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Autore: Luli87    02/10/2011    12 recensioni
Qualcuno si aspettava che io parlassi delle vacanze tanto meritate dai nostri eroi dopo le mie scorse long-fic? Sbagliato!! Eccoci ad un'altra avventura! Niente russi? Niente pagliacci assassini? Vedremo!
Tutto parte da "Diamanti"... pronte? Si parte! Buona lettura!
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 24
“Una promessa è per sempre”
 
“Rick!” sul volto di Kate brillò un sorriso, sorpresa.
“Castle! E tu che diavolo ci fai qui? Come hai fatto a trovarci?” urlò Demming, guardando lo scrittore, sconcertato. Castle, tenendo sempre la pistola puntata contro l’uomo, si avvicinò alla sua Kate. “Ehi, amore mio.” Le disse semplicemente, sedendosi accanto a lei e baciandola. Fu un bacio semplice, ma che racchiudeva in sé tutta la gioia di essersi ritrovati, di essere di nuovo insieme.
Demming, nel vederli, strinse i pugni e si staccò dal timone, afferrando rapidamente la pistola nella sua giacca.  
“Ehi, non ci provare” lo intimò Castle, staccando appena il volto da quello della sua donna. Si voltò lentamente e, con un ghigno sulle labbra, guardò il detective con aria di sfida.
“Perché no, cos’ho da perdere?” rispose Tom, alzando la sua arma, “Farti fuori non sarà affatto difficile.”
“Tom, non farlo!” Lo pregò Kate, afferrando con entrambe le mani una manica dello scrittore. Castle, dal canto suo, la tranquillizzò con un gesto della mano e si alzò, posizionandosi proprio sulla traiettoria della pistola di Tom, tra l’uomo e Kate.
“Vuoi veramente uccidermi davanti a lei?” sussurrò Castle, ironico e sorpreso. “Come credi che sarà poi la sua vita, accanto a te? Ti sei rivelato un mostro, Demming. L’hai messa in pericolo, quante volte in un solo giorno? Non la renderai mai felice, mai. E lei non ti ama, lo sai bene. Cosa sei diventato, Tom? Eri un bravo poliziotto, un bravo collega, onesto, leale, sincero. Guardati adesso. Hai sacrificato il tuo amico, mandando poi mesi di lavoro a quel paese.” Fece una pausa. “E hai rischiato di far uccidere Kate.” Aggiunse, indicandola.  
Le parole dello scrittore e lo sguardo stanco di Kate ferirono il detective, poco per volta, come se una spada stesse lentamente entrando nel suo cuore.
Cos’era diventato, per amore? E cosa aveva fatto, per vendetta?
Non poteva più tornare indietro e, ormai l’aveva capito, Kate non sarebbe mai più stata sua.
Già solo il fatto che Richard Castle era lì, sul suo yacht, tra lui e il suo sogno, ne era una prova.
“So che non mi sparerai” disse sicuro Castle, abbassando la pistola. Poi sussurrò incerto, “Non lo farai, vero?”
Kate lo guardò sbalordita. Non ne era certo? Perché stava abbassando l’arma?! Ma si fidava del suo scrittore.
Demming strinse i denti, alzò la pistola come per puntare la mira alla testa di Castle, per poi lanciarla in mare, all’improvviso, urlando.
Un urlo lungo, nato dal profondo del cuore.
Demming era confuso e l’unica cosa a cui riusciva a pensare era di aver sbagliato tutto sin dall’inizio. Aveva sbagliato nel suo lavoro: aveva perso un amico; aveva sbagliato nel decidere di rapire Kate, mettendola più in pericolo di quanto già non fosse.
Guardò lo scrittore, senza più voce, senza più parole. Castle gli si avvicinò, apparentemente calmo: dentro di sé Rick era felice di aver fatto ragionare il poliziotto, ma aveva ancora una rabbia estrema da liberare.
“Mi… Mi dispiace Kate.” Disse Demming, prendendo dalla tasca dei pantaloni la chiave per le manette ai polsi di Kate. Fece un passo verso la donna ma Castle lo bloccò. Lo scrittore aprì la mano destra e fece un cenno al detective, incitandolo a consegnargli la chiave. Tom, pentito, annuì e gliela porse. L’oggetto brillò nella mano dello scrittore che, soddisfatto, la strinse in un pugno.
Fece tremare quel pugno per qualche secondo, per poi voltarsi verso Kate.
La sua Kate.
Seduta, stanca, sfinita.
Cosa doveva aver passato nelle ultime 24 ore?
Una rabbia repressa si impossessò di Rick: lo scrittore si voltò di nuovo verso Demming e, inaspettatamente, gli tirò un pugno colpendolo sulla mascella. L’uomo perse l’equilibrio e cadde a terra, tenendosi il volto e sputando sangue.
“Questo è per Kate!” spiegò Castle, lasciandolo lì sanguinante e liberando la sua musa dalle manette.
Demming si rialzò: “Ho sbagliato, hai ragione. Speravo di salvarla da quei bastardi ma il mio egoismo ha avuto la meglio e l’ho messa ancora più in pericolo di quanto…”
Ma non finì la frase, perché lo scrittore gli tirò un altro pugno, questa volta colpendolo allo stomaco. Tom barcollò pochi istanti prima di indietreggiare e, inciampando in una corda, perse l’equilibrio e cadde in mare.
Castle afferrò un salvagente arancione e lo lanciò in mare, vicino al punto in cui il detective era caduto. Kate corse al suo fianco, abbracciandolo, osservando le onde.
“E questo è per Esposito!” urlò lo scrittore, non appena Demming riaffiorò in superficie.
“Cos’è successo a Javier?” chiese Beckett preoccupata, “Sta bene?”
“Ferita superficiale, non temere, starà bene. Ma Demming ha tradito la sua famiglia, comportandosi da bastardo. L’ha preso in giro, gli ha mentito. Tutto per avere te. Javier deve essersi sentito…ingannato.” Commentò lo scrittore.
Kate prese il volto di Rick tra le mani e lo accarezzò a lungo, perdendosi nei suoi occhi azzurri. L’uomo, dal canto suo, portò una mano dietro la schiena della donna e con l’altra le spostò i lunghi capelli, accarezzandoli.
“Mi hai trovata, Rick.”
“Non ho alcuna intenzione di perderti, Kate.”
“Mai.”
“Mai.”
Avvicinarono i loro volti, sfiorarono i nasi, si sorrisero, stringendosi in un forte abbraccio.
“Ehi, ehi, ehi! Come sta il mio piccolo?” chiese lo scrittore, allentando un po’ la stretta e appoggiando una mano sul ventre della donna.
Kate gli sorrise. Non era il momento di raccontagli cosa fosse realmente successo: la corsa dal dottore, i crampi del giorno prima, il modo in cui Demming avrebbe voluto rendersi padre del loro bambino. Se gliel’avesse raccontato, Rick si sarebbe tuffato in acqua e avrebbe tentato di annegare il detective, senza pensarci due volte.
“E’… affamata.” Rispose semplicemente. E un milione di emozioni la invasero.
Castle restò senza parole: “…A?” disse, sospirando e ridendo insieme.
Beckett annuì, felice.
Castle la tirò a sé e la baciò: il miglior bacio che si fossero mai dati, felice, desiderato, emozionante, energico.
Quando si staccarono, Demming era ancora a mollo e Kate chiese allo scrittore: “Lo lasciamo lì?”
“Sta arrivando Ryan con la polizia navale, lo pescheranno loro. Ora torniamo a terra e ti porterò subito in ospedale.”
“Non è necessario Rick, sto bene, davvero.” Cercò di convincerlo la donna. “Ho solo bisogno di mangiare qualcosa e di dormire un po’.”
“Dormirai tra le mie braccia tra poco amore mio” Castle però non volle sentire ragioni: “Ma che stai bene voglio che me lo dicano i medici.”
L’uomo prese la mano di Kate e con lei accanto si mise al timone, intenzionato a riportare la barca al porto.
 
Ore 11.00
In ospedale
 
Esposito era seduto sul letto mentre un’infermiera dalle gambe mozzafiato gli sistemava la medicazione al collo. Lanie, alle spalle della donna, gelosa come non mai, lo fissava negli occhi, in modo tale che lo sguardo dell’uomo restasse immobile.
Qualcuno bussò alla porta e apparve Castle: “Ehi, Esposito!”
Prima che qualcuno potesse badare a lui però, l’infermiera comunicò: “Ho finito. Può andare detective, si ricordi solo di firmare i moduli per l’uscita.”
Lanie si spostò appena, per farla passare, senza distogliere lo sguardo da Esposito.
“Castle!” esclamò quest’ultimo, non appena l’infermiera uscì.
Lanie lo abbracciò: “Dov’è Kate, Castle? Come sta? Sta bene? Il bambino?” Una valanga di domande uscì dalla bocca dell’amica.
Lo scrittore la prese per le spalle e le sorrise: “E’ al primo piano, al reparto di Ginecologia. Un dottore l’ha appena visitata, sta bene.”
Non fece in tempo a finire la frase che la donna si era già precipitata alle scale.
Rimasti soli, Esposito e Castle si strinsero la mano.
“Avevi ragione tu eh, Castle? Alla fine Demming aveva un solo scopo in mente.” Ammise il detective.
“Kate sta bene ed ora è al sicuro. L’importante è questo. Ma tu come stai?” chiese lo scrittore.
Esposito sfiorò appena la medicazione sul proprio collo e sorrise: “Sono stato peggio.”
“Lo sai a cosa mi riferisco, Javier. Demming per te era come un fratello.” Osservò Castle.
Esposito annuì: “Hai detto bene, era. Il distretto è la mia casa, la mia famiglia. Tradiscilo, ingannalo una volta, e sei fuori. Lui ha messo a rischio la vita di Kate, questo basta a tagliarlo fuori dalla mia vita. Spero gli diano almeno vent’anni.”
Castle annuì, concorde. Forse venti anni erano ancora pochi, ma per rapimento e tentato omicidio di certo non si sarebbe mai più potuto avvicinare a Kate.
Non fece in tempo ad aggiungere altro che qualcuno bussò alla porta.
“Ehi!” esclamò Ryan, entrando.
“Ehi!” rispose Esposito.
Il sorriso sui volti dei tre uomini bastava a descrivere cosa si era creato tra di loro: fratellanza, famiglia.
“Ragazzi, vado a recuperare Kate e Lanie e poi ce ne andiamo tutti a pranzare all’ Old Haunt, offro io.” disse Castle, emozionato; in verità voleva lasciare i due colleghi da soli.
 
Neanche venti minuti dopo si trovarono tutti nel giardino dell’ospedale.
Kate stringeva tra le mani una piccola fotografia, l’ecografia della sua bambina, e Lanie non smetteva di toccarle il ventre, anche se, per il momento, di pancia non c’era gran traccia.
Castle sorrideva raggiante al suo fianco e intanto scherzava con Ryan ed Esposito che continuavano a proporre nomi per la piccola.
“Andiamo, guido io!” disse Ryan. Lo seguirono Lanie ed Esposito, mentre Castle e Kate si soffermarono qualche istante su una panchina: “Vi raggiungiamo direttamente all’Old Haunt!” aveva detto Rick.
 
Kate si sedette, osservando ancora la fotografia. Castle strappò una margherita dal prato e si sedette accanto a lei, appoggiando il fiore sulla foto. Quel semplice gesto fece sorridere Kate che alzò il suo sguardo verso lo scrittore.
“Andrà tutto bene da qui in poi, vero?” chiese la donna. Castle la osservò curioso.
“Ho paura Rick, ogni volta che sembra vada tutto bene succede sempre qualcosa che…” disse, appoggiando una mano sulla propria pancia.
“Kate, stasera stessa partiamo per gli Hamptons, trascorreremo insieme questi mesi di gravidanza: ti voglio al sicuro, con me. Niente pistola né distintivo, assassini o ladri. Il distretto farà a meno di te, almeno per un po’.”
La donna annuì.
“E niente ex, chiaro? Non vorrei altri pericoli per la nostra bambina. Di padre ne avrà uno solo e sarò io.” Aggiunse sorridendo.
“E non vi lascerò sole un giorno…” disse baciandola di nuovo, “un’ora”, un altro bacio, “o un minuto.” Un altro ancora.
“Promettimelo Rick… Andrà tutto bene.” Disse Kate, avvicinando il proprio volto a quello dello scrittore.
Rick la baciò per l’ennesima volta, instancabile: “Te lo prometto, Kate. Sempre.”

 
 
E qui posso mettere finalmente un commento personale: è finita anche questa storia!
Dopo la mia quarta long-fic, direi che posso fermarmi un po’, riprendere fiato e recuperare le mille storie che avete scritto in questi mesi.
Grazie a chi mi ha seguito sin dall’inizio, grazie a chi ci ha provato ma si è persa qua e là, grazie a chi ha commentato e anche a chi ha letto in silenzio, grazie a chi mi ha fatto sapere il proprio parere via mail, grazie anche a chi mi ha aiutato, con le idee, un nome o una descrizione stupenda della città.
Ammetto di aver creato molta confusione in questo racconto, tra russi ed ex fidanzati psicopatici, perciò posso capire la difficoltà nel seguirmi fino a qui.
Spero di non aver deluso nessuno e di avervi regalato una lettura piacevole!
Ed eccoci qui: un grazie di cuore, a tutte. 
Lucia
  
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