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Autore: FraonMars    30/09/2011    0 recensioni
This is who I really am, una frase, mille emozioni. Molti di voi non sapranno nemmeno da dove l'ho presa, beh, ve lo dico io. E' presa dalla canzone dei 30STM 'The Kill'. No, la storia non parlerà di loro, bensì di me. Tutto questo è una specie di diario personale, dove potrete leggere di me, della mia vita. Non tutto è vero, alcuni avvenimenti sono reali altri inventati.
Spero vi piaccia, buona lettura(:
Ps. i primi capitoli vi sembreranno un pò noiosi, vi assicuro che pian piano diventan migliori(:
Fra.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Primo Settembre 2011­­

Erano le 10.00 e la sveglia suonava.

‘No warning sign, no Alibi, we're fading faster than the speed of light.
Took our chance, crashed and burned, no we'll never ever learn.’

Tirai un pugno per fermarla e mi rigirai nel letto. Avevo ancora sonno, come sempre.
Alle 11.48 finalmente mi svegliai.
Appena aprii gli occhi mi resi conto che era pieno giorno, la luce che entrava dalle finestre sul tetto mi accecava. Cercai così di alzarmi per andare in bagno ma non ci riuscii.
La testa mi girava troppo, tanto da non permettermi di stare in piedi. Non ricordavo molto della sera prima, solo una solita serata tra amici, forse con qualche bicchiere di vodka di troppo.
Passai circa dieci minuti a fare respiri molto più che profondi e a massaggiarmi la testa, poi mi alzai.
La mia vescica protestava, doveva essere svuotata, come anche la mia testa. Si, era piena di confusione, non mi lasciava in pace. Mi lavai il viso, presi i primi vestiti stirati che trovai nell’armadio, un filo di trucco e mi decisi a scendere.
Era il primo settembre, il sole era nato da un po’ ormai, ma io ero tristissima.
Solitamente ero triste solo con la pioggia, con le nuvole insomma, ma quel giorno lo ero anche con tutta quella luce.
Perché?
Il motivo non lo sapevo bene, forse perché la fine delle vacanze si faceva sentire?
Forse perché avevo un disperato bisogno di caffè?
Forse perché non trovavo le mie Winston?
No, non lo sapevo.
 
Presi una fetta di pane, ci passai tonnellate di nutella, mangiai e poi si, ero veramente pronta per uscire.
‘Io esco, vado a pranzo dalla Gio!’, avevo urlato a mia sorella prima di aprire la porta di casa.
In realtà ero diretta da tutt’altra parte, il pranzo di certo non l’avrei fatto quel giorno, mi era bastata la colazione.
In cinque minuti scarsi arrivai al pontile sul mare, dove ad aspettarmi c’era appunto Gio.
‘Ehi bella, è mezz’ora quasi che t’aspetto!’
‘Si scusa lo so, è che stamattina ho spento la sveglia e ho ripreso sonno. Dio la testa mi sta uccidendo.’, mi scusai io.
‘Ti credo Fra, con tutto quello che hai bevuto!’
‘La solita vodka al melone no? La bevo sempre Gio, non credo sia per quello.’
‘La solita vodka al melone? Magari fosse solo quello, te ne sei scolato di alcool ieri sera!’
‘Davvero tanto?’, chiesi per capire, o magari ricordare qualcosa.
‘Eh già, ma tranquilla non hai esagerato più di tanto.’
‘Mah, se lo dici tu.’
 
Gio, o meglio, Giorgia era la mia migliore amica. La conoscevo dall’asilo, avevo passato con lei ogni singolo momento della mia vita. L’infanzia e ora l’adolescenza.
Entrambe avevamo quindici anni, quindici anni vissuti assieme, pochi forse, ma abbastanza per dire di conoscerla davvero.
 
‘Eccoti le tue Winston, me le avevi date per tenerle in borsa ieri sera.’
‘Ah, ecco dov’erano!’
Mi ripresi il pacchetto di sigarette e ne accesi una. Lei mi guardava male, come sempre quando fumavo. La capivo si, ero la prima una volta ad odiare il fumo, una volta.
 
‘Allora, pronta per partire?’, le chiesi mentre abbracciata guardavamo il mare.
‘Prontissima direi.’
  
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