14.
Settembre
Il
medico non seppe dirci cos’era successo e il perché. Il dolore che Edmund
sentiva al petto non era causato da nulla che lui conoscesse.
Io
e i miei fratelli maggiori però lo sapevamo.
Proprio
lì dove il dolore era acutissimo, Ed era rimasto ferito dalla strega bianca.
L’unica
cosa che non capivamo era il fatto, che solo dopo anni dall’incidente il
dolore era tornato.
Settembre
era arrivato ed Edmund stava già tornando a fare le passeggiate da casa al
torrente. Mentiva ai nostri genitori dicendo di stare male, e voleva far vedere
che riusciva a fare qualsiasi cosa.
Ma
quando i genitori lavoravano, Ed stava fermo nel suo letto a soffrire
lentamente.
Mancavano
solo un giorno alla sua partenza e lui mi chiamò con voce fievole nella sua
stanza.
“Lucy...”
mormorò, “Dopodomani parto. E io non sono ancora riuscito a darti il tesoro
che Eustachio mi ha mandato. L’ho aperto e trovo che sia tu l’unica adatta a
tenere quella scatola preziosa. Ora ascoltami bene.” S’azzittì e s’accese
una sigaretta “Vai al di là della caverna...Dal buio arriva alla luce... Lì
troverai l’oggetto più prezioso di nostro cugino.”
Lo
guardai scettica, “Ma ti sembra il caso di dirmi dove sta a mò di
profezia?” scossi la testa e lui rise, “No, hai capito benissimo dove si
trova.”
Il
giorno dopo, Edmund e Peter rimasero nelle loro stanza a preparare le valige. Ed
non vedeva l’ora di iniziare l’università.
Quando
dovette partire mi abbracciò con forza, “Ti scriverò ogni settimana!” mi
promise e poi salì sul treno, e sapevo che non l’avrei rivisto presto.
Anche
Peter partì qualche giorno dopo, e io m’accingevo a preparare le mie di
valige per andare a studiare l’ultimo anno di superiori.
E
ora, alla mia confusione s’aggiunse il dubbio di andare o meno a prendere il
tesoro di E.C.
Decisi
che non era ancora tempo.
Quindi
perfino io partii e con me non c’era altro che valige piene di abiti e un
biglietto per il centro di Londra.
Mia
sorella mi salutava dal marciapiede, le sue labbra che mi chiedevano di
scriverle.
Chissà
perché non le scrissi tanto.