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Autore: Skeypunch    02/10/2011    1 recensioni
Vent'anni nel futuro, pianeta terra.
In una sola notte, nei cieli di tutto il mondo si verificano cadute di oggetti sferici e molto piccoli.
Una nuova era sta per attendere l'umanità.
Con i suoi pro e contro.
Genere: Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Eccoci arrivati all'inizio degli scontri fra pokèalieni yeeee. Chi lotterà contro chi? Boh! Lo scoprirete solo leggendolo! Grazie e Mony come sempre, spero che sia di tuo gradimento!!

#7 La prima sfida


Il fiato corto.
La schiena bangnata di sudore.
E la testa che pulsava.
Mancava qualcosa?
Le facce di Sara e Demetrio erano maschere di spavento e preoccupazione.

Ma che cosa mi stava succedendo?

< Gias... come.... come ti senti? >
Le parole della mia amica erano esitanti.
Subito dopo il risveglio mi avevano messo sul letto morbido di Sara e uno straccio bagnato sulla fronte.
Ma io mica avevo la febbre!
Mi alzai con i gomiti un po' tremolanti, per non sentire ancora l'effetto bagnato della schiena sul materasso.
< Meglio, grazie... >
Demetrio prese la sedia accanto alla scrivania e si avvicinò a noi, con spinda che sonnecchiava ignaro di tutto, in braccio al padrone.
< Continuavi a dire cose senza un senso, non capivamo bene...>
Scossi la testa come per scacciare le sensazioni di paura, annidate in testa.
Forse se potevo raccontare cosa mi era successo negli ultimi giorni...
< Io... io... non è la prima volta che succede > farfugliai, togliendomi di dosso il panno bagnato.
Sara ebbe un'esitazione.
Incominciai a parlare a ruota libera, ogni frase un macigno che si toglieva dal mio essere.
Descrissi la morte del pianeta dei pokemon e le capsule che partivano nell'universo in cerca di nuova vita.
Raccontai che le visioni erano opera di un dratini, nascosto chissà dove.
< Aveva paura, era terrorizzato. Mi ha detto che stanno succedendo delle cose strane nel mondo e che dovevo stare attento da qualcosa... >
Silenzio.
Si sentiva solo il debole gorgeggiare di igglypuff, chiuso in bagno in modo che non se ne andasse da tutte le parti a far casino.
Sperando che il coperchio del cesso fosse abbassato...
< Ma... perchè proprio tu? Insomma, avrebbe potuto contattare dei poliziotti, non so... >
Mi alzai definitivamente dal letto e fissai Demetrio negli occhi: < Non ne ho idea, ha solo detto che i suoi sogni hanno trovato una relazione con i miei, qualunque cosa significhi.>
Sara per un momento parve perdersi nei suoi pensieri fissando feebas che si muoveva lentamente nella vasca trasparente.
< E' strano che un dratini possa comunicare in questo modo. Capirei se uno xatu o un kirlia possano averlo fatto, ma un alieno del tipo drago... >
L'orologio a forma di torchic appeso sopra il letto faceva le undici meno un quarto.
< Raga, io vado. Si è fatto troppo tardi > dissi, aprendo la porta del bagno, aspettandomi l'irreparabile.
Invece iggly aveva fatto solo cadere un asciugamano sopra di se' e si contorceva in modo da uscirne.
Sospirai.
Rimisi a posto il candido asciugamano e presi in braccio la soffice palletta rosa.
Sia Demetrio che Sara erano in piedi, con le facce ancora turbate, persi nei loro pensieri; magari si chiedevano se ero semplicemente matto o desideroso di attenzioni.
< Vado pure io > dichiarò l'altro ragazzo, scompigliandosi i capelli a forma di noce di cocco.
Salutammo la nostra amica (Sara mi fece l'occhiolino dicendomi di non pensarci troppo: non sarei risucito a prenere sonno) e ci incamminammo verso il secondo piano.
Io e Demetrio non parlammo molto, ma quando lui aprì la porta della sua stanza gli si illuminò l'iDex.
Riuscii a intravedere il mittente della chiamata:
PGG RESCUE.
Non ci feci molto caso, magari era un amico che per scherzo si faceva chiamare con nomi inerenti ad uffici del PokemonGlobalGroup...
La cosa strana, però, era che Demetrio chiuse la chiamata senza rispondere e con una certa furtività nei movimenti.
Perchè c'èro lì io.
Una cosa segreta.
< Buonanotte, ci vediamo domani!> cercò di sviare il mio strano amico, chiudendo la porta davanti a me senza sentire la mia risposta.

Salii le scale come se fossi agli ultimi metri dell'Everest: ero stanchissimo e avevo bisogno d'ossigeno (?)
Accesi la luce della mia stanza, rimasi in mutande e subito dopo lasciai igglypuff nella sua specie di culla.
Non me ne importava molto se non aveva voglia di dormire o cos'altro, volevo solo buttarmi nel letto fresco a galleggiare nel piacevole ritmo delle onde dei sogni.

* * *

Come al solito la sveglia squillò e io rimasi per qualche secondo fermo in mezzo alle coperte sparse in giro per la stanza.
Ma come cavolo mi muovevo nel sonno??
Mi lavai brevemente, agguantai i primi vestiti che erano ancora nella valigia piena e scesi di sotto per la colazione.
Si sentiva che l'atmosfera era più frizzante: quel giorno c'era la prima lezione di Allenamento!
Un buon profumo di pane tostato e dolci mi pugnalò dolcemente lo stomaco.
< Heilà! > mi fece Nemo, passandogli di fianco.
Gli diedi il cinque e salutai i suoi amici con un cenno di testa.
Le cameriere sexy stavano già distribuendo dei bicchieri di latte, cornflakes e anche dei salumi.
Appena mi sedetti al solito tavolo con Sara e Demetrio, sentii gli occhi degli insegnanti puntati addosso.
< Ciao Giasone, dormito bene? > mi fece Sara, la quale stava spalmando della marmellata di albicocche su una fetta biscottata.
< Si grazie, la prima notte che ho dormito quasi bene! >
< Magari è il potere di Dratini... > aggiunse Demetrio, zittito subito da un mio calcio alla gamba sotto il tavolo.
< Ahia! > trasaslì Sara.
Demetrio stabuzzò gli occhi: < Oddio scusa, pensavo che fosse la gamba di Giasone! >
Okkey, era davvero più imbranato di me.
Qualche secondo dopo, arrivò la cameriera sexy, quella bionda.
< Buongiorno ragazzi, volete qualcosa di particolare a pranzo? Magari qualcosa contro l'ansia... i brutti sogni... >
Perchè, c'erano dei cibi del genere?
< Ehm... veramente no, vanno bene le solite cose > propose Sara, sempre infastidita dalla tettosità delle cameriere.
Prima di andarsene, Blondy mi diede un occhiata penetrante.
< Stai assumendo la tonalità di un magikarp in calore, se ti interessa... >
Demetrio certe volte poteva spiazzarti con certe affermazioni.
Il giorno prima è goffo, e il giorno dopo è goffo e imbecille.
Qualche minuto più tardi ci dirigemmo tutti verso la misteriosa aula di Allenamento.
Misteriosa per la locazione.
Misteriosa per l'insegnante della materia.
La mappa dell'Accademia indicava che il posto si trovava al piano terra, subito dietro l'aula magna.
La porta della classe era chiusa.
Noi ventisei rimanemmo per qualche momento interdetti, poi uno dei ragazzi più coraggiosi si fece forza e spinse verso il basso la maniglia di metallo.
...
Le nostre facce sbirciarono lo spazio che si apriva davanti a noi, quasi come se avessimo trovato delle rovine egizie mai esplorate prima.
< Però! > esclamò Francesca.
Però cosa?! Era una stanza solo più larga e corta delle altre, nella quale al centro stava un piccolo palco per le lotte.
< Non ho mai visto... > stava per dire un'altro ragazzo, quando dietro di noi calò il gelo e si sentì in contemporanea:
< Ehm! Ehm! Se volete accomodarvi, per favore! >
La fredda e autoritaria voce di Samanta Deinoto fece rabbrividire ventisei schiene.
Dopo un secondo e mezzo eravamo seduti con la bocca asciutta.
I banchi erano allineati in modo da accerchiare il palco ( a debita distanza, non era bello bruciarsi/fulminarsi/congelarsi/bagnarsi stando a 2 cm dal terreno di lotta ) e quindi nessuno non poteva assistere ai combattimenti che sarebbero avvenuti.
Dietro il palco, in orizzontale, era stata posizionata una scrivania con un'alta pila di libri.
La Generale di Ferro ce li consegnò come se le scottassero le mani.
Un libro colpì addirittura il mento di Angelo, facendolo gemere dallo spavento.
< Ah, femminuccia! > potei sentire dalle labbra della direttrice.
Ancora più stronza di Petunia De risi!
< Come avete capito, previa idiozia, io sono la vostra professoressa di Allenamento di Pokemon. >
La donna si fermò un attimo, fasciata nel suo tailleur azzurro cielo, poi incominciò a camminare in tondo nel cerchio che creavano i banchi.
< Esigo la massima serietà, applicazione e passione. Chi non starà attento sarà sbattuto fuori dall'aula e verrà gli perquisito per ventiquattro ore dall'ammonizione il proprio pokemon. Chiaro? >
...
< CHIARO? >
< Si professoressa Deinoto! > esclamammo in coro, quasi terrorizzati.
La donna quindi fece un sorriso tirato e si mise al centro della pedana.
Almeno adesso potevamo vederla in tutta la sua ferocia senza stortarci il collo ogni volta che girava.
< Oggi vi dimostrerò cosa vuol dire essere un domatore di pokemon ai miei livelli... con una piccola modifica... >
Ventisei paia di occhi strabuzzarono a quell'affermazione.
Avevamo ancora in mente il profilo oscuro di Dusknoir e la sua potenza.
Attimi d'ansia ci avvolsero il respiro quando la direttrice prese dalla sua cintura nascosta dalla giacca del tailleur due, DUE, capsule.
< Ora, sceglierò un paio di voi per vedere come ve la cavate con pokemon d'alto livello. Altrimenti perchè mai avreste vinto il concorso per venire qui? >
"Porca troia!" doveva essere il pensiero che ci rimbalzana sulla punta della lingua fra tutti noi.
L'eccitazione si mischiò con la paura di venire derisi dalla professoressa.
< Tu e tu! Forza, al centro del palco! >
Il primo "tu" era Petunia, che si alzò di scatto non appena il dito scheletrico della donna l'additò.
Il secondo... beh, la mia sfiga mi aveva abbandonato per poco, perchè ero io l'avversario di Miss Stronza.
Io mi misi dalla parte opposta della pedana, con Petunia che mi fissava negli occhi castani con un sorriso maligno.
Mi voltai appena in tempo per vedere Sara che mi faceva l'occhiolino.
< Regola numero tre dei domatori di pokemon > cominciò Samanta, < Non importa quale pokemon si porti in battaglia, ma la forza di volontà dell'allenatore e una buona strategia possono contare più della forza. >
Detto questo ingrandì le sue capsule e ce le buttò per aria.
Fummo accecati per cinque secondi da quanto emettevano luce le capsule.
"Magari sono quelle originali" mi disse la voce della coscienza, mezza sotterrata da quella della pigrizia e della stupidità.
I due nuovi pokemon vennero accolti da un mormorio estasiato.
Vicino a me (non me ne ero accorto subito, quindi trasalii dallo spavento) stava eretto uno splendido gallade, le lame sulle zampe anteriori scintillanti e solcate da varie cicatrici opache, gli occhi grandi e splendenti che ispezionavano l'aula.
Mi arrivava alle spalle, non poteva essere alto più di un metro e sessanta.
< Galleeeeidèh! > esclamò l'alieno, facendo una specie d'inchino alla sua domatrice.
Guardai con il cuore che martellava il pokemon della mia avversaria.
Ma che culo, un'altra volta.
Al fianco di Petunia si ergeva un kabutops dall'aria truce, la bava che colava a goccia dalle sue fauci.
"Se possiede degli attacchi Insetto, sono fottuto" mi venne da pensare.
< Kabuhh-topssss > fischiò il pokemon, mulinando pericolosamente le lame che aveva al posto delle zampe anteriori.
Anche quello, come gallade, era segnato da lividi e cicatrici da veterano.
Il mio pokemon emanava un'improbabile odore di noce.
< Gallade, kabutops! > ordinò in tono fermo Samanta Deinoto, < Seguite ciò che vi diranno questi ragazzini. E voi altri, fate silenzio mentre combattono, possono innervosirsi e vendicarsi su di voi. >
I ragazzi seduti ai banchi impallidirono, qualcuno chiese se poteva andare in bagno.
< Professoressa? > alzai la mano, un po' tremante perchè gallade si girò verso di me, il corno rosso a pochi centrimetri dalla mia carotide.
< Ti serve altro, Giasone Nerestri? >
< Possiamo... possiamo sapere le mosse dei pokemon? >
Se gli altri ragazzi non avevano già il fiato sospeso per l'affermazione della direttrice, lo fecero in quel momento stesso.
< Indovinatelo > rispose semplicemente.
Poi prese un fischietto da sotto la camicetta bianca e ci soffiò dentro.
< Che la lotta cominci! >
Non appena il suono acuto del fischietto svanì nell'aria, Petunia non si perse un secondo e impartì, con un alzata di braccio teatrale: < Kabutops, lacerazione! >
Io sgranai gli occhi, il pokemon spaventoso e dall'odore stagnante che correva nella direzione di gallade, nella "nostra" direzione!
"E che cacchio di attacchi avrà?"
La voce della coscienza ci mise qualche frazione per rispolverare il doppio tipo di gallade: Combattimento/Mistico.
"Mistico... mistico...?"
< Gallade, para l'attacc... >
SLASH!
Il mio pokemon, rimasto immobile per un mio possibile ordine, prese in pieno la falciata poderosa di kabutops, inciampando e cadendo miseramente.
Sussurri di approvazione e di pena si levarono dalle bocce mezze-cucite dei ragazzi.
< Rialzati, presto! > lo incoraggiai, cercando di tirarlo su dalle spalle. Vidi con spavento che era ferito all'attaccatura delle lame, del sangue violetto era sparso sul legno del palco.
La mancanza della sofficità di gallade (che invece aveva igglypuff) mi prese alla sprovvista, lasciando ricadere penosamente il pokemon.
< Ora, idropompa! > esclamò Petunia, nel pieno della sua estasi, già pregustante di vittoria.
Ehhhh adesso! Idropompa!
La bocca di kabutops si aprì, ma ne scese solo la bava viscosa.
Petunia riabbassò il braccio, evidentemente troppo su di giri per capire che il pokemon non possedeva quell'attacco.
Era arrivato il momento d'agire.
Questa volta presi con forza il pokemon bianco e verde e lo tirai su, infondendogli maggior sicurezza.
< Spezza la difesa con psichico! >
< Gallh! > accennò lui, allargando le braccia in avanti.
Immediatamente sentii un ronzio persistente, come le antenne delle vecchie televisioni, poi dagli occhi di gallade scaturirono dei cerchi luminosi e bluastri che si adagiarono su ogni cosa.
Ogni oggetto che non era fissato incominciò a traballare e a levitare.
< Uouuuuuh! > esclamò Nemo, accorgendosi che il suo banco si stava alzando da terra.
La Deinoto scattò verso il ragazzo che lo fulminò con lo sguardo.
Magari Nemo si stava trasformando in pietra, l'intensità della direttrice era molto forte.
Gallade incrociò le lame e con un urlo liberatorio assimilò tutta la luce blu nel suo corno, espellendola di nuovo contro kabutops.
Quest'ultimo fu sbattuto fino al muro, facendo tremare la parete e i vetri delle finestre.
< Grande! > esultai negli occhi esterefatti di Miss Stronza.
Petunia distolse lo sguardo e si avvicinò a kabutops, sussurandogli qualcosa.
Diedi una pacca amichevole a gallade, lui si voltò e mi guardò... stranito.
Forse stando con la Deinoto, non aveva trovato amicizia o simpatia.
< Prova con un calcinvolo! > gli ordinai.
Senza perdere altro tempo prezioso, gallade eseguì un potente salto in alto, poi tese una gamba in direzione dell'avversario e...
< Ora che è vicino! Ronzio! >
Kabutops emise una specie di sorriso maligno e fece vibrare a velocità elevata le due corna spinose.
I vetri delle finestre pulsarono, come se non aspettassero altro che dividersi in piccolissimi frantumi.
Le nostre orecchie furono invase da un rumore paragonabile e mille mosche ronzanti.
Ma la cosa che mi fece accapponare la pelle era gallade, ancora in volo, urlare dal terrore e perdere l'equilibrio e cadere malamente sul palco.
Agonizzante e con gli occhi fuori dalle orbite.
< BASTA! > Urlò Sara, alzatasi in piedi e sovrastando il rumore assordante.
Petunia con un gesto fece interrompere il fastidioso attacco di kabutops.
E la direttrice soffiò tre volte nel fischietto, poi applaudì a Miss Stronza.
< Complimenti, De risi. Una brillante dimostrazione. Hai aspettato ad usare l'asso nella manica proprio quando gallade era in aria, privo di difese. >
< Grazie, professoressa Deinoto > esclamò Petunia, in preda ad un duplice orgasmo.
Poi mi fissò e mi fece un sorriso simile a quello della strega che invita hansel e gretel nella casa di marzapane.
"Sei morto" si leggeva sul suo volto.
"Fottiti" rispondeva il mio.
La Deinoto cristallizò i pokemon e come se niente fosse, ci fece accomodare ai nostri posti.

La lezione figosa ebbe termine, poi seguirono inglese (?), Strategia e Tattica, il pranzo, e infine educazione fisica.
Quando c'era un attimo di tempo, i ragazzi elogiavano la prontezza di Petunia e prendevano in giro la mia scarsa attitudine.

Una bella giornata.
   
 
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