Fanfic su attori > Robert Pattinson
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Autore: Giulls    02/10/2011    5 recensioni
Michelle Waldorf è all'apparenza una ragazza normale: ha 18 anni, vive con la madre a Los Angeles, sta per diplomarsi ed è il capitano della squadra di pallavolo della scuola. Eppure la sua vita viene presto sconvolta da due avvenimenti: il fantasma del suo passato e lui, il suo nuovo vicino di casa. Robert Pattinson.
< Ti va di ricominciare? > propose porgendomi la mano, < ciao, mi chiamo Robert Pattinson >
< Piacere, Michelle Waldorf >
< Waldorf? > ripeté sgranando gli occhi, < come Blair Waldorf in Gossip Girl? Cavolo, puoi farmi un autografo? Non capita tutti i giorni di conoscere una ragazza che faccia di cognome Waldorf >
< Va bene, ma tu devi promettermi di mordermi sul collo > risposi a tono e entrambi incominciammo a ridere.
[...]
< Io avrei ancora un paio di scatoloni da sistemare… okay, più di un paio e avrei bisogno di qualche buon'anima che mi dia una mano. Ti andrebbe? >
< Certo, perché no? > risposi alzandomi in piedi, < ma mi offri la colazione >
< Va bene, > asserì, posando una banconota da dieci dollari sul tavolo, < andiamo? >
< Andiamo > dissi mente prendevo la mia borsa e uscii dal bar insieme a Robert. Chissà, questo potrebbe essere l'inizio di una nuova amicizia.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo betato da: Sognatrice85
Capitolo approvato (sì, per questo ci voleva l'approvazione xD) da: Riy Stewart

I used to be…

Dopo essermi addormentata piangendo venni disturbata qualche ora dopo dallo squillo insistente del mio cellulare e dopo averlo cercato a tastoni per il letto, lo presi in mano e risposi alla chiamata.
< Pronto? >
< Dove diavolo sei?!?!?!? > tuonò una voce.
< Chi parla? >
< Come chi parla?!?!? Sono Jenny! >
< Jenny? > ribattei tirandomi su a sedere e vidi dal mio orologio da polso che erano le cinque e mezza < Jenny, sono le cinque e mezza, perché diavolo mi chiami a quest'ora? >
< Ma cosa ti sei fumata?! > ribatté irritata < Sei sparita, siamo tutti preoccupati. Si può sapere dove sei? >
< Hotel La Villa de Zaragoza >
< È? >
Sbuffai.
< Sono a Tijuana, Jenny >
< Tijuana?!?!? > urlò la mia amica < Cosa diavolo ci fai a Tijuana?!?!? >
< Smettila di urlare > sbottai < tento di dimenticare Robert tra una sbronza e un po' di droga >
Sbuffai e per qualche minuto non sentii niente dall'altro capo del telefono.
< Non stai parlando sul serio, vero? >
< Ovviamente > ribattei massaggiandomi le tempie < ma non sulla sbronza >
< Sei ubriaca? >
< Un pochino. Ma la colpa è di Jeff, un mio vecchio amico. Ci siamo incontrati, abbiamo bevuto qualcosa insieme e poi mi è saltato addosso e… >
< E ci sei andata a letto, vero? > mi interruppe una voce che avrei riconosciuto tra mille, una voce che aveva parlato come se avesse appena sputato del veleno: Robert.
< Vaffanculo, Robert > sbottai e terminai la conversazione.
Jenny mi richiamò ripetutamente e quando mi stancai presi il cellulare e lo buttai a terra. L'avevo rotto? Ebbene sì. Ma mi andava bene così, avrei avuto dei seccatori in meno.
Guardai fuori dalla finestra e vidi che era ancora buio, ciononostante uscii dalla mia stanza e raggiunsi la mia macchina dalla quale presi la piccola bustina bianca che mi era stata regalata per il compleanno da sotto il sedile e rientrai in albergo, ritornando al punto di partenza. Mi sedetti sul bordo del letto e aprii quel piccolo oggetto tra le mie mani, poi andai in bagno. Presa dalla foga strappai qualche pezzo di carta igienica che appoggiai sul mobiletto sotto allo specchio e vi versai sopra un po' di quel contenuto. Era meglio qualche minuto persa nel mio mondo felice che in quello schifo chiamato realtà. Il cuore mi batteva all'impazzata come non mi capitava da anni e mi piegai su di essa, finché un campanello nel cervello non mi bloccò e mi ritrassi spaventata, rimanendo sconvolta della mia figura davanti allo specchio: ero pallida e avevo gli occhi gonfi e cerchiati da occhiaie.
La mia mente tornò indietro di qualche anno e ciò bastò per ritrovarmi piegata in due sul water a vomitare l'anima. Rimasi in quella posizione per tanto, troppo tempo, e quando mi sentii svuotata dentro mi accasciai sulla moquette del bagno, mi afferrai le ginocchia e piansi come non mi capitava da secoli.
Solo quando mi resi conto che non avevo più lacrime da versare mi alzai da terra indolenzita, mi feci una doccia e una volta fuori, presa da chissà quale impeto di rabbia, presi la droga e la gettai nel water, tirando l'acqua più e più volte.
Indossai gli stessi vestiti della sera prima, scesi di sotto a fare colazione stando bene attenta a non incontrare Jeff o suo fratello e uscii per fare una passeggiata. Qualche strada secondaria più avanti mi trovai nella via principale con tutti i negozi e decisi che quella mattina lo shopping sarebbe stato il mio migliore amico. Il primo negozio che svaligiai fu una profumeria: feci incetta di trucchi e smalti, spendendo in totale un centinaio di dollari. Ma non mi importava, avrebbero pagato Bianca e la sua carta di credito. Il secondo, invece, che mi capitò a tiro fu Victoria's Secret, nonostante non avessi più nessuno a cui mostrare i completi intimi. Infine fu la volta del costume: ne comprai uno blu e a pois bianchi, con il pezzo sopra a triangolo e le mutande basse e con i laccetti ai lati e una borsa colorata, sempre da mare.
Stavo ritornando in albergo quando i miei occhi finirono sulla camicia da notte che era esposta nella vetrina di Versace, la stessa che agognavo da quando l'avevo vista con Jenny. Mi ero addirittura trovata un lavoro dopo scuola per comprarla per non chiedere soldi a Bianca, giusto per non darle qualche soddisfazione: per un anno intero ogni sera ero andata a lavorare al Floreo come barista, finché il capo non mi licenziò perché dovevano fare dei tagli sul personale. In sei mesi ero riuscita a guadagnare i soldi per la vestaglia, ma li avevo spesi per il viaggio a Londra con Jenny.
Entrai dentro il negozio e salutai educatamente le commesse, rispondendo negativamente alla loro classica richiesta “hai bisogno?”. Girovagai un pochino e poi trovai l'oggetto della mia ricerca davanti ai miei occhi. La camicia da notte era proprio lì, talmente vicina da poterla quasi sfiorare. Il pizzo azzurro era ancora più bello visto dal vivo e aveva un bellissimo effetto sulla seta. L'afferrai e poi mi incamminai verso la cassa, porgendo alla commessa il mio acquisto con un sorriso a trentadue denti.
< Sono quattromila dollari > rispose lei, sorridendo.
E se prima il mio sguardo sprizzava felicità da tutti i pori, ora avevo gli occhi sgranatissimi e la bocca spalancata. Come diavolo aveva fatto il prezzo a crescere di duemilaottocento dollari?
< Ma…non veniva meno? > domandai ancora sconvolta.
La commessa mi guardò con un'aria di sufficienza.
< Beh, è un articolo che è andato molto a ruba, queste sono le ultime rimanenze. È un'edizione limitata >
< Ed è così difficile crearne delle altre? > chiesi indignata e senza riflettere, cosa che fece indispettire molto la commessa.
< Evidentemente sì. Ma non puoi lamentarti con me, sono solo una commessa >
La guardai dispiaciuta. Ce l'avevo col mondo per quello che Kristen mi aveva fatto e per la poca fiducia che Robert riponeva in me e lei era solo una commessa, non era stata di certo lei a decidere il prezzo della camicia da notte. E non era nemmeno giusto che le lanciassi addosso la mia frustrazione.
< Certo, mi scusi > risposi con un sussurro.
< Quindi, cosa vuole fare? La compra oppure no? > continuò con lo stesso tono di prima.
Sospirai. Cosa avrei dovuto fare? Per un anno ci ero morta dietro. Ma quattromila dollari mi sembravano una esagerazione. Se l'avessi presa l'avrei usata di sicuro, se non l'avessi fatto avrei risparmiato i soldi di Bianca, ma in seguito mi sarei mangiata le mani.
< Sì, la prendo >
Tirai fuori la carta di credito e pagai. Ringraziai la commessa e uscii dal negozio. E ora? Cosa potevo fare? La voglia di tornare in albergo mi era passata e l'ultima cosa che volevo fare era tornare a Los Angeles, non ero ancora pronta ad affrontare i miei problemi e le loro conseguenze. Cominciai a gironzolare senza meta, fino a che non entrai in un parco con accanto all'entrata una bancarella piena di libri.
Mi sedetti sotto una quercia e mi guardai attorno, finché non vidi l'anziano signore che gestiva la bancarella venirmi incontro.
< Signorina, le piace leggere? >
< Certamente >
Il signore, che mi disse di chiamarsi Marcus, mi porse il libro di Peter Pan e mi sorrise.
< Ecco, questo glielo regalo >
Lo guardai sconvolta e lui mi sorrise, poi ritornò alla sua postazione, così io trascorsi le ore successive a divorarmi quel libro e dopo che lo ebbi finito mi alzai e comprai da quell'uomo tanto gentile Orgoglio e pregiudizio, finché non mi resi conto che si era fatto tardi e che le uniche luci che illuminavano il parco erano i lampioni.
Chiamai un taxi e venti minuti dopo ero di nuovo in albergo.
< Michelle! > esclamò Jeff venendomi incontro non appena entrai nella hall < Ma dove sei stata? >
< In giro >
< Perché ieri mi hai detto di andarmene via? >
< Perché saresti dovuto restare? > domandai ridendo.
< Credevo lo volessi anche tu > rispose alzando le spalle.
< Sai, hai ragione tu. La carne è debole e se non mi fossi fermata avremmo fatto sesso >
< Dov'era il problema? >
< Il problema è che io amo Robert >
< Ma lui ti ha lasciata > ribatté incrociando le braccia.
< E con questo? >
< Non sei vincolata a niente e a nessuno >
< Non importa. Io non vado a letto con la prima persona che mi capita a tiro >
< Ma… >
< Jeff, basta. Sono appena stata lasciata e non ho voglia di andare a letto con il primo che mi capita davanti >
< Però l'hai fatto in passato e per più volte >
Sorrisi e scossi la testa.
< Ho fatto tante cose quando ero più giovane e me ne pento. Lo sai bene >
< Non posso credere che tu sia cambiata così tanto >
< Eppure è così. Non fumo erba e non vado a letto con il primo che mi passa davanti. Jeff, è meglio piantarla qui > dissi e ripresi a camminare fino all'ascensore mentre mi stavo già preparando psicologicamente a versare fiumi di lacrime.
Una volta entrata dentro premetti il tasto per il quarto piano e appoggiai la fronte alla parete. Ma prima che le porte si chiudessero sentii una presenza dietro di me, ero sicurissima fosse Jeff e mi voltai per dirgliene quattro, ma mi trovai Robert davanti agli occhi. Sbattei le palpebre più volte temendo che fosse una mia allucinazione; invece era proprio lui in carne ed ossa davanti a me.
< Cosa ci fai qui? >
< Io…io non so davvero cosa dire. Sono venuto qui per parlarti, o per meglio dire per scusarmi > disse guardandomi negli occhi e rimasi zitta per lasciarlo continuare < ieri, dopo che te ne sei andata via da casa di Kristen, sono rimasto da lei. Ero distrutto, non potevo credere a quello che avevo letto. Stavo malissimo e lei mi è stata sempre accanto per consolarmi. Verso le sei è uscita con la sua guardia del corpo per andare a prendere le pizze, mentre io sono rimasto a casa perché non me la sentivo di uscire. Una volta solo ho iniziato a gironzolare senza meta, finché non mi sono trovato davanti alla segreteria telefonica. Sul display lampeggiava il numero uno, così, senza alcun motivo, ho premuto su play e ho ascoltato il messaggio. Dall'altra parte del telefono c'era Olivia e ho ascoltato quello che le ha detto. Non hai idea di quanto mi sia infuriato con lei per questo tiro mancino. E alla fine mi ha confessato tutto >
< A lei hai creduto subito, eh? > domandai arrabbiata.
< Sì, hai ragione ad avercela con me > disse guardandomi con gli occhi da cane bastonato e voltai lo sguardo < quando mi ha chiamato Jenny chiedendomi se sapessi dove fossi finita non ci ho più visto. Non hai idea di quante cattiverie le abbia detto. Me ne sono andato e sono tornato a casa. Jenny ed io ti abbiamo cercato tutta la notte per le strade di Los Angeles, ma non c'era traccia di te. Temevo che avessi fatto qualcosa di stupido… >
< Tipo gettarmi con la macchina nel Pacifico? >
< Tipo >
< Scusa, non sono il tipo che si suicida per una delusione d'amore >
< Puoi perdonarmi? Per tutto? >
< Mi hai ferita. Non ti fidi di me, hai idea di quanto mi faccia star male questo? >
< Michelle, avevo la lettera ed ero convinto che fosse vera. Sono sicuro che tu al mio posto avresti fatto lo stesso >
L'ascensore nel frattempo era tornato al piano terra e quando le porte si aprirono vi entrò una coppia. La signora guardò prima Robert e poi me e poi sussurrò qualcosa all'orecchio del marito, che ci guardò curioso.
< A che piano dovete andare? > domandò la signora.
< Io al quarto >
< E lei, signor Pattinson? >
< Lui si ferma qui > dissi guardandolo fredda, ma Robert non mi degnò di uno sguardo e rispose alla signora che si sarebbe fermato anche lui al quarto piano.
La coppia, invece, scese al piano sotto il mio e dopo che le porte si chiusero nessuno dei due parlò. Una volta raggiunta la mia meta uscii dall'ascensore ed aprii la porta della mia camera.
< Non voglio tornare a Los Angeles > dissi voltandomi a guardarlo.
< Va bene > rispose annuendo e tornò verso l'ascensore.
< Dove vai? >
< Passerò la notte nella hall o in auto. Non ci sono altre stanze disponibili >
< Non essere ridicolo, entra > gli intimai facendomi da parte.
Robert mi sorrise ed entrò nella stanza sedendosi sul letto.
< È comodo il letto >
< Tu dormirai per terra >
< Scherzi, vero? >
< No >
Presi un cuscino e la coperta sopra al lenzuolo e glieli lanciai sgarbatamente. Dapprima Robert mi guardò stralunato, ma poi si stese per terra, mentre io andai in bagno per mettermi la camicia da notte che mi ero comprata e poi ritornai di là.
< Posso farti una domanda? >
< Certo >
< Perché quel tizio ti ha detto che sei cambiata? >
Sospirai e mi misi a sedere, cercando gli occhi di Robert nella penombra e accesi la luce della lampada.
< Vuoi davvero saperlo? >
< Sì >
< Robert, io… > dissi e mi bloccai, mentre sentivo la gola farsi secca < non ce la faccio >
Robert si alzò dal letto e venne a sedersi accanto a me.
< Non ti giudicherò, te lo prometto >
< Non ti credo >
< Te lo giuro >
< No. Ogni volta mi è stato detto che nessuno mi avrebbe giudicato, eppure è sempre successo l'esatto contrario >
< Mitchie, fidati di me, ti prego >
< Esattamente come ti sei fidato tu? > ribattei con tono acido, ma Robert non rispose e mi strinse le mani.
< Hai ragione, mi dispiace. Non posso obbligarti > disse lasciandomi le mani e ritornò per terra.
Restammo in silenzio per un sacco di tempo, ma nessuno dei due dormiva, Robert perché sicuramente il pavimento non era comodo, io perché non ce la facevo.
< Io mi drogavo > dissi tutto d'un fiato < dai quattordici ai diciassette anni io non ho fatto altro che drogarmi, bere e fare sesso > continuai deglutendo e per una manciata di secondi smisi di parlare < la cocaina era la mia preferita >
< E ora? >
< Ora ho smesso > risposi mentre mi asciugavo le lacrime con il palmo della mano < e devo tutto a Jenny, a Sarah e alle altre Clovers. Se non fosse stato per loro a quest'ora o mi starei drogando ancora o sarei passata a miglior vita > continuai e guardai Robert, il quale mi guardava con la mascella contratta < Robert, ti prego, dì qualcosa >
< Perché? > domandò semplicemente, ma io capii tutto. La sua domanda era “perché hai iniziato a drogarti?” Sospirai e mi portai le ginocchia al petto.
< Perché quando ti droghi il mondo ti appare come un posto migliore. In quel mondo parallelo io non avvertivo alcuna pressione, non sentivo la mancanza di un padre né di una madre, mi sentivo felice ed euforica, libera da tutti i problemi >
< Ti sei mai ammalata? >
< Che tu ci creda o no, no. Ho fatto tutti i test possibili e immaginabili, sto bene >
< Ti sei mai fatta in vena? >
< No, non sono mai arrivata a quello >
< Sei mai stata in un centro di recupero? >
< È proprio per quello che ho perso un anno di scuola. Dopo che mi hanno trovato quasi in fin di vita in un parco Bianca mi ha rinchiusa dentro l'Hill, il centro di recupero migliore della California. L'ultima volta che mi sono drogata ho visto la mia amica Genesis morirmi davanti agli occhi > dissi e la scena che rievocai mi fece tornare le lacrime agli occhi.
< Perché non me l'hai mai detto? >
< Avevo paura > risposi alzando le spalle < per una volta volevo essere amata senza dover passare per la cocainomane. Tu non hai idea di quanto sia stata male. Volevo dirtelo, ma non ce l'ho fatta, specialmente dopo che ho visto la tua reazione quando hai scoperto che Charlie faceva uso di droga >
< Se non ti avessi seguito qui me l'avresti mai detto? >
< Probabilmente no > risposi sincera e lo vidi alzarsi dal pavimento per venirmi vicino.
Chiusi gli occhi aspettando chissà quale rimprovero, invece sentii le sue labbra posarsi sulla mia fronte.
< Ho sempre pensato che tu mi nascondessi qualcosa. Sei più oscura di quanto pensassi, Michelle Waldorf >
< Ognuno di noi ha qualche scheletro nell'armadio. Sta solo a noi decidere quanto profondo deve essere >
< Ma ora non ti droghi più, vero? >
< No >
< Però fumi >
< Sto cercando di smettere. Anzi, ci sto riuscendo, visto che mi freghi tu le sigarette >
Robert rise e mi spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
< Mi dispiace per tutto quello che hai passato >
< A me dispiace averti mentito >
< Ad ogni modo, questo non cambia niente > mi disse sorridendomi e senza darmi il tempo di metabolizzare la cosa mi baciò < perché io ti amo > continuò tra un bacio e l'altro.
Sorrisi e risposi al bacio con impeto.
< Dormi qui con me questa notte? >
< Non me lo faccio ripetere due volte > ribatté schizzando a prendere il cuscino e una volta a letto mi prese tra le sue braccia < mi dispiace per tutto questo casino >
< Lo so >
< Mi perdoni? >
< Sì >
< Me la farai pagare? >
Ghignai.
< Oh, non immagini quanto >
< Tornerai a casa con me domani? >
< Sì >
< Ho detto a Kristen che non volevo più avere niente a che fare con lei >
< Saggia scelta >
Rise e sentii la sua mano posarsi sulla mia guancia.
< Ti amo >
< Sì, so anche questo > risposi e il silenzio calò tra di noi, anche se non era pesante come quello di prima < Rob? > lo chiamai dopo qualche minuto.
< Uhm? >
< Questa mattina dopo averti sentito al telefono io…stavo per drogarmi. Non l'ho mai detto a nessuno, ma per il mio compleanno mi è stata regalata una bustina di cocaina ed io l'ho avuta sotto il sedile della mia macchina per tutto questo tempo, così sono scesa di sotto e l'ho presa. Ma sono riuscita a fermarmi e l'ho gettata nel water >
< Perché l'hai tenuta fino adesso? >
< Non lo so >
< Avresti dovuto dirlo a Jenny, visto che a me non volevi dirlo >
< Temevo che fraintendesse e che mi accusasse di essere tornata a drogarmi, avevo paura che mi lasciasse sola. E anche tu >
< Che sciocca che sei. Non saresti mai rimasta sola e di certo non ti avremmo rinchiuso da qualche parte >
< Ora mi sento così stupida > ammisi appoggiando la fronte sulla sua clavicola.
< E fai bene >
< Ti amo davvero tanto, non so cosa farei senza di te > sussurrai mentre mi appiccicavo a lui.
< Se non ci fossi io sicuramente staresti con qualcuno più in gamba di me o con la persona più in gamba del mondo >
Risi.
< La persona più in gambe del mondo? Come è possibile che possa stare con me stessa? > dissi ridendo e lui con me.
< Hai qualche altro altro scheletro da confessarmi? >
< No >
< Meglio così >
E quella notte dormii senza fare brutti sogni.


Capitolo rivelatore, finalmente.
Ora sapete tutto su Michelle Waldorf. Avevo lasciato negli scorsi capitoli degli indizi ed ora…puf! Ecco risolto il mistero.
Spero che il capitolo vi piaccia, mi sono impegnata tanto e sinceramente non sono soddisfatta. Non del capitolo in sé, ma nel momento in cui Michelle si trova in bagno pronta a drogarsi. Mi sarebbe piaciuto descriverlo come si deve e non sono sicura di esserci riuscita, quindi mi scuso!
Mi auguro di postare il prossimo capitolo il prima possibile. Domani parto per Urbino, da domani inizia ufficialmente la mia vita da matricola universitaria, e per la prima settimana non avrò la possibilità di connettermi ad internet (non ho la chiavetta per internet ancora). Sicuramente venerdì dopo le lezioni torno a casa, quindi da venerdì a domenica spero di trovare il tempo per postare xD
Detto questo, buona domenica a tutte :)
Un bacio,
Giulls

P.S. Lo scrivo ora perché mi dimentico sempre di farlo! Incontri, scontri, vicende e quant'altro sono puramente casuali. Non conosco Robert Pattinson, non ho mai incontrato Robert Pattinson, né ho mai avuto alcun contatto con lui. Men che meno con tutti gli altri personaggi. Ma Michelle, Jenny, le Clovers, Olivia e compagni di scuola vari (insomma, chiunque non sia famoso) mi appartengono ù.ù

   
 
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