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Autore: kymyit    30/09/2011    1 recensioni
Qualcosa è in moto a Digiworld fin dai tempi della sua nascita e nonostante i tantissimi anni trascorsi, non si è mai risolto. Lucemon è tornato e i Demon Lords complottano per abbatterlo.
A due gemelli l'onere di custodire i suoi poteri: Yamato e Ylenia Ishida.
I due saranno loro malgrado l'occhio del ciclone, fra digimon che li vogliono morti o vivi tutti per il loro tornaconto. Se poi aggiungiamo nuovi prescelti problematici e vecchi prescelti i cui digimon sono nientemeno che i cari Dark Masters, le cose si complicano assai.
Chi la spunterà nel caos della battaglia? Lucemon? Daemon? I digiprescelti? O forse sarà solo un massacro totale?
Saga Attuale: Wrath's Showdown.
Dopo aver avuto a che fare coi redivivi Dark Masters, i digiprescelti devono affrontare il Demone dell'Ira per ostacolare il suo progetto di assorbire i poteri di Lucemon sfruttando il piccolo Risei.
Witchelny, la città magica, viene assediata. Riusciranno i prescelti a vincere salvando non solo il bambino, ma anche Ken Ichijouji e i fratelli Saiba? Perché il demone ha più di un asso nella manica.
[ATTENZIONE: Sto aggiustando la storia dai primi capitoli, cercando di non fare troppi cambiamenti drastici.
Modificato CAPITOLO 1]
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Nuovo personaggio, Yamato Ishida/Matt
Note: Missing Moments, Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Chronicles of Light and Darkness' Quest'
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Capitolo 17: Macchinazioni




They decide when it ends
They don't let me do it myself
They got a use for me
A gun for a conspiracy
(Machination, Nothingface)






-Papà?-
Risei si era svegliato nel buio di quella stanza enorme.
Era solo.
Erano tornati tutti ad allenarsi?
-Non è possibile.- si disse. Guardando fuori dalla piccola finestra poteva scorgere la piazza principale di Witchelny con l’alto campanile. L’orologio segnava la mezzanotte. Risei avvertiva qualcosa nell’aria. Posò i piedi sul pavimento di marmo e si diresse verso la porta chiusa.
La luce filtrava appena da sotto di essa.
Abbassò piano la maniglia e tirò l’uscio con estrema lentezza, ma questo stridette in maniera straziante.
Ma devastante fu ciò che vide oltre la porta.
Il bambino inorridì alla vista di quella sagoma enorme che conosceva molto bene.
-Dae… Daemon!- biascicò quasi senza fiato cadendo seduto a terra.
Daemon teneva qualcosa fra le mani enormi.
Improvvisamente, Risei fu consapevole di ciò che lo circondava.
Morti.
Erano tutti morti.
Gennai, i nonni, Sora, Black Koromon… persino Mika.
Si guardò intorno, disperato.
C’erano solo mucchi di cadaveri che si scomponevano.
-Papà… PAPA’!- chiamo, ma nessuno gli rispose. Daemon allora si voltò e Risei scoprì che suo padre non avrebbe potuto più aiutarlo.
Gli si colmarono gli occhi di lacrime.
-Papà…- disse piano.
Daemon fissò prima lui, poi Yamato che reggeva agonizzante per il collo.
-…Re…se…ph…- rantolò il ragazzo, col sangue che gli colava dalle labbra e gli occhi rivoltati per la sofferenza.
-Cosa… cosa gli hai fatto?!- sbottò il bambino rimettendosi in piedi furioso.
La rabbia superò la paura -COSA HAI FATTO AL MIO PAPA’?!- urlò mentre uno strano alone rosso lo avvolgeva.
E Daemon sorrise.
-Papà?- gli chiese -Tu non hai bisogno di cose simili.-
Il bambino vide la sua grande mano grigiastra stringersi appena e un crack sonoro riecheggiò nel silenzio.
Yamato si dissolse in dati ma il rumore sordo del suo collo che si spezzava continuò ad aleggiare nell’aria.
-Esisti solo per me.-
Daemon lasciò andare suo padre e incurante dell’alone e dell’aria elettrica che circondava il piccolo ibrido, lo afferrò saldamente per la testa.
Risei si sentì risucchiato. Era come se la mano di Daemon si stesse fondendo col suo capo.
-NO!- gridò -NO! NO! NO! LASCIAMI! LASCIAMIIIIIIIIIII!-
Inutile, inutile, inutile.
Scalciava, si dibatteva, urlava, ma ormai le sue membra erano esauste e fredde, non aveva più le forza neppure per piangere.
Risei si lasciò andare, sconfitto.



Un salto nel vuoto. La sensazione del risveglio fu quella.
C’era la luce di una lampada elettrica.
-Risei, va tutto bene?-
Il bambino alzò appena gli occhi.
Suo padre era chino su di lui, preoccupato dalle grida che aveva emesso. Il bambino si tirò su a sedere e si guardò intorno, confuso. Erano tutti, vivi, tutti svegli a guardarlo, angosciati.
-Papà?- domandò con un filo di voce.
-Sono qui.- rispose Yamato carezzandogli la testolina bionda.
Risei sentì il suo calore pervaderlo e rassicurarlo.
Il freddo che Daemon gli aveva fatto provare in quello che era stato poi solo un sogno, era ormai un ricordo lontano.
Un calore simile non poteva sognarlo.
Il bambino si aggrappò alla camicia del padre e affondò il viso nel suo petto.
-Papà…- pianse -Ho… avuto… tanta… paura…-
Il digiprescelto lo strinse a se.
-E’ stato solo un incubo, tranquillo.- disse -Sono qui. Siamo tutti qui.-
Risei annuì e pianse ancora un poco.
Sora, nel letto vicino a quello di Yamato li osservava benevola.
“E’ un bravo papà.” pensò.

Si alzò dal letto e andò nella stanza accanto, che era una cucina. Accese il piccolo fornello a gas e mise su l’acqua per della camomilla. Quando pochi minuti fu calda a sufficienza, immerse due bustine in due tazze, aggiunse dello zucchero in una e portò la zuccheriera con sé.
-Non voglio che ti faccia del male…- diceva Risei, un po’ più calmo, ma ancora scosso dall’incubo.
-Stai tranquillo.- rispose Yamato. Ma dalla sua faccia Sora capiva che era lui il primo a non essere sereno.
Di fatto, Yamato non sapeva dare false speranze.
Quando Vamdemon aveva attaccato Tokyo e Taichi gli aveva affidato Hikari, la prescelta della Luce aveva pianto per un bel po’ e lui non era riuscito a dirgli -Ce la farà.-
Non era solo pessimista.
Era razionale. Per quello lui e Taichi se le suonavano perennemente anche a diciassette anni. Erano quasi incompatibili di carattere e in certe occasioni, come quella, saltava all’occhio anche troppo.
-Vi ho portato della camomilla.- disse la prescelta dell’Amore offrendo le tazze ai due. -Vi aiuterà a dormire, senza più brutti sogni.-
Risei prese la sua e la prescelta gli aggiunse la quantità di zucchero che desiderava.
Yamato le sorrise, con gratitudine.

BlackKoromon finse indifferenza, ma quel bambino, Risei, il suo partner, lo incuriosiva assai.
Quando quella mattina si erano recati con Elecmon, Mamoru, Hiroyuki e Kotemon all’asilo del villaggio, l’orco e il leone erano impegnati con i piccoli digimon in una simulazione d’attacco. Ogremon si fingeva un mostro malvagio, senza sforzarsi troppo, e i piccoli dovevano agire secondo quanto loro detto da Leomon.
Fuggivano spaventati da morire.
E pazientemente il felino ripeteva loro di non correre alla rifusa, ma di dividersi in piccoli gruppi e scappare, di non lasciarsi prendere dal panico.
Botamon non era d’accordo.
Mentre Elecmon e Mamoru discutevano con Leomon circa il metodo educativo utilizzato, il piccolo digimon era schizzato via dalle braccia di Risei e aveva aggredito Ogremon, tempestandolo di bolle iridescenti.
Mamoru e Hiroyuki se la risero compiaciuti (dopo aver fatto a botte nell’arena erano sempre ben disposti l’uno verso l’altro), mentre Risei aveva dimostrato di non sopportare troppo la violenza.
E quando si era infuriato, il neo evoluto BlackKoromon percepì un forte brivido scorrergli dalla testa sin sulla punta delle appendici.
Si placò.
Risei era una persona misteriosa e il digimon iniziava a capire perché lui fosse il suo compagno. L’aveva sempre sentito quel richiamo, quel bisogno di qualcuno. Era come se in un lontano passato ne avesse avuto bisogno, ma non fosse mai riuscito a capire chi fosse questo qualcuno che cercava. E vagava, vagava, vagava. Cercava qualcosa, distruggeva ogni cosa alla ricerca di questo qualcuno che non sapeva neppure fosse una persona.
Lui cercava la forza, senza trovarla.
L’immagine di un piccolo fiore sbocciò nella sua mente.
Un piccolo, insignificante fiore.

°



Da quando erano iniziate le purificazioni, Piemon e gli altri avevano tenuto i contatti con Gennai. All’inizio erano Taichi e Ylenia a riferire ai compagni l’accaduto per poi potersi informare. Per questo ormai sapevano ogni cosa: della Luna Rossa, di Neo Saiba, del pericolo imminente e persino di Botamon che era evoluto BlackKoromon e che, devastante come una macchina da guerra in miniatura, non faceva altro che dare tormento a Ogremon perché combattesse con lui.
-Povero.- rise Ylenia.
-Già!- le fece eco Taichi -Però non avrei mai pensato che Hiroyuki si prendesse a cuore qualcuno…-
-Io penso sia un bravo ragazzo, in fondo.- ribatté lei -Taichi, mi aiuti?-
Lui si voltò verso di lei e arrossì.

Il giorno della cerimonia era finalmente giunto. I Dark Masters erano tornati in loro, anche se personalmente il prescelto del Coraggio non vedeva tutta questa differenza, e li avevano invitati. Così, Vamdemon si era presentato a loro con degli abiti e, ovviamente, con Ylenia si era mostrato molto gentile. L’abito che le aveva portato era corto appena sopra delle ginocchia, con le spalline sottili e la scollatura non troppo accentuata. Lungo l’abito si rincorrevano rose di raso e pizzo del medesimo colore satinato del vestito. E come scarpe le aveva dato delle ballerine della medesima fantasia. Forse era perché Ylenia gli aveva confessato di amare la danza e quindi le aveva portato qualcosa che gliela ricordasse vagamente? O forse per lo stesso motivo ne voleva approfittare per farsi concedere un ballo?
In quel momento Taichi Yagami provò molta gelosia, ma lasciò cadere e anche quando Ylenia gli chiese di aiutarlo a chiudere l’abito, fece finta di nulla.
Lui aveva indosso pantaloni eleganti neri e una camicia bianca dalle maniche svasate.
-Si, ma mi chiedo se ci andrà leggero con Risei. E’ solo un bambino.-
-E anche un digimon, Taichi.- lo corresse Ylenia -Se Yamato è d’accordo, questo lo aiuterà a rinforzarsi e questo vale anche per BlackKoromon.-
-Taichiiiii!!- Agumon entrò nella stanza correndo e spalancando la porta.
I prescelti quasi si spaventarono.
-Taichi, devi assolutamente venire a vedere!- esclamò il piccolo rettile arancione -C’è una torta di gelatina enorme!-
Tutti tacquero, in religioso silenzio di commiserazione.
-Agumon!- Bearmon arrivò anche lei, esausta per la corsa. Non aveva il solito capellino viola, ma era stata agghindata con una coroncina di preziosi e un fiocco azzurro al collo.
-Ti avevo chiesto di aspettarmi!- sgridò l’altro sistemandogli il papillon al collo -La sala è lontana e mi stava cadendo tutto!-
-Scusa.- disse pentito il dinosauro, ma poi si volse di nuovo verso il compagno che stava indossando la cravatta -Taichi, Vamdemon ha detto che deve parlarci.-
-A noi?- chiese il ragazzo, meravigliato.
Il dinosauro alzò le spalle.
-Ok…- fece poco convinto il prescelto.
-La festa sta per iniziare.- disse invece Bearmon -Presto, dobbiamo andare!- esclamò afferrando la sua partner e trascinandola fuori dalla stanza.
-A-aspetta!- la sentì lamentarsi Taichi, prima di seguire Agumon.

La stanza di Vamdemon era arredata come la stanza di un classico vampiro da romanzo. Elegante e raffinata, una combinazione equilibrata di nero, oro e rosso. Molto nero e molto rosso. Lui non c’era, e la sua bara era aperta in bella vista su un gradino rialzato, attorniata da torce dall’asta allungata e fiamme verdeggianti. Le tende scure erano aperte e la luce lunare rischiarava l’ambiente.
Il digiprescelto, benché amante del genere horror e simili, si preoccupò un poco e indietreggiò, ma…
-Agumon, hai chiuso la porta?- domandò, ansioso.
-No, perché?- chiese il dinosauro.
Dopo una rapida occhiata, i due si gettarono sulla maniglia.
-Merda, è chiusa a chiave!- sbottò Taichi.
-E aprila, no?!- lo beccò Agumon.
-Che simpaticone! Lo farei se ci fosse la chiave!-
-State cercando questa?-
I due videro allora il vampiro sogghignante, placidamente accomodato sul coperchio del suo feretro e con la chiave della stanza roteante fra le dita.

Piemon si sistemò la camicia rossa e mise su la giacca bianca che Lady Devimon gli aveva imposto a suon di cazzotti .Aveva indossato anche il passamontagna nero per l’occasione, ma la maschera aveva lasciato la solita, solo lucidata a specchio. Portava poi pantaloni neri, sempre alla zuava e stivali dello stesso colore. Lady Devimon aveva indosso un abito in pelle, molto simile all’altro, ma terminante in una minigonna decisamente corta. La digimon era nella stanza di suo figlio, intenta a contemplarlo mentre si finiva di sistemare davanti allo specchio.
-Sei tutto tuo padre.- gli disse socchiudendo gli occhi rubino, quasi mangiandoselo con lo sguardo.
-In che senso?- chiese lui senza staccarsi dallo specchio.
-Fai tanto lo spartano come Vamdemon, ma in realtà sei molto vanitoso.-
Il digimon evoluto arrossì.
-Non è questo!- esclamò -E’ solo che voglio che oggi sia tutto perfetto… tutto qui.-
Lei annuì. Era già tutto perfetto, mancava la ciliegina sulla torta.

Certo nessuno si aspettava una ciliegina così grossa ed esplosiva.

La sala era gremita di digimon festanti.
Erano di tutti i tipi, di tutti i livelli, molti erano Virus o Dati, ma vi erano anche diversi AntiVirus. Tutti raccolti intorno al palco innalzato per l’occasione e abbellito di fruscianti tendaggi rossi. E c’erano stendardi sulle pareti e lampadari appariscenti e luminosi carichi di luci come fossero torte nuziali, ma capovolte e pronte a ricadere sui presenti come pioggia. Il pianoforte di legno scuro di Vamdemon era stato lucidato e splendeva al centro della sala. Quando il vampiro vi si sedette e aprì le danze, molti tacquero in gesto di profonda ammirazione per tanta bravura, mentre quando Etemon afferrò la sua chitarra elettrica dando una scossa al ritmo dei balli, il vocio in sala si mutò in canti sfrenati.
Ylenia, insieme a Bearmon e ai due draghi camminava per la sala, gettandosi sui rinfreschi.
-Allora?- chiese emozionata -Quando lo dirà?-
-Mah…- fece Mugendramon -Credo verso le tre del mattino. E’ sempre così teatrale…-
-Perché proprio alle tre del mattino?- si chiese la ragazza.
-Come dice Mugendramon…- le disse Metalseadramon, nella sua stazza minuta e rivestito da un’armatura dorata che copriva ben poco -Piemon è uno teatrale, adora fare scena.- e sorrise.
-Ma Taichi dov’è?- chiese ancora la ragazza guardandosi intorno.
Il suo ragazzo era sparito da quando si erano lasciati nella loro stanza. O meglio, da quando Vamdemon l’aveva chiamato. Per cosa non lo sapeva.
Ad ogni modo, guardando l’enorme orologio alla parete, si rese conto che ormai le tre di notte erano quasi arrivate.
-Sono un po’ preoccupata… - disse girandosi una ciocca di capelli fra le dita.
Aveva sempre le trecce, ma legate con elastici floreali in tinta con l’abito.

Taichi se ne stava lì, come un beota, calice alla mano a guardarsi intorno.
-Dovresti mangiare qualcosa.- gli disse Agumon porgendogli un piattino con delle tartine.
-No grazie.- rispose il prescelto, continuando a voltarsi ovunque e poi sospirando. -Poteva anche avvertirmi prima, quel… lasciamo stare.-
L’aveva visto.
-Agumon… - disse piano e il dinosauro guardò nella direzione in cui gli occhi di Taichi puntavano.

Lord Knightmon era fra la folla festante e si guardava intorno a sua volta, ma sembrava più propenso a fissare l’orologio e il palco che i digimon in particolare. Quando finalmente le lancette dell’orologio segnarono le tre del mattino, Piemon salì sul palco e batté le mani. La musica cessò. Il silenzio di trepidante attesa calò d’improvviso, carico d’aspettativa.
-Quando ho deciso di organizzare questa serata, ho detto a voi tutti che si trattava di un omaggio a Kokueimon, il nostro Generale delle Ombre.- il Padrone delle Tenebre camminava su e giù per il palco, sembrando quasi un cabarettista. Certo sapeva tenere viva l’attenzione degli invitati. -Ebbene, non è solo per gli innumerevoli meriti di cui si è insignito che ho deciso di rendergli omaggio.-
Con un cenno della mano, invitò Kokueimon a salire sul palco e quello, con le mani sudate d’emozione, obbedì.
Un fruscio di stoffa e lui era lì, sul palco, con suo padre e sua madre. Forse era ormai tardi per chiamare Piemon papà, però…
Finalmente era giunto il momento in cui l’avrebbe riconosciuto.
Il suo abbraccio solo pochi giorni prima era un ricordo che ancora sentiva fresco sulla pelle. E ogni volta che ci pensava, più la sentiva accapponarsi in un brivido d’emozione intensa.
Piemon gli sorrise dolcemente, facendolo arrossire e il suo temperamento controllato lo abbandonò nuovamente.
Annuì avvicinandosi di più a lui e Piemon lo prese sottobraccio, per poi posargli la mano sulla spalla.
-Kokueimon è figlio mio e di Lady Devimon.- annunciò finalmente.
-Questo lo sapevamo già!- gridarono Metalseadramon e Pinocchimon, suscitando così un coro di risatine. Alle risate susseguirono i bisbigli meravigliati e d’ammirazione. Mugendramon scosse la testa, rassegnato all’idiozia del compagno ed Etemon si piegò in due su Vamdemon, soffocando le risate. Anche il vampiro se la rideva, anche perché Piemon era rimasto interdetto. Il leader si massaggiò la nuca.
-E comunque… - disse cercando di attirare nuovamente l’attenzione verso di sé -Da oggi in poi, egli sarà ufficialmente uno dei Padroni delle Tenebre, così come Lady Devimon.-
Un coro d’approvazione s’innalzò nell’aria e centinaia di braccia si sollevarono verso l’alta volta. Ylenia giunse le mani al petto, commossa, mentre Taichi sospirò, felice per quel tale misterioso che aveva quasi ucciso il suo migliore amico. Lord Knightmon applaudì in silenzio per diversi minuti, finché non ripartirono le danze e allora si mise alla ricerca della Chiave della Luce, uno dei motivi per cui si trovava nella sala quella sera.

-Allora?-gli chiese accomodandosi sulla poltrona imbottita nello studio del clown, alla vigilia della cerimonia.
-… - Piemon tacque.
-Il grande Lucemon è stanco di attendere. Vuole dei risultati.-
-Li avrà, ma c’è stato un intoppo.- disse e guardò in volto il suo interlocutore, che parve non gradire la cosa.
-Un intoppo?-
Piemon gli versò del vino in un bicchiere di cristallo e se ne versò anche per sé. Lo agitò un poco, degustandolo con tutta la calma del mondo. Il Cavaliere Reale lo fissò sottecchi.
-Che genere d’intoppo?- insistette.
-Si dice che la Chiave delle Tenebre abbia perso la vita.-
Il cavaliere sussultò e saltò in piedi.
-COSA?!-
Piemon scosse il capo -Non ci credo molto, ma sapete benissimo che Daemon non vede l’ora di metterci le mani sopra. Vuole impedire il ritorno del Grande Lucemon, non mi stupirei se ci fosse il suo zampino.-
Lord Knightmon smise di bere.
-E la Chiave della Luce? Sbaglio o ce l’avevi sottomano?-
Piemon annuì.
-Peccato che questi dannati digiprescelti si siano rivelati seccature più spinose di quanto pensassi.-
Il Cavaliere Reale saltò su.
-Insomma mi vuoi dire che non abbiamo in mano nulla?-
Piemon sogghignò -Non è detto… ci sto lavorando su. Infatti, domani sera terrò una cerimonia.-
Lord Knightmon annuì. Era quella per Kokueimon, lo sapeva già, ma non per una confidenza del paparino (come se lui non avesse capito fin da subito che fosse figlio di Piemon).
-Ci sarà la Chiave della Luce. Sono riuscito a convincerlo che il mio comportamento precedente fosse dettato da uno squilibrio.-
-Comportamento precedente?-
-Ho cercato di catturarlo, ma sono stato fermato da Mugendramon e dagli altri. Una vera disdetta… - disse piccato -Ma sembra che si sia bevuto la storia del mio pentimento.-
-E l’altro te?-
-Dovrò stare più attento a lui che a quel moccioso, in verità.-
Il Cavaliere Reale rimase in silenzio a soppesare le parole del clown. Bevette un sorso di vino ancora, poi domandò -Perché è rimasto qui?-
-Credo che Vamdemon voglia scendere a patti per uccidere Daemon.- Piemon sogghignò -Alla cerimonia ci saranno un sacco di digimon. La Chiave della Luce potrebbe rimanere priva di protezione per qualche minuto. Anche di meno… -
Lord Knightmon si rigirò il calice fra le mani.
-Interessante proposta la tua… Ma come faccio a fidarmi?-
-Mi spiace, ma non posso offrirvi altre possibilità. Devimon e Mugendramon sospettano, devo lasciar più spazio all’altro me. Mi manifesterò domani, alle tre del mattino in punto.-
Il Cavaliere Reale annuì.
-Molto bene.- fece per andarsene, poi si fermò -Attento Piemon, perché se stai tramando qualcosa, non te la farò passare liscia.-

Che si fosse già manifestato?
Non sembrava, ma era risaputo come il Padrone delle Tenebre fosse abile nel rendersi ambiguo. Ignorando i seguaci del caro paparino, Lord Knightmon finalmente lo vide.
“Taichi Yagami!”
Doveva agire in fretta.
La volta del castello si aprì, accompagnata da un potente rombo metallico. I lampadari ondeggiarono paurosamente e molte decorazioni caddero. Il cielo stellato si stagliava sulle teste di tutti e gli artificieri fecero esplodere fuochi d’artificio multicolori.
Gli occhi di Ylenia brillarono estasiati.
Taichi, invece, si accorse del pericolo immediato che correva quando lo strano tizio in armatura rosa fra la folla prese a fissarlo.
-E’ lui… - disse ad Agumon.
-Sono pronto quando vuoi Taichi.- rispose il dinosauro arancione.

Lord Knightmon camminava verso il moccioso, ma non sembrava essersi accorto di nulla.
Pinocchimon lo tenne sotto tiro per diversi secondi, poi rise fra sé e sé e infine…
Sparò.

Un colpo silenzioso sibilò diretto verso il Cavaliere Reale, ma questi se ne rese conto all’ultimo e lo schivò gettandosi su Taichi ad alta velocità.
-Preso!- esclamò afferrandolo per il braccio e alzandosi in volo con lui.
-Dannazione!- esclamò allora Metalseadramon, lanciandosi al suo inseguimento e tagliandogli la strada. -Fermo!- esclamò aprendo le braccia -Non penserai che ti lasci passare, vero?-
Lord Knightmon rise.
-Non credo che tu abbia molte possibilità, Signore degli Oceani.-
-Questo lascialo decidere a me.- rispose sogghignando il drago.
E sotto gli occhi di tutti, accompagnato dalle urla inneggianti la battaglia, Metalseadramon riprese la sua vera forma. Non intimorì però il Cavaliere Reale, che si limitò ad agitare le fasce metalliche dorate della sua armatura e a rivolgersi a Piemon.
-Mi aspettavo che tu fossi un pochino più intelligente, papino.-
-Io sarei lo stupido?- sogghignò -E tu che hai preso un normalissimo moccioso?-
Lord Knightmon s’incupì.
-Ehi!- esclamò Taichi.
-Che significa tutto questo?- domandò il Cavaliere Reale e Metalseadramon lo avvolse con forza fra le sue spire.
-Visto che non capisci, te lo spiego io.- disse compiaciuto iniziando a stringere la presa -Significa che sei morARGH!-
Una delle lame sottili di Lord Knightmon era riuscita a svincolarsi alla sua presa, ferendolo. Il drago strinse i denti per contenere l’ira, ma quello era il problema minore. Il Cavaliere Reale si era spostato velocemente verso l’alto, con Taichi al seguito.
-Lasciami!- esclamò il prescelto “Dannazione a quando mi sono lasciato coinvolgere da Vamdemon!” pensò.
-Ma certo.- rispose il cavaliere fermandosi a diversi metri di altezza, per poi lasciarlo andare -Meriti una punizione esemplare per averli aiutati a farmi questo scherzetto.-
Taichi cadde.
Precipitò nel vuoto urlando per qualche secondo, ma poi agì.
-Intanto vediamo i suoi dati.- disse fra sé e sé e pigiò uno dei pulsanti del suo V-Tamer, mirando al Cavaliere Reale. Pochi secondi dopo, giunse il responso olografico.

*Digimon Analyser*

Lord Knightmon

Livello:
Mega
Tipo: Cavaliere Reale
Tipologia: Virus
Attacchi: Urgent Fear: riduce le distanze con il suo avversario grazie alla sua super velocità e colpisce con esplosioni generate dal suo scudo.
Spiral Masquerade: Usa le fasce affilate della sua armatura per tagliare a pezzi l’avversario.

-Mmmmh… - pensò Taichi puntando ora il suo V-Tamer verso il suo partner -Se è davvero veloce, meglio mandargli contro qualcuno di ancora più veloce. AGUMON!-
Ricevuta l’informazione, il dinosauro rispose al richiamo.
-AGUMON WARP SHINKAAAAAAAA… WARGREYMON!-

Il dinosauro umanoide si precipitò più veloce che poté e riuscì a prendere il suo partner prima che questi potesse farsi male..
-Mamma che volo… - commentò Taichi, massaggiandosi la nuca.
-Scusa.- sussurrò WarGreymon -Ho provato a evolvere UlForce V-Dramon, ma non ci sono riuscito.-
Il prescelto del Coraggio gli diede una pacca sulla spalla.
-Non preoccuparti.- disse sorridendo -Evidentemente abbiamo bisogno del Digimental… ma sono sicuro che verrà l’occasione. Teniamoci la sorpresa per Daemon.-
Il guerriero annuì, per poi volgere lo sguardo verso il Cavaliere Reale sospeso sopra le loro teste.
-Sapete cosa comporta questo?- domandò, riferendosi ai Dark Masters in particolar modo.
-Sì, e non ce ne frega un cazzo!- Pinocchimon dal basso gli rispose col gesto dell’ombrello guadagnandosi il consenso generale.
Lord Knightmon scosse il capo, rassegnato.
-Che bifolchi...- sospirò -Sua eccellenza non ve la farà passare liscia.- esclamò per poi indirizzare verso il castello sottostante il suo scudo.
Dalla gemma incastonata al suo centro, si diramò una marea di raggi esplosivi. WarGreymon si liberò velocemente dello scudo che aveva sulle spalle e lo usò per proteggere se stesso e Taichi. L’impatto fu tremendo e ci mancò poco che la protezione andasse in mille pezzi. WarGreymon perse l’equilibrio, ma riuscì ad aggrapparsi ai capelli di Metalseadramon, che nel frattempo si occupava dei raggi diretti verso il castello.
-ULTIMATE STREAM!- ruggì liberando l’energia dal cannone ricavato dal suo elmo d’oro.
Il raggio luminoso possedeva un alto potenziale distruttivo che neutralizzò i colpi del Cavaliere Reale, ma ancora Lord Knightmon eccelse in velocità e in un attimo gli fu vicino, mirando all’occhio con le sue lame dorate.
-Merda!- sibilò il drago.
-CLOWN TRICK!-
La deflagrazione respinse le lame del Cavaliere Reale e salvò l’occhio del drago d’acqua. Lord Knightmon si ritrovò così circondato da ben quattro avversari. Cinque se si contava il moccioso.
Piemon, Metalseadramon e lui, Kokueimon, l’avevano circondato in aria, costringendolo fra l’altro ad allontanarsi dal castello.
Quell’informe ammasso di ciarpame si stagliava nel cielo notturno, al di sopra dell’enorme voragine priva dei Digicodici rubati in nome di Lucemon.
E mentre il Cavaliere Reale s’intratteneva con i suoi ospiti, una carrozza sfrecciava inosservata nella notte, a molti chilometri da lì.



°



-Sono preoccupata per Taichi… - disse Ylenia, sospirando pesantemente e stringendo la mano di Bearmon.
Vicino a lei c’era Etemon, di fronte Vamdemon.
-Se la caverà.- gli disse lo scimmione - Non preoccuparti troppo.-
Lei annuì, ma non era così convinta.
-Sei sicuro che fosse il segnale del suo Digivice?- domandò il vampiro a braccia conserte.
Etemon annuì.
-Certo, non ci sono dubbi. Non sbaglio mai. Io.-
-Tsk… certo, come no… - sorrise sarcastico l’altro.
-Aspetta!- esclamò Ylenia -Quindi hai ritrovato Nobu?-
Etemon si grattò la testa.
-Beh, diciamo che so in che zona si trova, quindi, se non vi dispiace, signorine, prima di riportarvi dai vostri amici vorrei andare a parlargli.-
-Non c’è nessun problema.- disse la ragazza contenta e Bearmon confermò.
-Si, nessun problema.
Vamdemon, intanto, cercava di distogliere lo sguardo da lei e dall’abito. Perché l’aveva scelto apposta, ma non immaginava di trovarsela seduta davanti, così. Fra l’altro era dannatamente ingenua e le sue gambe non erano composte, ma incrociate… Se quella dannata carrozza non avesse corso più veloce sarebbe morto per epistassi totale.
Un pensiero però lo distolse dalla prescelta della Memoria.
-Chi è Risei?- le domandò a bruciapelo e lei sudò freddo.
-Mio cugino.- disse.
-Non mentire.- rispose indagatore Vamdemon.
-Non sto mentendo.- era vero, in parte.
-Tuo fratello vedendoci si spaventa e pensa a tuo cugino?-
Ylenia tacque.
-Ti leggo nel pensiero, Ylenia.-
Lei corrucciò le sopracciglia.
-Questo è giocare sporco.- lo accusò.
-E’ così fondamentale nascondermelo?-
Lei ci pensò su.
-Beh… è suo figlio, tutto qui.-
I due digimon si guardarono, poi Etemon scoppiò a ridere.
-Suo figlio? Ahahaha! Precoce però, il ragazzino!-
Lei sorrise sudando freddo ma Vamdemon sapeva giocare sporco fino in fondo e lesse i suoi pensieri, arrivando così a capo del mistero.
-E quando pensavate di dirci che quello è anche figlio di Daemon?-
Etemon ebbe un collasso.
-Non è suo figlio!- esclamò Ylenia -Daemon l’ha creato in laboratorio per duplicare il potere di Lucemon e tenerlo tutto per sé! Non ha diritto di essere chiamato padre!-
Vamdemon annuì.
-Si, capisco quello che provi. Ad ogni modo era una cosa importante che avresti dovuto dirmi.-
Lei parve imbarazzata.
-Vedi, Vamdemon… - si sistemò il vestito e i capelli, cercando le parole -Io ti sono grata. Perché se tu non avessi ferito mio fratello quella volta, io non sarei qui ora… però… però so anche che tutti pensate che forse è meglio fare del male a Yamato e capisci che non posso fidarmi fino in fondo di voi?-
La sua voce era incrinata da pianto. Era ancora una bambina, no?
Vamdemon annuì.
-Si, capisco. Ma ti posso assicurare che prima pensavamo solo a liberarci della maledizione di Lucemon perché eravamo troppo orgogliosi per sopportare di essere sotto l’influsso di qualcosa. Ora che siamo liberi e possiamo ragionare lucidamente, ti assicuro che uccidere tuo fratello è l’ultimo dei miei pensieri.-
Lei lo fissò dritto negli occhi, severa.
-Ah, sì?-
Il vampiro annuì.
-Ora sono preoccupato per Kei, che non vedo da tanto tempo. Sento che è in pericolo e vorrei poter essere con lui.-
Etemon ascoltava interessato, perché era raro che Vamdemon facesse un discorso così lungo e personale con chicchessia.
-Quando era a Digiworld, era il più indifeso, il più viziato, quello più debole di salute… dovevo proteggerlo da ogni cosa e ciò che mi fa sorridere è che non mi dispiaceva affatto.-
-Capisco quello che provi.- disse la ragazza toccandogli la mano.
E fu allora che vide qualcosa nel passato del suo interlocutore che la fece inorridire.
Vamdemon osservò il suo viso corrugarsi, le lacrime cadere dai suoi occhi e lesse i suoi pensieri.
Allontanò la mano di scatto e rimase immobile.
Aveva visto ogni cosa.
-Non… dirlo a nessuno dei tuoi amici… - le chiese con voce sommessa.
Lei scosse la testa.
-No… - lo rassicurò, ancora molto scossa. Poi però con malizia gli chiese -Ma tu mi prometti che non farete del male a Yamato?-

°

Lord Knightmon doveva ammettere che tre Mega e un Evoluto erano un po’ difficili da gestire.
In più Piemon aveva attivato la sua Mask Square e riusciva a teletrasportarsi, compensando la sua velocità. Metalseadramon aveva degli attacchi molto potenti, ma di fatto tentava principalmente di travolgerlo. WarGreymon era altrettanto potente e veloce. In più riusciva a sfruttare il vantaggio della Mask Square grazie alle istruzioni trasmessegli dal Digivice di Taichi Yagami.
E poi c’era Kokueimon, con cui aveva scambiato qualche colpo.
Il Cavaliere Reale decise di giocare un poco con lui, per dare un tocco di positività a quella serata così storta.
In meno di un secondo gli fu di fronte e i petali della rosa che reggeva fra le dita si sparpagliarono intorno all’Evoluto, circondandolo in una nebbia rosa profumata e stordente.
Kokueimon era stato veloce a spostarsi, ma fu comunque raggiunto da quell’attacco che gli confuse i sensi, provocandogli non solo lo stordimento, ma persino dolore.
Lord Knightmon si scagliò su di lui con le sue lame dorate e tentò di colpirlo -Spiral Masquerade!-
Il nuovo Padrone delle Tenebre schivò i colpi elegantemente. Uno dei fendenti lo colpì al ventre, ma il suo corpo si dissolse nell’ombra. Lord Knightmon ricevette un potente calcio alla schiena che lo fece precipitare diversi metri più in là.
E poi un altro colpo e un altro e un altro ancora.
Si ritrovò in una giostra delle ombre che lo sballottava ovunque.
“Però, non se la cava niente male!” pensò contento.
L’ultimo colpo lo parò, distruggendo il clone d’ombra incaricato di infliggerlo.
Due secondi dopo era nuovamente faccia a faccia con Kokueimon.
-Sei forte, ragazzo.- ammise.
Quello tacque, senza cambiare la sua espressione seria. Non era da lui compiacersi dei complimenti, o meglio esternare la gioia che gli davano.
-Kokuei Gekijou.- disse solo dissolvendosi nell’ombra della notte.
-Ora inizia il divertimento.- disse Lady Devimon dando una gomitata a suo fratello.

Lord Knightmon avrebbe senz’altro inarcato le sopracciglia se ne avesse avute.
-Un Trailmon?- si chiese, prima di schivare un enorme treno d’ombra che scomparve alle sue spalle. Dall’alto però soggiunse quello che sembrava un enorme felino. E poi un serpente.
Il Cavaliere Reale riuscì a schivare il felino, ma non il rettile, che tentò di tranciare con le sue lame, senza successo.
Le spire d’ombra l’avvolsero e stritolarono con forza, costringendolo a urlare.
-Ugh… -
Kokueimon, nascosto nell’ombra, contemplava la sua opera. Troppo semplice.
“Padre?” domandò telepaticamente a Piemon.
“Papà.” Lo corresse lui.
“…” era imbarazzante. Difficile chiamarlo papà, per abitudine, più che altro “Vuole… vuoi occupartene tu?”
Piemon sorrise.
“No, lascio l’onore a te.”
Kokueimon allora decise di usare per la prima volta la tecnica che aveva studiato per anni per impressionare suo padre.
Nelle sue mani si condensò una sfera oscura di medie dimensioni. Imprimendole una forte spinta, l’Evoluto la spinse verso il Cavaliere Reale e quegli non riuscì a liberarsi per evitare o respingere il colpo. La sfera attraversò la sua robusta armatura e Lord Knightmon sentì distintamente qualcosa esplodergli dentro. Il dolore si propagò nel suo corpo attraverso i centri nervosi e come se non bastasse, il suo udito fu fortemente messo a dura prova da un lungo lamento ultrasonico.
Le sue grida di dolore furono accolte con giubilo da parte di tutti, sennonché ognuno dei presenti percepì quel requiem infernale, persino lo stesso Kokueimon. Ma lui ci era abituato, strinse i denti e afferrò la sua katana nera che estrasse dal fodero, pronto a dare al nemico il colpo di grazia.
Ma Piemon lo fermò e fissò Taichi.
Il digiprescelto sudò freddo.
-Taichi… - disse WarGreymon -Sei sicuro di… -
Quello strinse i pugni.
-Si.- disse -Se questo servirà a proteggere Ylenia… -
Così alzò il braccio verso Lord Knightmon e questi distinse, nonostante la confusione dei sensi generata dal dolore, una sfera di luce generarsi dalle sue mani.
E la sfera crebbe a dismisura, sciogliendo le ombre e avvolgendolo completamente.
-AAAAAAAAAGH!-
Il dolore fu lancinante.
Ecco come doveva essersi sentita Duftmon.
“Terribile…” pensò, ma conservò il sangue freddo e pochi secondi dopo, dove prima vi era il Cavaliere, c’erano solo petali di rosa fluttuanti nella luce.


°


La carrozza sfrecciava ora nell’immensa foresta e là, fra gli alberi di quell’immenso reame verdeggiante, vi era un piccolo villaggio costruito sulle alte fronde. Non era un centro abitato come i piccoli nuclei paesani degli esseri umani, ma una distesa sterminata di enormi giacigli di foglie. In ognuno di questi vi era un digimon primate che riposava o si dedicava alla pulizia personale, ma in silenzio, per non disturbare nessuno dei vicini. Sugli alberi periferici di quell’accampamento, stavano altri digimon, intenti a fare la guardia.
Perché se fossero disgraziatamente arrivati i Royal Knights, sarebbero dovuti fuggire in anticipo.
Nobu Yaen non era d’accordo col pensiero del capobranco, ma era consapevole che tutti quei digimon non potevano far nulla contro uno solo dei seguaci di Lucemon. Più di ogni altro lo sapeva bene. E rimpiangeva quella stupida lite con Etemon.
“Se potessi tornare indietro…” si disse mentre la testa gli crollava sulle braccia.
-Se sei stanco, dovresti andare a dormire.- disse una voce.
Il ragazzo si voltò appena.
-Non sono stanco, Koemon.-
-Ma stai crollando.- rispose cinico il digimon.
Nobu sospirò.
-Sono solo un po’ triste. Perché non vai tu a dormire?-
L’altro si gettò a sedere.
-Perché Gorimon russa come una motosega.-
A Nobu scappò un sorriso.
Fin da quando era piccolo, desiderava avere una famiglia, dei genitori che l’accudissero e dei fratelli con cui crescere. Fino a quando non aveva incontrato Etemon quelle cose non le aveva mai avute. Era felice col suo partner, così felice, che al momento di lasciare l’unico padre/fratello che avesse mai avuto, si era sentito mancare. E aveva preferito rimanere al suo fianco.
Erano felici ma Etemon era cambiato. Poco a poco la maledizione che Lucemon aveva lanciato ai loro compagni si era fatta sentire, come se non bastasse il fatto che lui non poteva più crescere, ed Etemon era diventato da irritante a insopportabile.
Quel lontano giorno d’estate… o era inverno?
Insomma, quel giorno fu la goccia che fece traboccare il vaso.
Nobu fuggì dal suo compagno e quando fu sul punto di tornare da lui in lacrime, trovò loro: Koemon e Gorimon. Il piccolo scimmiotto verde dal carattere cinico e l’enorme gorilla bianco dal carattere piuttosto semplice. Due personaggi piuttosto diversi ma uniti come fratelli e valorosi difensori di una piccola tribù che l’aveva accolto senza pretendere nulla da lui.
Erano la sua nuova famiglia.
Ma lui desiderava rincontrare Etemon di nuovo. L’aveva cercato ovunque, ma non aveva osato parlargli, perché l’aveva visto mentre combatteva contro i successori dei primi bambini prescelti.
Là, in quel vasto deserto, non c’era più il Grande Etemon, ma solo un pazzo esaltato alla fine dei suoi giorni.
E lui pianse amare lacrime nel vederlo scomparire, d’altro canto non poteva fare nulla per lui. Scoprì solo in seguito che poi Etemon non era morto. E quando andò a cercarlo, Metal Etemon stava combattendo contro Saber Leomon.
E, ironia della sorte, fu proprio Zudomon, il partner del suo successore, Jou Kido, a contribuire alla sua disfatta.
“Sarai rinato, Etemon?”
-Arriva qualcosa… - disse in allerta Koemon, guardando all’orizzonte con la mano sulla fronte, gli occhi enormi stretti a fessura per inquadrare per meglio l’oggetto in lontananza.
Nobu guardò anche lui e quando il suddetto oggetto fu più visibile, il suo cuore riprese a sperare.


-Siamo arrivati.- esclamò Etemon concitato.
Ylenia e Bearmon guardarono fuori dal finestrino.
Nel buio della notte non riusciva a scorgere poi molto e il silenzio aleggiava nell’aria.
Vamdemon sospirò.
-Ho l’impressione che non siamo i benvenuti qui.- disse e, come a dar conferma alle sue parole, una lancia ruppe il vetro, conficcandosi sul pavimento dell’abitacolo.
Ylenia e Bearmon trattennero un grido e la digimon si mise fra la sua compagna e un potenziale nemico, che poteva apparire dall’uno o dall’altro finestrino.
Etemon e Vamdemon rimasero in silenzio a studiare la situazione, ma a un cenno del vampiro, lo scimmione si grattò la testa, sistemò gli occhiali sul viso e uscì dalla vettura con le mani alzate bene in vista.

E allora i loro sguardi s’incrociarono.
Nobu ed Etemon si fissarono a lungo. Benché il prescelto indossasse una maschera, avesse i capelli più lunghi e fosse molto più alto e muscoloso di quanto il Padrone delle Tenebre ricordasse, si riconobbero a una sola occhiata. Si sarebbero certamente gettati l’uno sull’altro, incuranti della situazione, se non fosse stato per i digimon intorno a loro che al primo passo di Etemon brandirono le loro armi con fare minaccioso.
Etemon si fermò allora.
-Calma… - disse -Non siamo nemici… -
-Ah, si?- esclamò Koemon prendendo la mira con la sua enorme fionda di legno. -E chi ci dice che non siate stati mandati da Lucemon o da uno qualunque di quegli stupidi Demon Lords, eh?!-
Gorimon li teneva sotto mira col suo braccio armato, come d’altro canto stavano facendo gli altri digimon.
-Se fossimo stati mandati da Lucemon avremmo preso i Digicodici senza neppure degnarci di mostrare la nostra faccia.- disse Etemon, il che diede a pensare a Gorimon ma Koemon non pareva così propenso a lasciarsi incantare da nessuno. Caricò il colpo sulla fionda e sferrò un primo attacco verso Etemon, il quale lo schivò con una capriola all’indietro. Nel momento in cui si mosse ci fu il panico.
I digimon si agitarono e alcuni fecero per sparare, ma con un salto, Nobu s’intromise nella traiettoria comune, portandosi talmente vicino all’intruso da impedire ai suoi compagni di fargli del male. Si tolse allora la maschera enorme in legno e il suo digimon riconobbe il viso vivace di quel bambino pazzoide con cui si divertiva a cantare a squarciagola e a far dannare tutti.
Il Grande Etemon si grattò la nuca, imbarazzato, ma prima che potesse dire una sola parola, Nobu lo abbracciò calorosamente.
-Mi sei mancato.- gli disse con le lacrime agli occhi.
E che cosa poteva dire lui?
-Anche tu… - rispose ricambiando la stretta, imbarazzato.

°

E giunse il mattino su tutto Digiworld e sulla terra.
Nelle zone devastate, mattina o sera non faceva più differenza: i digimon erano sempre disperati.
Dall’arrivo di Neo a Bernika, Gennai e Andromon avevano avuto il loro bel da fare nel laboratorio di ricerca all’interno dell’edificio a forma di Hard Disk.
I cloni del saggio si erano divisi fra gli allenamenti dei ragazzi e la gestione della città, occupandosi delle varie mansioni pratiche, mentre lui e il digimon androide erano indaffarati con lo studio dei campioni di sangue del ragazzo e con la ricerca del prescelto mancante, che sembrava non aver portato a nulla.
Oikawa dalla Terra aveva appena comunicato loro che se il prescelto in questione non aveva il medaglione o il Digivice, rintracciarlo era alquanto complesso, se non impossibile, e che forse avrebbe dovuto provvedere a creare degli stimoli appositi per verificare se fra i gruppi di adolescenti vi era qualcuno che rispecchiava la qualità chiamata Fedeltà. E poiché di ragazzi a Tokyo ce n’erano tanti, i tempi dell’operazione sarebbero stati piuttosto lunghi.
Dopo interminabili minuti di silenzio, disturbati solo dal brusio sommesso dei macchinari, Andromon comunicò a Gennai il termine delle analisi. L’androide porse al saggio uno stampato con i dati risultanti dall’esame effettuato sul sangue del ragazzo e sui campioni di pelle prelevati dalle sue ferite.
Il domatore era ricoverato nell’ospedale, ma non aveva ancora incontrato i ragazzi, ne dava segno di volerlo fare.
Aveva chiesto di Taichi, ma appurato che non c’era, aveva lasciato cadere il discorso e aveva dormito per parecchio tempo.
Doveva essere esausto e certo tutti quei segni sul corpo erano una spiegazione, ma quando Gennai scorse i risultati gli si formò in gola un groppo di saliva difficile da mandare giù.
Deglutì quasi strozzandosi e sudando freddo.

Nella capitale magica, Witchelny, la mattinata fu un susseguirsi di bruschi risvegli all’insegna delle ramazzate in testa.
-Forza, forza! Ad allenarsi!- esclamò Babamon allegramente.
-Io ho sonno… - si lamentò V-mon.
L’anziana digimon certo non lo lasciò dormire impunito.
-Su, su!- esclamò agitando la scopa -Giù dalle brande, dormiglioni!!-
Sora si stropicciò gli occhi lentamente, mentre Daisuke sbadigliava sonoramente. A Miyako e Mimi ci vollero diversi minuti per trascinarsi giù dal letto, mentre Iori e Ken trovarono la forza di entrare nel bagno, dove il minore si lavò la faccia in acqua fredda per svegliarsi completamente. Takeru si guardò intorno, né Yamato né Risei erano nella stanza e a giudicare dai letti rifatti, non vi erano da un pezzo.
I ragazzi e i digimon vivevano lì da un po’ di giorni. Dormivano e mangiavano insieme, si allenavano e combattevano gli uni con gli altri, litigavano, ma erano tutti in sintonia. Nonostante tutti preferissero le comodità moderne, persino Mimi o Miyako, sopportavano bene quella “prigionia”. Perché erano consce del loro dovere e dormire in un camerone con altre venti persone, delle quali alcune decisamente disordinate e altre indisponenti, era il male minore, pur di salvare il mondo dalla minaccia che incombeva su di esso.

Anche Hiroyuki era in piedi da un pezzo, ma aveva lasciato tutto in disordine. Entrò nuovamente nella stanza correndo, quasi travolgendo Jun che si accingeva con Mimi e Daisuke ad andare in cucina per preparare la colazione. Dietro di lui Kotemon faceva una corsetta da fermo. Il prescelto del Vigore afferrò Mamoru per la collottola e lo trascinò via.
-Forza, sbrigati!- esclamò, particolarmente su di giri -Oggi ho intenzione di provare una nuova strategia. E purtroppo ho bisogno di te.- e sottolineò il purtroppo.
Il moro osservò il Digivice, erano solo le otto, ma quello era sudato come se avesse fatto ore e ore di corsa senza tregua.
-Arrivo, arrivo, dammi almeno il tempo di far colazione, Terminator!-
Elecmon si diede giusto una stiracchiata alle ossa e saltellò allegramente verso l’arena, con Kotemon che lo seguiva.
Gli altri digimon parevano più propensi a mettere innanzitutto qualcosa sotto i denti.
Sora prese la colazione per sé e per Pyomon, e anche per Yamato e Risei, ma poiché non li trovava da nessuna parte, decise di mettersi a cercarli.
Dalla camera all’arena non dovette percorrere molta strada. Hiroyuki e Mamoru avevano già invaso il campo e se le davano di primo mattino. Li ignorò e cercò con lo sguardo il suo ragazzo.
Lo scorse in un angolo remoto e tranquillo dall’altro capo dello stadio. I digiprescelti dell’Amicizia e dell’Onestà erano con i rispettivi digimon e Wisemon.
Avvicinandosi, Sora si accorse che stava accadendo qualcosa d’insolito.

Tanto per dirne una, Yamato non aveva Wisemon in simpatia, invece in quel momento, non solo era insieme a lui, ma lo ascoltava come se pendesse dalle sue labbra.
Sempre che Wisemon avesse mai avuto delle labbra.
-Yamato!- lo richiamò una volta che gli fu vicino, più che altro allarmata.
Lui si voltò verso di lei, sorridendo.
-Sora!-
-Fermo.- lo ammonì Wisemon richiamando la sua attenzione -Se ti agiti come faccio a concludere l’analisi?-
-Ok… - il prescelto non protestò, ma rimase ad osservare ciò che il digimon faceva.
Dalla sfera di cristallo del misterioso digimon fuoriuscivano delle sottili braccia metalliche, terminanti in tanti piccoli strumenti da analisi. Uno di questi era una sorta di laser che metteva in luce i dati di cui ogni creatura digitale è composta. Wisemon lo stava scrutando da diverso tempo utilizzando quello strumento e in quel momento in particolare studiava la sua testa.
-Interessante… - ripeteva di tanto in tanto -Non avevo mai visto una cosa simile… -
-Che cosa vuoi dire?- chiese Gabumon.
-Parlo della struttura ordinata e complessa di dati che costituisce il nucleo primo della vita e… -
-Se ti riferisci al cervello… - tagliò corto Yamato -… credo ce l’abbia anche tu.-
Il digimon parve piccato.
-Vorrai scusarmi se non ne ho mai visto uno umano. Certo preferirei osservarlo nella sua reale forma e sostanza, ma da quello che dicono i tuoi dati, se dovessi aprirti il cranio, moriresti.-
I presenti rabbrividirono, in particolare Yamato, ancora sotto le grinfie del digimon.
-Ovviamente non lo farò.- ribatté quello compiaciuto -Ma ciò che è davvero stupefacente è il modo in cui il potere è stato legato alla tua anima.-
-L’anima sta nel cervello, quindi.- commentò il digiprescelto.
Wisemon ribatté -Dove dovrebbe stare altrimenti?-
Yamato increspò le labbra.
-Nel cuore, per esempio.-
-Il cuore è solo un organo motore dell’organismo e riflette semplicemente gli stimoli che riceve l’anima.- fu la risposta razionale del sapiente digimon.
-Allora… - Yamato osò porre quella domanda -Se per caso decidessi di liberarmi del potere delle Tenebre, o Ylenia di quello della Luce, cosa accadrebbe?-
Wisemon fu, come al solito, freddo e conciso -Scinderesti l’anima da ciò che la lega al corpo. Parlando di dati, cancelleresti un codice non riscrivibile.-
Sora ebbe una forte stretta al cuore ma Yamato insistette nel suo desiderio di sapere.
-Insomma, morirei, giusto?-
Wisemon annuì.
-E non si potrebbe far nulla? Copiare il codice o qualcosa del genere?-
L’altro parve rifletterci.
-Teoricamente sarebbe possibile, ma ci vorrebbe troppo tempo per riscriverlo e sarebbe inutile.-
-Se dovessi morire, potrei rinascere?-
-Sarebbe interessante scoprirlo.-
Risei si irritò a quella risposta sincera ma minacciosa e saltò in piedi.
-Papà non morirà!-
-Infatti!- esclamò Sora a sua volta, per poi arrossire vistosamente -Ecco… noi non lo permetteremo, ecco.-
Il digiprescelto dell’Amicizia sorrise un poco.
-Oh beh, chissà che anche per noi non funzioni come per i digimon… - commentò.
Era ovvio che temeva di morire o che lo mettesse in conto. Dal suo volto sorriso triste la digiprescelta dell’Amore vedeva trapelare questa paura. Un timore però inferiore a quello che sicuramente provava per il bimbo.
In realtà Yamato aveva anche un’altra preoccupazione, ma non voleva renderne partecipe suo figlio, perché era una cosa che lo riguardava strettamente ma, nella fattispecie, concerneva i suoi dati misti. Wisemon terminò l’analisi su di lui e agitò le braccia meccaniche verso Risei -Su,giovanotto, ora tocca a te.- disse. Giusto in tempo per esporgli il problema.
Il bambino, intimorito, fece un passo indietro.
-Ehm… non sono tanto convinto… - disse esitando.
La verità era che Risei odiava le analisi, le medicine e soprattutto i laboratori, ma era palese il perché.
Ad ogni modo non protestò più di tanto, anche se dovette stringere tremante la manina a suo padre per tutto il tempo.
Quando Wisemon terminò anche con lui, dopo varie esclamazioni come -Interessante… - o -Questo è un ottimo spunto di riflessione scientifica… -, Yamato si rivolse a Sora.
-Potresti accompagnarlo a fare colazione?-
Sora recepì il messaggio e mise una mano sulla spalla del bambino.
-Vieni.- gli disse -Ti preparo del latte, poi se vuoi, ci alleniamo un po’.-
Risei osservò allora l’arena.

Musyamon e LoaderLeomon combattevano aspramente e Mamoru e Hiroyuki litigavano per una non precisata strategia.
Jou e Koushirou s’intromisero con Zudomon e Atlur Kabuterimon scatenando una battle royale di proporzioni catastrofiche.
Il Campione se la cavò egregiamente contro gli altri tre per un bel pezzo, ma tre Evoluti sono pur sempre tre Evoluti e Hiroyuki dovette ammettere a se stesso che doveva trovare il modo di placare l’ira funesta di Asuramon al più presto, se voleva far evolvere Musyamon e combattere contro nemici come i Royal Knights o i Demon Lords.
-Dovresti essere meno furente.- gli consigliò Jou dall’alto del suo digimon acquatico.
-Ah, si?- commentò Hiroyuki.
Koushirou annuì -Così facendo gli invii molta poca energia e molta rabbia, non riuscirà mai a controllarsi.-
Il teppista parve piccato d’altro canto non aveva la più pallida idea di come fare.
Musyamon ascoltava tutto e taceva, concentrandosi solo sul suo avversario di turno, Loader Leomon.
-Boring Storm!-
Il samurai riuscì a proteggersi dalla criniera roteante del felino meccanico, ma da quella posizione non poteva controbattere.
Zudomon, dal canto suo, aveva appena investito il digimon coleottero con una potente scarica elettrica concentrata generata dal suo martello in metallo cromato Digizoide, ma senza apparente effetto. Atlur Kabuterimon si rivelò piuttosto resistente all’elettricità e riuscì a riflettere l’attacco sugli altri due digimon, per i quali fu devastante. Tanto che per diversi minuti questi non riuscirono a muovere un muscolo.
-LoaderLeomon!- esclamò Mamoru precipitandosi da lui.
-Sto bene… - disse il digimon chiudendo gli occhi e tranquillizzandolo -Potrei star meglio, ma non morirò.-
Musyamon si rialzò e Hiroyuki strinse i pugni.
Come inviargli l’energia necessaria senza farla sfociare in rabbia?
Il dilemma era quello.
Koushirou guardò Jou.
-Io avrei un’idea.-

Il combattimento fu fermato definitivamente e dopo che Koushirou ebbe esposto il suo piano per aiutare Musyamon a evolvere in un Asuramon meno distruttivo, Jou fece cenno a Jun e Culumon di raggiungerli.
-Io non so se riuscirò a controllarmi… - commentò Musyamon con rammarico.
-E’ questo il punto.- affermò Hiroyuki, d’accordo col prescelto della Conoscenza -Scatenati quanto ti pare. Suppongo che la barriera regga.-
-In ogni caso ci penso io, culu!- esclamò Culumon dandogli una pacca sull’elmo.
Il samurai scrollò le spalle e si allontanò dal gruppo.
Quando tutti, compreso Hiroyuki lasciarono l’arena, il prescelto del Vigore tentò nuovamente di inviare l’energia per la digievoluzione del suo digimon. Con scarsi risultati.
-Che succede?- domandò Mamoru.
Hiroyuki fissò il suo Digivice.
-Non lo so, non vuole reagire.-
-Allora prova a incazzarti.- gli disse il prescelto della Giustizia -Tanto ora l’importante è fare evolvere Musyamon, non il come.-
Il teppista gli lanciò un’occhiata storta.
-Guarda che io non ho l’incazzatura a comando.- commentò aspro, sollevando l’ilarità degli altri.
-No, infatti sei sempre carino e gentile.- lo prese in giro il moro.
-Per non parlare della tua predisposizione alle belle parole.- rincarò la dose Gomamon.
-Hirotama è un cafone.- lo sgridò Mika.
-Ma è una congiura!- esclamò il teppista e s’inchinò verso la bambina. -Hiroyukisama, semmai.-
Lei scosse il capo -Mi piace di più Hirotama. Anche Hiropyon è carino, sembri una ranocchietta.-
Ecco, quello sì che era un modo veloce di farlo infuriare. Infatti, il paragone non gli fu molto gradito e il viso di Hiroyuki s’incupì.
-Una ranocchietta, eh?- chiese e la bambina annuì, nascondendosi però dietro Mamoru. -E chi ti avrebbe suggerito questa cosa?-
-Lui.- indicò Mamoru che sudò freddo.
-Ehm… però le ranocchie sono carine… potresti diventare un bellissimo principe per… Hiroyuki?-

Miyako e Ken stavano lavorando a qualcosa sul computer di Koushirou e quando Sora fu loro vicino e gli chiese cosa stessero facendo, Ken rispose.--Stiamo cercando di capire dove si trovi il castello di Daemon e come sia formato, ma è piuttosto complesso, sembra che voglia rimanere nascosto, come noi del resto.-
Un urlo disumano li fece voltare verso il gruppo più folto. Risei vide Musyamon evolvere Asuramon e dare di matto dentro l’arena, mentre Hiroyuki dava di matto fuori, tentando di strozzare Mamoru.
Il bambino scosse la testa rassegnato e poi gli si avvicinò, afferrò quello che doveva essere il suo maestro auto-dichiarato e lo tirò per la giacca.
-Quando iniziamo l’addestramento per veri uomini, Hiroyuki sensei?-
Quello parve calmarsi un poco.
-Giusto! L’addestramento.- lasciò andare Mamoru risparmiandogli il viso e il suo pugno si rilassò, mutando in una pacca sulla testa del bambino.
-Seguimi, Schizzetto, ti insegno un po’ di mosse.-
Gli altri rimasero alquanto interdetti, fra l’altro Asuramon continuava a distruggere l’arena, ma nessuno pareva interessato a fermarlo. Questo finché Hiroyuki non si rese conto che i danni che stava causavano andavano oltre il limite del consentito e che se continuava così la barriera si sarebbe infranta da lì a non molto.
Tentò allora di infondergli un poco di calma, ma non riusciva proprio a trasmettergli il giusto sentimento.
Il Vigore era una qualità davvero troppo complicata da possedere ed era in momenti come quelli che se ne rendeva conto maggiormente. E a peggiorare la situazione, la consapevolezza di ciò lo frustrava al punto da farlo infuriare ancora di più.
E il risultato era quello che aveva davanti agli occhi.
D’altro canto, BlackKoromon sembrava non vedere l’ora di gettarsi sopra il digimon Evoluto e più di una volta fu sul punto di sfuggire alle braccia del piccolo Risei.
-Vuoi farti ammazzare?!- sbottò il bambino.
-No!- protestò il piccolo digimon nero -Voglio allenarmi anche io!-
-Asura Shinken!-
Sobbalzarono tutti quando i possenti pugni fiammeggianti del digimon tricefalo s’abbatterono contro la barriera riuscendo a perforarla, in un eccessivo finale scatto d’ira. Il digimon rimase però incastrato dall’energia che andava rigenerando lo scudo energetico e allora, col consenso di tutti, Jun diede il segnale a Culumon.
-Culumon shinkaaaaa… Pidmon!-
L’angelo si librò in volo ed entrò nella barriera, Asuramon lo vide e l’avrebbe inseguito col preciso intento di abbatterlo se non fosse stato per il fatto che era ancora incastrato. Pidmon sfruttò questo fattore e con tutta calma generò una sfera di li luce iridea che avvolse l’altro neutralizzando la sua ira e costringendolo così ad involvere in un confuso Kotemon.
-Mi dispiace Hiro… - disse il piccolo, profondamente dispiaciuto.
-Fa nulla.- rispose quello -Riproveremo ancora, finché non ci riusciremo.


Nel frastuono generale, il colloquio fra il digiprescelto dell’Amicizia e Wisemon proseguiva.
-Anche per Risei sarebbe lo stesso?- domandò Yamato.
Wisemon annuì.
-Ma il discorso è più complesso.-
Yamato si sedette sui gradoni in pietra, vicino a Gabumon.
-Che vuoi dire?-
Wisemon allora utilizzò la sua sfera per spiegare ai due la realtà dei fatti.
-Risei ha un’anima in parte digitale e in parte umana. Queste due parti non sono completamente unite.-
Yamato parve ricordare qualcosa.
Una sorta di sensazione lontana, ma non riusciva a mettere a fuoco né da cosa fosse causata né in che occasione.
Wisemon proseguì nella sua spiegazione.
-Sembra che Daemon abbia dovuto legare la copia del Potere non solo alla parte umana, ma anche a quella digitale che è una copia della sua anima… -
Il digiprescelto deglutì spaventato.
-La parte umana è una copia della mia anima… Lui vuole assorbilo… - disse fra sé e sé -Ma vuole anche sbarazzarsi dei miei dati che gli servono solo come scudo contro un’energia così potente… -
Vedendolo così teso Gabumon non poté che preoccuparsi tantissimo.
Ovvio che Yamato conoscesse i dettagli del piano di Daemon molto più degli altri, ma fino a pochi secondi prima, erano solo tanti piccoli pezzi di puzzle che non era mai riuscito a mettere insieme.
E improvvisamente, il rompicapo era quasi completo davanti ai suoi occhi.
-Se dovesse farlo… di Risei cosa resterebbe?-
Non poteva permettere che il suo piccolo cadesse nuovamente nelle mani di quel pazzo.
Doveva trovarlo e farlo a pezzi prima che lui si muovesse.
Si alzò in piedi di scatto e prese a scendere le gradinate, correndo verso il portico.
-Dove stai andando?- lo seguì il misterioso Wisemon, con Gabumon che correva tentando di raggiungerli.
-Devo assolutamente parlare con quel Neo Saiba.- esclamò e allora il digimon gli si parò davanti con le braccia spalancate.
-Non puoi farlo.- lo ammonì -Tu sei morto. E’ per la tua sicurezza.-
Yamato rise, gelido.
-Per quella di Digiworld, vorrai dire, comunque, grazie per il finto interessamento.-
-Per me puoi anche farlo.- disse Gennai, soggiungendo alle sue spalle.
Wisemon socchiuse gli occhi in due sottili linee di luce, contrariato.
-Daemon sa benissimo dove siamo e Neo Saiba era solo un’esca per trovarci.-
Mentre parlava, il saggio digitale porse al digimon il foglio con i risultati delle analisi fatte da Andromon.
-Nanomacchine… interessante e questi dati… - gli mancò il fiato. Nessuno avrebbe saputo dire se per l’emozione o per la preoccupazione, fatto sta che Wisemon rimase imbambolato a fissare quel foglio per diversi minuti. -Se la mette in questo modo… non abbiamo più tempo da perdere.-


°


Nel castello di Daemon, intanto, MetalPhantomon era nuovamente al cospetto del suo signore, in una delle sale dell’immensa fortezza laboratorio del Demon Lord.
-Mio signore… - s’inchinò a lui per rispetto -Le comunico che il piano procede come previsto, eccetto che per qualche piccolo intoppo irrilevante.
Daemon smise allora di osservare l’operato dei suoi scienziati per concentrarsi sul suo luogotenente.
-Che genere d’intoppi?- chiese con gli occhi ridotti a sottili fessure cerulee.
MetalPhantomon allora fece un breve rapporto.
-In fin dei conti ho potuto appurare che i digiprescelti sono nascosti in quella zona e che non sono gli unici a poter combattere, ma ho un dubbio signore, se mi consente si esprimerlo.-
Daemon lo invitò a proseguire.
-Ecco, lei è veramente sicuro che quel moccioso di Neo Saiba non ci creerà problemi nonostante le precauzioni?
Il Demone dell’Ira rise sguaiatamente.
-Mi deludi, MetalPhantomon.- tuonò divertito -Ricordati sempre che non esiste imprevisto che io non possa fronteggiare. Prepara l’attacco e procedi pure da programma. Non immaginano neppure le sorprese che ho in mente per loro… -
MetalPhantomon sogghignò.
Già, quei mocciosi non sapevano proprio con chi si erano messi contro.
Il Demone dell’Ira scorse la mano sul corpo della sua piccola cavia dormiente, quasi benevolo.
-Rei Saiba… sono sicuro che tu e tuo fratello risponderete alle mie aspettative molto più di quanto possiate immaginare. -





Fine Capitolo 17





Questa volta vi ho stupito? Disgustato? Confuso?
Ok, sono moooolto pignola. Questo capitolo da un lato mi piace com'è venuto fuori perché ho chiuso alcuni conti che avevo in sospeso: la cerimonia, Ete e Nobu che s'incontrano, Lord K. e Kokueimon che s'incontrano (non è solo per il fan service a me stessa, se temete questo xD) e poi Yama che parla di Risei con qualcuno.
In realtà, ecco, so che sono la solita lagna con le mie seghe mentali da scrittrice, ma il fatto è che Neo e Risei ultimamente mi hanno creato problemi. Come vi dicevo, questa storia la creai molti anni fa, facciamo pure dieci, ma era completamente diversa e più frenetica fin dall'inizio. Il che sarebbe stato meglio se non avessi ucciso Lady Devimon fra l'indifferenza generale, il che, per come la vedo ora, è un autentico delitto U_U
Kokueimon fra l'altro non era neppure suo figlio ma era un semplice subalterno.
C'era una parte in cui Taichi rimaneva ferito da Vamde per non far rapire Ylenia, accidenti, quella avrei voluto scriverla, ehehehe!
Nobu, contrariamente alle aspettative non mi ha dato rogne, ma un po' mi spiace avere omesso delle cose su di lui. Potrei anche parlarne in seguito, ma vedremo. C'è ancora tempo. Ho cambiato la Digipietra di Yle da Passato a Memoria, prima di tutto perché suona meglio e poi così ha un significato più vasto. Passato mi ricorda che lei non ha un passato. Memoria è una cosa come costruzione di ricordi eccetera.
Ora la storia subirà un accelerata che temo sia brusca, ma necessaria, praticamente ho degli spezzoni pronti che non ho messo in questo capitolo e che spero di usare nei prossimi.
Non è che scrivo la storia a pezzi XD è solo che magari certe cose decido di non metterle ma le conservo. Lo spezzone in questione sento che dovrò metterlo, almeno per come ho deciso di rigirarmi la trama.
Per inciso, dopo aver penato, credo di aver elaborato finalmente la versione mentale definitiva di questa saga di Daemon, che non so voi, non vedo l'ora di abbattere U_U
Wisemon invece... si vede che sto guardando la serie Xros Wars eheheh. A proposito di questa, nella settima c'è Astamon, il che mi manda in delirio totale *O* <- completamente lesa...

Per concludere, se ci sono domande, chiedete pure allo zio Vamdemon, che coi suoi modi carini e gentili (pena la rivelazione dell'oltraggioso segreto) vi illustrerà tutto.




Al prossimo capitolo ^^
   
 
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