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Autore: Tweedles    02/10/2011    3 recensioni
Blaine appoggiò l’ultima scatola nella sua nuova camera al quinto piano, sospirò profondamente per calmare il cuore che gli batteva a mille. Chiuse la porta della sua nuova stanza e si guardò intorno sentendo già le lacrime riempirgli gli occhi. Non stava solo chiudendo quella porta. Stava chiudendo con tutto quello che era stato prima. Con il ragazzo tutto sommato felice, il leader degli Warblers, quello ben voluto da tutti. Ma era storia antica, ormai. Perché tutto era andato a rotoli?
Genere: Angst, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Nuovo personaggio, Warblers/Usignoli
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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ff «Hey, stai bene? Ma chi diavolo era quell'energumeno?»
«I-io... i-o... quel, quel... mostro!» Kurt era a terra, proprio davanti alla sua macchina.
Karofsky, dopo averlo seguito nel parcheggio semideserto del McKingley, aveva iniziato a insultarlo per le sue scelte sessuali. Quelle parole continuavano a risuonargli in testa «Culo sfondato, checca, rifiuto umano...». Ma la goccia che aveva fatto traboccare il vaso era stata quell'insulto. L'unico sul quale non avrebbe mai potuto passare sopra. Lo aveva chiamato "figlio di puttana". Ogni volta che ripensava alla madre, era come se una lama si conficcasse un po' più a fondo nel suo cuore. Non aveva portuto semplicemente lasciar passare e così, lo aveva fatto. Si era girato verso quell'ammasso di lardo e gli aveva urlato contro tutto il suo disprezzo. Per lui, per tutti quelli come lui, per il mondo omofobo.
«Che problema hai? Dimmelo! Hai paura che ci provi con te? Non sei il mio tipo, non mi piacciono i grassocci e sudaticci giocatori di football, senza un briciolo di cervello!» E poi aveva sentito la botta... cazzo se faceva male.
Un grosso pugno gli era piombato sullo zigomo destro, subito seguito da un'altro nelle costole. Aveva sentito il respiro mozzarglisi in gola e l'unica cosa che era riuscito a fare era stato di spingere Karsofsky indietro di qualche centimetro, prima di scivolare per terra con il fiato corto per il colpo ricevuto. Ma come poteva sperare che tutto si risolvesse in quel modo? E infatti il bullo aveva iniziato a prenderlo a calci. Ogni singolo centimetro del suo corpo era alla mercè di quel ragazzo complessato, che solo qualche settimana prima, dopo l'ennesimo spintone, lo aveva baciato, minacciandolo di morte se lo avesse riferito a qualcuno.
E poi era arrivato lui. E aveva decisamente gonfiato come un palloncino Karofsky.
«Chi sei?»
«Io ti salvo la vita e non mi ringrazi neanche? Beh, guarda che ti lascio a prenderti le botte, la prossima volta, eh!»
Kurt arrosì violentemente. «Scusa, ma credevo che nessuno si sarebbe voluto mettere contro quell'armadio!»
«Prego, per averti risparmiato qualche costola rotta, a proposito, come ti senti?»
«Nè meglio, nè peggio delle altre volte. Tempo stasera avrò l'occhio nero, neanche una settimana e andrà via e sarò di nuovo pronto a essere gonfiato di botte dal primo giocatore di football a cui capiterò sotto tiro.»
«Sai, anch'io qualche anno fa sono stato preso di mira da degli stronzi. Sì, stronzi, perchè se la prendevano con me solo perchè ero diciamo un po' meno fisicato di adesso.» Compensò quella sua frase un po' piena di sè con un sorriso a decisamente troppi, smaglianti, perfetti, denti.
E mentre pronunciava queste parole, Kurt si rese conto che, effettivamente, il suo salvatore era un gran bel ragazzo: alto, capelli chiari, fisico da modello dell'Abercrombie che si intravedeva attraverso l'aderente maglietta bianca -non rischiava di strapparsi, con quei bicipiti?- e dei magnetici occhi grigio-verdi.
Mentre il più piccolo si perdeva in queste constatazioni, l'altro intanto aveva scritto il suo numero di cellulare su un volantino trovato per terra.
«Non dovrebbero passarla liscia, non farti problemi a chiamarmi quando vuoi se... se sei di nuovo nei pasticci. O se hai voglia di prendere un caffè!»
E intanto, mentre il più grande si girava un'ultima volta per sorridere incoraggiante al ragazzo, che ancora tremante era appoggiato alla portiera del suo Suv, a quest'ultimo venne in mente che non sapeva neanche il suo nome.
«Hey! Aspetta, dimmi come ti chiami almeno!»
«Oh, scusa, me ne ero completamente dimenticato, sono Robert.» Ed ecco un altro sfavillante sorriso, come scusa per quella piccola dimenitcanza.
«Io sono Kurt... beh, grazie per quello che hai fatto per me oggi, Robert.» Anche Kurt provò a sorridere, ma evidentemente, ancora scosso dall'accaduto, gli uscì piuttosto una smorfia tremolante, che provocò un lampo divertito negli occhi di Robert.
«Ciao!»






Ok, è il primo tentativo di fanfiction che faccio e quindi sono abbastanza dubbiosa sul mio operato... Datemi un segno, ho bisogno di sapere com'è! Alla prossima :)
  
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