Fanfic su artisti musicali > Green Day
Segui la storia  |       
Autore: Eryca    01/10/2011    4 recensioni
Avevo 17 anni quando un ciclone improvviso fece il suo ingresso nella mia vita, e mi stravolse ogni piano e ogni certezza.
Avevo 17 anni quando finalmente capii che c’era un’alternativa.
Avevo 17 anni quando mi resi conto che potevo scegliere.

~
Per Amy Murray la vita significa fare ciò che è giusto. Ma qualcuno di molto particolare arriverà, e metterà in discussione tutte le sue tesi, facendole capire il vero significato della vita.
~
Attenzione: Questa non è la solita storiella d'amore, non fermatevi a questa presentazione.
***
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Billie J. Armstrong, Mike Dirnt, Nuovo personaggio, Tré Cool
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Parental Advisory: The static age

 


Capitolo Secondo

He’s the Jesus of Suburbia
 

 


Esistevano vari tipi di occhi.
Quelli con un colore splendido, altri invece con delle sfumature un po’ opache.
Poi c’erano quelli con un colore accesso ma vuoti, privi di qualsiasi emozione; e quelli spenti di tinta, ma colmi di sentimenti e significati nascosti.
Ma non potevano esistere degli occhi come quelli che stavo guardando.
Di un colore così verde che non sembravano neanche umani, e pieni.
Sembrava quasi che i segreti, nascosti nelle iridi, dovessero traboccare da un momento all’altro.
Erano davvero verdi.
Erano accecanti.
Non avevo mai visto occhi come quelli, così drammaticamente espressivi.
-Signorina Murray, sono lieto di vederla!-
Il Signor Keyman, capo della polizia di Rodeo, mi riportò alla realtà dei fatti con la sua cordialità.
Il proprietario di quei magnifici bulbi oculari era un criminale.
Un vero e proprio delinquente dei bassifondi.
Poteva anche avere gli occhi più belli di tutto l’universo, ma la persona in sé era ridotta in uno stato pietoso, per non parlare dello stato d’animo che sembrava spazzare il pavimento.
Un vero e proprio gentleman, già.
-Buongiorno Signor Keyman!- esclamai sorridente come al solito.
Sembrava che il ragazzo, serrato dalle manette e dalle forti braccia dell’agente, non avesse fatto troppo caso alla mia persona.
Era piuttosto occupato a sputare sangue sul pavimento, sotto lo sguardo inflessibile dell’infermiera.
Indossava dei .. vestiti?
No, erano più che altro classificabile nella categoria degli stracci che mia madre usava per pulire la cucina.
Il colore della maglietta mi era ignoto, poiché coperto dal sangue che continuava a scendere a fiotti dal naso. Uno spettacolo penoso.
Certo, non era stato sconcertante per me scoprire che l’artefice di un atto osceno come quello di demolire la statua di Lincoln, fosse un giovane senza speranze come quello che avevo davanti.
Quanti anni avrà avuto? Non più di venti sicuramente.
E la sua vita sembrava già aver toccato il fondo.
Mi faceva davvero ribrezzo. Come ci si poteva ridurre in quello stato?
Mi sarebbe tanto piaciuto dirgli quattro parole, ma non era il caso. Che cosa avrebbe pensato tutta quella gente se mi avesse vista parlare con un tizio del genere?
Guai a mai.
-Ha letto i giornali? Beh, cosa lo chiedo a fare?! Certamente si, vostro padre è il Giudice Murray!-
-Certo, ho saputo della statua del presidente.. è una così orribile notizia!-
Keyman sorrise soddisfatto. –Ma come può vedere ho acciuffato uno dei furboni che hanno commesso il reato.- poi si avvicinò alla testa ciondolante del ragazzo –Hai capito? Perché questo è un reato!- disse in tono severo, cercando di fargli recepire il messaggio.
Il ragazzo, in tutta risposta, assunse un’aria arrogante che proprio non si addiceva al suo stato.
Ma che razza di persona era? Si permetteva di fare il presuntuoso nonostante fosse in pienotorto!
E come poteva anche solo pensare di contraddire la parola di un pubblico ufficiale?
Non mi avrebbe maineanche lontanamente sfiorato un pensiero simile.
Ciò che la legge diceva era giusto.
Mio padre era la legge.
-Si, Signor Keyman, lo vedo.-
Il teppista si girò verso di me, come se d’un tratto si fosse reso conto che il poliziotto non era schizofrenico e non stava parlando da solo, ma bensì con qualcuno.
I suoi occhi luminescenti si puntarono nei miei.
Aveva una tale intensità che per me era quasi difficile sostenere quello sguardo.
No, ora ne ero certa: non avevo mai visto occhi così.
Di certo non mi stava rivolgendo uno sguardo di cordiale complicità, anzi, sembrava quasi volermi vaporizzare con le pupille.
Per fortuna non aveva strani poteri.
Non riuscivo a distogliere lo sguardo, nonostante mi sentissi bruciare dall’interno, come se quel verde mi stesse davvero avvelenando, facendomi contorcere dal dolore.
Alla fine cedetti, e vinse lui.
Non potevo continuare a tenere gli occhi puntati nei suoi, erano troppo per me.
-Chi cazzo sei, barbie?-
La voce roca e dura che avevo sentito proveniva proprio dalla bocca del criminale, che sembrava guardarmi con lo stesso disprezzo con cui io osservavo lui.
Amore a prima vista, ironizzai mentalmente.
Come diavolo si permetteva di parlarmi a quel modo?
E poi che cosa voleva insinuare con quello stupido nomignolo che mi aveva affibbiato?  Barbie?
Presi parola,stizzita. –Chi ti ha dato il permesso di parlarmi in questo modo? Oltre che delinquente sei pure maleducato!-
-Non ci faccia caso, Miss Murray, che cosa si aspetta da un tipo come lui?-
Un tipo come lui.
Allora non mi resi conto di quanto quella frase fosse inappropriata. Non avevo mai trovato qualcuno anche solo lontanamente simile a lui.
-Beh, se tu fai domande del cazzo su di me, io ti parlo!- esclamò spuntando sangue.
Ma chi gli aveva insegnato l’educazione a quel tipo?
-Finiscila di dire parolacce!- esclamai sbottando.
-Oddio! Siamo in presenza di Suor Claretta!-
-Non mi chiamo Claretta, imbecille!-
-Taci bisbetica!- ringhiò il delinquente rivolgendosi a me.
-Ma come diavolo ti permet..-
Una voce autoritaria si intromise, frenando il nostro battibecco.
-Basta. Sarà meglio che tu, ragazzo, non faccia tanto il furbo. Non aggravare la tua situazione.- fece Keyman puntando un dito contro il petto del teppista.
Che mi aveva insultata.
Barbie, bisbetica!Ma chi gli aveva dato tanta confidenza?
Ero sconcertata. Non potevo pensare che esistessero persona tanto maleducate! Lo guardai lanciandogli un’occhiataccia. Probabilmente quelle erano state le conseguenze della mia intromissione nella faccenda.
In fondo io non c’entravo nulla, e non erano affari miei..
Ma come potevo resistere all’idea di sapere qualche novità inedita del caso? Mio padre ne sarebbe stato euforico! E in realtà anche io.
-Amy Murray- esclamò un’infermiera che teneva in mano una cartella clinica.
Finalmente era arrivato il mio turno. Mi girai verso Keyman, e mi congedai, senza prima controllare le condizioni del ragazzo dagli occhi verdi.
Ora si era accasciato con la testa ciondolante sul petto; gli agenti sembravano non fare caso alla sua pessima salute: era solo uno dei tanti ragazzi di strada.
Probabilmente dopo averlo condannato lo avrebbero rilasciato e rigettato in periferia.
Non era un gran bel modo di fare giustizia.. Questo mio padre non lo tollerava.
Seguii la bella infermiera tra i lunghi corridoi dell’ospedale; le pareti erano di uno scadente color verde acqua, che dava proprio l’aria di malattia, e non aiutava a sentirti meglio. Le luci erano i soliti lampadari comprati in quantità da una rivendita economica.
Non c’era niente di diverso in quell’ospedale, era un comunissimo edificio sanitario come tutti gli altri.
Eppure, quella sera, sembrava esserci qualcosa di strambo.
Forse era solo tutta quella situazione ad essere assurda: come avevo potuto sbagliare il balletto?
Imprecando mentalmente entrai in un affollatissimo stanzone del pronto soccorso. Era una camerata da quattro letti, tutti rigorosamente occupati da bambini strillanti e madri disperate.
Mi piacevano i pargoletti, ma quando iniziavano a frignare erano assordanti.
Ma non era troppo difficile farli calmare, se si aveva un po’ di mano.
-Come ti sei fatta questa brutta caviglia gonfia?- chiese la donna spalmandomi una soluzione sopra.
-Stavo ballando..- dissi cercando di non far sentire che mi tremava la voce al ricordo.
Mentre la signora mi stava per rispondere, una fastidiosissima voce la interruppe, sovrastandola.
-Ti sei fatta la bua mentre ballavi con il Ken, Barbie?-
Una tenda separatoria si scostò mostrando un ghignante volto tumefatto.
Quel petulante teppista non aveva niente di meglio da fare?
-Taci, imbecille! Guarda come sei ridotto tu, Freddy Kruger in confronto è un adone!- esplosi seccata.
Sentii l’infermiera ridacchiare, mentre mi fasciava la caviglia.
-Ehi! Questa era pesante, Barbie!-
-Finiscila di chiamarmi Barbie, deficiente!-
Lo vidi scoppiare a ridere, tenendosi la pancia.
In quel momento trovai l’aggettivo che gli si addiceva alla perfezione: irritante.
Quel tizio era davvero tanto irritante.
Keyman entrò nella mia visuale. –Finiscila, Armstrong! Non ti bastano i guai che hai già?-
Armstrong.
Doveva essere il suo cognome.
-Certo Signor Keyman, come desidera- disse facendogli vedere il dito medio. Al che il poliziotto gli tirò un pugno in pancia, inducendolo a gemere di dolore.
-Adesso fai ancora lo spiritoso Billie Elliot?- disse ridacchiando.
Ero un po’ contraddettadaquella situazione.
Keyman era sempre stato un brav’uomo, e io lo sapevo; la domenica, talvolta, veniva a mangiare pranzo da noi, mia mamma cucinava il pollo arrosto, e ridevamo insieme.
Ma quell’azione.
Non sapevo come considerarla. In fondo, il ragazzo era un ribelle, e un agente che cosa avrebbe dovuto fare? Era stato giusto da parte sua usare le mani? Non riuscivo davvero a darmi una spiegazionepertutto quello.
Che cos’era successo al mondo? Mi ero persa qualche pezzo.
-No, Signore! Non Billie Elliot..Il mio nome è Billie-Joe Armstrong, il Gesù dei Sobborghi.-
Billie- Joe Armstrong.
Che razza di nome era? Probabilmente solo uno stupido soprannome!
Non poteva esistere qualcuno che si chiamava Billie-Joe?
Magari William Joseph, abbreviato. Era davvero un nome idiota!
-Bene, Gesù dei Sobborghi, taci perché ti devo fare la punturina- disse una squadrata infermiera, avvicinandosi al ragazzo con una siringa.
-Come va, Barbie? Ahi! Cazzo fai attenzione!- disse all’infermiera, per poi tornare a me -Per caso stavi ballando “Lo schiaccianoci” quando ti sei fatta male?-
Era davvero logorroico, e non si dava per vinto nonostante fosse ridotto ad uno straccio.
Come poteva una persona essere irritante a tal punto? E badate che io ero una persona tranquilla e paziente, che non si innervosiva facilmente.
Sembrava non capire che doveva tacere.
Forse non si rendeva conto di quanto fosse in bilico la sua situazione! Giocava con il fuoco.
-E tu per caso stavi cercando di sembrare più duro e fico, quando hai demolito Lincoln?-
Ci fu un silenzio generale.
Oh, oh. Forse non avrei dovuto dirlo, ma mi aveva proprio fatta alterare, e io non ero..
-Quel tipo era noioso, e non mi piace! Non mi è mai piaciuto! Ho pensato che se avessi distrutto quel fottutissimo Abraham Lincoln dei miei coglioni, magari avrebbero eretto una statua in onore di Joey Ramone,cazzo!- esclamò eccitato solo all’idea.
Ma che diavolo andava farneticando?
E chi cavolo era Joey Ramone? Forse ero io che ero stupida, ma capivo meno della metà delle cose che quel tizio diceva.
Billie-Joe aveva uno strambo modo di parlare, soprattutto perché ogni parola era accompagnata da una parolaccia.
Certo, era un bel tipo.
In tutti i sensi: aveva un caratterino non indifferente, e nonostante la faccia tumefatta, non potevo far finta di non essere rimasta accecata da quegli splendidi occhi verdi.
Non era da tutti.
-Che cos’è Joey Ramone?- esclamai confusa
-Eretica! Eretica! La Barbie non conosce Joey Ramone! È come dire.. Beh, che non sai chi è GC!-*
A quel punto ero davvero molto confusa, e non capivo una parola di quello che Billie-Joe diceva.
-Oh Dio! Ma chi è GC?- chiesi esasperata
-GC. Gesù Cristo, barbie. Ma sei tonta o lo fai apposta? Davvero non conosci Gesù?-
Ma che diavolo.. ?
-Oh, si che conosco Gesù! Ma come faccio a capire se tu, idiota, lo rinomini GC?-
Billie stava per ribattere, quando nella stanza entrò un ragazzo trafelato e dai capelli ramati.
Jake.
-Amy, tesoro!- esclamò vedendomi seduta sul lettino –Sono venuto non appena ho potuto..-
-Ok, Jake. Rilassati e datti una calmata, per favore.-
Il mio ragazzo era proprio bello.
Bello nel senso stretto della parola: era perfetto. Non aveva un neo fuori posto, nulla che stonasse con il suo volto da ragazzo dei quartieri alti, il classico giocatore di football.
Nonostante tutto ciò, però, non aveva nulla di particolarmente affascinante.
Non c’era una caratteristica del suo fisico che ti portasse a dire “è unico, è raro, è splendido”.
Era solo bello. Punto e basta.
E allora perché ci stavo insieme? Non lo sapevo.
Perché così doveva essere, presupponevo.
-Oh! Che gioia! Visto, Barbie? È arrivato Ken! Non sei felice?-
-E questo chi cavolo è?- chiese irritato Jake.
-Io sono il Gesù dei Sobborghi, e tu mi devi succhiare il cazzo!-
Ok, Billie-Joe Armstrong, davvero notevole.
 
 
 
 
-Oh,Dio! Non posso credere che abbia detto una cosa simile! Che cafone!-
La voce inorridita di mia madre sovrastò le lamentele di Jake nei confronti del ragazzo della statua.
Quel Billie-Joe.
Eravamo a tavola, e stavamo cenando a base di carne. Il mio ragazzo non aveva smesso neanche per un secondo di parlare di quanto fosse stato maleducato e volgare Billie-Joe (che secondo me si chiamava William Joseph).
Anche a mio avviso era stato davvero senza ritegno, ma non mi sembrava una così grande tragedia.
E poi gli avevo risposto per le rime. O almeno così credevo, anche se alla fine Willie-Josh o come cavolo si chiamava, era scoppiato a ridere.
Non sapevo di essere mai stata divertente, ma evidentemente mi sbagliavo.
Grandioso, adesso avevo una carriera come comica.
Da quando in qua fai dell’ironia Amy Murray?
Certo, parlavo anche con la mia irrazionale coscienza.
-Si, Signor Murray, è assolutamente uno schifo! Spero che questa cosa non passi liscia..-
Certo, Jake era furbo. Indovinate qual era il giudice che si sarebbe occupato del caso “Statua di Lincoln”?
Il Giudice Murray.
Mio padre avrebbe dovuto dare la sentenza per quel cretino dell’ospedale.
D’un tratto mi guardai intorno, confusa. Prima puntai lo sguardo su mio padre, poi su mia madre, e infine su Jake. Scoppiai a ridere.
Letteralmente.
Sputacchiai anche come uno scaricatore di porto, e divenni rossa in viso da quanto ridevo.
Non avevo mai riso tanto in tutta la mia vita.
Perché?
Solo un idiota avrebbe potuto affibbiare un nomignolo come GC a Gesù Cristo.
La stessa persona che mi stava inducendo a ridere come una ragazzetta davanti alla mia famiglia.
 
Billie-Joe Armstrong, il demolitore di statue.
 
 
************
 

Angolo Snap:
 
*La faccenda di “GC = Gesù Cristo” non è inventata da me, ma bensì è una delle battute, a mio parere, più divertenti di Mike Dirnt.
Non so dirvi quando l’abbia detta, né in quale situazione, ma so che è la seguente:
Mike disse : “Non vado d’accordo con GC, ma lui è fico comunque.”
Bene, io l’ho rielaborata con il testo, e l’ho attribuita a BJ. Ho voluto specificarlo solo per dare a Cesare quel che è di Cesare. E poi ho stimato Mike per questa battuta, degna di lui xD
 
Passando al capitolo:
Grazie alla mia beta reader, che crede in me ogni volta, e fa un lavoro di correzione davvero straordinario: Vi <3
Bene, eccolo qua il Secondo Capitoletto!
In pratica è basato solo su una situazione principale: quella dell’ospedale. Ho voluto allungarla così tanto perché secondo me il primo incontro è molto importante, e poi volevo dargli una nota di comicità, anche se non so se ci sono riuscita xD
Comunque sia, ho voluto creare l’idea di un Billie divertente, offensivo e ribelle! In pratica un po’ come il nostro vero BJ!
E quando dice “Io sono Billie-Joe Armstrong, il Gesù dei Sobborghi”, era per citare e dar peso a Jesus of Suburbia, ma credo l’aveste già capito.
Spero vi sia piaciuto! Beh, per quanto riguarda il finale del capitolo..
L’ho cambiato circa centocinquantemilamilioni di volte, perché volevo fosse un po’ d’effetto..
Spero di esserci riuscita, ma a voi i commenti e i pareri!
Mi farebbe piacere se mi commentaste..
Scusate per le chilometriche note, ma mi fa piacere interagire con voi!
Ps. Aspetto la tua benedizione __Misa__, e spero sinceramente che sia positiva!
 
A tutti un gran saluto e un abbraccio,
Let’s Rock!

Snap. :3
 

 

  
 

   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Green Day / Vai alla pagina dell'autore: Eryca