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Autore: IlaOnMars6277    01/10/2011    5 recensioni
"Cosa mi stava succedendo? Ultimamente mi ritrovavo spesso a fare sogni ad occhi aperti su di lui e non mi era mai capitato. Sin dall'inizio ci eravamo detti che sarebbe stato solo un rapporto lavorativo e di amicizia, per non creare incomprensioni e malintesi.Eppure ora facevo questi pensieri, dopo anni di lavoro."
[Vincitore dei NESA nelle categorie: Best Scena, Best Kiss, Best Long Fic, Best Female, Best Couple.]
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Mancavano tre mesi alla fine del tour. Eravamo tutti stremati, ma anche tristi perché tutto quello ci sarebbe mancato parecchio.
La mia situazione non migliorava. Jared era sempre più misterioso. Da quando aveva scoperto che anche Tomo lo sapeva continuava a dubitare della mia sincerità.
 
“Ti giuro che non gliel’ho detto io! Lo sapeva già”
“Ma tu ti sei spinta oltre con le parole. Se lui non lo avesse saputo?”
“Che problema c’è, è Tomo, non sarebbe certo andato in giro con un megafono a dirlo a mezzo mondo, ti fai troppe paranoie”
“Non sono paranoico, sono realista!”
“Non sei realista, sei furbo, è differente!”
“Che cazzo significa?” avevamo iniziato a urlare senza rendercene conto
“Sempre la stessa cosa, che vai in giro a dire di inseguire i propri sogni, di puntare in alto e poi di fronte a queste cazzate ti comporti come un marmocchio che puzza di latte!”
“Dici di conoscermi ma non hai capito proprio nulla di me”
“E’ qui che ti sbagli. Su questo punto di vista non ti conosci per niente. Quando si tratta di sentimenti non ti metti in gioco! Ma pensi mai a come mi sento io?”
“Mi sono sempre messo in gioco e guarda cosa è successo!!”
“Ma sono io, Jared! Mi conosci da anni ormai, dici sempre che hai piena fiducia in me e io in te. Ora cosa è cambiato?”
“Che non siamo più semplici colleghi!”
“E la cosa ti da fastidio?”
“No! Non so più come ripetertelo, no! Ma il rapporto tra colleghi è diverso. Non abbiamo mai litigato in tutti questi anni, poi abbiamo iniziato un rapporto diverso dal solito e ho perso il conto delle discussioni che abbiamo avuto. L’amore rovina tutto quello che tocca…” l’ultima frase fu un bisbiglio, sbuffò e si mise seduto su una panchina. Stavamo facendo shopping lungo una via piena di negozi, ma a quanto pare neanche quello ci distraeva dai nostri problemi.
Aveva detto l’amore?
“Va bene, smettiamola. Siamo stressati e parliamo senza ragionare, la vediamo diversamente su questo punto. Abbiamo avuto vite ed esperienze differenti, è normale che non la pensiamo allo stesso modo” così dicendo mi adagiai accanto a lui appoggiando la testa sulla sua spalla.
Era teso, lo sentivo distante, stava pensando e sembrava lo facesse rumorosamente.
Non volevo perderlo, sarei tornata ad essere la semplice assistente se questo avrebbe potuto migliorare le cose, anche se sapevo che nulla sarebbe più stato come prima.
Mi voltai ad osservarlo. Fissava la vetrina di fronte a me, era serio, assorto, mi faceva quasi paura. Alzai la testa e  chiesi a cosa stesse pensando, rispose scuotendo la testa e nulla più.
Non sapevo che fare.
Diceva di volermi, che dovevo rimanere accanto a lui. E io lo avrei fatto, per sempre, se non avessi avuto l’impressione che fossi io quella più coinvolta. Ripetevo a me stessa che era distaccato solo quando eravamo in pubblico, ma per quanto tempo ancora avrei mandato giù il rospo? Non teneva così tanto a me da rischiarsela pubblicamente? Le domande erano troppe, affollavano la mia testa. Più me ne facevo e più ne partorivo di nuove, nuovi dubbi.
Non ero mai stata una persona insicura. Sin da piccola sapevo cosa volevo e spesso ero riuscita a prendermelo. Da sempre diligente, responsabile e affidabile. Doveva arrivare il Signor Mistero per farmi friggere il cervello. Il problema era che tenevo troppo a lui per lasciarlo brancolare nel buio, perché è questo che stava succedendo. Non sapeva che fare. Anche lui.
Mi alzai e dissi “Torniamo. E’ quasi ora di cena”
“Si…” prese le buste con gli acquisti di entrambi e camminò affianco a me, in silenzio.
 
Arrivammo all’hotel e ci accolse Tim che stava uscendo a fumarsi una sigaretta.
“Uh ecco i piccioncini, vi eravate persi?”
Jared si bloccò e voltandosi verso di me mi fulminò con lo sguardo.
Sorrisi a Tim e risposi “I piccioncini? Cos’è questa novità?”
“Ma niente, scherzavo…state sempre insieme. Era per dire qualcosa, trovato niente di bello?”
Capì immediatamente che non sapeva nulla, stava solo facendo dell’umorismo, stavo per rispondere quando Jared lasciò a terra le buste in malo modo e si avvicinò a Tim con fare arrabbiato dicendo “Ma perché non chiudi la bocca una buona volta?” Tim lo guardò con la bocca spalancata ma non proferì parola per quanto era sorpreso.“ Era per dire qualcosa” lo canzonò Jared, ancora ad un palmo dal suo naso, scosse la testa ed entrò nell’hotel sbattendo la porta.
Io e Tim rimanemmo in silenzio finché non sparì dalla nostra visuale, poi si voltò verso di me ed esclamò “Che cazzo gli prende?”
“Non lo so, lascialo stare, avrà le sue cose.”
“Ultimamente le ha spesso, risponde sempre di merda. Capisco che possa avere i suoi problemi ma non gli si può dire nulla”
“Davvero? Non me ne ero resa conto, probabilmente è colpa mia….sai..ehm..sto facendo qualche errore sul lavoro ultimamente e non è il momento giusto”
“No Em, tu non c’entri, c’è qualcosa che lo innervosisce, perché a volte è sereno e sorridente poi all’improvviso cambia tono e diventa una bestia” era serio mentre lo descriveva e ogni tanto si voltava a guardare l’interno della hall per controllare che non ci fosse.
“Indagherò allora…”
“Stai attenta, potrebbe divorare anche te”
“Grazie per il consiglio” gli diedi una pacca sulla spalla ed entrai. Sempre la solita missione…parlare a Jared….non ne potevo più. Questa volta avrei aspettato che fosse stato lui a parlare, la mossa stava a lui, io le avevo finite, come la pazienza.
 
Salì le scale per tornare in camera. Avevo ripreso tutte le buste che Jared aveva mollato di fronte all’hotel. Avevo  voglia di scaraventare le sue dalla finestra, ma non lo feci. Le portai nella mia e le riposi in un angolo.
Mi sdraiai sul letto e cominciai a scartare le mie cose. Ogni volta che compravo qualcosa, se avevo tempo, mi mettevo a riguardarle. Sfilai dalla busta una sciarpa, l’avevo vista dalla vetrina e mi aveva colpita subito, rosa con dei teschi neri. Staccai il cartellino e la provai, scesi dal letto per specchiarmi e bussarono alla porta.
“Ecco, arrivo! Un attimo…” tolsi la sciarpa e la ripiegai per metterla in valigia. Da fuori sentì un Jared impaziente rispondere “…apri subito!”
Andai alla porta e senza aprire dissi “Con questo tono non entri da nessuna parte”
“Apri, è il tuo superiore che te lo ordina”
Aprì.
“Non sono una schiava, bada a come parli. Abbassa il tono.”
Entrò velocemente ed io chiusi la porta appoggiandomi ad essa.
“Che vuoi? Adesso ti si è sciolta la lingua?”
“Lo hai detto anche a Tim?” Oddio, era venuto ad indagare. Feci un lungo sospiro e prima di rispondere contai fino a dieci.
“Si, anche a tuo fratello, a qualche altro nostro collaboratore, a mia madre e a qualche passante che ho incontrato oggi” la mia voce era secca e tagliente.
“Bastava un no”
“No!! Non avresti neanche dovuto chiederlo! Sapevi che la risposta era no, perché venirmelo a chiedere?” ero offesa, seriamente offesa. Non si fidava per niente, ecco il problema.
“Volevo una conferma”
“L’hai avuta. Ora esci di qui. Ho da fare.”
“Non mandarmi via.”
“Ah si giusto, le tue cose!” presi tutte le sue buste e allungai il braccio per dargliele. Lui si alzò, guardava me non le buste “Non me ne frega un cazzo di questa merda!!” e con una manata le lanciò lontano.
“Fai pure, tanto è roba tua.” E incrociai le braccia.
“Io ti voglio”
“Dimostramelo”
Si avvicinò velocemente sbattendomi al muro cercando le mie labbra. Voltai il viso dall’altra parte dicendo “Così dimostri solo di volere il mio corpo. E’ me che devi volere”
“Io voglio entrambi” mi fissava con uno sguardo di ghiaccio, sentivo scrutarmi nell’anima.
“Non riesco a crederti, dimostri sempre il contrario”
Chiuse gli occhi, sospirò e mi attirò a lui. Mi abbracciò forte, la testa nell’incavo del mio collo, respirava pesantemente.
“Jared….Jared..”
“Lasciami stare…voglio stare così…” e si strinse ancora di più a me.
“Nel tuo lavoro non sbagli mai, sei sempre impeccabile e pignolo. Non ti riconosco quando fai così”
“Ma adesso non sto lavorando” la voce attutita dalla mia pelle che aveva preso a sfiorare con le labbra.
Che gli prendeva adesso?
Sciolsi l’abbraccio con fatica e lo feci distendere. Mi sdraiai accanto a lui, abbracciandolo. Continuava a riempirmi di piccoli baci. Mi sembrava sincero quindi azzardai dei pensieri a voce alta.
“Posso farti una domanda?”
“Si certo, anche due”
“Se io non ti avessi mai baciato, lo avresti fatto tu?”
“No”
“Perché?”
“Non avrei rischiato credo. Soprattutto con te. Non sapevo cosa provavi.”
Lui non aveva rischiato. Aveva lasciato che lo facessi io, facendomi arrovellare il cervello per giorni. Cosa che non ho mai smesso di fare. Ero logorata, divisa tra due scelte, entrambe giuste ed entrambe sbagliate.
Lo baciai con passione spinta da non so quale idea o quale pensiero. Lui confuso seguì i miei movimenti, togliendoci i vestiti reciprocamente, mentre fuori ormai il tramonto aveva tinto di rosso il cielo che dal colore prometteva solo pioggia. Erano i colori giusti, si adattavano alle mie sensazioni, rosso come la passione che provavo in quel momento e grigio come i pensieri che mi vorticavano nella testa.





Grazie a tutti i nuovi arrivati che hanno inserito la storia tra le seguite ed i preferiti. ^_^ Se vi và, lasciate un commento, anche negativo. Fa sempre piacere, è d'ispirazione e se è una critica....può solo aiutarmi a migliorare! ^_^
   
 
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