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Autore: theinvisiblemayqueen    01/10/2011    1 recensioni
La mia prima fanfiction... all'inizio non si parla di Taylor ma poi... vedrete....
Buona lettura!
P.s Recensite,recensite e consigliate!
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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4.Fidanzata! Qualche giorno dopo mi chiamò mia madre, agitata.
Aveva ricevuto la lettera del Rettore, che la invitava a recarsi all'università per un colloquio. Quando l'aveva aperta era quasi svenuta. Mi chiese minimo dieci volte se avevo fatto qualcosa di male, se avevo infranto qualche regola...le dissi che sapevo il motivo e che era una sorpresa. Non si doveva preoccupare. Ci accordammo per il giorno della convocazione,alle 11.
Uno scintillìo attirò la mia attenzione. Fissai l'anello che portavo al dito. Stavo per dirlo a mia mamma,ma non lo feci. Salutai e riattaccai.
Rientrai nell'aula, dove era appena cominciata la mia lezione. Passai quasi tutto il giorno nelle aule polverose, ad ascoltare docenti ed a prendere appunti.
Studiai un pò e poi scrissi una mail ad Aust.Usavo la mail spesso, mi piaceva vedere vicino al mio nome quello dell'università. Mi faceva sentire importante. E non spendevo un centesimo...

        Da: mariarocca@harvard.eu
        A: austift@harvard.eu
        Oggetto: Mamma

        Ehi Aust...come va? oggi mi ha chiamato mamma, agitatissima, perchè aveva ricevuto una lettera del Rettore!
        Non le ho detto ne della borsa di studio ne di noi due (mi piacerebbe che ci fossi anche tu...)
        Ti va di vederci nel giardinetto... hai capito quale.... ;)
                                                                                                                                                                     Lots of kisses,
                                                                                                                                                                                           Emme.

Ripresi a studiare. La risposta arrivò dopo pochi minuti.

        Da: austift@harvard.eu
        A: mariarocca@harvard.eu
        Oggetto: Re:Mamma

        Cucciola, qui tutto bene, anche se sto studiando come un matto. Mi fa piacere staccare un pò...
        Che ne dici di cenare fuori,stasera?
        Sto venendo al giardino...ho capito quale, stupidina! Dubitavi di me?
                                                                                                                                xxx, Aust.

Mi infilai la maglia dell'università, un caldo maglione blu scuro con fili d'argento, pantaloni di velluto e un cappotto. La neve imbiancava ancora il campus, e non voleva smettere di cadere. Nel giardino c'era Austin, seduto sulla panchina. Lo salutai e poi dissi, pacata : -Andiamo? conosco un posticino niente male...-
Mi prese per mano e ci incamminammo verso la sua macchina, una Volvo nera.
Entrammo in un ristorante italiano, dove gli spiegai un pò della mia cultura e gli consigliai i piatti migliori. Io presi gnocchi al pomodoro ripieni di mozzarella, lui, fregandosene dei miei consigli, prese una pizza. Divorammo tutto, sotto gli sguardi compiaciuti del cuoco. Ordinai due porzioni di tiramisù ed un'altra bottiglia di vino. Guardai meglio il cameriere, che mi sembrava familiare e lo riconobbi. Lo chiamai per nome. Si girò, incredulo. Austin era ammutolito.
-Andrea, sono io, Maria...non ti ricordi? alle medie, stessa classe...- chiesi in italiano.
-Ma...Maria??! sei davvero tu? Oddio! Sei cambiata tantissimo...Quasi non ti riconoscevo...Sei diventata molto...molto...più...bella!- esclamò.
Io arrossii. Si sedette al nostro tavolo, dopo ripetuti inviti da parte mia, e iniziammo a conversare nella nostra lingua madre. Aust non ci capiva un'acca, così io passai di nuovo all'inglese e gli spiegai velocemente chi era quel ragazzo. Un mio compagno di classe, delle scuole medie, in Italia. Eravamo stati compagni di banco per più di un anno ed io mi ero innamorata di lui. Gli avevo scritto una lettera d'amore, credendo che mi ricambiasse, ma Andrea l'aveva letta davanti a tutti,per scherzo, facendomi vergonare.
Pochi giorni dopo ero partita. Non l'avevo mai perdonato.
-Andrea, lui è Austin, il mio...- Guardai Aust e lui mi fece un cenno d'assenso. Continuai -Lui è...il mio fidanzato... Aust, lui è Andrea, un mio compagno di classe italiano. Andre, cosa ci fai qui?-
-Potrei farti la stessa domanda... sono venuto qui da dei miei parenti, per fare pratica con l'inglese e loro mi hanno offerto di lavorare qui. Il cameriere non è proprio il mio lavoro ideale ma...ci si abitua. tu?- rispose.
Mi versai un altro bicchiere di vino rosso prima di continuare: -Studio ad Harvard da questo semestre. Lingue Nordiche... Ma abito a New York, con mia madre...-
Nel sentire il nome dell'università Andrea sbiancò. Quel nome incuteva timore.

Parlammo ancora per un pò, poi chiesi il conto. Il cuoco tornò con una cartellina, che porse ad Austin. Gliela strappai di mano, dicendo che pagavo io. Il mio ragazzo se la riprese e ci infilò una carta di credito, per poi porgerla al cuoco che se ne andò, non senza aver dato un'occhiata arrabbiata ad Andrea.
Rimasi lì impalata, con il portafoglio in mano. Il mio compagno di classe si alzò e andò in cucina.
-Non vale! dovevamo festeggiare la borsa di studio...e questo!- esclamai mostrando ad Aust l'anello.
-Ma stiamo festeggiando, ti ho offerto la cena!- rispose sorridendomi così dolcemente che non resistetti, lo perdonai all'istante.
Ci alzammo e uscimmo dal ristorante. Andrea mi porse un biglietto da visita, dicendo, con voce mielosa :-Tornate presto...Ciao Mari...-
Lo afferrai e trascinai fuori Aust, stizzita. Salimmo nella Volvo.

Guardai il biglietto. Sul retro era scarabocchiato un numero di telefono e una parola: Chiamami. Lo strappai in minutissimi pezzi e li feci volare fuori dal finestrino. Austin frenò.
-Che c'è?- protestai.
-L'hai distrutto!- rispose.
-E allora? c'era il suo numero di cellulare, sul retro! ci stava provando con me, non te ne sei accorto?-
-Io non ne sarei così sicuro...-
-Non lo conosci. Se lo facessi rientrare nelle mia vita distruggerebbe tutto, come ha già fatto.- singhiozzai.
Spense la macchina e mi abbracciò. Dopo essermi calmata gli raccontai delle scuole medie, della lettera d'amore, di come mi aveva umiliato e lasciato sola, di che amico era...
-Capisci, ora? Sa essere molto seducente, Aust. Se non fossi...fidanzata... con te rischierei di innamorarmi di nuovo di lui... E poi non voglio ricordare quegli anni, non voglio farmi del male...- Feci una pausa. -Austin, io ho scelto te...- conclusi sull'orlo delle lacrime.
Riavviò la macchina. In pochi minuti eravamo al campus.

Ci avviammo verso la mia camera. Quasi istintivamente, spinsi Aust contro il muro, baciandolo fino a non avere più fiato. Sapeva di vino rosso e tiramisù.
Feci scivolare le mie mani sulle sue spalle ampie. Poi giocherellai con i riccioli sulla sua nuca. La sua mano scivolò in basso, sotto il mio maglione, e lui mi accarezzò la schiena. Il bacio si fece più profondo e io mi spostai leggermente, lasciandogli più spazio.
Dopo un pò mi staccai da lui e mormorai: -Non so come dirtelo...senza essere troppo volgare o altro ma....Austin, ti voglio!- 
Lui mi sorrise come un ragazzino e disse: - Sicura di non essere...brilla?-
-Se lo sono non m'importa! Voglio solo stare con te!-
-Se è questo che vuoi...- Leggevo nei suoi occhi l'eccitazione. Mi prese in braccio e, continuando a baciarmi, mi portò verso la sua camera.
Poco dopo Austin si immobilizzò. Sentii una voce che diceva:- Signori...cosa state facendo?-
Aust rispose : -La stavo accompagnando in camera sua, professore.-
-Ne è così sicuro, Austin...- il professore abbassò la voce e disse una parola che non capii.
Girai la testa ed esclamai : - Confermo tutto!-
-Signorina Della Rocca, buonasera. Lei è una delle nostre migliori allieve,se non sono errato... cosa fa alzata a quest'ora? Domani ha un esame...Via! nelle vostre rispettive camere, tutti e due!Ah,  'Notte...-
Detto questo fece una smorfia e se ne andò.
La mia mente si rischiarò di colpo.
-Forse è meglio che rimandiamo ad...un'altra sera...-
Annuii, desolata. Tutto il desiderio si era dissolto, di colpo.

Sciolsi il suo abbraccio, gli accarezzai la gancia e mi dileguai nella notte.
   
 
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