riferivano quelle parole?
Dopo quella commemorazione, ero con le lacrime agli occhi e angosciata, mi ribaltò lo stomaco l'idea che una ragazza della mia stessa età potesse uccidersi... e mi suscitava anche un po' di rabbia, stupida Hikari, perché ucciderti così giovane?” Pensa che io avrei fatto qualunque cosa per rimanere in vita e non trovarmi ad essere una specie di arma di distruzione e tu cosa fai? Prendi la tua vita e la butti via così...” gli parlai mentalmente.
Iniziavo a chiedermi, il perché, perché una ragazza così giovane avrebbe dovuto suicidarsi? Da tutto quello che avevo sentito ne avevo dedotto che fosse una ragazza un po' particolare, incompresa dalle altre persone, ma questo non sembrava un buon motivo per uccidersi e per il resto sembrava avere tutto sommato degli amici ed essere circondata da persone che le volessero' molto bene.
Mi asciugai le lacrime.
Itou non vedeva l'ora di tornarsene a casa,non faceva altro che muovere convulsamente la gamba destra e guardare furtivamente l'ora sul cellulare, ma Sayoko e Yoto ci intrattenevano davanti al giardino di scuola.
“Oh, andiamo siamo usciti presto oggi...potremo stare ancora un po' insieme!” rispondeva Sayoko ad Itou che diceva di volersene andare a casa.
“Si può sapere che ti prende?” domandò Yoto scrutandolo con attenzione.
“Non ho niente...voglio soltanto andarmene a casa tutto qui...” disse negando ogni turbamento, eppure nella sua espressione si leggeva chiaramente che c'era qualcosa che non andava.
“Il ragazzo con gli occhiali, quello che ha scritto quella poesia per Hikari...è quello che...” disse Sayoko interrompendosi di colpo.
La guardammo interrogativi, non capendo perché avesse improvvisamente lasciato in sospeso il discorso.

“Ciao Itou...” era proprio il ragazzo di cui Sayoko stesse parlando, quel saluto era stato strano, non mi parve affatto amichevole,anzi tutt'altro.
Sayoko e Yoto erano atterriti, come se avessero' appena visto qualcosa di spaventoso.
Itou rimase paralizzato e accennò appena un saluto.
“Che cosa vuoi da Itou?” domandò Sayoko agitandosi.
“Guarda che se ci riprovi finisci in galera!” esclamò Yoto.
“Si tanto si è fatto costruire un robot per farsi proteggere...davvero ingegnoso, mio caro Itou!” disse malignamente guardando Itou e poi me.
“Quindi conoscevi Hikari?” domandò Itou perplesso.
“E tu pure la conoscevi...” disse con un espressione carica di disprezzo.
“Aspetta...” disse Itou per fermarlo, ma lui se ne andò via, senza degnarlo di nessuna considerazione.
Quando fu ormai lontano e distante da noi:
Sayoko chiese delle spiegazioni ““Conoscevi Hikari?”
“Sayoko, per piacere non è il momento...” rispose lui evitando di incrociare il suo sguardo.
“Itou...se fai così non so più cosa pensare di te...” disse Sayoko furente.
“Cosa dovresti pensare che l'ho ammazzata io?! Già certo...da me ci si può aspettare di tutto...anche questo!” disse Itou rabbioso.
“Non sto dicendo questo, però...spiegaci...cazzo siamo tuoi amici!” disse lei agitandosi.
“Ci sono andato una volta a letto...” ammise angosciato.
“Tutto qui?” domandò lei.
“Ho scoperto che era innamorata persa di me e da lì ho deciso di interrompere del tutto i rapporti, però lei...non so, sembrava non averla presa bene, mi perseguitava...mi sono ridotto a doverle dire delle cose orribili per allontanarla da me e pochi giorni dopo ho saputo che si era suicidata...”disse con un espressione carica di dispiacere.
“Cazzo, Itou a forza di fare il cretino con le ragazze...è finita in tragedia!” disse Yoto in tensione.
“Io...non pensavo che lei fosse innamorata di me...mi aveva fatto credere di non esserlo, di essere solo interessata ai miei soldi e al mio aspetto...” disse Itou con sincerità.
Poi aggiunse “ Insomma lo sapete...ho sempre messo in chiaro le cose, non ho mai preso in giro nessuna ragazza, ho sempre detto di non volere coinvolgimenti sentimentali...”
“Si, ma questo non significa che una ragazza non possa innamorarsi di te...” dissi di colpo incrociando il suo sguardo.
“Bè però non è detto che sia stato tu la causa scatenante il suicidio...” disse Sayoko.
“Allora perché il suo amico voleva ucciderlo?” domandò Yoto.



Dopo tornammo a casa, in quel momento ripensai a quella poesia, che fosse dedicata ad Itou?
Avevo sviluppato una buona memoria, riuscivo a ricordamela parola per parola:

“Nella penombra ti ho visto...
e nella penombra sei rimasto...
Perchè?Perchè respingi i raggi del sole?
Lascia che la luce illumini il tuo viso....
Accecati di luce! Vivi di luce!
Abbandona le tenebre del tuo giaciglio.
E per un brevissimo istante...
una flebile luce penetra in te:
nel tuo sguardo
Ma quel' accennato sorriso che ti illumina il viso
non sono io ad avertelo donato”.

Hikari vuol dire luce, quindi quando parlava di luce, era come se si riferisse a se stessa, ed un ragazzo dal volto cupo che sfuggiva a lei, alla luce, poteva benissimo riferirsi ad Itou, arrivai a quella conclusione.
Ma in quel momento c'era un altro dubbio ad affliggermi, una ragazza poteva uccidersi semplicemente per un amore non corrisposto?
E poi quegli ultimi versi che cosa significavano?

“E per un brevissimo istante...
una flebile luce penetra in te:
nel tuo sguardo
Ma quel' accennato sorriso che ti illumina il viso
non sono io ad avertelo donato”.

C'era un'altra ragazza? Una ragazza che era riuscita a far breccia nel cuore di Itou? E chi era?


“Echiko...” il padre mi destò dai miei pensieri.
Stavamo pranzando o meglio stavano pranzando, io ero presa dai miei pensieri per riuscirci e poi il volto di Hikari era impresso nella mia mente e non riuscivo a togliermelo dalla testa.
Ebbi quasi l'impressione di vederla a tavola accanto a noi, indossava la mia stessa divisa scolastica e mi guardava con quei suoi liquidi occhi grigi, sembravano fatti di acqua.
Tremai e impallidii, l'immagine di lei seduta accanto a me, era così reale.
Mosse le sue labbra color cremisi e recitò le seguenti parole singhiozzando:
“Ho cercato mille volte l'ispirazione...
e poi l'ho trovata, era...
nel tuo sguardo malinconico...
si, in quel tuo sguardo cupo e contrito
ho trovato la poesia che cercavo...” la sua voce era straziante.
“Mi sono chiesta guardandoti :
Come può la tristezza essere tanto bella?" terminò la sua poesia versando lacrime amare.

“Echiko che cazzo stai dicendo?” sentii la voce di Itou così distante, poi vidi tutti gli oggetti muoversi, era come se tutto ruotasse intorno a me, avevo un tremendo capogiro.
Persi i sensi, mi risvegliai distesa sul lettino del laboratorio del signor Kayashi, che mi stava accuratamente analizzando.
“Che è successo?” domandò Itou guardando il padre che mi analizzava come fa un medico con la propria paziente.
“Non ne ho idea...” esclamò incerto.
“Come conoscevi quella poesia di Hikari? L'hai letta da qualche parte?” domandò Itou scaldandosi, sembrava preoccupato.
“L' ho vista...ho visto Hikari...” rivelai, sapendo che mi avrebbe dato della pazza.
“Lei è morta...è impossibile...” rispose Itou ansioso.
“Io l'ho vista!” insistetti.
Faticavo persino io a crederci, eppure era lei senza ombra di dubbio e non poteva essere stata solo un'allucinazione, era troppo reale per esserlo.
Dopo un po' la rividi, era tra di noi, accanto ad Itou stringeva tra le braccia un neonato, la mia attenzione si soffermò su quel bimbo coperto da un lenzuolo bianco.
Notai le macchie di sangue sparse sul lenzuolo che finii a terra, mostrando il corpo inerme ed insanguinato del neonato.
Mi raggelò il cuore e mi mancò il respiro, mentre la vedevo avanzare verso Itou con un sorriso amaro e una voce flebile, appena percettibile “ Il nostro bambino...”
“Echiko che ti prende?” disse Itou scuotendomi.
Ero rimasta paralizzata nel letto senza trovare il coraggio di muovermi, con lo sguardo fermo e concentrato su di lei, tremavo dalla paura e dall'orrore di quel bebè insanguinato e putrefatto stretto tra le sue braccia, come se fosse vivo.
I suoi occhi grigi rappresentavano al meglio il grigiore della sua malinconia e il senso di vuoto che le aveva squarciato l' anima portandola ad ignorare la realtà, così continuava a stringere il bambino morto e a trastullarlo affettuosamente, con un sorriso dolce e folle impresso nel viso.
“Il nostro bambino...” disse di nuovo guardando Itou.
La vedevo lì nella penombra di quella lugubre stanza accanto ad Itou che mi scuoteva, tentando di richiamare la mia attenzione, ma era atterrita e bloccata dalla paura e non fui neppure in grado sillabare una sola parola.
ERA INCINTA!
Realizzai solo in quel momento il senso delle sue parole.
Questo poteva spiegare molte cose...anche se non mi era ancora ben chiara la situazione, ad esempio Itou ne era al corrente? E poi era stata questa la ragione per cui si era uccisa?
I suoi occhi grigi mi scrutarono con diffidenza,mentre io continuavo a chiedermi se fosse tutto frutto della mia immaginazione o se fosse per davvero un fantasma.
“Echiko!” sentii la voce del padre e di Itou farsi sempre più feroce, mi scuotevano, cercando di destare la mia attenzione verso di loro, ma il mio sguardo si immergeva in quello di Hikari e non riuscivo a staccare la mia attenzione da lei e dal suo flagellato animo.
Teneva ancora tra le braccia quella minuscola creaturina morta per porgerla con calore ad Itou, che non riusciva né a vederla ne a sentirla.
La sentii strillare, come se cercasse di farsi sentire da lui, ma Itou non la vedeva e lei continuava ad agitarsi tentando di stabilire un contatto con lui, ma era tutto inutile, poteva urlare e sgomitare quanto voleva, lui avrebbe continuato a non vederla e a non sentirla, persino l'aria intorno a lei rimaneva ferma mentre si agitava tentando di toccare Itou, ma la sua mano e il suo corpo diventavano trasparenti, proprio come quello di uno spettro.
E dopo un po' mi parve di vedere le sue mani svanire nel nulla come se gli fossero' state mozzate e ciò gli impediva di toccare Itou, poi anche le gambe e il resto del corpo svanii nel nulla.
Spostai lo sguardo verso Itou e il padre che avevano in ogni modo tentato di rinsavirmi, dato che per tutto quel tempo, ero rimasta bloccata ad osservare il “ nulla”, già per loro era stato così, avevo osservato uno spazio vuoto di quella stanza.
“Echiko...va tutto bene?” domandò il padre allarmato, anche Itou sembrava abbastanza scosso.
“L'ho vista di nuovo...Hikari...” ammisi pur sapendo che non mi avrebbero creduto.
“Echiko sei sconvolta...immagino che l'idea di una ragazza così giovane che sia morta ti abbia suggestionata...” disse il padre.
“Echiko...cosa hai visto?” domandò Itou alquanto turbato.
“Oh insomma Itou...non ci crederai pure tu?! Sarà stata solo un'allucinazione...” disse rivolgendosi ad Itou.
“Ha recitato alla perfezione una poesia che mi ha scritto” dichiarò Itou.
“L'avrà letta da qualche parte, immagino che oggi abbiano letto tutta una serie di poesie per commemorarla...” disse il padre con scetticismo.
“Quella poesia non l'hanno letta...e poi era stata scritta per me, ero il solo ad essere in possesso del foglio in cui me l'aveva scritto...foglio che ho poi buttato...” disse con lo sguardo basso.
Itou aveva detto di non essere minimamente al corrente della ragione per cui lei si fosse uccisa, la supposizione che aveva fatto e lasciato intendere a Sayoko era che si fosse uccisa a causa del fatto che lui non la corrispondesse sentimentalmente, ma poteva anche aver mentito....però, i suoi occhi mi erano parsi così sinceri e anche in quel momento mi sembro' inconsapevole, come se mi chiedesse cosa avessi visto per scoprire qualcosa.
Ma il padre ostacolava il suo desiderio di sapere ed evitò oltremodo che io e lui parlassimo di Hikari, così mi ricordò che ore fossero' per farmi andare a lavoro ed interrompere così quella scomoda conversazione.
Arrivai a lavoro in ritardo, ma per mia grande fortuna la proprietaria era assente e aveva lasciato il locale nelle mani di Juishi.
“Non si arriva a lavoro a quest'ora!” Juishi mi canzonò in tono scherzoso.
Mi misi la divisa rosa confetto che mi dava la nausea, poi aveva una gonna così corta e insignificante che mi metteva tremendamente a disagio, per non parlare di quella scollatura al seno...e fortuna che avevo un seno poco consistente, altrimenti sarebbe stato come girare nuda.
Quando avevo protestato dicendo di non voler indossare una divisa come quella, la proprietaria aveva bellamente ignorato le mie proteste dicendo che il bello del suo locale erano proprio le cameriere dagli abiti succinti ed era questo che portava molta clientela sin dalla notte dei tempi e così mi ero ormai rassegnata ad indossarla senza fare troppe storie.
Ciò che mi scocciava, era lo sguardo di quegli uomini di mezza età incalliti e desiderosi, come se non avessero' mai visto una ragazza in vita loro.
Quelli si che erano i clienti peggiori che tiravano fuori tante di quelle assurde allusioni e mi importunavano con frasette ed eccessive attenzioni.
Ormai avevo acquisito un certo talento ad ignorarli o a scampare astutamente alle loro oscene proposte, poi il fatto che io fossi un robot sembrava incitarli maggiormente, come se ciò li autorizzasse a fare i maiali con me.
Quel lavoro non mi dispiaceva, però sapeva essere stancante e svilente, poi dover essere sempre cortese e sorridente per una come me, risultava essere una vera faticaccia.
Passai intere ore a servire vari tavoli, poi a scherzare un po' con Juishi al bancone, sparlavamo anche qualche cliente e poi mangiavamo furtivamente qualche prelibatezza dalle cucine del locale.
Dopo un po' vidi entrare dentro il locale proprio Itou con Sayoko.
Nadine li accolse calorosamente e gli indicò il tavolo per sedersi.
Io ero caduta in uno stato di trance, volevo nascondermi da qualche parte... non avevo alcuna voglia di farmi vedere con quella divisa e mentre servivo i tavoli.
Purtroppo il loro sguardo si posò subito verso di me, era come se mi stessero' appunto cercando.
Sayoko mi salutò affettuosamente, mentre Itou mi stava guardando dalla testa ai piedi, ecco lo sapevo...la mia indecente divisa doveva stuzzicare chissà quali sue fantasie.
Raggiunsi il loro tavolo e salutai Sayoko.
“Che ci fate qui?” domandai ignorando le occhiate insistenti di Itou.
“Ecco io e Itou oggi abbiamo studiato insieme e poi ci siamo detti perché non vedere il posto in cui lavora Echiko, poi mi ha detto di oggi...delle tue allucinazioni e così volevamo accertarci che stessi bene...” mi spiegò.
“Sto benissimo!” dissi tranquillizzandola.
“Si, ma questa divisa...non fa per te...” disse Itou con un espressione puntigliosa e carica di disapprovazione.
“Farei volentieri a meno di mettere questo tipo di vestiti” esclamai offesa.
Ero certa che se l'avesse indossata un'altra ragazza, tipo quelle che era solito a frequentare non avrebbe fatto quella faccia di disapprovazione, ma siccome si trattava del suo insignificante e sgraziato robot, allora aveva da ridire.
Dopo un po' tirai fuori una frase perfetta per zittirlo “ Chi disprezza compra!”
Alludevo naturalmente al fatto che il giorno precedente non avesse fatto altro che scendere nel ridicolo per una sola notte con me.
“Ma io non disprezzo...non ho detto che ti sta male...” disse con naturalezza.
“ E allora qual'è il problema?” domandai.
Sayoko scoppiò a ridere.
“E tu che hai da ridere!” disse Itou sbuffando.
“Ti comporti come un fidanzatino geloso!” lo sbeffeggiò.
“Ma figuriamoci...è solo che è già inaccettabile che un robot dei Kayashi lavori...poi per giunta la cameriera e poi in un posto come questo pieno di tizi allupati e poi queste divise volgari ...” ammise.
“Guarda che anch'io mi sono lamentata di questa divisa...credi che mi piaccia indossare cose del genere?!”
“Bene allora non la indossare!” esclamò lui.
“Non posso, la proprietaria pretende che la indossi...” dichiarai.
“Ci parlerò io!” disse con determinazione.
“Eh? Ma perché?” domandai contrariata.
“Oh insomma non ti piace indossare questa divisa quindi perché hai da ridire!” esclamò spazientito.
“Perchè...non mi va che ti intrometti in questioni che non ti riguardano affatto...” affermai irritata.
Sayoko ci contemplava in silenzio, non aveva intenzione di prendere le parti di nessuno dei due, ma dopo un po' la chiamai in gioco dicendo “Sayoko diglielo pure tu...di farsi gli affaracci suoi!”
“Un vecchio proverbio dice di non mettere il dito nelle questioni tra marito e moglie...mi sto attenendo ad esso...” disse ridendo.
“Comunque io adesso devo tornare a lavorare...cosa ordinate?” domandai tagliando corto.
Itou stava spulciando il menù con meticolosa attenzione, mentre Sayoko sembrava con le idee abbastanza chiare, infatti non tardò a rispondermi con le ordinazioni.
Dopo un po' aspettai che Itou finisse la sua accurata analisi del menù.
“Dunque io vorrei...riso al curry...però non troppo piccante...” disse suscitando in me già un certo fastidio.
“ Che significa voglio del riso al curry non troppo piccante, se non vuoi che sia troppo piccante, non ordinare il riso al curry!” esclamai infastidita.
“Ok, allora...sukiyaki, ma...”
“Ma che non sia troppo Sukiyaki?” dissi sbeffeggiandolo.
Dopo aver ascoltato tutte le relative annotazioni puntigliose di Itou, di come volesse il suo sukiyaki, mi recai agli altri tavoli.
Continuavo a fare avanti e indietro servendo i vari tavoli, ringraziando e raccogliendo le varie mance dei clienti, anche se spesso erano considerevolmente misere.
Dopo tornai al tavolo in cui sedevano Sayoko e Itou e li servii, sperando che Itou non avesse da lamentarsi su qualcosa, perché mi sembrava rientrare nella categoria di quei clienti puntigliosi e snervanti.
“Questo sarebbe un Sukiyaki?” domandò contrariato.
“Stammi a sentire questo è il sukiyaki...se non ti piace lo mangi da un'altra parte!” esclamai perdendo la calma.
“E' così che tratti i clienti?” domandò ridendo.
“Quelli snervanti come te, si li tratto così!” risposi andandomene.
Dopo mi sedetti accanto al bancone in cui c'era Juishi.
“ Che padrone amorevole...è venuto a vedere come te la cavi con il lavoro...” commentò ridendo.
“E' snervante...” risposi scocciata.
Quando finirono di mangiare, Itou si alzò per pagare e ci trovammo faccia a faccia.
Porse i soldi a Juishi e poi disse di voler parlare con la proprietaria.
“Spiacente, in questo momento non è qui, però se hai qualche lamentala da esporre puoi parlarne anche con me...” disse Juishi con cordialità.
Io scocciata lo guardai e gli rivolsi un'occhiataccia, mi sembrava come una di quelle situazioni in cui i genitori apprensivi vanno dai professori a fargli qualche discorsetto sul bullo che maltratta il figlio, mettendo quest'ultimo in imbarazzo davanti ai compagni.
“Ecco questa divisa per Echiko mi sembra inadeguata...” disse senza mezzi termini.
Suscitando la mia funesta ira impressa sul volto, mi sentii incendiare di vergogna e di rabbia.
Juishi non riuscii a trattenersi e si mise a ridere guardando Itou e spostando poi lo sguardo su di me.
“Non credo che questo sia fattibile, insomma sai quanto queste divise attirino i clienti...è una trovata di mercato!” rispose Juishi alla sua replica.
“Capisco perfettamente, ma lei è il mio robot, ho dato l'autorizzazione che lavorasse, non che suscitasse le perversioni represse di qualche vecchiaccio...”
“Ti converrà discuterne domani con la proprietaria” rispose Juishi.
Dopo questa paradossale figuraccia, giurai di ucciderlo.
Terminate le ore di lavoro, Sayoko se ne andò a casa, mentre Itou rimase ad aspettarmi.
Ecco, potevo farlo a pezzi!
Fuori dal locale, aspettavamo l'arrivo del suo autista che doveva venirci a prendere.
“Che ti è saltato in testa!” esclamai rabbiosa.
“Non piace neanche a te mettere quella divisa da poco di buono...” disse tranquillamente.
“Si, ma non è un problema tuo!” dissi risentita.
“Invece si, fino a prova contraria sei il mio robot!” disse dibattendosi.
“Poi parli proprio tu...ieri mi hai trattato da puttana!” esclamai indignata.
“Io non ti ho trattata da puttana...” disse gettandomi una profonda occhiata.
“Già, certo per te è normale trattare le persone in quel modo...” esclamai incrociando con risentimento il suo sguardo.
“Ok, ammetto di essermi comportato male...e ti chiedo scusa...” disse disorientandomi, sembrava realmente dispiaciuto.
“Non prendermi in giro...” esclamai non volendo prendere per vere le sue scuse.
“Sembra che qualunque cosa io faccia, non ti vada mai bene...” disse scocciato.
“Non è questo, è che sinceramente...è difficile prenderti sulla parola...” controbattei.
“Tu non dovresti parlare di parola, non ti sei attenuta al nostro patto...” disse ridendo.
“Eravamo in galera, ero in preda ad un crisi mistica quando ho stipulato quell'accordo, quindi si può dire che non è valido...” dissi arrampicandomi astutamente agli specchi.
“Anche in discoteca, eri in preda ad una crisi mistica?” domandò con quella sua contagiosa risata che mi travolgeva, infatti trapelò dalle mie labbra un sorriso che stava tentando inutilmente di trattenere.
“Stai sorridendo” disse posando la sua attenzione sulle mie labbra tremanti.
“Impressione tua...” esclamai mostrandomi seria.
Dopo un po' calò il silenzio e rimasi ferma a contemplare le strade illuminate della città, erano all'incirca le sette di sera e a quell'ora c'erano ragazzi e ragazze che andavano a divertirsi per i vari locali e così stavo lì ad ascoltare il loro allegro chiacchiericcio e accostava lo sguardo sui loro vistosi abiti, poi notai anche qualche famiglia.
Tornati a casa, Itou disse di dovermi dare una cosa, così lo seguii nella sua stanza.
Mi diede il violino dicendo di non farmi idee strane e che non voleva nulla in cambio.
“Perchè me lo stai dando?” domandai.
“Accettalo, come modo per farmi perdonare... per la proposta sgradevole di ieri sera...” disse porgendomelo.
“D'accordo, grazie...” dissi stupita.
“Invece riguardo...Hikari...che hai visto?” mi domandò curioso.
“Ho visto...lei...nient'altro...” dissi omettendo il fatto del bambino.
Non sapevo perché glie lo avessi tenuto nascosto, volevo in qualche modo evitare di turbarlo, iniziavo ad avere come la certezza che lui non fosse al corrente del fatto che Hikari fosse rimasta incinta prima di uccidersi.
E poi poteva essere davvero una semplice allucinazione, quindi tutto quel che avevo visto poteva essere soltanto una bugia, quindi che senso aveva turbarlo, risentiva ancora del peso della morte di sua madre, non potevo stressarlo ulteriormente.
Strinsi il violino tra le mani con forza, volevo testare la sua resistenza, Itou aveva ragione quel violino era stato realizzato con un legno duro e resistente, eppure nonostante tutto, sembrava produrre dei suoni gradevoli alla stregua degli altri violini.
Testai il suono del violino con l'archetto, era in tutto e per tutto uguale agli altri violini, anche se quel legno era duro come la quercia.
“Non vorrai distruggermi i timpani!” disse Itou lamentandosi.
Non avevo ancora imparato a suonarlo e non facevo altro che arpeggiare a casaccio,producendo un suono stridente.
Bene adesso, potevo tornare a frequentare il club di musica pensai soddisfatta dirigendomi nella mia stanza, poi come di consueto cenammo.
La solita e ripetitiva cena, la tensione tra padre e figlio sembrava essersi placata, anche con Isae, Itou sembrava meno astioso.
Si, in lui stava avvenendo un qualche progressivo cambiamento, che non riuscivo a comprendere, anche il fatto che si fosse scusato con me, mi induceva a confermare questa mia teoria, per non parlare del fatto che lo avessi sorpreso a guardare “Cime tempestose”
“Quindi tu e Sayoko avete studiato” disse il padre cercando conferma, sembrava avere un espressione serena e compiaciuta, forse anche lui doveva essersi accorto dei repentini miglioramenti di Itou.
Itou annuii.
“Itou, mi congratulo con te...ma ti è per caso successo qualcosa?” domandò il padre.
“No, perché?”
“ Ah, bè sei diverso...decisamente non l'Itou scontroso al quale sono abituato...” disse analizzandolo.
“Non ho idea di cosa tu stia parlando...” fece spallucce come se non avesse fatto idea di cosa stesse parlando.
Isae disse sorridendo “Itou, l'amore e l'orgoglio sono due cose che non possono andare d'accordo”
Io e il signor Kayashi non avevamo fatto idea di cosa stesse parlando e anche Itou assunse un espressione disorientata e confusa, come se Isae fosse impazzita e stesse dicendo cose che non lo riguardassero' affatto.
“Ma Itou...che si innamora...dai...è impossibile...” disse il padre spaccandosi dalle risate per l'assurdità di quella affermazione.
“Già, appunto...” disse Itou con una delle sue risatine sarcastiche.
“E' un essere umano...se sono in grado di innamorarsi i robot, perché non dovrebbe riuscirci lui!” esclamò Isae rivolgendosi al signor Kayashi.
“Vedi...lui è affetto dalla stessa sindrome di mio padre, non riusciva ad innamorarsi di nessuna donna, sposò mia madre, solo per paura di rimanere solo...”
“Ah, per piacere...vuoi sapere cosa penso...che tuo padre, mio caro scienziato...era affetto della stessa sindrome di Itou e non si chiama incapacità di innamorarsi, ma incapacità di ammettere di esserlo...ah bè forse una sindrome che colpisce tutti i Kayashi, anche tu, sei stato colpito da questa sindrome per molto tempo no?” disse Isae sorridendo.
Come era bella quando sorrideva, la contemplai in tutto il suo splendore, era talmente bella che quasi quasi mi passò per un momento per la testa di esserne attratta e dubitai sulla mia stessa sessualità.
Perché solitamente, non ero una di quelle ragazze che riconosceva la bellezza nelle altre ragazze, anzi di solito assumevo un atteggiamento molto critico e competitivo nei confronti delle altre, non che io mi ritenessi più bella da potermi erigere da giudice, però non amavo le ostentazioni e le esagerazioni di certe ragazze, la maggior parte erano tutte lobotomizzate,plastificate, con il trucco pesante e dai vestiti scollatissimi e provocanti, era stato realizzato un vero scempio della donna giapponese, mi rendevo sempre più conto che i tempi delle belle Geishe era ormai sorpassato.
Non avevo idea a chi alludesse Isae , cioè chi fosse la ragazza per cui Itou avesse perso la testa, dato che per la maggior parte del tempo ero a lavoro, quindi non mi accorgevo di cosa accadesse attorno ad Itou, però a scuola non avevo notato nessuna ragazza sospetta, anzi mi sembrava che negli ultimi tempi si fosse messo la testa apposto, non correva dietro a nessuna ragazza e a volte accadeva il contrario qualcuna che lo stuzzicava e lui che la ignorava.
” Non è che alludesse a me?” pensai incredula.
Poi esitai dicendomi “ Si, certo come Sayoko... che idee malsane si mettono per la testa...ahahaha Itou innamorato di me, ma che si fanno di crack?”
“E chi sarebbe la fortunata?” domandò il padre, poi improvvisamente il suo sguardo incrociò il mio per poi tornare su Itou, che stava seduto davanti a me e aveva evitato di guardarmi anche solo per sbaglio.
Dopo quella cena piuttosto insolita in cui si parlava di tutto e di niente, no perché anche il padre improvvisamente sembrava aver capito di chi si trattasse, mentre io continuavo a non capire certe occhiate e sotto intesi, mentre Itou si spazientiva negando tutto, finchè non persi la pazienza.
“Adesso basta...includete anche me in questi discorsi...” dissi alzando la voce, stanca di venir esclusa da quei discorsi.
“A me è passata la fame!” disse Itou dileguandosi, sembrava irrequieto e quando lo avevo fissato aveva abbassato lo sguardo. Che cazzo gli prendeva?
Dopo cena, mi coricai nel letto ed ecco che di nuovo rividi Hikari., fluttuava per la stanza, la sua immagine era sfumata come un'immagine trasmessa da un proiettore.
I suoi occhi grigio perla erano assopiti e spenti,mentre avvolgeva tra le braccia quel corpicino inerme che non era ben definito, poiché era appena nato.
“Deve essere stata dura per te!” dissi pensando ad alta voce.
“Tu...tu mi vedi!” disse esultante sollevando lo sguardo verso di me.
Oddio, allora era confermato che non fosse un'illusione quel che io vedessi...lei era veramente lì... era un fantasma!
“Per tutto questo tempo, l'unica persona che è stata in grado di vedermi è stata Yori...” disse la sua evanescente figura.
Yori, era il ragazzo che aveva letto quella poesia in suo onore e che aveva cercato di uccidere Itou.

I suoi occhi grigi come l' asfalto, si illuminarono per un momento e il cadavere del bimbo svanii dalle sue braccia, ma notai del sangue sui vestiti all'altezza dello stomaco.
“Chi sei tu?” mi domandò scrutandomi con meticolosa attenzione.
“Io sono Echiko...il robot di Itou” esclamai disorientata.
“Quindi tu sei quella autorizzata a proteggerlo!” esclamò mordendosi furiosamente le labbra, sembrava essersi trasformata in una selvaggia belva, persino i suoi occhi grigi si ravvivarono di una luce cupa e spaventosa.
“Si, perché?” domandai ancora sconcertata dall'idea che stessi parlando con un fantasma.
“Itou deve morire...” disse con uno sguardo carico di rancore e di desiderio di vendetta.
“Sei stata tu...a chiedere a Yori di ucciderlo?” domandai scioccata.
“Certo, è colpa sua...è tutta colpa sua...se solo mi avesse ascoltato...invece lui...non ha voluto più rivolgermi la parola e mi ha sempre evitato quando io dovevo dirgli che ero incinta...non mi ha dato modo di rivelargli questa cosa...e ho iniziato ad avere paura...doverlo dire ai miei...e poi cosa avrebbero pensato le altre persone...”
“Mi dispiace...” dissi sinceramente dispiaciuta.
“Ed è ancora colpa sua...se rimango bloccata qui...a vagare nel mondo dei vivi, il rancore e il risentimento mi tengono bloccata qui...perchè per poter vivere nel mondo dei morti devo mettere da parte tutti i sentimenti che mi legano agli esseri viventi...ma...purtroppo non ci riesco...il rancore, l'odio e l'amore dominano il mio animo e così rimarrò sconfinata qui per l'eternità...e forse l'unico modo per porvi rimedio...è uccidere Itou, se lui muore, non sarò più legata al mondo dei vivi...”
La voce di Hikari era profonda e travolgente, ebbi quasi l'impressione di venirne trafitta, per quanto le sue parole fossero' così rancorose e taglienti, erano come una lama affilatissima, eppure non riuscivo a percepire in esse un effettivo odio e disprezzo.
“Ma come mai tu puoi vedermi?” domandò dopo un po'.
“Non ne ho idea...” risposi pensierosa.
Ero un robot che doveva salvare il governo giapponese dai potenti robot della yakuza e in più scoprivo pure di saper vedere i fantasmi... No, aspetta un attimo non è che tu che stai scrivendo la storia della mia vita, stai confondendo la trama di questa storia?!
A volte pensavo, ecco che ci fosse qualcuno che stesse scrivendo la mia storia è che io non fossi altro che la protagonista di una storia è che la mia vita fosse soltanto l'opera di qualche scrittore bastardo, in questo modo potevo benissimo anche riderci sopra, perché se qualcosa andava storto, non era colpa mia, ma colpa dello scrittore bastardo e adesso era sempre colpa sua, aveva sbagliato trama, non sapevo più dove andare a parare e stava mutando il genere della storia facendomi diventare un robot medium, che vede i fantasmi!
“Comunque Itou morirà!” disse urlando, la sua voce mi stava sfondando i timpani ed era molto espressiva, si percepiva una rabbia e un furore che non avevo visto in nessun altro.
“Aspetta...non puoi...io capisco che tu sia arrabbiata con lui...ma lui non aveva idea che tu fossi incinta...e poi vendicarti a cosa servirebbe?”
“Non ho intenzione di rimanere bloccata nel mondo dei vivi e se lo ucciderò riuscirò ad andarmene nell'aldilà con lui...”
Prima di svanire nel nulla disse “ Tu farai bene a non intrometterti!”
Fantastico, ora sapevo pure vedere i fantasmi che volevano morto Itou.

Mi alzai dal letto pronta per dirigermi nella stanza del padre, volevo una spiegazione, ne avevo assolutamente bisogno in quel preciso momento, anche se era tardi e molto probabilmente era a letto e sarei stata fin troppo inopportuna a bussare nella sua stanza, dato che non lo avevo mai fatto prima d'ora.
Bussai senza ottenere risposta, dopo un po' mi aprii Isae in camicia da notte,mentre il padre era sotto le coperte e così iniziai a sentirmi fuori luogo e della serie forse ho interrotto qualcosa.
“Scusate io... ecco...ho rivisto Hikari e allora ecco...” balbettai sentendomi del tutto inopportuna.
“Tranquilla. Non fa niente...possiamo tranquillamente parlarne, però prima dammi ecco un momento per ricompormi...” disse il signor Kayashi un po' imbarazzato dalla situazione.
Aspettai fuori dalla porta insieme ad Isae.
“Vedi che chiedere a lui, non risolverà niente... è uno scienziato non crede ai poteri paranormali...e ed è ironico che i suoi robot ottengano questi poteri...senza che lui se ne renda conto... qualche sostanza che ci ha somministrato ci avrà dato questa capacità a sua insaputa...”
“Vuoi dire Isae che anche tu vedi i fantasmi?” domandai sorpresa.
“ Dopo l'incidente della madre di Itou... io l'ho vista, era rimasta bloccata nel mondo dei vivi... a causa dell' odio che aveva provato nei miei confronti e che non aveva mai espresso da viva e così espresse questa rabbia e questo rancore da morta perseguitandomi.
Poi quando Iroto mi trovò un nuovo padrone il suo disprezzo nei miei confronti diminuii.
Trascorsi vari mesi dal giorno della sua morte, mi disse prima di sparire, di occuparmi del marito e di Itou... dopo mi ammalai più del solito e così il mio nuovo padrone mi ha riportato qui...”
Il padre di Itou interruppe la nostra conversazione, si era messo una vestaglia nera e setosa ed era pronto per ascoltarmi.
Isae mi aveva detto che non mi avrebbe dato retta, infatti per tutto quel tempo, non aveva fatto altro che dire che fosse solo suggestione.
“Ho rivisto Hikari...ha detto che Itou deve morire...” dissi con preoccupazione.
“Echiko...l'idea di una ragazza che si uccide così giovane deve averti sconvolto... lo capisco...” disse senza scomporsi, era proprio come diceva Isae, non ascoltava affatto quello che dicessi, non mi credeva.
“Lei...sa che Hikari era incinta di Itou...” dissi scaricando le ansie che mi aveva provocato quella scoperta.
“Echiko, non dire stupidaggini!Hikari era una ragazza che aveva dei problemi, Itou non centra nulla con la sua morte e ti pregherei di non dire queste genere di cose ad Itou, non turbarlo per delle tue assurde visioni!” disse iniziando ad accanirsi contro di me.

   
 
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