Oggi non avevo voglia di studiare e il mio cervello, in modo del tutto eccezionale, ha pensato bene di scrivere. Non mi assumo nessuna responsabilità se avvertirete qualche conato di vomito o di qualcos’altro. Lettore avvisato, mezzo salvato XD

Il colonnello Riza Hawkeye non aveva mai pensato di festeggiare i suoi trent’anni in un letto d’ospedale, con le ossa doloranti e i capelli sciolti incollati al volto.

Le pareti bianche, l’odore di disinfettante e l’ambiente austero non erano quello che aveva sempre desiderato, anzi nei suoi sogni più nascosti ella doveva trovarsi in qualche posto romantico con Roy, magari vestita con una minigonna, proprio come piaceva a lui, mentre quest’ultimo le sussurrava parole piene di dolcezza che l’avrebbero fatta arrossire. Oppure a casa sua, nel proprio letto, a calduccio, a calmare i loro respiri ansimanti dopo aver fatto l’amore.

Un rumore proveniente dall’esterno interruppe il percorso delle sue fantasticherie e tentò di darsi un minimo di contegno, appoggiandosi stancamente sullo schienale del letto e buttando la frangia bionda all’indietro.

Un uomo dai capelli scuri e gli occhi neri – molto probabilmente aveva pianto, pensò Riza- fece il suo ingresso nella piccola stanza, e andò a sedersi accanto a lei.

“Come stai?” le sussurrò.

“Bene” fu la risposta alla domanda, risposto con voce flebile.

Roy si accomodò meglio sul letto e iniziò ad accarezzarle il volto sudato, prima con le mani e con le labbra, e Riza si lasciò sfuggire più di un sospiro di apprezzamento ringraziandolo con lo sguardo, prima di scivolare lentamente tra le braccia di Morfeo.

Ma un altro rumore interruppe la quiete che si era creata e, aprendo di scatto gli occhi, vide una donna con i capelli mori corti che portava in braccio un neonato avvolto in una coperta azzurra.

Roy si alzò subito dal letto e l’infermiera lo posò tra le sue braccia con un sorriso radioso, prima di dileguarsi.

“Allora ti va di conoscere la mamma, piccolo Maes?” disse Roy a suo figlio.

Riza fece una debole risata e l’uomo le passò il bambino , guardando orgogliosamente ciò che lui e sua moglie avevano creato mentre ella pensava che, se anche non aveva festeggiato il suo compleanno come aveva sperato, aveva ottenuto molto di più.

E quel di più era il calore che sprigionava la pelle e gli occhi di Maes Mustang.

P.S. Un enorme grazie va a Silvery Lugia che commenta ogni capitolo di questa pazzia. Arigato ^^