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Autore: Meme06    30/09/2011    9 recensioni
E se Ikuto fosse un vampiro ed Amu una semplice ragazza che però dentro di se nasconde un'indole oscura e sadica? Che cosa succederebbe? Ambientato nel passato. un'altra storia che ha sviluppato la mia mente malata, spero vi piaccia ^ ^
Genere: Dark, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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- Questa storia fa parte della serie 'The smell of your blood'
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Finalmente… pensò soddisfatto mentre le si avvicinava. La ragazza sembrava dormisse tranquilla, il viso era sereno, le labbra rosse leggermente socchiuse e i capelli rosa sparsi sul cuscino. Stava in una posizione fetale, raggomitolata in un lenzuolo che sembrava fosse caduta sulla tela di un pittore. Solo da quel piccolo particolare si poteva vedere che avesse freddo. Fissò la finestra aperta, impossibile da chiudere. E poi dicono che sono crudeli i vampiri… si ritrovò a pensare, sorprendendosi del suo stesso pensiero. Che diavolo gli era preso? E dire che lui voleva ucciderla.

Si avvicinò fino al bordo del letto. Le si inginocchiò davanti e si mise ad osservarla. Le guardò bene tutto il viso, aveva dei lineamenti particolari e interessanti. Inaspettatamente il suo sguardo cadde sulle labbra color del sangue della ragazza. Lo tentavano davvero, eppure aveva già mangiato. Vi passò un dito sopra, lentamente, quasi come volesse trovare una traccia di quel liquido vermiglio in un punto della sua bocca. Ovvio che non c'era. La sua mano scorse fino a toccarle il collo, dove poté sentire il sangue pulsare nelle vene, gli venne l'acquolina solo a pensare di poter gustare quel dolce sapore ancora una volta. Ma era da vigliacchi ucciderla mentre dormiva, prima poi voleva vedere la sua faccia quando avrebbero trovato il corpo dell'amica. Sorrise sadico al pensiero di vedere il suo volto rigato dalle lacrime, pronte ad essere versate sul corpo esanime della bionda. O sulla sua tomba, perché no? Il cimitero che vi era fuori dal paesino non era poi così brutto dopo tutto.

Notò le mani, che stringevano tra le dita il lenzuolo. Stando attenta a non svegliarla le tolse il panno prima dalle mani e poi dal corpo. Aveva avuto ragione, era proprio raggomitolata lì sotto. L'unica cosa che portava era, se era degna di essere chiamata con questo nome, una casacca nocciola, leggera, lo si poteva vedere da come traspariva sul corpo della giovane. La fasciatura sul ginocchio era ben visibile. Un pezzo di stoffa bianca strappata. Sfiorò la fasciatura.

- Questo è il lenzuolo…. - disse riconoscendo il tipo di stoffa.

In quel momento una leggera brezza mosse i capelli della ragazza, mettendo in mostra una parte del suo collo. Adesso basta, quella ragazza era nata per farlo impazzire. Persino quando dormiva lo faceva dannare. Stava diventando un ossessione per lui e proprio nel momento in cui la guardava si accorse di quanto ne fosse attratto. Avrebbe voluto morderla subito, assaporare il suo sangue e donarle il privilegio di unirsi a lui nel suo cammino nelle tenebre.

Ma doveva avere pazienza. Pazienza. Solo quella e tutto ciò che voleva lo avrebbe ottenuto con uno schiocco di dita. Stava per andarsene quando gli venne in mente una cosa. Una cosa che voleva fare prima di sparire da quella stanza. Si abbassò di nuovo sulla ragazza e le sfiorò le labbra. Avevano un sapore strano, ma buono. Si leccò le labbra per poi tramutarsi in gatto e uscire da quella camera.

Una volta che il ragazzo se ne fu andato Amu si alzò a sedere sul letto. Si toccò le labbra con due dita, disegnandone il contorno. Lui era stato lì, aveva sfiorato le labbra sulle sue. Aveva la bocca che sapeva si sangue fresco. Domani avrebbero trovato un altro corpo, sicuro. Perché non l'aveva uccisa? Eppure quella sarebbe stata un'occasione perfetta. Mille dubbi le stavano sfiorando la mente e mille domande senza risposta bussavano alla sua testa mai stata così confusa.

Si era svegliata quando aveva sentito sbattere rumorosamente la porta della stanza accanto. Quella dove si trovava la signora Kobayashi. Che ci faceva quella donna in giro ad un'ora così tarda? Ecco, aveva formulato un'altra domanda che non avrebbe avuto risposta. Ma quella era la meno importante. Ora, l'unica cosa che l'aveva davvero sorpresa era stata quando aveva sentito che il vampiro era entrato nella sua camera. Il pavimento cigolava un poco e lei se n'era accatta subito che era lui. Lo aveva riconosciuto quando aveva posato il dito sulle sue labbra. Si ricordava di come erano gelide le sue mani. Gelide proprio come lo era quella notte.

Prese il lenzuolo e si raggomitolò di nuovo in esso. Non si poteva dire che si stava caldi, ma meglio di niente era. Tentò di riprendere sonno. Ma era inutile, non riusciva a togliersi dalla testa quello che era successo solo pochi minuti fa. Possibile che niente e nessuno mai la lasciavano in pace? E se lui lo sapeva che era sveglia e lo ha fatto solo per renderla più debole? Affondò il viso nel cuscino che strinse forte fra le dita bianche. Non aveva neanche un orologio vicino, non poteva sapere che ore sono. E domani si doveva svegliare presto, magari eran già le sei senza che lei se ne fosse accorta. Accidenti, doveva controllare.

Si alzò in piedi. Prese dalla sedia i vestiti, indossò solo l'abito color muschio, senza grembiule. Dalla tasca destra estrasse un nastro, del medesimo colore e con esso si legò i capelli in una coda alta.

Uscì dalla stanza e si diresse al piano di sotto, dove c'era un orologio a pendolo che segnava le cinque e quaranta. Si era svegliata venti minuti prima. Ma dove era andata la signora Kobayashi per ritornare così tardi? si chiese la ragazza. Fece spallucce. D'altra parte era meglio, così si era potuta svegliare in orario. E non era solo grazie alla donna che ci era riuscita. Ecco, gli era tornato in mente. La cosa strana era che ogni volta che lui entrava nei suoi pensieri, lei non lo vedeva come il vampiro sanguinario che uccideva le persone del villaggio. Invece lo vedeva come un ragazzo che si, avrà avuto duecento anni portati molto bene, ma come una persona normale. A lei quelle vicende non la toccavano. Se uno per sopravvivere deve uccidere una creatura che faccia pure, a lei non interessava. Ma voleva comunque conoscere il motivo per il quale lui non l'aveva uccisa quella sera… piccola correzione, quella mattina. Se avesse saputo dove abitava probabilmente sarebbe corsa subito lì, ma nessuno lo sapeva, anche perché nessuno lo aveva mai visto più volte, come invece era capitato alla ragazza dai capelli rosa. Si era scontrata con lui durante il giorno e si può dire anche durante la notte. Ricordava bene quegli occhi bianchi, così gelidi, che la fissavano affamati. Assetati di lei, del suo sangue. E…

- Amu?

La ragazza balzò lontano un metro. Si voltò in direzione della persona che l'aveva chiamata.

- Eiji! - esclamò felice di vederlo. - Mi hai fatto prendere un colpo brutto idiota!

Disse poi con aria poco amichevole. Il ragazzo sorrise. Amu era famosa per i suoi cambi d'umore improvvisi che potevano accadere sia in un discorso che in una semplice frase come quella di poco fa.

- Scusa, non volevo è solo che ti ho vista qui e ti volevo chiedere che ci facevi in piedi così presto. - le disse.

- Potrei farti la stessa domanda Eiji… - rispose lei. - Comunque mi sono andata a letto presto ieri sera, non c'è altra spiegazione.

- Ah, capisco! - fece lui tutto allegro. Com'era solare quel ragazzo. A volte doveva ammettere che lo invidiava per la sua positività e il suo essere sempre contento, come se ogni giorno fosse il più bello. Eiji gliela ripeteva molte volte la sua filosofia, ma lei non ci credeva mai. Non tutti i giorni sono belli e spensierati. C'è sempre la goccia che fa traboccare il vaso. C'è sempre il giorno in cui vorresti sprofondare nell'abisso più profondo per non riemergere.

Ma questo lui non lo capiva. Beh, ognuno è libero di pensarla come vuole. Questo è sicuro.

Amu lanciò un'occhiata all'orologio. Mancava poco alle sei, circa cinque minuti.

- Vado a mettermi il grembiule. - annunciò la ragazza per poi salire le scale ed entrare nella sua stanza. Prese l'oggetto in questione e se lo mise legandolo in vita. Poi tornò di sotto e con sua grande sorpresa trovò la signora Kobayashi in lacrime che abbracciava Eiji. - Che cos'è successo?

Domandò la ragazza confusa e sorpresa da quell'avvenimento.

- Non ne ho idea, è quello che sto cercando di capire… - rispose il moro tentando di staccarsi la donna di dosso. Impresa ardua. - Signora Kobayashi che cosa vi è successo?

- V-vampiro… - balbettò la donna.

Sia Amu che Eiji spalancarono gli occhi.

- Che cosa ha detto signora? - chiese Amu.

- U-un v-va-vampiro… - ripeté la donna sempre balbettando. Era rimasta scioccata da quell'avvenimento.

La rosa ed il moro si scambiarono uno sguardo interrogatorio. Alla fine fu il ragazzo a prendere le redini. Prese la donna di spalle e la fissò dritta negli occhi marroni.

- Signora Kobayashi sareste così gentile da spiegarci tutto? - le chiese.

La donna annuì. Si sedettero intorno al tavolo della cucina, quello dove si cucinava.

- Io e Mary eravamo a-andate a f-fare una p-passeggiata… - iniziò a spiegare la donna, tralasciando ovviamente quello che si erano detti con la ragazza su Amu. - E improvvisamente, c-quando eravamo arrivate vicino alla chiesa del paese…

La donna si rimise a piangere rivivendo esattamente le stesse paure e la stessa sensazione di terrore che aveva avuto.

- Signora Kobayashi se piange non la capiamo. - disse fredda Amu che voleva saperne di più di questa storia.

La donna la andò a guardare con gli occhi imperlati di lacrime. Tirò fuori un fazzoletto di stoffa gialla dalla tasca e si soffiò il naso.

- Hai ragione, scusami… - disse riprendendo a raccontare. - D-dicevo quando e-eravamo vicino alla chiesa u-un ragazzo ci si p-pi-piazzò davanti…

- Un ragazzo? - chiese di nuovo Amu. - E com'era fatto?

- Beh… - rispose la donna. - Di sicuro era molto giovane, ma gli ho visto solo gli occhi, lì era molto buio…

- E com'erano? - domandò di nuovo la rosa, impaziente.

- Bianchi… - rispose Kobayashi. - Erano bianchi e terribili e poi, quello che ha fatto è stato o-orribile…

- Racconti avanti! - la incitò Eiji.

Tra i singhiozzi la donna descrisse tutta la scena, tutta l'atrocità che aveva vissuto Mary. I due la fissarono ammutoliti. Me lo aspettavo… pensò la rosa.

- Poi… - continuò la donna. - sono tornata a casa.

Eiji non sapeva che cosa dire. La guardava esterrefatto a quella donna che non aveva fatto niente per aiutare Mary. Si alzò in piedi e sbatté le mani sul tavolo:

- E voi siete restata con le mani in mano per tutto questo tempo, mentre una ragazzina moriva davanti ai vostri occhi?

Kobayashi non sapeva che cosa rispondere. Si mise di nuovo a piangere.

- Mi dispiace, lo so che sono una vigliacca… - disse singhiozzando. Amu sbuffò. Che noiosa la gente quando piange… si disse.

- Ovvio che lo siete! - gridò. Amu gli posò una mano sul braccio e con lo sguardo gli disse di calmarsi. Il moro si sedette. Divenne anche lui triste. - Quindi adesso è morta…

- Quando ritroveranno il corpo ci andremo insieme. - disse Amu. Avrebbe voluto essergli di conforto, ma non ci riusciva. Non solo perché la situazione non la toccava più di tanto, ma anche perché non faceva che pensare e ripensare a quello che era successo. Continuava a riflettere a come Ikuto avesse fatto ad entrare. Po le venne un lampo di genio.

- Dove è passata per entrare? - chiese Amu facendo ricadere i loro sguardi su di lei.

Kobayashi rimase un po' sorpresa dalla domanda della ragazza, ma rispose:

- Dalla porta sul retro…

- Lo sapevo! - disse Amu trionfante e allo stesso tempo arrabbiata. I due le rivolsero uno sguardo interrogativo. Lei si limitò a chiudere gli occhi e fare spallucce. Ma certo, i vampiri non possono entrare dalla porta principale se non sono invitati, quindi lui ora conosce anche l'entrata di servizio ora… si disse la ragazza. Ecco, quella donna oltre che aveva lasciato morire Mary aveva dato anche al vampiro il via libera in casa loro. Meglio non dire niente, altrimenti le avrebbero domandato come lo sapeva. Un momento… pensò… ma io avevo messo l'aglio nella mia stanza, come ha fatto ad avvicinarsi?

Questa era una domanda che esigeva una risposta. Corse nella sua stanza, sotto lo sguardo stranito di Eiji e Kobayashi che si guardarono un attimo confusi.

Arrivata nella sua stanza guardò in tutte le parti della camera, ma dell'aglio non c'era traccia. Che fine ha fatto? Era una collana intera… si disse. Decise di cercare fuori, nei pressi della camera. Percorse tutto il corridoio fino a che non sentì un odore molto forte che riconobbe subito. Entro nella stanza che fino a qualche ora fa apparteneva a Mary.

- Eccola qua… - disse per poi afferrare la collana d'aglio appesa accanto al letto. Allora l'avevo spaventata quando le ho raccontato di Ikuto… constatò la ragazza. - Beh… ora non ne avrà più bisogno.

Disse in ultimo. Stava per riportare l'aglio nella sua camera quando ci ripensò. Non seppe perché, ma qualcosa la bloccò, facendola rimane immobile a metà corridoio. E se… provò a dire nella sua testa, ma non ci fu bisogno di tanti giri di parole. Per una volta avrebbe seguito il suo istinto.

Scese di sotto e nascondendo l'aglio dietro la schiena rientrò in cucina. Non c'era nessuno. Probabilmente avevano già iniziato a lavorare. Meglio così… si disse. Rimise l'aglio a posto e cominciò anche lei a lavorare.


La giornata trascorse abbastanza tranquilla, finché non giunse la notizia che era stato ritrovato un altro cadavere. Eiji si avvicinò ad Amu. La ragazza gli posò una mano sulla spalla sorridendogli amichevolmente, come per rassicurarlo.

- Non ti preoccupare… - gli disse solo. In questi casi era sempre meglio parlare poco perché non sai mai quali sarebbero le parole migliori da dire.

Si avviarono verso la chiesa insieme. Eiji con il viso scuro e Amu invece con l'aria impassibile, anche se in fondo in fondo anche lei ci teneva a quella ragazzina.

Quando arrivarono dovettero farsi largo tra la gente per andare a vederla. Arrivati davanti al gruppo di persone Eiji impallidì e si lasciò scendere le lacrime che fino a quel momento aveva trattenuto.

Amu osservò bene il corpo della sua amica. Era messo in modo tale da far vedere il volto. Mary, era proprio lei. Ikuto l'aveva ridotta davvero male. Non aveva mai fatto niente del genere alle precedenti vittime. Stavano peggiorando gli omicidi e questo poi stava facendo soffrire terribilmente il suo amico Eiji. Ikuto, so perché lo hai fatto… pensò la rosa.

Volse lo sguardo al ragazzo che se ne stava inginocchiato vicino al cadavere di Mary. Il braccio capovolto faceva davvero impressione e gli occhi aperti, velati e privi di vita di certo non aiutavano a rendere tutto meno suggestivo.

Si abbassò all'altezza del moro e gli mise una mano sulla spalla. Il ragazzo volse lo sguardo verso di lei. La guardava con gli occhi verdi ricolmi di lacrime.

- Eiji… - le disse lei cercando di essere il più dolce possibile. - dobbiamo andare adesso, la… la devono portare via.

Il ragazzo annuì alzandosi insieme a lei.

Era giunto ormai il tramonto.

Se si guardava il cielo si scopriva una bella tonalità arancione e una strana sfumatura rossa. Amu lo guardava come al solito incantata.

Che meraviglia… si disse mentre ritornava a casa con il moro. Lo guardò di sottecchi. Aveva lo sguardo abbattuto e non guardava neanche la strada che percorreva, si fidava della sua amica. Mentre lui era stranamente interessato alla strada.

- Eiji, ascoltami bene, devi passare sopra a quello che è successo. - gli disse decisa. Il ragazzo si fermò di botto andandola a fissare negli occhi. Il miele caldo si era improvvisamente congelato nel suo sguardo. Eiji non l'aveva mai vista così alla sua amica. Nei suoi occhi smeraldo si poteva intravedere un barlume che era un misto di paura e stupore.

- Amu… - iniziò a dire il ragazzo. - Come puoi anche solo pensare che io riesca a dimenticare una cosa del genere?

- Non ho detto che devi dimenticarla… - rispose la ragazza. - Ho detto semplicemente che devi passarsi sopra.

- Semplicemente? - ripeté il ragazza. - Non ci riuscirò mai! È come se mi avessero strappato via il cuore!

Esclamò per poi iniziare a correre via. Aveva bisogno di restare solo, neanche Amu lo capiva, nessuno capiva quello che provava, che cosa gli era stato strappato via.

Un ragazzo aveva seguito tutta la scena nell'ombra. Mi hai dato una bella idea ragazzino… pensò.

Era dal tramonto che li seguiva. Aveva un regalino per Amu, ma voleva consegnarglielo di persona.

La ragazza rimase un attimo perplessa per la reazione di Eiji. Alla fine alzò le spalle.

- Che idiota… - si disse per poi riprendere a camminare. - Capisco che sia dispiaciuto, ma la sta facendo troppo lunga…

Concluse così il suo discorso mentre se ne rientrava in casa attraverso il cancellato laterale, quello che si adoperava per scaricare le merci.

Ikuto intanto la seguì fino ad entrare in casa con lei sotto forma di gatto.


Kobayashi era restata nella sua stanza per tutto il giorno, provata dalla situazione. Lo sapeva che era stata stupida e se lo ripeteva secondo dopo secondo, ma ormai era troppo tardi e di certo non sarebbe andata a vedere il cadavere di Mary. Era stato abbastanza terrificante vederlo al buio, figurarsi alla luce del giorno.

Sapeva che Eiji ce l'aveva con lei per aver lasciato morire quella ragazzina a cui era tanto affezionato, ma non ci poteva fare niente lei se si era spaventata. Quel ragazzo era stato terrificante, le aveva spaventate di gran lunga. In più era stato cattivo e atroce. Aveva ucciso una ragazzina di quattordici anni invece che una di cinquanta, solo per il gusto del sangue e per la sua freschezza. Certo, lei non che si era offerta di farsi prendere al posto della ragazza. È nella natura umana l'istinto di sopravvivenza e nessuno, che lei almeno conoscesse, ha mai desiderato di morire. E Kobayashi si riteneva una parte convinta di questo gruppo.

- Chiunque lo avrebbe fatto… - continuava a ripetersi per soffocare il senso di colpa che cresceva e cresceva in lei. Cercava di convincersi da queste parole, da quello che pensava che aveva fatto la cosa giusta, che non era stata colpa sua. Che non avrebbero potuto far nulla per sfuggire alla sua sete di sangue.

Se ne stava ancora seduta sul letto a riflettere quando bussarono alla porta.

- Avanti. - disse la donna.

La porta si aprì e fece la sua comparsa Amu, con dietro uno strano gatto nero dagli occhi viola.

- Kobayashi? - chiese. - Posso parlarti?

La donna si irrigidì un poco per poi annuire.

- Che cosa vuoi Amu? - le chiese.

- Non voglio mangiarvi tranquilla… - disse ironica. Ottima cosa… pensò la donna. - Che cosa ci facevate vicino alla chiesa voi e Mary?

Domandò senza troppi giri di parole.

- Beh… eravamo andate a fare una passeggiata… - disse leggermente nervosa. Nervosismo che Amu notò.

- Ah-ah… - fece la rosa avvicinandolesi. - e voi siete arrivate fino in piazza, in piena notte, solo perché volevate sgranchirvi le gambe e… non sapevate affatto che c'era un vampiro che uccideva le persone durante la notte…

Fece la ragazza sarcastica. La donna deglutì.

- No, me lo chiedo perché lo stesso giorno io avevo avvertito Mary di questa storia… - continuò la rosa. Si avvicinò ancora di più alla donna, la quale indietreggiò sul letto fino al muro, dove c'era appoggiata una scopa con il manico di legno. - Me lo vuole spiegare che cosa è successo ieri Kobayashi?

La donna deglutì di nuovo e rumorosamente. Ripensò alle parole della ragazza e guardò gli occhi di Amu. Era vero, era cattiva quella ragazza e andava eliminata. Beh, se non era riuscita a dirlo al prete tanto vale pensarci da sole.

Estrasse la scopa da dietro il letto e provò a darla in testa alla ragazza. Era abbastanza pesante da farle perdere almeno la conoscenza. Ma con grande sorpresa sia della donna che di Amu, che era rimasta sorpresa da quel gesto, il colpo non andò a segno.

Un ragazzo dai capelli blu e gli occhi come due ametiste aveva fermato la scopa con la mano impedendole di arrivare a segno. Riconoscendolo Kobayashi iniziò di nuovo a tremare.

- T-tu… - provò a dire. - Tu che cosa diavolo ci fai qui?

- Che accoglienza… - fece. Si girò verso Amu avvicinando il volto a quello della ragazza, che per la prima volta arrossì, anche se lievemente. - Non credi anche tu Amu?

- Che accoglienza ti aspettavi? - ribatté la ragazza incrociando le braccia al petto e guardandolo dritto negli occhi.

- Se vuoi te lo dico io che cosa è successo ieri… - le disse.

La rosa sgranò gli occhi andando a fissare incredula il ragazzo.

- M-ma… - provò a ribattere Kobayashi ma le fu impossibile.

Ikuto l'afferrò per il collo facendole il gesto di tacere sorridendole malvagio.

- Perché non racconti ad Amu che cosa vi siete dette ieri tu e la biondina? - le chiese. - E che cosa volevate fare?

Amu era ancora completamente confusa. La donna non si decideva ad aprire bocca. Il vampiro allora estrasse dalla manica un pugnale. Aveva il manico nero e ornato con strane decorazioni. Lo puntò al cuore della donna.

- Così va meglio? - le chiese maligno. - Avanti ora parla, almeno che tu non voglia morire subito…

Morire subito… si ripeté nella mente. Quindi l'avrebbe uccisa comunque. Ma no ti sta solo spaventando, non preoccuparti… cercò di tranquillizzarsi la donna.

- Volevamo… noi sapevamo che Amu è malvagia… - iniziò col dire la donna, al che Amu sgranò gli occhi ancora di più. - … e volevamo aiutarla a… volevamo liberarla.

Un modo gentile per dire che mi volevano morta… pensò la ragazza. I tempi possono cambiare, ma non le persone. Come una persona era diversa veniva subito classificata nella lista nera.

- Volevate liberarla? - chiese il ragazzo prendendosi gioco di lei. - Ma che donna di buon cuore… - continuò per poi poggiarle il pugnale sul petto. - Chissà se è vero…

- Cos… - tentò di dire la donna, ma la sua domanda fu interrotta dal tremendo dolore che la costrinse ad urlare.

Il ragazzo con il pugnale si fece largo tra la sua carne ed i suoi organi fino a creare un buco abbastanza grande e profondo da mostrare il cuore che le estrasse poco dopo con un gesto fulmineo del braccio, aiutandosi con la lama del coltello. La donna non aveva mai smesso di urlare fino a quel momento. Poi… un ultimo grido, un ultimo respiro e giunse la morte. Ikuto la lasciò cadere a terra. Il buco che aveva sul petto perdeva tantissimo sangue.

Il cuore, infilzato sul coltello era ancora caldo e così glassato di sangue gli faceva venire l'acquolina in bocca.

Lo avvicinò alle labbra e leccò quella gustosa bevanda da sopra l'organo. Amu lo guardava stupita, impaurita e inorridita da quello che aveva visto e quello che stava vedendo.

- Mmm… - fece il ragazzo mentre iniziava ad assaggiare un pezzetto del suo cuore. - Devo dire che non è affatto male… era davvero una donna di buon cuore…

Disse per poi scoppiare a ridere. Mentre continuava a mangiare e succhiare il cuore ricoperto di sangue guardava la ragazza di sottecchi. Amu lo osservava con un senso di disgusto dipinto sul volto. Rabbrividì quasi quando iniziò a spellare l'organo per gustarselo meglio. Che schifo… pensò la ragazza.

Quando ebbe finito si leccò le labbra con gusto finendo di gustare in tutta la sua bontà il suo pasto. Leccò la lama del pugnale che poi lasciò cadere a terra, incurante di dove finisse. Caso ha voluto che si andasse ad infilare nel cranio della donna, facendo uscire altro sangue. Ikuto lo guardò un attimo, poi fissò Amu. I suoi occhi erano diventati ghiaccio:

- Lo berrei volentieri, ma sono pieno…

Le fece il gesto di massaggiarsi la pancia, era più una presa in giro che per dire sul serio.

Amu indietreggiò fino alla porta.

- Me l'immagino… - disse la ragazza. - Dopo l'ottimo banchetto…

Il vampiro le si avvicinò e chiuse con il braccio la porta alle sue spalle.

- Già… - le disse avvicinandolesi a un centimetro dal suo volto. - ma non credo possa competere con quello che ho davanti…

La ragazza deglutì ma non distolse lo sguardo. Ikuto le spostò i capelli da un'unica parte del collo, lasciando in bella vista il lato sinistro. Ci passò un dito sopra. La ragazza rabbrividì a quel contatto, cosa che fece sorridere il vampiro.

- Prova a mordermi e te ne pentirai… - disse cercando di sembrare minacciosa, ma con lui non ci riusciva molto bene.

Infatti il ragazzo avvertì subito la paura che provava in quel momento.

- Oh… - fece avvicinandosi un poco al suo collo. Per bloccarlo la ragazza provò ad alzare le mani, ma lui le prese subito i polsi bloccandoglieli al muro. - Hey piano, non sono uno che va di fretta…

Le si avvicinò ancora di più. La ragazza strinse gli occhi e trattenne il respiro. Ma l'unica cosa che ricevette fu una sensazione di umido. Il ragazzo le aveva appena passato la lingua sulla sua pelle candida.

- Che cavolo fai? - gli chiese con disprezzo e anche un poco alterata.

Lui puntò i suoi occhi ghiaccio negli occhi ambrati della ragazza. Si passò la lingua fra le labbra sensualmente.

- Era solo un assaggio, per ora… - le disse per poi allontanarsi da lei. Si tramutò in gatto e saltò giù dalla finestra.

Amu trasse alcuni respiri profondi prima di riprendersi completamente. Aveva creduto davvero di stare per morire, mentre quello stupido non facevo altro che divertirsi e basta con lei. Come poco prima che era venuto solo per farsi uno spuntino. Perché faceva così? Che cosa voleva ottenere? Scosse la testa per scacciare tutte quelle domande che le si formavano nella testa.

Uscì da quella stanza. Ora doveva assolutamente trovare qualcosa per far ritrovare il cadavere senza che nessuno sospettasse di lei. Beh, la sfortuna che si era accumulata durante tutta la giornata lasciò posto ad una cosa che l'aiutò molto con il cadavere della signora Kobayashi.

Il biondino o signorino Tadase era appena rientrato ed era andato subito da Amu. Di corsa salì le scale e le si mise davanti dicendo:

- Amu, ho qualcosa di importante da dirti…

  
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