“Sometimes I wish I could save you

And there’re so many things that I want you to know

I wont give up till it’s over

If it takes you forever I want you to know

I wish I could save you

I want you to know

I wish I could save you.”

Ti risvegli. Sei disorientato.

Ti guardi attorno, cerchi anche un minimo particolare che ti aiuti a capire dove tu possa essere.

Poi capisci tutto.

Delle sbarre. Un luogo angusto, buio. Nessuna finestra sulle altre tre pareti.

Sei in prigione.

Un senso di sconforto ti invade.

Perché?

Poi ricordi anche tutto ciò che è accaduto nell'ultima settimana.

È un sogno o la realtà?

Forse un sogno.

Adesso sei più tranquillo.

Probabilmente tra poco ti risveglierai.

La tua mano nella sua e aspetterai che lei apra gli occhi.

Una figura scura si avvicina alla tua cella.

È lei. Ne sei sicuro.

Continua ad avanzare e in pochi secondi si trova di fronte a te.

Solo quelle maledette sbarre vi dividono.

Vorresti riprendere da quando la suoneria del cellulare vi aveva interrotto.

Ma adesso non è il momento.

Sorride.

“Te l'avevo detto che ti avrei tirato fuori di prigione.”

Già, ricordi benissimo quel giorno.

Tua madre aveva detto che se una persona era pronta a tirare un'altra fuori di prigione era vero amore.

È, o meglio sarà così anche per voi?

Non lo sai.

Apre la porta e si fa da parte per lasciarti uscire.

Ti fermi davanti a lei e sorridi.

“Grazie, per avermi tirato fuori. Di solito non è il tuo lavoro.

Cosa ti sta succedendo, Detective?”

“Mio caro scrittore è ora di svegliarsi.

È ora di tornare nella vita reale.”

Ti conduce davanti a una porta.

Siete l'uno di fronte all'altra.

Pochi centimetri vi dividono.

Ti sembra di rivivere la scena del sogno precedente.

In pochi secondi annulli la distanza tra di voi.

Appoggi le sue labbra sulle sue.

Questo contatto ti dà la forza di aprire quella porta.

Ti stacchi da lei. La guardi un attimo negli occhi.

Poi abbassi la maniglia di quella porta.

E torni nella realtà.

Lentamente riapri gli occhi.

Sollevi il capo.

È ancora lì, vicino a te.

Certo, se non si è ancora svegliata perché mai avrebbe dovuto muoversi.

Inizi a pensare che oscillare tra la realtà e il sogno non giovi alla tua salute.

Stringi ancora più forte la sua mano.

Se quel bacio ti ha dato la forza di aprire la porta, magari quella stretta...

Ma non accade nulla.

Sei uno stupido. Quello era un sogno.

Oggi sei in vena di discorsi.

“Kate, voglio che tu sappia che combatterò fino alla fine.

Perché mi sono innamorato di te.

Lotterò per averti al mio fianco.

Anche se ci vorrà un'eternità considerando il modo in cui abbiamo riaffrontato quel bacio.

Non mi arrenderò. Potrei anche prendere a pugni Josh per te.

Kate, svegliati, ti prego.”

Ti interrompi.

La sua mano sta stringendo la tua.

Alzi il capo.

Lentamente sta aprendo gli occhi.

Un senso di gioia ti invade.

È tornata da te.

Ricordi ancora il primo sogno.

Ricordi ancora quando ti ha detto: “Rick, per me è giunta l'ora di andare.”

Ti sei sentito morire dentro.

È disorientata.

Poi pone l'attenzione su di te.

Sorride.

E tu non puoi fare a meno di fare lo stesso.

I vostri sguardi si incatenano.

Siete stati veloci a ritrovare la vostra intesa.

Quella calamita invisibile che vi unisce, ma vi tiene allo stesso tempo lontani.

Quel qualcosa di magico che vi lega.

Tutti l'hanno notato. Anche voi.

E allora perché siete ancora a questo punto?

“Ciao.” sussurri con un sorriso stampato in faccia.

Fatichi a nascondere la tua gioia.

Anche quel poco di razionalità che avevi è svanita.

Non sai proprio cosa fare, come comportarti.

L'ha fatto di nuovo. Ti ha lasciato senza parole.

Per evitare di combinare nuovi disastri esci un attimo e chiami un'infermiera.

Dopo qualche minuto entra il dottore per un controllo.

Ti dicono che devono portarla fuori dalla camera per gli esami di routine.

Annuisci. Ti siedi nella sala d'aspetto.

Digiti il numero di Lanie.

Digiti il numero di Esposito, che annuncerà la buona notizia anche a Ryan e al Capitano.

Parli con tua madre e con Alexis, per tranquillizzarle un po'.

Poi chiami suo padre. In questi giorni è venuto a farle visita.

È stato difficile per lui, ha rischiato di perdere anche la figlia.

Ricordi ancora quella sera, quando è venuto a casa tua.

Ti ha pregato di non permetterle di gettare via la sua vita.

Non ce l'hai fatta. Ma è andato tutto bene.

Ti guardi intorno.

Persone che piangono, persone che sperano.

Forse la tua felicità non è adatta a questo luogo.

Ma anche tu hai vissuto quella tristezza, ora devi vivere la tua gioia.

Rivivi in un attimo tutti gli attimi che si sono susseguiti allo sparo.

Ti chini su di lei.

La prendi tra le braccia.

La preghi di restare con te.

Poi le sussurri tutto il tuo amore per lei.

Non sai quanto tempo trascorrerà prima che parliate di quel momento.

Un giorno? Un mese? Un anno?

Adesso non ti importa.

È tornata accanto a te, questo è quello che conta.

Un rumore ti distoglie dai tuoi pensieri.

È il rumore di una barella.

Eccola, sta tornando in camera accompagnata dall'infermiera e dal dottore.

Rimani seduto lì ancora un po'.

Appena il medico e l'infermiera escono dalla stanza ti alzi e la raggiungi.

Ti siedi sulla sedia, avvicinandoti al letto.

“Ha detto che dovrò stare a riposo per almeno tre settimane!

E poi per un altro paio di settimane solo lavoro d'ufficio.”

Non sopporta il fatto di non sentirsi indipendente.

Non sopporta il fatto di rimanere a guardare, senza poter nulla.

“Che ti aspettavi Detective? Dopo tutto prima di ricominciare a correre bisogna tornare a camminare, no?”

“Sei sempre il solito, Castle.”

Eccola qui. Ecco quella magia che vi lega.

Sorridete entrambi.

E per la seconda volta in pochi minuti rimanete in silenzio, guardandovi negli occhi.

Poi ti diventi serio.

Sei felice, sì. Ma ti senti anche in colpa.

Questo non è un libro, lo sai bene.

È la vita reale e ha rischiato la sua vita.

Nota questo tuo improvviso cambiamento d'umore.

Il suo sorriso si spegne.

“Mi dispiace, Beckett. Ho messo in pericolo la tua vita per colpa della mia stupida curiosità.

Se questo fosse un mio libro avrei riscritto immediatamente il finale.

Se non avessi riaperto il caso...”

“Castle, non è colpa tua.

Mi pare di avertelo già detto.”

Un attimo. Cosa ha detto?

Ma allora ricorda tutto?

Devi avere una strana espressione stampata in faccia perché si è interrotta.

“Qualche problema, Castle?”

Cerchi di ricomporti.

No, non può iniziare a leggerti negli occhi quello che pensi.

Quello è il tuo compito, il tuo potere. Non il suo.

“E volevo ringraziarti.

L'infermiera ha cercato di non dirmi niente, ma non ce l'ha fatta.”

Sorride.

Anche tu fai lo stesso.

È incredibile. È già tornata a fare il suo lavoro.

Ha interrogato l'infermiera.

“Ha detto che non te ne sei mai andato.

Grazie per essere stato qui, al mio fianco.”

“Always.”

Quella parola è entrata nella vostra magia.

È iniziato tutto dopo quel bacio.

È salita sull'ambulanza. Ti ha sistemato la fasciatura alla mano.

E ti ha ringraziato per averla protetta.

Abbassa lo sguardo.

Non vuole che noti il tuo lieve rossore in faccia.

Ma lo vedi ugualmente.

Ogni suo gesto, ogni suo sguardo non è più difficile da interpretare.

Un rumore vi distoglie dai vostri pensieri.

Entrambi vi voltate verso la porta.

È Lanie. È impaziente di entrare, ma vedendovi esita.

“Scusate, torno quando avete finito.”

Sorridete entrambi.

“Ora è meglio che vada. Alexis e Martha saranno preoccupate.

Ma non ti libererai così facilmente di me, Detective.

In queste settimane sarò la tua ombra.

Lotterò per non farti mettere piede al distretto, ma siccome sarà difficile ti seguirò ovunque tu vada.”

Nel frattempo raccogli le tue cose e ti allontani, prima che possa ammanettarti o prenderti per le orecchie.

Sei sulla soglia.

Ti volti un'ultima volta per vedere la sua reazione.

Il suo sorriso. Ecco cosa ti ha stregato di lei.

Sta sorridendo.

Sul tuo volto si disegna un'espressione compiaciuta e soddisfatta.

Ti volti immediatamente per non lasciargliela scorgere.

“Ah, Castle, dimenticavo... Per impedirmi di entrare al distretto puoi sempre usare i tuoi poteri

segreti.”

Abbassi la maniglia e chiami Lanie.

“Detective, ci vediamo domani mattina.”

“A domani, Castle.”

Hai dovuto cedere. Hai dovuto mostrarle la tua espressione soddisfatta.

Ma forse n'è valsa la pena.

Hai rivisto per l'ultima volta il suo sorriso.

E adesso ne sei sicuro, ti ha sentito.

Ha sentito tutto ciò che le hai detto.

Il momento giusto arriverà.

Potresti scrivere il nuovo libro.

Lo intitoleresti “Heat Dream”.

Ma adesso non ha alcuna importanza la tua carriera da scrittore.

Dopo tutto, ormai non è più solo per i libri, no?

Note dell'”autrice”: Ed eccoci arrivati alla fine. ç__ç che tristezza!

Come mi ha fatto notare Amy Wendys è da un bel po' di tempo che non aggiorno la storia, ma tra allenamenti che finiscono tardi e la scuola non ho tempo per aggiornare con calma e per litigare con l'html...

Beh, la frase “Dopo tutto prima di ricominciare a correre bisogna tornare a camminare, no?” che Castle dice a Kate, fa parte del mio bagaglio riguardante l'operazione al ginocchio... L'ortopedico me lo ripeteva sempre...

Ma torniamo a Castle.

1.Non so come mai, ma l'ispirazione va e viene e non sempre riesco ad approfittarne.

2.Lunedì se riesco a finire il capitolo, aggiorno “And now together we will rise”

3.Sto scrivendo una nuova Shot e devo ancora pubblicare quella di cui ormai vi parlo da settimane... Beh, prima o poi arriveranno!

4.Ultimo ma non ultimo ringrazio Mari_Rina24 e ice_cream per aver letto tutti i capitoli in anteprima e ringrazio tutti coloro che hanno messo questa storia tra le seguite e le ricordate.

Okay, direi di aver finito!

Ci leggiamo lunedì!

Over & Out!