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Autore: kikkkus    30/09/2011    4 recensioni
La guerra è finita, Voldemort è morto e tutti cercano di andare avanti. Ma, si sa, si ha sempre bisogno di qualcuno accanto per superare gli ostacoli...indovinate un po' su chi punterà il nostro Ron?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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prima FanFiction

Questa è la mia prima FanFiction in assoluto quindi  chiedo a tutti coloro che avranno la sfortuna di leggere umilmente scusa=) Però ora non è che vi fermate qui eh! Continuate a leggere e magari recensitela...così magari miglioro=) Vedi un po' che poi, grazie ai vostri consigli, scrivo un Best Seller! Eheh...ora vi lascio! Un bacione...

*

Un bacio per debito.

Hermione sedeva sulla riva del lago, incantata dai giochi della luce, che il sole, non ancora sorto, rifletteva sul lago. Quel posto l'aveva sempre affascinata: il bosco si stagliava nella riva del lago opposta a quella in cui era seduta lei e veniva appena scalfito dalla leggere brezza di fine estate, dietro di lei la Tana si ergeva scomposta. Hermione si girò a guardare la casa che per tanto tempo aveva accolto le sue vacanze estive, era terribilmente silenziosa e immobile, da dentro non si udivano i rumori della Signora Weasley che armeggiava coi piatti per preparare la colazione alla sua famiglia, né il flebile pop del Signor Weasley che si materializzava per andare a lavoro. Tutto taceva, anche la natura sembrava essersi ammutolita a cospetto del dolore della famiglia che da sempre abitava quella verde collina. La guerra era finita da ormai due mesi e aveva lasciato dietro di sé una scia così densa di disperazione che spesso Hermione faticava a credere che li avrebbe mai lasciati.

La mente di Hermione era affollata di ricordi a cui non riusciva più neanche a dare un ordine cronologico. Il funerale di Lupin, di Tonks...di Fred. Le urla della Signora Weasley, coricata sul corpo del figlio che non avrebbe più sentito ridere, e più strazianti ancora le lacrime silenziose del Signor Weasley, che fissava un punto imprecisato di quella Sala Grande ormai distrutta, incapace di guardare per l'ultima volta suo figlio Fred. E poi Voldemort a terra, con gli occhi chiusi e le braccia allargate. E il bacio, che a pensarci in quel momento era una cosa così fuori luogo, quasi sbagliata, intrusa in tutto quel dolore. Una lacrima sfuggì al suo controllo e scivolò sulla sua bianca guancia, leggermente arrossata dal vento. Era davvero finita la guerra, eppure il sentimento di liberazione e sollievo che si era aspettata non era arrivato, la tristezza e l'amarezza per coloro che avevano perso la vita le stringeva il cuore in una morsa agonizzante che, presto o tardi, ne era certa, l'avrebbe fatta impazzire. La ragazza chiuse gli occhi cercando di placare le lacrime e quel senso di ostruzione che sentiva alla bocca dello stomaco, ma una luce si insinuò prepotentemente nelle sue palpebre, costringendola ad aprire gli occhi. Uno spettacolo incredibile le si presentò davanti, e nonostante la tristezza, rimase comunque incantata e sorpresa. Il sole stava sorgendo, e la luce, filtrata dalle verdi chiome degli alberi, si imbatteva sulla piatta superficie del lago.

-Mi è sempre piaciuta l'alba. -

Una voce, quella voce...la sua. Hermione si girò e lo vide, con i capelli rossi frustati dal venticello e una leggera barbetta appena accennata. Quando era cresciuto? Quando era diventato un uomo? Lei non se n'era mai accorta. Continuò a guardarlo per qualche istante e poi voltò lo sguardo verso le sagome degli alberi in controluce.

-Non riuscivi a dormire? - Chiese. Sentì i passi di Ron avvicinarsi e la sagoma del ragazzo sedersi con poca grazia accanto a lei.

-No, è un po' che non ci riesco. Tu invece? - Non si guardavano, lei non sarebbe riuscita a trattenere le lacrime se si fosse voltata e avesse incrociato i suoi occhi con quelli blu di Ron.

-Da quando sono qui mi alzo presto ogni mattina e vengo qui davanti al lago, per scacciare via i brutti pensieri. -

-E funziona? - Chiese ingenuamente. Hermione dovette combattere con le proprie lacrime per tenerle intrappolate nei suoi occhi.

-No. - Rispose semplicemente, sentendo la sua voce tremare. Lui non disse niente, si girò a guardarla per un attimo e puntò di nuovo il suo sguardo sul sole, che era ormai abbastanza alto nel cielo. Hermione sentì il suo palmo aperto riempirsi di un altra mano più calda, più grande. Si girò a guardare il ragazzo e riconobbe il fastidioso calore che invadeva le sue guance, anche in momenti così delicati Ron riusciva a farle quell'effetto.

-Mi dispiace. - Sussurrò l'uomo.

-Per cosa? - Domandò Hermione stupita e un po' preoccupata per l'espressione seria che aveva assunto lui. Ron sembrò incerto, parve ripensarci, ma poi lo parlò.

-Per tutto quello che ti faccio passare...da sempre. Perché dovrei essere sempre qui e invece...- Non completò la frase, apparentemente incapace di andare avanti. Nel suo sguardo e nella sua voce si leggevano la tristezza e il senso di colpa.

-Ron non ti preoccupare per me. È un momento difficile per tutti, per voi sopratutto. Avete solo bisogno di tempo...- Ron assunse un ghigno sprezzante.

-Tempo. - Borbottò. -Sai che è proprio a quello che penso quando mi chiudo in camera mia? Tempo...- Ripeté di nuovo. -Lui l'ha perso, gliel'hanno portato via. Ora non ne ha più.-

Hermione era ormai sull'orlo delle lacrime, incapace di aggiungere qualcosa si limitò a guardarlo comprensiva. Era un uomo quello che aveva davanti, non più un ragazzino. La guerra l'aveva cambiato e aveva rattristato i suoi occhi un tempo spensierati e allegri.

-Io che ce l'ho a disposizione non voglio perdere il mio, Hermione. - Aggiunse poco dopo.

-Non capisco cosa intendi. - Disse Hermione, e si accorse solo quando il suono delle sue parole uscì dalla sua bocca che sussurrava.

-Con te Hermione! - Esclamò esasperato, quasi urlando. Un improvviso rossore gli infiammò il viso, negli occhi ancora l'incertezza dell'adolescente che le chiedeva i compiti. Hermione rimase imbambolata, incapace di dire alcunché, ferma nella sua posizione. Ron mollò la presa sulla sua mano e distolse lo sguardo, puntando i suo magnifici occhi blu sul lago.

-Ho capito, lascia stare. - Mormorò burbero e fece pressione sulle braccia pronto ad alzarsi, ma Hermione fu più veloce: gli afferrò il braccio e lo trattenne.

-Cos'hai capito? - Chiese ingenuamente. Il suo cervello non era in grado di formulare un pensiero più elaborato.

-Hermione! - Esclamò esasperato per l'ennesima volta. - Non c'è bisogno che mi compatisci! Quel...Quel...- Borbottò imbarazzato -BACIO! Ho capito sai? Me l'hai dato perché sono stato bravo a parlare degli elfi...va bene! Davvero! - Ma, in realtà, sembrava che andasse tutt'altro che bene: i suoi occhi gridavano la sua frustrazione e le orecchie il suo imbarazzo.

-Non ti ho baciato per compassione, né perché sei stato bravo con gli elfi, né per altri stupidi motivi! Non l'avrei mai fatto se non l'avessi...- Strinse i pugni sforzandosi di continuare. -Desiderato! -

E, come previsto, il suo viso prese fuoco. Ron aprì e chiuse la bocca un paio di volte, poi sembrò rinvenire e parlò.

-Lo sai che non mi piace avere debiti? - Domandò.

Hermione annuì impercettibilmente mentre lui si avvicinava piano a lei, cingendole la vita con le sue braccia. La ragazza capì cosa stava per succedere e il suo cuore perse un battito prima di accelerare furiosamente.

-Ti devo un favore...- Sussurrò, visibilmente in imbarazzo; Strofinò il suo naso contro quello della ragazza e posò delicatamente le sue labbra contro quelle di Hermione. Ron si separò un attimo da quelle morbide labbra e un timido sorriso si affacciò sul suo volto, il primo dopo mesi. Hermione si aggrappò al suo petto e lo baciò nuovamente: un bacio più profondo, passionale, intriso dell'amore che provavano l'uno per l'altra.

A Francesca, anche se non leggerà mai questa storia.

  
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