«Pronto?»
«Pronto,
ciao Robert, sono Kurt, scusa se ti chiamo, non ti disturbo, vero? Ma
certo che ti disturbo... stupido Kurt! E' solo che tu mi avevi detto
che potevamo parlare...»
«Smettila Kurt, dove sei?»
«In macchina...»
«Sì, ma dove?!»
«Sotto al McKinley»
«Riesci a guidare?»
«Dove sei?»
«Ci vediamo al Lima Beam, sai dov'è?»
«A tra poco.»
«Come hai detto che si chiama la tua Giulietta?»
«Drew,
quante volte te lo devo dire?! Smettila di chiamarlo Giulietta,
è un uomo!» Robert volse gli occhi al cielo - possibile
che si ostinasse a chiamarlo così? - lo avrebbe già steso
a terra con un cazzotto, se non fosse che gli sarebbe tornato utile per
"portare in salvo" il suo Kurt.
Drew cercò di indorare la pillola con un sorriso. «Ma è una cosa romantica!»
«Se non la smetti, giuro che ti strappo ogni singolo capello da quella tua testa già mezza stempiata!»
«Ehm,
ciao Rob!» disse Kurt stringendo un pochino di più la sua
tracolla - chi diavolo era quel damerino vicino a Rob?!
«Rooob?
Hey, Rob? Sì, va bhé, sei un caso perso.» Drew
sapeva che il suo amico non era un idiota, ma quando puntava gli occhi
sulla sua Giulietta -era sicuro che oramai pensava a lui come
Giulietta- il suo cervello implodeva (pum pum pum, ciao
neuroni!). «Io sono Andrew, Andrew Stuart.»
«Smettila
di fare il finto 007!» Dopo aver fulminato con un occhiataccia il
suo amico, Rob si sciolse in un mieloso sorriso verso Kurt, facendo
trasparire la preoccupazione dai suoi occhi.
«Non può andare avanti così Kurt, guarda in faccia la realtà! Non puoi restare nella tua scuola, ti pestano a sangue un giorno sì e un giorno no! Eppure credevo che il mio intervento li avrebbe scoraggiati...»
«Non può andare avanti così Kurt, guarda in faccia la realtà! Non puoi restare nella tua scuola, ti pestano a sangue un giorno sì e un giorno no! Eppure credevo che il mio intervento li avrebbe scoraggiati...»
«Non
è passato poi così tanto da quando sei arrivato tu! E poi
da quando ci sei, mi sento molto più al sicuro!» Kurt non
avrebbe di sicuro perso una chance di ringraziare ulteriormente la
prima cosa buona che gli fosse capitata nella sua vita.
Drew sbuffò sonoramente «No, vi prego, prendetevi una camera!»
Due paia di occhi lo congelarono sul posto. «Ragazzi, sono qui per un motivo, non per fare il terzo incomodo!»
Un'altra fulminata -quando lo avrebbero capito che si piacevano reciprocamente, quei due? Insomma, un mese di sms a tutte le ore e telefonate "chiudi tu, no chiudi tu, no chiudi tu" e non erano ancora riusciti a combinare niente.
«Ok, mentre mi guardate male, io dico perchè sono qui, eh?»
Il più piccolo abbassò lo sguardo arrossendo lievemente e poi squadrò dalla testa ai piedi quel ragazzetto con indosso un'inguardabile divisa.
«Mi piacerebbe proprio saperlo.»
«Beh, come ti stavo dicendo prima, -intervenne Robert, prima che Kurt incenerisse l'altro ragazzo- ci sarebbe un'altra possibilità per risolvere la tua... situazione.» E porse al suo protetto un volantino -Dalton Academy. Nonostante fossero passati due anni dal suo diploma, e cinque da quando era scappato dalla sua vecchia scuola, gli sembrava di sentire ancora pulsare le ferite. E non solo quelle dei calci e dei pugni. Perchè a quindici anni, sentirsi insultare perchè sei diverso, perchè sei "finocchio" marchia l'anima come un ferro arroventato. Ma poi, sua madre gli aveva dato un opuscolo, dopo che era stato ritrovato alle nove di sera, chiuso nello stanzino dei detersivi della scuola, attaccato con lo scotch a una parete ed era approdato alla Dalton.
«Politica di tolleranza zero contro qualsiasi forma di bullismo e discriminazione»
Gli occhi di Kurt si illuminarono come un faro nella notte. Forse poteva davvero smettere di aver paura di girare per i corridoi della scuola. Beh, almeno per quelli della Dalton Academy.
«Ma questo non spiega la sua presenza qui» Incenerì ulteriormente con lo sguardo l'altro ragazzo.
«Sono qui come rappresentate della Dalton Academy e del nostro Glee Club, gli Warblers, Rob mi ha detto che canti, vero Giulietta?»
«Scusa, come mi hai chiamato?! -era davvero troppo, da quanto lo conosceva? Cinque minuti? E Giulietta?!- come ti permetti di chiamarmi così?! Se questo è l'educazione di un ragazzo-tipo di questa scuola per figli di papà, grazie, ma preferisco non metterci piede!» Disse, un infuriatissimo Kurt, sventolandogli in faccia il volantino a strisce blu e rosse.
«Kurt... Kurt, scusalo, è un deficiente! Anzi, scusa me per aver portato un simile personaggio come rappresentate, forse sarebbero andati meglio Wes o David...»
«Ma deficiente a chi? Bellimbusto che non sei altro, non fosse che sei il doppio di me te la farei vedere io, pfui -e comunque sono molto più simpatico io, di loro due!»
«Ci penserò un po' su a questa scuola per damerini maleducati, ora però devo andare, mio padre mi aspetta in officina.» A dire il vero non vedeva l'ora di allontanarsi da quell'insopportabile ragazzo -ma chi si credeva di essere?
«Se vuoi ti accompagnamo noi, tanto...» Kurt lo interruppe.
«No, grazie, preferisco andare da solo, e poi è qui a due passi! Ciao Robert!»
Due paia di occhi lo congelarono sul posto. «Ragazzi, sono qui per un motivo, non per fare il terzo incomodo!»
Un'altra fulminata -quando lo avrebbero capito che si piacevano reciprocamente, quei due? Insomma, un mese di sms a tutte le ore e telefonate "chiudi tu, no chiudi tu, no chiudi tu" e non erano ancora riusciti a combinare niente.
«Ok, mentre mi guardate male, io dico perchè sono qui, eh?»
Il più piccolo abbassò lo sguardo arrossendo lievemente e poi squadrò dalla testa ai piedi quel ragazzetto con indosso un'inguardabile divisa.
«Mi piacerebbe proprio saperlo.»
«Beh, come ti stavo dicendo prima, -intervenne Robert, prima che Kurt incenerisse l'altro ragazzo- ci sarebbe un'altra possibilità per risolvere la tua... situazione.» E porse al suo protetto un volantino -Dalton Academy. Nonostante fossero passati due anni dal suo diploma, e cinque da quando era scappato dalla sua vecchia scuola, gli sembrava di sentire ancora pulsare le ferite. E non solo quelle dei calci e dei pugni. Perchè a quindici anni, sentirsi insultare perchè sei diverso, perchè sei "finocchio" marchia l'anima come un ferro arroventato. Ma poi, sua madre gli aveva dato un opuscolo, dopo che era stato ritrovato alle nove di sera, chiuso nello stanzino dei detersivi della scuola, attaccato con lo scotch a una parete ed era approdato alla Dalton.
«Politica di tolleranza zero contro qualsiasi forma di bullismo e discriminazione»
Gli occhi di Kurt si illuminarono come un faro nella notte. Forse poteva davvero smettere di aver paura di girare per i corridoi della scuola. Beh, almeno per quelli della Dalton Academy.
«Ma questo non spiega la sua presenza qui» Incenerì ulteriormente con lo sguardo l'altro ragazzo.
«Sono qui come rappresentate della Dalton Academy e del nostro Glee Club, gli Warblers, Rob mi ha detto che canti, vero Giulietta?»
«Scusa, come mi hai chiamato?! -era davvero troppo, da quanto lo conosceva? Cinque minuti? E Giulietta?!- come ti permetti di chiamarmi così?! Se questo è l'educazione di un ragazzo-tipo di questa scuola per figli di papà, grazie, ma preferisco non metterci piede!» Disse, un infuriatissimo Kurt, sventolandogli in faccia il volantino a strisce blu e rosse.
«Kurt... Kurt, scusalo, è un deficiente! Anzi, scusa me per aver portato un simile personaggio come rappresentate, forse sarebbero andati meglio Wes o David...»
«Ma deficiente a chi? Bellimbusto che non sei altro, non fosse che sei il doppio di me te la farei vedere io, pfui -e comunque sono molto più simpatico io, di loro due!»
«Ci penserò un po' su a questa scuola per damerini maleducati, ora però devo andare, mio padre mi aspetta in officina.» A dire il vero non vedeva l'ora di allontanarsi da quell'insopportabile ragazzo -ma chi si credeva di essere?
«Se vuoi ti accompagnamo noi, tanto...» Kurt lo interruppe.
«No, grazie, preferisco andare da solo, e poi è qui a due passi! Ciao Robert!»
Gli Warblers arriveranno, non disperate, col tempo arriveranno. Spero che vi sia piaciuto quello che avete letto :)