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Autore: NipoteDellaLuna    01/10/2011    2 recensioni
Questa FF mi è venuta in mente vedendo la 5x01, spero che vi piaccia. Non vi assicuro niente. -Chuck Bass.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Blair Waldorf/Chuck Bass
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quinta stagione
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Il brivido.
 

 
Wow, avevo una moto da soli 5 giorni, e già ero caduto distruggendola. Ora dovrei tornare dallo Yacth, non mi posso presentare alla festa con i vestiti tutti stracciati. Presi il mio cellulare dalla tasca interna del giubbotto di pelle, lo guardai ed aveva tutto lo schermo scheggiato, provai a chiamare Nate, ma il segnale era disturbato, ma riuscivo a capire cosa diceva la voce meccanica della segreteria. Non c’era campo.
“E ti pareva, dovrò tornare sino al molo a piedi”. Sussurrai a me stesso posando il cellulare nella tasca. Incominciai a camminare per quella strada tortuosa, mi girai verso la mia moto ormai distrutta, ancora avevo camminato per soli 2 minuti, e già mi sentivo stanco. Mi sfilai il giubbotto e sbottonai la camicia, avevo un livido enorme sul fianco destro, lo tastai leggermente. Ritrassi subito la mano, faceva un dolore cane. “Forse è meglio che mi incammini, prima che faccia buoi dovrò arrivare al centro abitato.” Dissi poco convinto.
Continuai a camminare per un tempo non definito, a me sinceramente sembravano ore. Ad un certo punto un Suv nero si fermo e abbassando un finestrino. Un uomo dall’aria poco affidabile mi squadrò dalla testa ai piedi, scese dall’auto e uscì un coltellino retrattile. Lo fissai e incominciai a correre. Correvo più veloce che potevo, ma ero stanco e ferito, l’uomo mi raggiunse subito, mi riempì di pugni, dio se mi sentivo male. Mi frugò fra le tasche, mi prese i soldi, mi levò l’orologio e il mio braccialetto in oro. Poi il conducente dell’auto scese, e mi colpì forte alla testa, facendomi perdere i sensi.
Ero svenuto, o almeno credo, sentivo qualcosa chiamarmi, cercandomi di svegliare. Aprii lentamente gli occhi, era un bambina. Aveva una graziosa testolina boccolosa e degli occhi di un colore che ricordava vagamente quello del cioccolato. Un signore accanto a lei sussurrò alla bambina di spostarsi. Era un uomo alto dai capelli brizzolati e uno sguardo sincero, mi aiutò ad alzarmi. La bambina mi tirò il lembo di camicia che pendeva fuori dai pantaloni.
“Si sente bene Signore?” Chiese quel piccolo angioletto. Io gli sorrisi lievemente, costatando che la piccola assomigliasse fumosamente a Blair.
“S-si sto bene. Come ti chiami piccolina?” Dissi rivolgendole un sorriso.
“Mi chiamo Alice.” Sussurrò nascondendosi dietro la gamba del padre. Tesi la mano verso l’uomo. “Grazie dell’aiuto. Sono Chuck Bass.” Lui mi strinse energicamente la mano.
“Sono Elijah Swan. Ho visto una moto distrutta più in la, è la sua?” Disse leggermente confuso Elijah.
“Si, è mia.” L’espressione di Elijah, adesso era molto confusa.
“Mi scusi se mi intrometto, ma come ha fatto ad essere svenuto qui, mentre la moto è un km più avanti in quella direzione?” Disse indicando la salita.
Sorrisi lievemente. “Oh, stavo andando ad una festa, ma sono caduto. Il mio cellulare era morto, e quindi avevo deciso di tornare verso il mio yatch, ma due uomini sono scesi da un Suv nero, e mi hanno rapinato. Tutto qui, grazie dell’aiuto. Non voglio rubarvi altro tempo, arrivederci Elijah, ciao Alice.” Sorrisi dolcemente e mi incamminai lentamente. Mi sentii afferrare il braccio e mi gira. Era la piccola Alice.
“Vuole un passaggio Signor Bass?” Chiese lei timidamente. Guardai l’uomo e sorrise annuendo. “Beh, se me lo chiedi così, non posso fare altro che dirti di no.” Lei mi prese la mano tutta eccitata e mi accompagnò fino all’auto del padre.
 “Grazie di avermi “salvato” Elijah.” Sorrisi dolcemente mentre Alice mi abbracciò dolcemente.
L’uomo mi sorrise e mi strinse vigorosamente la mano.
“E’ stato un piacere Chuck. Arrivederci.” Scesi dall’auto blu-diplomatico  e mi avviai alla passerella che conduceva al mio yatch. Salii la scaletta e mi guardai intorno. Sia Nate che Serena erano alla festa, quindi ero solo. Mi levai il giubbotto di pelle buttandolo per terra, mi sbottonai lentamente la camicia. Mi sfilai le scarpe e mi buttai a peso morto nel letto con nonchalance. Dio che mal di testa, mi sentivo intorpidito, come se fossi sotto gli effetti di qualche sostanza.




Mi avvicinai a Nate, e gli poggiai la mano sulla spalla, lui si girò, e mi fissò con quegli occhi che avevano rubato il colore del cielo. Avrei voluto urlargli che lo amavo, e quest’estate mi è servita a pensare, e capire che sei tu quello con cui voglio stare, perché sei il più bello, e il più dolce. Ma per ora c’era una cosa più importante da dirgli. “Nate, hai sentito Chuck?” Lui mi guardò un po’ confuso, si alzò e mi disse: “Io pensavo fosse con te.” Che fine aveva fatto?
“No, non è con me, Chuck è il tipo che alle feste viene un’ora e mezza in ritardo, ma sono passate più di 3 ore. Mi sto preoccupando.” Sussurrai realmente spaventata. Lui mi guardò sgranando quegli occhi cielo. “Forse ha letto l’invito.” Sussurrò lui. Quale invito? Di che stava parlando?
“Nate, di che invito stai parlando?” Chiesi confusa.
“D-del matrimonio.” Disse titubante, l’angelo dai capelli dorati. Oh dio, l’invito del matrimonio reale, l’invito di Blair e Louis.
“Dobbiamo andare a cercarlo, potrebbe mettersi nei guai, quando si parla di Blair, Chuck diventa irrazionale, non pensa alle cause delle sue azioni. E poi con questa cosa del “Si” dice a tutto si, potrebbe farsi veramente male!” Dissi isterica. Mi tuffai fra le sue braccia impaurita, e lui mi strinse forte a se.
“Andiamo a cercarlo, sicuramente sarà sullo yatch. E starà bene.” Disse lui cingendomi la vita e uscendo dall’enorme casa dove si stava svolgendo la festa.
Prendemmo l’auto e Nate si mise alla guida della sua nuova Ferrari rosso fiammante, mi in moto e partimmo.
“Sta attendo in questa strada, ho sentito dire che molte persone sono morte.” Dissi un po’ impaurita, lui mi fece un leggero cenno del capo.
Sfrecciavamo giù per la strada per alcuni chilometri, ma poi in lontananza vidi una cosa rossa, ancora eravamo troppo lontani per capire cos’era. “Cos’è quella cosa rossa? Incomincia a rallentare, voglio fermarmi a vedere.” Mentre ci avvicinavamo quella sfigura prima sfocata, adesso era più nitido, e avevo sempre più paura. Sembrava la moto di Chuck. Appena l’auto si fermò, io e Nate ci fondammo fuori. Una volta vicini il biondo sussurrò. “E’ di Chuck.” Lui non c’era, forse sarà in ospedale.
“Oddio Nate, forse è in ospedale, andiamo!” Salimmo in auto e delle lacrime mi stavano rigando il volto. Sentii la mano di Nate appoggiarsi sulla mia, la strinse con dolcezza, come per darmi forza.
“Per favore sbrigati.” Dissi un sussurro. Lui continuava a guidare, aveva lo sguardo persone nel vuoto, e il suo viso insolitamente era di un colorito pallido. Dopo 20 minuti, arrivammo in ospedale, parcheggiò e scendemmo a gran velocità. Una donna sulla 40ina era al banco delle informazioni.
“Mi scusi, qui c’è un certo Chuck Bass?” Chiesi mentre una lacrima solitaria mi solco il viso. La donna mi guardò e digitò qualcosa sulla tastiera.
“Mi dispiace, non risulta nessuno Chuck Bass.” Un’altra lacrima. Nate mi accarezzò il braccio.
“Provi Charles Bass.” Disse in un soffio. Alzai lo sguardo verso la donna, forse c’era ancora una speranza.
“No, mi dispiace davvero, ma non risulta nessun Bass in nessun ospedale di Los Angeles e dintorni.” Lei abbasso lo sguardo e mi tuffai fra le sue braccia. Il biondo mi cullò dolcemente.
“Forse non era la sua moto. Sicuramente sarà sullo yatch.” Forse aveva ragione. Alzai lo sguardo.
“Hai ragione, starà sicuramente bene, andiamo a vedere dov’è. Arrivederci” Dissi alla donna. Lui mi sorrise teneramente e prendendomi per mano ci avviammo all’uscita dell’ospedale.
Mi fermai e lo guardai dritto negli occhi. “Grazie Nate.” Mi appoggiò la mano sul fianco e si avvicinò ancora di più al mio viso.
“Per te, questo ed altro Serena.” Adagiò la sua mano sul mio viso, e inconsciamente ci avvicinammo l’uno all’altro. Le nostre labbra si strofinarono dolcemente, quando prendemmo conoscenza di ciò che stava accadendo, approfondimmo il bacio. Era forte ed intenso, ma al tempo stesso dolce e romantico. Quando ci staccammo, lo abbracciai e gli sussurrai all’orecchio una cosa che dentro di me sapevo, da sempre. Dalla prima volta che vidi i suoi occhi cielo.
“Scelgo te.”
  
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