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Autore: Piccola_Stella_Senza_Cielo    01/10/2011    2 recensioni
Abbandonate i vecchi schemi... niente più vampiri e licantropi. Ci sono semplicemente sei ragazzi, ognuno con un carattere molto particolare, ognuno con una storia alle spalle, ognuno alla ricerca disperata di qualcosa al mondo per il quale valga la pena di lottare davvero. Dal primo capitolo - "Ce lo diceva spesso che la nostra nascita per lui era stata un miracolo. Un miracolo che aveva imparato ad apprezzare soltanto qualche anno più tardi, quando erano iniziate le vere preoccupazioni. Eravamo riusciti a donargli la speranza. Ed in parte il terrore per quella sua vita si era attenuato. Per me e per Alice, Emmet era diventato con il tempo il nostro porto sicuro. L'unico capace di farci smettere di piangere, ogni qualvolta l'incubo cominciava, l'unico capace di difenderci, quando la situazione si incrinava pericolosamente, e soprattutto l'unico uomo delle nostre vite, che ci amasse in modo sincero ed incondizionato." LEGGETE E RECENSITE IN TANTI, PLEASE ^^
Genere: Romantico, Commedia, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Cap Campione 1 Salve a tutti amorini miei... eccoci come promesso ad uno dei capitoli di cui vi parlavo... Come forse molti di voi avranno capito si tratta della coppia Alice/Jasper. Vi premetto... questo capitolo, come vedrete, ad un certo punto sarà interrotto perché da un lato non potevo inserire troppe inforamazioni in un unico capitolo, correndo il rischio di diventare noiosa... dall'altra, come vi ho già detto, è una cosa piuttosto lunga e vorrei per alcuni capitoli, probabilmente questo ed un altro, incentrarmi esclusivamente su di loro per chiarire giusto due o tre cose. Ovviamente nn mi sono dimenticata delle altre coppie e c'è sempre una discussione tra Edward e Kristen che molti di voi aspettano... vi assicuro che ci sarà, abbiate solo un pò di pazienza, e nel frattempo godetevi questi due ciccini dolci *__* anche perché questo intesa che c'è... ahimé nn è destinata a durare molto... (uhuhuhu ^_^) Adesso vi lascio e buona lettura.
Un grazie immenso a tutti coloro che mi seguono assiduamente, recensitori e anime silenziose ;)
p.s. Oltre ai link dei vestiti vi pregherei di una cosa se vi è possibile... nel testo sono inserite delle canzoni... se ce le avete sul pc ascoltatele mentre leggete... creano la giusta atmosfera ;)
Abbigliamento Jasper
Abbigliamento Alice



Venerdì pomeriggio. Dopo aver terminato il mio ultimo disegno, ed esserne rimasta particolarmente soddisfatta, lo piegai accuratamente per poi riporlo nel primo cassetto della scrivania. Lo avrei tirato fuori a tempo debito. Non mancava poi tanto.
Dallo stesso cassetto, presi l'mp3 e mi buttai sul letto a peso morto con un sospiro, facendo scorrere l'elenco di canzoni salvate. Non mi ci volle molto a scegliere. Presi una delle mie preferite. "Shine On" di James Blunt, dopodiché azionai il random. Con le cuffie inserite e le prime note della canzone che si diffondevano leggere nella mia testa, recuperai da sotto il cuscino l'agendina blu che avevo trovato nella camera di Jasper appena qualche giorno prima. Da quel pomeriggio passato a casa sua, dopo la messa per mia madre, la crisi di panico e il nostro bacio passionale, l'avevo nascosta con cura lì sotto, ripromettendomi che alla prima occasione ci avrei dato un'occhiata, anche perché la nota letta frettolosamente nella sua stanza mi aveva parecchio incuriosita. Erano passati tre giorni da quel 16 Dicembre e da allora non l'avevo ancora aperta. Era decisamente arrivato il momento di farlo.
Con un profondo respiro l'aprii. Mi sentii subito stranamente a disagio. Stavo invadendo la privacy di qualcuno, volutamente aggiungerei, ed oltre ad esserne consapevole, ero curiosa oltre ogni misura. Ero infantile e sapevo che non avrei ottenuto nulla di buono. Avevo questo strano sospetto. Era come se sopra la mia testa pendesse a lettere cubitali la condanna per quello che stavo per fare. Ed io nonostante questo, non provai neppure a fermarmi.
Come avevo già avuto modo di verificare, su tutte le pagine c'era la sua scrittura, perfettamente ordinata e leggibile.
Coraggio, Alice, ormai il guaio lo hai fatto... abbi almeno il coraggio di andare fino in fondo...
Deglutii a fatica ed iniziai a leggere. Dal 1° Gennaio.

    _ Capodanno galattico. Festa super!!! Alcolici scadenti e ragazze da capogiro. Una certa Cassidy (o Celeste, o come cavolo si chiama!) mi ha inaugurato alla grande il nuovo anno e... come si dice???... Chi ben comincia è già a metà dell'opera... _

Tre smiles super sorridenti completavano la nota colorita ed allegra. Un moto di disgusto mi riempì lo stomaco. Avevo immaginato che Jasper fosse il tipo da una botta e via, però... saperlo tra le braccia di un'altra la notte del 31... mi faceva un male indescrivibile. E non ne avevo il diritto. Io e lui in quel periodo ancora non ci conoscevamo. Non potevo pretendere che prima di me, lui, non avesse avuto nessuna.
Scricciolo sciocco ed infantile...
I giorni seguenti, fino alla ripresa delle attività scolastiche non dicevano poi molto, se non che avesse litigato con suo padre - a quanto pareva per l'ennesima volta! - e che avesse organizzato una partita di calcetto con un tizio di nome Spencer. Lessi attentamente tutto il mese di Gennaio, fatto di notizie sulle ultime verifiche scolastiche e sulle sue solite conquiste. Alle prime sospiravo e sorridevo per la sua pungente ironia. Riconoscevo l'angelo dispettoso che c'era in lui perfino quando scriveva. Ormai potevo quasi dire di conoscere alla perfezione il suo "adorato" professore di spagnolo, tale Mr Trops, che si divertiva a prendere in giro per il curioso accento sexy. Riuscendo a farsi spedire tutte le volte in presidenza con una nota. Al 29 Gennaio ne contava ben 27.
Ecco perché ora in spagnolo è così bravo...
Per quanto riguardava l'infinito elenco di nomi delle ragazze con cui usciva o... sì, insomma, faceva quello che faceva... e per i relativi commenti, mi sentii logorare lentamente dall'interno. Ma cercai di ignorare. Più ci pensavo e peggio era. Jasper aveva avuto una vita molto attiva. Io ero uscita sì e no con due ragazzi in tutta la mia vita uno dei quali era il mio vicino di casa. Fine della storia.
Il mese di Febbraio sembrava preso di stampo dal precedente se non per il fatto che gli esami fossero finiti e che, nonostante l'insufficienza in spagnolo - chissà poi perché - era andato alla grande. Tutto merito dei geni di suo padre, aveva commentato. Ed io con una sonora risata ero andata avanti.
Ad un tratto il flusso di pensieri si bloccò, esattamente all'11 Febbraio. La pagina era completamente bianca. Immacolata oserei dire. Né uno smile, né un commento. Neppure il nome di qualche altra ragazza newyorchese con la quale si era divertito. Solo... il vuoto. Senza un preciso motivo rabbrividii. Non ce n'era ragione, ne ero perfettamente consapevole, però... quel vuoto mi spiazzava e mi spaventava allo stesso tempo. Mi diedi della stupida, convincendomi del fatto che fosse normale che si fosse fermato un pò, dopo aver commentato per intero più di un mese. Forse se ne era dimenticato. Forse non era successo nulla. Forse il signor Trops si era stancato di ammonirlo. O forse, le ragazze a New York erano semplicemente finite.
Scricciolo sciocco ed infantile...
Girai la pagina, proprio mentre la sequenza casuale mi regalava un'altra splendida canzone, che adoravo. "Here without you" dei 3 Doors Down.
Il nodo alla gola che si era formato alla vista dell'11 Febbraio bianco, aumentò quando constatai che l'intera settimana successiva era vuota. Niente di niente per sette lunghi giorni. Possibile non fosse successo davvero nulla? Proprio a lui che annotava davvero tutto, perfino le scappatelle occasionali? Possibile che la festa di un suo amico, alla quale sarebbe dovuto andare con Edward, proprio quell'11 Febbraio e di cui aveva parlato parecchie volte i giorni precedenti, non fosse stata niente di speciale? Niente per cui valesse la pena sprecare un misero commento su quell'agendina blu?
Esattamente sette giorni dopo, il 18 Febbraio, ovvero il sabato successivo, ritrovai la sua calligrafia. Provai un malsano senso di sollievo. Non era successo niente, bene. Se ne era semplicemente dimenticato e ora avrebbe iniziato il resoconto di quei sette lunghissimi giorni di silenzio stampa. Non vedevo perfino l'ora di leggere il nome di qualche altra sgallettata con cui si era divertito. L'ultima risaliva al 2 Febbraio. Ma dovetti ricredermi all'istante, leggendo quelle poche frasi

    _ Dicono che l'inferno sia terribile. Dicono che le anime preghino di morire di nuovo piuttosto che rimanerci. Dicono che sia la peggior punizione immaginabile. Dicono ci siano le persone della peggior specie. Qui, però, è molto peggio. Qui ci sono i veri mostri che spezzano le ali delle aquile in volo e scappano via, impuniti. E questo, purtroppo, non lo dice mai nessuno! _

Rilessi quel pezzo almeno cinque volte. Fu inspiegabile la sensazione che provai. Il vuoto dell'11 Febbraio divenne puro deserto. La profondità di quelle frasi era disarmante. Erano velate di una tristezza e di un'amarezza quasi tangibile che riuscii ad avvertire all'istante. Cosa era successo? Cosa era cambiato in lui in una sola settimana, da renderlo così... diverso? Che fine aveva fatto l'allegria, l'ironia e l'arroganza fastidiosa che aveva colorato Gennaio e tutta la sua vita fino ad allora? Possibile si fossero spenti, così, da un giorno all'altro, senza un apparente motivo? Forse ero io ad essermi persa qualcosa, a non aver afferrato i segnali che aveva disseminato fino a quel momento. Segnali che probabilmente mi avrebbero preparata a quello strano cambio di tono. Per questo decisi di tornare indietro di qualche pagina, saltando ovviamente la settimana bianca, ma niente, a parte quello che avevo già letto, sembrò essermi sfuggito. Allora andai avanti, con il cuore in gola, e lessi trepidante la nota della domenica.

    _ É possibile aver voglia di ammazzare un uomo e contemporaneamente aver un disperato bisogno di piangere? Si possono provare due sentimenti così contrastanti nello stesso momento e con la stessa intensità? Me lo sono chiesto per tutto il giorno, mentre vagavo per Manatthan, ma la risposta tarda ad arrivare e con essa... un pò di pace... _

Da un giorno all'altro non era cambiato proprio niente. Anzi, era perfino peggiorato. Non si era trattato di un singolo episodio, di un solitario momento di tristezza... era davvero successo qualcosa, benché lui non lo avesse ancora espresso chiaramente. Aveva scritto di voler... uccidere un uomo... - e repressi un brivido - ma perché? Stava scherzando, vero? Erano cose che si dicevano nei momenti neri? L'avrebbe presa sul ridere tra qualche nota... giusto? Doveva essere così... e con questa sottile speranza, andai avanti. Lunedì, 20 Febbraio.

    _ É passata più di una settimana ormai, ed io non sono ancora riuscito a vederla. Continua a starsene chiusa nella sua stanza. Mangia pochissimo e non esce mai. Ed io non riesco a trovare la forza per correre da lei, abbracciarla e farle sentire il mio sostegno. Farle sentire che per lei... ci sono. E quel che è peggio è che non sono neanche sicuro lo voglia! _

Rosalie! Fu un pensiero immediato. Era successo qualcosa a sua sorella e lui, a quanto pareva, non riusciva a darsi pace. Sì, ma cosa? Martedì, 21 Febbraio.

    _ Mi faccio schifo. Sono un vigliacco. Lei piange ed io rimango immobile. E sfogarsi con i vetri delle finestre non serve a niente! _

I vetri delle finestre? Mercoledì 22, Febbraio.

    _ Edward ci è riuscito... è lì dentro da quasi un'ora e Dio solo sa che voglia ho di entrare a sentire cosa si stanno dicendo. Cosa LEI sta dicendo. E se non dice nulla? Se si è chiusa nel suo dolore e non permette a nessuno di entrarci? E allora, che speranza avrei, proprio io, di riuscirci? _

In fondo alla stessa pagina era stata aggiunta una nota frettolosa, ma ugualmente leggibile.

    _ Edward è stato nella mia stanza fino a poco fa. Si è seduto accanto a me sul letto ed è rimasto in silenzio. Ed io non ho avuto neanche il coraggio di guardarlo negli occhi o... chiedere di LEI!! Sono l'essere peggiore di questa terra! _

Perché, perché si stava facendo questo? Giovedì, 23 Febbraio.

    _Mio padre ha parlato con un suo collega. Gli ha detto che in questo caso sarebbe consigliabile rivolgersi ad uno specialista. E se per... "specialista" intende uno strizzacervelli, può anche andarsene a fare in culo! Non mando mia sorella da uno che cura i pazzi! No Signore! _

Rosalie dallo psicologo? E perché lui non voleva? Venerdì, 24 Febbraio.

    _ Ce l'ha portato. Qui, a casa NOSTRA! Non ci posso credere. Mi sono incazzato con mio padre per questo, come probabilmente non ho mai fatto in tutta la mia vita e sinceramente me ne fotto se il suo "collega" mi ha sentito. Lui non doveva... non doveva permettersi! Non so se Edward sia o meno dalla mia parte, ma questa volta non posso dire che la cosa non mi interessi. Anzi... mi interessa eccome. Ho stranamente bisogno del suo appoggio in questo periodo, perché da solo mi sento senza forze. _

La nota di Sabato, 25 Febbraio, fu qualcosa di indescrivibile.

    _ É stata qui... nella mia stanza...mentre io non c'ero! Lo so perché sul letto ho trovato il suo ciondolo. Mi si è bloccato il cuore, in quel preciso istante, e l'unica cosa che sono riuscito a fare è stata abbandonare la borsa con i libri a terra, afferrare il ciondolo e correre nella sua stanza. Ho esitato parecchio prima di entrare, ma alla fine mi sono deciso. Due settimane erano veramente troppe e mi mancava da morire. E poi... quel gesto è stato fin troppo eloquente. Voleva vedermi. Aveva bisogno di me. E questo mi è bastato per trovare il coraggio. Quando sono entrato ho trovato una strana atmosfera. La serranda del balconcino era tirata fin giù e nella stanza non filtrava luce. Sarebbe stato tutto buio se non ci fosse stata una lampada accesa sulla scrivania. Ho deglutito a fatica, richiudendomi la porta alle spalle. Rosalie era seduta a terra, sul grande tappeto rosso, dietro il letto, con la schiena poggiato ad esso. Mi ci sono avvicinato, esitante e mi sono seduto accanto a lei, a terra. Aveva lo sguardo basso e il respiro silenzioso. Non pensavo che, una volta ritrovatamela davanti, il primo istinto che avrei provato sarebbe stato quello di abbracciarla forte. Avevo immaginato che avrei desiderato parlarle, chiederle come stesse, e invece... volevo soltanto stringerla forte a me e saperla finalmente al sicuro. Ma non osavo muovermi. Avevo letto da qualche parte che chiunque avesse subito una violenza fisica, facesse fatica ad accettare il contatto... soprattutto con un uomo! _

Violenza... fisica... Rosalie... Senza accorgermene avevo trattenuto il fiato e gli occhi di erano all'improvviso inumiditi. Rosalie. Rosalie. Rosalie. Violentata???... Rosalie... la bellissima e dolce Rosalie... no, non era possibile. Forse avevo capito male. A fatica continuai a leggere quella maledetta nota del 25 Febbraio

    _ Solo che, senza accorgermene, me la sono ritrovata allacciata al petto, singhiozzante e tremante. É stata la botta definitiva per me e solo crollato completamente. Mi sono ritrovato a stringerla forte, quasi disperato e ho iniziato a piangere anche io. E non mi vergogno ad ammetterlo, questa è stata la prima volta in tutta la mia vita. _

Stavo piangendo anche io, silenziosamente. Rosalie era stata violentata. Riuscivo a comprendere solo questo. Come aveva potuto sopportare tutto quello? Come poteva essere così... tranquilla e sorridente nonostante ciò che aveva dovuto subire? Chi diamine aveva avuto il coraggio di farle una cosa tanto mostruosa?
Ecco il perché di quella settimana di tormento da parte di Jasper. Ecco perché non riusciva a darsi pace. Come ci si può rassegnare al fatto che la propria sorella è stata... non riuscivo neanche a dirlo. Ero completamente senza parole.
Mi asciugai gli occhi dalle lacrime e andai avanti girando pagina. I tre giorni successivi erano di nuovo completamente vuoti. Con il panico addosso iniziai a temere che fosse successo qualcos'altro, visto che l'ultima pausa non si era rivelata né uno sbaglio, né un caso. Il Giovedi, 1° Marzo il flusso dei pensieri riprese

    _Oggi io ed Edward di comune accordo non siamo andati a scuola per rimanere con Rose. Abbiamo preparato una scodella di pop corn, preso qualche DVD dalla nostra collezione e ci siamo rifugiati nella sua stanza. All'inizio ci ha guardati come se fossimo due alieni, ma poi ha accettato la nostra proposta con un sorriso timido e commosso. Dopo una breve discussione con Edward, abbiamo optato per "Fast and Furious". Sapevamo quanto Rosalie adorasse Vin Diesel e speravamo così di sollevarle un pò l'umore che minacciava ancora di essere pessimo. E infatti non è riuscita a trattenere una risatina alla vista dei titoli iniziali. Io e mio fratello in quel momento ci siamo scambiati un'occhiata appena speranzosa e l'abbiamo raggiunta sul letto. Sì, un film d'azione era proprio quello che ci voleva! Ci siamo messi più comodi, perché di spazio sul letto ce n'era per tutti e tre: io mi sono poggiato con la schiena alla spalliera, piena di cuscini, e Rosalie si è schiacciata addosso a me, poggiando la testa sulla mia spalla, mentre Edward si è steso poco più sotto, con la testa sulle gambe di Rose, che gli accarezzava i capelli. Sembrava tutto tranquillo, forse troppo! Mi sono reso conto, troppo tardi forse, che aveva iniziato a singhiozzare e si era stretta a me maggiormente, abbandonando i capelli di Edward. Quest'ultimo, senza dire niente, si è tirato a sedere e ci ha raggiunti, addossandosi alla spalliera del letto e abbracciando Rosalie da dietro, che continuava a piangere disperata. _

Piangevo anche io, come una sciocca. Commossa e colpita da quel resoconto così profondo e intenso e personale. A stento riuscivo a credere che Rosalie potesse aver subito una cosa del genere. E se io, da amica, potevo stare male al solo pensiero, non osavo immaginare cosa avesse significato per Edward e Jasper. Per i suoi genitori. Per lei stessa. La violenza sulla donne era la cosa peggiore che potesse esserci, dopo quella sui bambini. Io in minima parte l'avevo provata. Ovvio, vi era un'abissale differenza tra qualche schiaffo di mio padre, e una violenza... fisica da parte di un uomo. Uno sconosciuto. Uno schifo.
In quel momento il mio cellulare prese a suonare. Spaventata da quella interruzione improvvisa nella mia bolla riservata, osservai il display e sgranai gli occhi: Jasper!
"Merda... e adesso?" mi chiesi lanciando uno sguardo agitato all'agenda che avevo ancora in grembo. Mi asciugai gli occhi e decisi di rispondere lo stesso
"Pr...pronto?" maledizione, la voce rotta no...
"Ehi, scricciolo, tutto bene?" mi domandò allegro. La sua voce così serena contrastava di molto con il tono delle note che avevo letto fino a quel momento e ovviamente con il tono della mia di voce. Tentai inutilmente di schiarirmela.
"B..bene... tu?" e stupidamente tirai su con il naso
"Alice..." come era prevedibile, il suo sussurro fu subito preoccupato "Cosa è successo?"
"No, niente!" mi affrettai a rispondere ma un singhiozzo mi tradì
"É stato lui non è vero?" mi domandò in un sussurro. In un primo momento non riuscii ad afferrare. Ero ancora troppo scossa per capire a cosa si riferisse
"Due minuti e sono da te!" annunciò deciso. Cosa? Perché... cosa credeva di fare? Cosa mi ero persa? E in quel momento capii... é stato lui... le lacrime... i singhiozzi... la voce rotta... credeva c'entrasse mio padre
"No, Jasper, hai frainteso... non è come pensi..." tentai allora
"Sono già in macchina... faccio prima che posso!" e riattaccò. Merda! Ma quanto potevo essere stupida? Lo avevo fatto preoccupare per nulla e ora credeva che mio padre mi avesse fatto del male. Cercai di richiamarlo, ma ovviamente non mi rispose perché stava guidando. Con uno strano verso frustrato corsi in corridoio, disarcionando l'mp3 e scaraventandolo a terra e controllai chi ci fosse in casa. Emmett era all'officina di Jacob, come tutti i sabato pomeriggio, mentre Bella era in camera, china sui libri, intenta a tradurre un saggio su un poeta spagnolo da consegnare per il lunedì successivo. Capo Swan, invece, era fuori per il week-end di pesca con il padre di Jacob e Harry Clearwater. In teoria ero in una botte di ferro. In pratica ero in un mare di merda! Con la fortuna che avevo Jasper si sarebbe ritrovato Emmett sul vialetto o, peggio, mio padre a casa.
Corsi al piano di sotto e rimasi dietro la finestra del salotto in attesa. In tutta quella agitazione, non avevo considerato una cosa: Jasper sarebbe entrato di nuovo in casa mia... nella mia vita... probabilmente nella mia stanza. Ed io non stavo più nella pelle.
Il bacio che ci eravamo scambiati in camera sua era ancora vivido nella mia memoria. E vivide erano tutte le sensazioni che mi aveva sucitato. Era stato semplicemente sensazionale e non perché io fossi completamente cotta di lui o perché lui fosse bravo a farlo. Era qualcosa che volevo con tutto il cuore, che desideravo da mesi interi e che finalmente avevo ottenuto. Era soddisfazione mista a piacere puro e desiderio. Era bello, anzi bellissimo, e avevo avuto l'ennesima prova di quanto tenesse a me, nonostante la sua natura da sciupafemmine, probabilmente gli suggeriva di saltare tutti quei preamboli e prendere da me ciò che desiderava. Se lo avesse fatto in quel momento, non avrei posto resistenza. Lo desideravo. Davvero. Aspettavo solo il momento più opportuno. E lui stava venendo a casa mia. Di nuovo. Poteva considerarsi quello un momento... opportuno?
Alice... stai davvero progettando di fare sesso con Jasper... qui... a casa tua... con Bella che studia nella stanza accanto?...
Ad un tratto un rumore proveniente dalla cucina mi fece sobbalzare. Abbandonai il soggiorno per correre dove lo avevo avvertito e intravidi la sua sagoma dietro la finestrella opaca della porta posteriore. Ma dove diavolo aveva parcheggiato? Gli aprii la porta e lui si precipitò dentro
"Come stai... cosa ti è successo?" mi bombardò agitato. Dio com'era bello! Sembrava terrorizzato per qualcosa. E quel qualcosa ero io!
"Jasper, calmati per piacere e ascoltami!" gli ordinai immobilizzandogli le braccia che continuava a muovere agitato "Sto benissimo... guardami... neanche un graffio! Sono come mi hai lasciata oggi a scuola. Non è successo niente con mio padre... sta tranquillo!" il mio tono pacato parve rassicurarlo, ma volle comunque darmi un'occhiata, per controllare che non avessi segni di violenza
Violenza... Rosalie...
Deglutii, cercando di concentrarmi su altro. Qualsiasi cosa che non mi facesse tradire. Ad esempio sulla sua espressione dubbiosa che, per fortuna, si era calmata un pò
"Ma allora... prima... al telefono tu... stavi piangendo! Ti ho sentita!" si lamentò
"Ecco io... se tu mi avessi lasciato spiegare ti avrei detto tutto!" esclamai
Brava Alice... tutto cosa?...
Il suo sguardo parve chiedermi la stessa cosa. Merda, e ora? Inventai una scusa su due piedi
"Stavo ascoltando della musica prima, quando mi hai chiamato... e mi sono... commossa con una canzone... mi ricorda una persona, ecco!" abbassai la testa, maledettamente disgustata da me stessa per l'enorme cazzata che gli avevo rifilato. Lui parve interpretare diversamente quel gesto perché mi ritrovai stretta al suo petto con le sue braccia attorno alle spalle. Non appena fui circondata da quel profumo mi sentii a casa, benché fisicamente ci fossi già da parecchio.
"Stai parlando di tua madre, non è vero?" mi domandò in un sussurro al mio orecchio. Gelai all'istante. No, quello no! Tutto potevo fare tranne che usare mia madre come capro espiatorio.
"Ecco, non proprio... è... una storia lunga!" borbottai a disagio. Sperai ardentemente che non indagasse oltre, altrimenti non avrei saputo davvero cosa inventarmi
"Tranquilla... se non vuoi parlarne non importa ... non sei affatto costretta!" mi rassicurò ed io tirai un impercettibile sospiro di sollievo. Rimanemmo abbracciati per diversi minuti prima che una sua risata interruppe quel momento
"Secondo te è il caso che qualcuno della tua famiglia sappia che io sono qui?" mi domandò. Ridacchiai anche io e a malincuore abbandonai il calore del suo abbraccio
"Direi di no... vieni, saliamo in camera mia!" gli afferrai la mano e lo guidai per la seconda volta nella mia stanza. Era un perfetto déjà - vu, solo che quella volta eravamo entrambi fisicamente sani ed io ero perfettamente consapevole di quanto il nostro rapporto fosse cambiato. Di quanto si fosse fatto più intenso e... intimo diciamo. E di quanto io desiderassi disperatamente che andasse oltre. Mi ero chiesta più volte se potessimo considerarci una coppia, ma avevo una paura matta di rispondere o, peggio, di chiedere direttamente a lui.
Entrai nella stanza e chiusi la porta a chiave per precauzione. Per quanto Bella sapesse quanto tenessi alla mia privacy, la sua azione punitiva del giorno prima me la ricordavo ancora fin troppo bene. Meglio prevenire che curare.
Non appena mi girai mi ritrovai le sue labbra perfette sulle mie. Dire che fui colto di sorpresa è davvero superfluo. Tuttavia ci misi molto poco ad adattarmi e a rispondere come si doveva a quel bacio. Fu ancora più incredibile di quello che ci eravamo dati qualche giorno prima a casa sua. Forse perché ormai ci conoscevamo bene. Forse perché eravamo entrambi consapevoli di quanto fosse bello e di quanto ne avessimo bisogno. Soprattutto io. Soprattutto in quel momento. Le labbra di Jasper sembravano essere le mie e poco importava dove fossimo o cosa volesse mio fratello. A me lui piaceva, e tanto, e avrei fatto di tutto pur di non perderlo. Davvero di tutto.
Ad un tratto, iniziò ad indietreggiare lentamente, trascinandomi con lui. Senza mai abbandonare la mia bocca o smettere di stringermi i fianchi. L'adrenalina schizzò a mille. Avevo immediatamente realizzato che quella situazione così nuova e diversa avrebbe portato a quello che fino a poco prima avevo sperato. Io e lui, soli nella mia stanza, vicini e complici, trasportati da quel filo di passione che già ci aveva trascinati via qualche giorno prima. Forse ora avremmo saltato insieme un altro ostacolo. Stava tentando di farmi capire le sue intenzioni e forse adesso toccava a me far capire le mie. Doveva sapere che quello che stava facendo mi andava bene. Che non lo avrei di certo fermato, anzi. Avrei dovuto fargli capire che, nonostante quella fosse la mia prima volta, non mi sentivo affatto agitata, come invece avevo sempre immaginato nelle mie fantasie. Ero rilassata, consapevole, ma soprattutto convinta di quello che stavo per fare. E poi... come potevo provare paura mentre il mio angelo biondo mi stringeva a sé in maniera così protettiva e continuava a baciarmi con quella passione e quel trasporto?
Ad un tratto un rumore ci distrasse e per un istante le sue labbra abbandonarono le mie, lasciandomi con il fiato sospeso.
"E questo?" mi domandò, scrutando curioso qualcosa a terra, dopodiché si piegò a raccoglierlo e mi mostrò un piccolo aggeggio rosa schoking. Il mio mp3!
"Oh... questo... è mio... deve essermi caduto prima!" affermai distratta dalle sue labbra. Erano fin troppo invitanti per pensare ad altro
"Che modo poco delicato che hai di trattare le cose, scricciolo! Quando ti sarai stancata butterai via anche me?" mi domandò divertito. Buttarlo via? Certo, come no. Non avrei mai potuto, non al punto in cui ero arrivata, era troppo tardi ormai. E poi... con quel sorriso che aveva messo su, mentre continuava ad analizzare i danni che il povero disgraziato lettore aveva subito, come potevo anche solo pensare di stancarmi di lui?
Del Paradiso e dei suoi angeli non ci si stanca mai...
"Oh... per fortuna si accende ancora!" esclamò sollevato "Vediamo un pò cosa stavi ascoltando di bello..." poi, come se si fosse ricordato di qualcosa, mi lanciò uno sguardo apprensivo
"Posso, vero?" capii a fatica che si stava riferendo al lettore e alla musica. Se quel dannato aggeggio fucsia non ci avesse interrotti, noi...
"C...certo!" risposi, deglutendo a fatica. Come poteva essere rimasto così calmo dopo quel bacio? Non si sentiva lo stomaco in subbuglio e tutto un fuoco che gli scuoteva le viscere? Forse no. Forse ero soltanto io, o forse... molto più semplicemente lui era più allenato di me - purtroppo! - e sapeva gestire la cosa diversamente. O non lo dava a vedere. Io non ero altro che una sciocca 17enne con gli ormoni in subbuglio. Dovevo imparare a trattenermi anch'io.
Nel frattempo Jasper si era infilato una cuffia e aveva schiacciato Play. La sua espressione cambiò all'istante. Sembrava letteralmente incredulo, tanto da farmi quasi preoccupare
"Non ci posso credere..." mormorò, lanciandomi una strana occhiata. Curiosa al massimo, afferrai l'altra cuffia che ancora penzolava solitaria e la infilai in un orecchio. Cosa mai aveva sentito da lasciarlo così di sasso? Le note di "Here Without You" dei 3 Doors Down le riconobbi immediatamente. Era normale che fosse quella l'ultima canzone salvata, d'altronde era quella che stavo ascoltando quando Jasper mi aveva chiamata e in quel momento era ricominciata da capo.
"Conosci questa canzone?" gli domandai allora. Lui sorrise appena
"Direi proprio di sì... è la mia canzone preferita. Quando sono giù di morale, la ascolto a ripetizione!" confessò
"Anche io!" esclamai esultante. Non potevo credere di avere addirittura una canzone in comune con lui. Quello sì, che era stato scritto dal destino!
"Incredibile... ogni giorno che passa mi sorprendi sempre di più, scricciolo... di questo passo finirò con il chiederti di sposarmi entro la fine dell'anno!" e ridacchiò.
Mmm... molto interessante direi...
"E cosa ti fa credere che io accetterei?" lo sfidai allora, mentre la canzone continuava a fare da stupendo sottofondo
"Perché... vuoi farmi credere che saresti capace di dirmi di no?" mi provocò lui, appena malizioso. Non era, però, la solita malizia fastidiosa alla quale mi aveva abituato in quei mesi. Era più che altro un gioco divertito tra due persone che sapevano di piacersi e che continuavano imperterrite a giocare con il fuoco. Lo stesso che ancora mi scorreva nelle vene e che minacciava di bruciarmi se non lo avessi spento. E sapevo perfettamente che esisteva un unico modo.
"Hai fin troppa fiducia in te, Cullen... Sono fermamente convinta che per te sarà piuttosto difficile convincermi!" ribattei. Avevo sentito dire che in quel tipo di situazioni, le provocazioni fossero la cosiddetta "goccia per far traboccare il vaso" ed io sapevo perfettamente che il mio vaso era stracolmo. Bastava una minuscola, piccolissima, insignificante goccia che tutta l'acqua del vaso sarebbe trabordata.
Lui rise sottovoce, palesemente colpito da tutta la situazione che avevamo messo su o forse dalla mia intraprendenza. Ero solita tirarmi indietro o respingerlo malamente. Quella volta, invece, non solo gli reggevo il gioco... ero perfino capace di lanciargli le mie personali provocazioni. E lui sapeva coglierle al volo e da maestro.
"Fidati, scricciolo... ho parecchie armi segrete da giocarmi!" mormorò sorridendo
"Mmm... mostramele allora... sono davvero molto curiosa di scoprirle!" sussurrai io, avvicinandomi di nuovo al suo viso perfetto. Non fece in tempo a finire la sua stupenda risata, che mi impossessai nuovamente delle sue labbra. Sembrò tornare tutto al momento in cui l'mp3 per terra ci aveva interrotti. E fu ancora più bello e appagante di quanto potessi immaginare. La sua lingua giocava con la mia, le sue labbra aderivano perfettamente alle mie labbra, il suo sapore era capace di mandarmi completamente in estasi. E pensare che quello era soltanto l'inizio!


 

Era incredibile come, senza il minimo sforzo, riuscissi a cacciarmi nei guai. Ormai era quasi una dote naturale. Se si fosse trattato di un altro momento, di un'altra situazione e. soprattutto, di un'altra ragazza, non mi sarei fatto troppi problemi. Mi sarei preso, senza troppi complimenti, quello che mi veniva offerto e tanti saluti. C'era l'atmosfera perfetta per quello che tanto volevo, ma soprattutto... quando mai Alice sarebbe stata più disinibita di così con il sottoscritto? Sembrava fin troppo... consapevole e questo mi diede un motivo in più per fermarmi all'istante.
"Oggi sei un pò troppo pericolosa per i miei gusti, scricciolo!" affermai sorridendo e allontanandomi, a fatica, da lei. Ogni singola cellula del mio corpo la reclamava. Ed io dovevo ignorare e sopportare in silenzio. Lei in compenso, non riuscì a nascondere un verso di disapprovazione
"La colpa è tua!" rispose guardandomi male, non seppi se per l'essermi fermato sul più bello o per quel sorriso che continuavo a mostrarle.
"Mi dichiaro colpevole!" esclamai alzando entrambe le mani e fingendo una resa. Perlomeno riuscii a scroccarle un sorriso. Nel frattempo la canzone era cambiata e la sequenza musicale aveva fatto partire E.T. di Katy Perry
"Mmm, però... hai bei gusti in fatto di musica, piccoletta!" esclamai colpito
"E non soltanto in fatto di musica..." mormorò, ma provai ad ignorarla. Quanto era difficile provare a restarle indifferente, mentre lei continuava a tentarmi in maniera così esplicita. Ma dovevo resistere, maledizione. Dovevo almeno provarci!
Dì un pò, Jasper... da quanto tempo tu non...
Deglutii, particolarmente frustrato, fingendomi immerso nella contemplazione del suo lettore. Avvertivo chiaramente il suo sguardo trapassarmi di parte e parte
Decisamente troppo, cazzo...
Dovevo allontanarmi da lei. Immediatamente. All'istante. Mi diressi allora verso il suo letto e mi ci sedetti con un lunghissimo sospiro. Senza accorgermene mi ero tirato dietro anche la sua cuffietta che ora penzolava tranquilla. Ecco, magari a quella distanza potevamo provare a ragionare. Almeno i lunghissimi mesi di astinenza non mi comprimevano così tanto.
Uno... due... quattro... dieci... quanti sono?...
Con la coda dell'occhio la vidi avvicinarsi e sedersi accanto a me, fortunatamente ad una distanza tale da non correre il rischio di essere attaccata dall'uomo nero
"Posso chiederti una cosa?" fece lei poco dopo. Bloccai la sequenza di canzoni che ne aveva appena fatta partire una dei Muse, per ascoltarla meglio
"Ma certo!"
"Trovi ci sia qualcosa che non va in me?" domandò a bruciapelo. Rimasi alquanto sorpreso
"Cosa...?"
"Sì, insomma.. se fai di tutto per... starmi lontano... un motivo ci sarà!" mormorò. Sembrava a disagio e al tempo stesso moriva di curiosità. Ecco... come volevasi dimostrare se ne era accorta. Non riuscivo ad essere neppure discreto. Che figura di merda!
"Ma no... Alice... in te non c'è nulla che non va, anzi... è che... come spiegartelo?!..." torturavo la cuffietta senza riuscire a fermarmi. Era l'unico modo che avevo per scaricare la tensione.
"Forse posso spiegarlo io..." si intromise decisa. Alzai la testa per guardarla. Aveva lo sguardo fisso alla porta davanti a noi e così parlò
"Io non sono adatta per uno come te. Non sono... abbastanza!" esclamò risoluta. Quasi mi cadde la mascella sotto i piedi
"Alice.. ma cosa stai dicendo?" le chiesi confuso. Come poteva anche solo pensare di non essere abbastanza per me? Non aveva la minima idea di cosa era riuscita a suscitarmi con un solo bacio e non poteva neanche immaginare che sforzo sovrumano stessi facendo per mantenere quella distanza. Un mio vecchio conoscente si stava facendo sentire anche troppo per i miei gusti in quel momento, e lei.. credeva di non essere... abbastanza! Dico, ma eravamo pazzi?
"lo hai detto tu stesso... qualche settimana fa, davanti scuola... ricordi?" non riuscii neppure a rispondere che aggiunse in tono amaro "E pensandoci non avevi tutti i torti!"
"Se ti riferisci a quello che ho detto a Edward, sappi che era una grande cazzata... una stratosferica, gigantesca cazzata che mi sono inventato per farlo stare zitto. Mio fratello ha l'assurda capacità di mandarmi fuori di testa e farmi dire cose che non penso assolutamente, credimi!" la pregai, ma lei continuava a guardare altrove. Cosa potevo fare per convincerla? Come dovevo comportarmi? Dovevo riuscire a farle capire quanto fossi attratto da lei e, contemporaneamente, tenere a freno gli istinti. Missione impossibile, anzi.. missione suicida!
Sospirai, sperando di non cacciarmi nei guai da solo e senza dire altro l'afferrai di peso e me la portai in grembo, dopodiché la sistemai in modo che mi circondasse la vita con le gambe. Non fece nulla per impedirmelo. Era di un'affascinante tinta di viola acceso e aveva gli occhi appena sgranati. Io tentai di mantenere tutta la concentrazione possibile. Il limite che mi avrebbe portato direttamente nel girone dei lussuriosi era talmente tanto vicino che quasi potevo toccarlo. Mi costava non poco impegno trattenermi.
"Speravo ci fosse un altro modo, ma... a quanto pare non mi dai altra scelta!" mormorai concentrato. Deglutii a fatica e con molta attenzione me la portai più su, più vicino, fin dove avevo in mente. Se si fosse mossa sarebbe stato un vero guaio. Quindi sperai con tutto il cuore che l'imbarazzo e la sorpresa fossero tali da non permetterle il minimo movimento. A quel contatto così intimo il colorito del suo viso si fece più acceso e gli occhi le si spalancarono maggiormente. Eh sì, dalla sua espressione intuii che avesse capito perfettamente quanto fossi stato sincero con lei. L'allontanai appena, giusto quel tanto che bastava per non rischiare troppo, pur mantenendola seduta sulle mie gambe. Provò a dire qualcosa, aprendo la bocca, ma non le uscì neppure un suono. Era completamente impreparata e tutta quella sua sicurezza da gattina sexy che aveva tirato fuori poco prima per provocarmi, era svanita completamente. Era tornata la timida ed ingenua Alice, messa davanti al fatto compiuto. Aveva appena scoperto che il leone affamato la desiderava più di ogni altra cosa al mondo. Adesso il problema sarebbe stato farle capire perché non potevo averla.
Perché sono un coglione... uno stupido, masochista coglione...
"Ti ricordi cosa ti ho detto il giorno in cui sono venuto a casa tua, per la prima volta? Eravamo su quel letto, abbracciati, avevamo entrambi la febbre, eppure... in quel momento eravamo perfettamente lucidi e recettivi. Ricordi cosa ti ho confessato mentre ti stringevo al petto?" le domandai guardandola dritta negli occhi. Quello era l'unico modo per non perdere la concentrazione e non pensare troppo al fatto che lei fosse lì, seduta sulle mie gambe, così vicina a dove bramavo con tutto me stesso che fosse, ma così lontana per esserlo davvero. Deglutì a fatica per poi parlare.
"Hai detto che ti stava succedendo qualcosa di strano... qualcosa che non ti era mai capitata prima... perché di solito... ti comportavi in maniera diversa!" rispose
E uno...
"Che altro?" le domandai ancora. Il modo in cui mi guardava. Le sue mani ancorate sui miei avambracci. La tensione che mi sentivo addosso. Il suo profumo. Il suo calore. La sua voce. Tutto quello sarebbe stata la mia rovina.
"Che eri combattuto... volevi fare due cose completamente diverse ma non potevi... e che quindi avresti dovuto... scegliere!"
E due...
"E poi?" la incalzai. Volevo che fosse lei stessa ad arrivarci. Per me sarebbe stato molto più facile. Deglutì un'altra volta, arrossendo all'altezza degli zigomi. Il sussurro che tirò fuori fu quasi una bastonata tra capo e collo per me. Ero davvero il bilico, a centinaia di metri di altezza, senza neanche una misera sbarra a darmi l'equilibrio. Il baratro sembrava pronto per inghiottirmi.
"Hai detto di... voler fare l'amore... con me... per tutta la notte!"
Bingo... perlomeno se lo è ricordato...
Tirai un impercettibile sospiro di sollievo. Eravamo sulla strada giusta. Ancora un piccolo tassello e poi il puzzle sarebbe stato completo.
"Ho aggiunto ancora un'ultima cosa..." le feci notare, stringendo appena la presa sui suoi fianchi. Lo avevo già detto che era tanto calda da farmi girare la testa?
"Hai ammesso di essere un idiota!" esclamò divertita. Scoppiai a ridere
"Immaginavo che questa parte te la saresti ricordata così bene!" mormorai, facendola ridacchiare ancora. Almeno avevamo alleggerito un pò la tensione
"Ti ho detto che... nonostante ti volessi... nonostante ti desiderassi, e ti desideri ancora tutt'ora più di ogni altra cosa al mondo..." specificai "Volevo provare ad andare oltre... a mettere da parte il desiderio fisico e conoscerti per quella che sei!" ormai aprirmi con lei era diventata una passeggiata. Mi veniva quasi naturale. Lo avevo fatto quel giorno a casa sua. Lo avevo fatto quando eravamo soltanto io e lei nella mia stanza quel 16 Dicembre. Lo avevo fatto di nuovo in quel momento. Ed ero riuscito nonostante sentissi l'urgenza di fare tutt'altro.
Alice continuava a fissarmi completamente rapita, forse troppo sorpresa per aggiungere qualsiasi altra cosa. Allora decisi di continuare
"Non voglio che il nostro rapporto si limiti a quello. Ho detto di volerti conoscere e intendo farlo sul serio... e questo ovviamente significa mettere da parte l'istinto fisico. Ma... per quanto mi costi farlo... mi sono ripromesso di riuscirci, o almeno.. di provarci!" ammisi sorridendo imbarazzato.
Certo che, continuare a stringerla in quel modo era davvero la dimostrazione evidente di quanto poco ci stessi provando. Ma non potevo farci nulla. Se non potevo averla completamente, perlomeno avrei continuato a... sentirla. Lo sapevo, era sciocco e masochistico; così non facevo altro che peggiorare la mia già precaria situazione, però... ragionavo in maniera strana. Sconsiderata e poco coerente. Per stare bene dovevo allo stesso tempo tenerla lontana da me, e avvicinarla il più possibile. Avrei donato l'anima al diavolo pur di fondermi con lei in quel preciso istante. Sciogliermi completamente nel suo corpo e diventare finalmente un tutt uno con il mio adorato scricciolo. Però, quel poco di ragione rimastami, diceva tutt'altro. Mi implorava di respirare a pieni polmoni e pensare a qualsiasi altra cosa, perché tanto quel giorno il mio desiderio fisico - ormai lancinante - non sarebbe stato soddisfatto.
Amico, mi dispiace... non è il tuo momento... torna pure al tuo lungo letargo...
Maledetto me... non potevo venire qui a Forks e continuare a divertirmi con ogni ragazza capace di respirare, invece di innamorarmi di Alice Swan?
Aspetta, aspetta... cos'è che ho detto? Innamorarmi?...
Non sarebbe stato molto più semplice?
Assolutamente no... non avrei mai provato il calore al cuore e allo stomaco che provo tutte le volte che sono con lei... incluso adesso...
Certo, però, non avrei provato neanche il dolore al basso ventre che mi stava distruggendo!
Non fare l'esagerato, Jazz... rischi di cadere nel volgare...
"Questa situazione ha un non so ché di assurdo! All'inizio eri tu che ci provavi con me ed io ti respingevo. Adesso io tento di saltarti addosso e tu riesci a trovare la forza di fermare... entrambi!" esclamò abbassando la testa e sorridendo appena
"In effetti da quando ti conosco, ho fatto molte cose senza senso. Questa è soltanto l'ultima di una lunga serie!" mormorai sollevando le spalle divertito
"E allora... non ti faccio proprio un bell'effetto!" ribatté, sollevando lo sguardo
"Al contrario... te l'ho fatto vedere l'effetto che mi fai... o te ne sei già dimenticata?" mormorai. Ma maledizione, perché quando dovevo essere convincente tiravo fuori quella voce roca da maniaco? Lo avevo sempre fatto o succedeva solo con lei?
Arrossì di nuovo e scosse la testa
"No, non preoccuparti... me lo ricordo perfettamente!"
Rimanemmo diversi secondi immobili, a guardarci negli occhi. Quanto era bella. E quanto ero idiota io ad averla fermata proprio quando ero ad un passo dall'averla completamente. Si sarebbe fatta un'idea sbagliata di me, se per caso le avessi chiesto di dimenticare tutte quelle belle parole dette e ricominciare da dove ci eravamo interrotti?
Mmm... direi di sì...
Ad un tratto, come colta da un pensiero improvviso, si riprese da quel momento di trance, distolse lo sguardo dal mio e si schiarì la voce
"A questo punto, direi che è il caso di smetterla di continuare a mettere alla prova il tuo autocontrollo!" esclamò sorridendo
"Mmm... mi trovi completamente d'accordo!" acconsentii con un sorriso e l'aiutai a scendere dalle mie gambe e a sedersi di nuovo sul letto.
Fu il mio turno di schiarire la voce. Quella situazione era particolarmente frustrante. Non mi era mai capitato di trovarmi così in imbarazzo, soprattutto con lei. E meno male che ero il maestro del self control. E di tutto questo, in quel preciso istante, non era rimasto un bel niente.
Per uscire da quel momento di imbarazzo dovevo assolutamente riuscire a trovare un appiglio di conversazione. Una distrazione qualsiasi per non farle pesare troppo quella situazione e soprattutto per permettere al mio corpo - una parte nello specifico - di raffreddare i bollenti spiriti.
L'ispirazione mi arrivò lanciando un'occhiata al suo mp3. Sorrisi ricordando un gioco che facevamo sempre io e Rosalie a New York quando eravamo più piccoli e decisi di provare. Afferrai il lettore e le porsi un cuffia. Lei la guardò stranita
"Prendila... coraggio e infilala nell'orecchio!" le ordinai e lei lo fece, anche se piuttosto dubbiosa. Riaccesi il lettore e, mentre le canzoni caricavano, le spiegai cosa avevo in mente
"Ecco... io credo che la musica sia una grande compagna di vita e soprattutto un ottimo modo per parlare di sè. Io, per esempio, ho molte canzoni che mi raccontano e una è proprio quella dei 3 Doors Down. Ora, come ho detto, voglio conoscere te e il tuo mondo, per questo, facciamo così..." le passai il lettore con un sorriso e mi infilai nell'orecchio la seconda cuffietta
"Scegli a piacere tre canzoni che riassumino il tuo passato, il tuo presente e ciò che vorresti dal tuo futuro. Io rimango qui ad ascoltare..." le sorrisi incoraggiante per poi aggiungere "Coraggio, scricciolo... parlami di te... "
Mi studiò attentamente, mordendosi un labbro, dopodiché con un sorriso commosso, annuì, afferrò il lettore che le porgevo e si mise a cercare.
A quanto pare ho fatto centro... bene...
Le ci vollero circa una decina di secondi per trovare la prima, ma invece di farla partire, mi lanciò uno strano sguardo ed esclamò
"Stenditi!"
"Eh?..." e meno male che la situazione di disagio doveva essere passata. Parlavamo la stessa lingua io e lei, vero? Ero stato chiaro nel farle presente quanta fatica stessi facendo per resisterle... e lei? Mi chiedeva di stendermi sul suo letto?
Merda...
"Fidati... non ti salterò addosso questa volta, lo giuro! Voglio solo che tu stia... più comodo, ecco!" fece spallucce ed arrossì appena sulle guance. Mi venne spontaneo sorridere intenerito. Era passata dalla versione gattina sexy a quella di gattina bisognosa di coccole. E d'altronde chi ero io per dirle di no? Così feci ciò che mi aveva ordinato e mi stesi sul letto. Lei, gattonando sulla coperta, mi raggiunse dall'altro lato. Ci ritrovammo distesi, su un fianco, uno di fronte all'altra, a fissarci. Fortunatamente vi erano una ventina di centimetri a separarci, altrimenti sarei caduto di nuovo in tentazione.
Questo letto poteva essere l'ottimo scenario per... Maledizione, Jasper.. smettila!...
"D'accordo... questa che stai per ascoltare è la canzone che credo parli meglio del mio passato..." iniziò e fece partire il pezzo.
L'attacco di chitarra fu riconoscibile. Santana era il migliore in certe cose. Le sorrisi colpito e attesi curioso che dicesse qualcosa.



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