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Autore: Elisir86    11/06/2006    2 recensioni
A casa non tornò nemmeno per le vacanze natalizie.
Ma questo è il dopo.
E per raccontare la fine, bisogna iniziare dal principio...
...E nonostante il principio sia Narnia...
Questa storia inizia con l’estate precedente al mio diploma.
Genere: Malinconico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Volevo ringraziarvi per tutti i commenti! ^///^

Comunque visto che me lo chiedete la mia fanfic parte dall'ultimo libro delle Cronache di Narnia. Ho solo deciso di cambiare la fine, anche perché non mi piace ç_ç

Comunque Buona lettura!

 

13.      Qualcosa d’oscuro

 

Passarono un paio di settimane, settembre era alle porte e Eustachio non si era fatto sentire. Susan non aveva più tempo da stare con me, il suo nuovo lavoro non le lasciava un attimo di respiro.

Peter da canto suo si era rinchiuso in se, e stava tutto il giorno a pensare. Io iniziai a preoccuparmi per lui.

Anche Edmund non lo perdeva di vista.

Ma qualcosa, non andava nemmeno in Ed.

Sembrava quasi che qualcosa d’oscuro stesse avvolgendo la mia famiglia. Qualcosa che esprimeva tristezza e paura.

Si potrebbe descrivere come un buco nero...

Fatto sta, che Edmund una sera di fine agosto volle fare una passeggiata nel bosco con me.

Non capivo cosa volesse, io in quei giorni non mi ero comportata male, e tentavo di aiutare tutti come il mio solito, ma quando arrivammo al solito sentiero la sua voce inespressiva iniziò colmare i miei dubbi.

“Ho paura che E.C. non tornerà più il ragazzo di prima. E ho paura che ne io, ne tu lo potremo rivedere. Perdere qualcuno che si ama, è qualcosa che ti toglie il respiro, la felicità... È qualcosa che io non posso capire.” S’accese una sigaretta, “Ti ho portato qui, perché volevo darti qualcosa che Eustacchio mi ha mandato qualche giorno fa. Non credo di essere il più adatto a tenere qualcosa di così prezioso.”

Mi sorrise. “Lo sai anche tu che sono molto distratto.”

Io non definivo mio fratello distratto, ma ben si disordinato, ma non obbiettai.

“Il fatto che l’abbia mandato a me, è un mistero.” I capelli neri che si muovevano al contatto con la fresca aria.

“Sei sicuro che io sia la più adatta Ed?” lui si fermò a guardarmi negli occhi, “Lucy...Tu sei l’unica. I nostri fratelli maggiori non hanno tempo e io...” si fermò un attimo mordicchiandosi le labbra, gli occhi lucidi.

La sigaretta cascò dalle fine labbra cadendo su un mucchio di foglie bagnate. Le mani che si portarono velocemente al petto.

Cascò.

Io urlai.

“ED!” lo chiamai, ma mio fratello non si muoveva.

Il suo viso sprofondava in una pozzanghera di fango.

Ora sarete d’accordo con me, che in una situazione del genere il terrore di poter perdere qualcuno t’invade e non sai cosa fare.

Lo scossi, e ricevetti un gemito come risposta.

Non so come è successo, so solo che presi, faticosamente, Edmund sulle mie esili spalle. I suoi piedi strisciavano sul terreno.

Piangevo e inciampavo.

Il vestito rosso con cui era andata a fare la passeggiata era di un orrendo color marrone e ormai era pieno di strappi.

Quando vidi una luce proveniente dalla cucina di casa nostra iniziai a urlare con tutto il fiato che avevo in gola.

“PAPA’!” era l’unica parole che riuscivo a dire.

M’avvicinai ancora, e vidi la porta d’entrata aprirsi, mio padre uscì velocemente con un fucile in mano.

Cascai sotto il peso di mio fratello. “PAPA’!” urlai ancora e lui correndo mi raggiunse.

Dietro di lui Peter e nostra madre.

“Vai in casa Lucy!” Peter mi strattonò dal corpo di Edmund e mia madre abbracciandomi mi portò via.

Vi sembrerà sciocco, ma mia madre mi portò nel bagno e mi preparò la vasca piena d’acqua bollente.

Mi svestì lei e mi depositò nell’acqua.

Ma le calde mani che mi lavavano i capelli non erano quelle di mamma, Susan si era svegliata alle mie urla e ora si prendeva cura di me.

Ero stanca e preoccupata.

“Ed starà meglio, Lucy. Papà e Peter l’hanno portato nella sua stanza, il medico è arrivato lo sta visitando ora.”

Prese l’asciugamano e io m’avvolsi in quel morbido tessuto.

“Si è risvegliato comunque, perciò non preoccuparti.”

  
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