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Autore: Meme06    03/10/2011    6 recensioni
E se Ikuto fosse un vampiro ed Amu una semplice ragazza che però dentro di se nasconde un'indole oscura e sadica? Che cosa succederebbe? Ambientato nel passato. un'altra storia che ha sviluppato la mia mente malata, spero vi piaccia ^ ^
Genere: Dark, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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- Questa storia fa parte della serie 'The smell of your blood'
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Amu camminò per qualche minuto fino a giungere nel posto dove avrebbe visto il corpo del biondino. Lo riconobbe subito, come al solito i paesani si erano riuniti tutti per piagnucolare e per compatire una persona che neanche conoscevano. Le anziane andavano lì solo per dire:

- Povero ragazzo, era tanto bravo…

Oppure fingere di piangere tenendo un fazzoletto davanti al naso, cosa stupida che Amu non aveva mai compreso.

Si avvicinò all'ammasso di gente e si fece l'argo tra di loro con la scusa che lo conosceva. Questa volta le persone erano di più e sembravano tutte incollate per come se ne stavano appiccicate l'una all'altra.

Una volta arrivata davanti a loro lo vide. I capelli biondi erano arruffati e appiccicati al viso. Gli occhi erano aperti e il colore rosso era spento. Sembrava vetro. Inoltre aveva dei strani segni sul corpo, come se fosse stato legato, la corda gli aveva segato la pelle. Inoltre la mano del ragazzo aveva due dita mutilate e un dito rotto.

Tadase ha imparato proprio oggi ad essere sincero…

Le parole del ragazzo le ritornarono alla mente. Ecco che cosa voleva dire, ecco come aveva imparato, la lezione era stata piuttosto pesante considerando il dolore che doveva aver patito. Ma ancora non riusciva a capire che cosa intendeva per essere sincero. Che bugie potrebbe aver detto e poi perché? Non capiva, ma ben presto avrebbe capito.

Si inginocchiò davanti al corpo del ragazzo e gli tolse i capelli dal viso scoprendo il collo. I paesani la guardavano disgustati e sorpresi. Lei non se ne curò e guardò da tutti e due i lati del collo di Tadase. Non ci sono fori… pensò sorpresa Amu.

-Allora, com'andata la cena?

Gli chiese poi. Il ragazzo la guardò un attimo perplesso, poi sorrise sadico.

- Benissimo… - le rispose, poi le si avvicinò fino a sfiorarle il volto.

Le parole pronunciate da quel vampiro le rimbombarono nella mente. E anche il biglietto.


Buonasera piccola, romantico il ragazzino,

spero non ti dispiacerà se l'ho invitato a cena,

a presto…

I


Diceva 'cena'. E allora perché Ikuto non l'aveva morso? perché non aveva bevuto il suo sangue? Cercò su tutto il corpo tracce di morsi o comunque una prova che gli aveva succhiato il sangue, ma niente. Non lo aveva neanche sfiorato con le labbra.

La rosa si alzò in piedi. C'era un motivo del perché non l'aveva morso e lei doveva sapere perché, doveva sapere tutta la storia. E aveva già in mente chi sarebbe stato a raccontarle tutto.

Si girò verso le persone che la guardavano ancora sbalordite. Le guardò tutte con lo sguardo freddo e distaccato. Poi si rifece largo tra la folla. Questa volta non dovette spingere molto, le persone la lasciavano passare. Aveva toccato un cadavere e non volevano di certo rischiare di essere infettati dalla puzza di un morto.

Meglio così, fece prima a passare ed era proprio quello che voleva. Non aveva tempo da perdere. Iniziò ad incamminarsi verso la sua meta a passo svelto e deciso. Non sapeva bene dove abitava, ma sapeva che era al di là del bosco e poi sicuramente sarebbe stato lui a farsi vivo per primo.

Infatti…

La ragazza era appena entrata. Era mattina presto e il sole aveva iniziato da poco a farsi alto nel cielo. Amu cercava delle tracce nel terreno. Forse poteva riuscire a scoprire qualcosa e a trovare magari un sentiero, una scorciatoia o qualcosa che solo lui utilizzava per tornare a casa. Ma non trovò niente. Era proprio un vampiro, non lasciava traccia, dove passava lui restava tutto com'era prima. Dannazione, di questo passo non lo troverò mai… pensò la ragazza. Si inginocchiò a terra e tastò il terreno con le mani, come alla ricerca di qualcosa.

- Ahio! - esclamò d'un tratto sottraendo la mano da cui sgocciolava sangue. Aveva un taglio abbastanza profondo nel palmo. Se lo era fatto mentre passava la mano veloce sul terreno. Con cautela tolse le foglie secche dal luogo in cui si era fatta male e con sua grande sorpresa scoprì un paletto. Con la mano destra, quella sana, lo tirò fuori dal terreno e lo guardò con attenzione e stupore. - Chi diavolo ha messo un paletto qui?

- E chi lo sa! - rispose una voce alle sue spalle. - Ce ne sono passati tanti qui! E tutti sono finiti nello stesso punto… al cimitero.

Disse per poi mettersi a ridere.

- Posso facilmente indovinare per mano di chi… - gli disse lei tornando a guardare il paletto. In quel breve attimo si sentì prendere la mano tagliata e il polso destro e si ritrovò davanti Ikuto.

- Brava… - le disse lui ironico. Poi fissò la sua mano, ispirò l'odore del sangue, che gli arrivò fin nelle interiora. E nonostante la ragazza opponesse resistenza riuscì comunque a gustare un po' di quel delizioso liquido rosso che tanto lo inebriava. Le leccò via tutto il sangue dalla ferita, che poi non era neanche tanto grande, a parte la profondità. Poi si concentrò sull'altra mano, quella che reggeva il paletto.

- Mmm… - fece. - Con questo coso rischi di farti male…

Le disse con finta premura, infatti sorrise ironico subito dopo per poi toglierle dalle mani quell'aggeggio, spezzarlo e lanciarlo lontano da lì.

- Oh, grazie di avermi messo in guardia… - gli rispose scocciata, cercando di tamponare la ferita con l'abito. - Ah…

Faceva davvero male e il sangue non si voleva fermare.

- Dai vieni… - le disse il vampiro prima di trasformarsi in gatto e farle il gesto di seguirlo con la testa.

La ragazza si alzò in piedi, non aveva scelta e poi voleva delle risposte.

Lo seguì per tutto il bosco, dovette ammettere che era davvero grande e sotto certi aspetti inquietante. Più ti inoltravi nel bosco più ti sembrava che qualcosa ti seguiva, che ti osservava e che era sempre pronta ad attaccarti. Ora capiva perché tutti erano così spaventati ad entrare in quel posto e che non andavano mai oltre l'inizio del bosco.

D'un tratto si trovò davanti ad un'impotente struttura nera. Era un castello, fortuna che si era aspettata una casa. Guardò quell'abitazione stupefatta, era davvero bellissima, anche se oscura e terrificante.

Ikuto si tramutò nuovamente in ragazzo e aprì l'entrata, guardando di sottecchi Amu che era ancora impegnata a fissare dettaglio per dettaglio la dimora.

La porta si aprì così silenziosamente che neanche se ne accorse fino a che il ragazzo non le schioccò le dita davanti agli occhi ambra.

- Hey! Ti sei incantata? - le fece. Poi le indicò la porta. - Entra…

Anche se un po' titubante la ragazza varcò la porta che si richiuse pesantemente alle sue spalle, facendola sobbalzare. Davanti a lei un grande ingresso con una scala larga che portava al piano di sopra al centro. Tutto questo, comprese le pareti era nero e il distacco lo facevano il grande tappeto che percorreva tutta la scala e le pesanti tende alle grandi finestre laterali, entrambi rosse. Non c'era niente in quella stanza, era completamente vuota.

- Devi salire le scale… - le disse all'orecchio, facendola sobbalzare leggermente.

- Non è uguale se restiamo qui? - gli chiese leggermente agitata. Il ragazzo sorrise divertito e sadico al tempo stesso.

Le poggiò le mani sulle spalle, facendola rabbrividire, poi le sussurrò all'orecchio:

- Di sopra si sta più comodi.

Fortuna che non la poteva vedere, perché il sangue le era salito tutte sulle gote, facendole diventare rosse come non lo erano state mai.

- V-va bene allora andiamo… - rispose cercando di mantenere la calma. Era troppo curiosa e ostinata per tirarsi indietro e anche lo avesse voluto, ormai era troppo tardi.

Si lasciò condurre al piano superiore dal ragazzo che non la smetteva di cogliere l'occasione per imbarazzarla o per spaventarla. La ragazza se ne era accorta da tempo che lui era il solo che ci riusciva a farle scatenare queste due emozioni. La cosa non le piaceva, ma allo stesso tempo quando lo faceva la faceva sentire strana, non lo avrebbe saputo mai spiegare il perché o meglio, non avrebbe voluto spiegarlo.

Arrivati al piano di sopra si ritrovò in una stanza molto particolare. Le pareti ed il pavimento erano sempre nere. Le tende alla finestra posta sul lato destro erano porpora. Al centro della stanza, poggiata alla parete c'era una scrivania in legno con sopra varie carte, inchiostro e pennino. Il lato destro era interamente ricoperto di libri a parte una porta in legno scuro nell'angolo.

Davanti a lei c'era una poltrona nera e rossa. C'erano delle tracce di sangue su di essa e della corda tagliata ancora intrecciata sullo schienale. Ad Amu non servì fare complicati ragionamenti per arrivare alla conclusione che lì ci era morto Tadase. Sorrise, un sorriso strano, quasi maligno che non sfuggì di certo all'occhio attento di Ikuto. Vagò ancora con lo sguardo e vide poco lontano due dita. Improvvisamente provò ad immaginare il biondino mentre piangeva e urlava per il dolore provocatogli da quella magnifica creatura della notte. Sorrise sadica al pensiero. Quanto avrei voluto esserci… pensò la ragazza stupendosi dei suoi stessi pensieri. Ritornò seria e si volse verso il ragazzo che la guardava con uno sguardo profondo e interessato.

- A cosa pensavi? - le chiese curioso.

- A niente, osservavo la stanza. - mentì lei.

Lui sorrise, aveva capito che mentiva, ma non disse niente stavolta.

- Dammi la mano… - le disse e senza aspettare risposta le afferrò la mano ferita.

- Hey, niente scherzi! - lo mise in guardia la ragazza. - E poi fai piano, fa male sai?

Lui le sorrise derisorio.

- Oh andiamo, nemmeno un assaggino? - le chiese con la faccia da bambino dispiaciuto. La ragazza sbuffò. - Dai vieni qua che ti medico…

Amu gli rivolse uno sguardo di assoluto stupore.

- Come? - chiese davvero sorpresa.

- Se non ti fermo subito il sangue non risponderò delle mie azioni. - le spiegò semplicemente mentre prendeva un pezzo di stoffa dalla tasca.

- Oh… - disse solo Amu. Era logico che fosse contro la sua sete quello che stava facendo. A dir la verità era un po' delusa, ma era anche normale. Era pur sempre un vampiro. - Ikuto?

Era la prima volta che lo chiamava per nome e la cosa le suonava alquanto strana.

- Si, Amu? - rispose lui intento a fasciarle la mano.

- Risponderesti a delle domande? - gli chiese sicura.

Il ragazzo la guardò stranito, alzando un sopracciglio.

- Certo signorina Hinamori, tutto quello che vuole… - le fece ironico.

- Non prendermi in giro! - esclamò lei irritata.

- Avanti, che cosa vuoi chiedermi? - domandò mentre legava la benda e finiva di fasciarle la mano.

- Oggi ho visto il corpo di Tadase… - disse la ragazza.

Lui continuava a guardarla profondamente, come se volesse vederle l'anima.

- Questa non è una domanda. - disse il ragazzo.

- Fammi finire… - riprese la rosa. - Ho guardato bene il corpo e non ho trovato tracce di morsi…

Il ragazzo le si avvicinò lentamente e si abbassò all'altezza del volto della ragazza.

- E allora? - chiese.

- E allora volevo sapere perché non gli hai succhiato il sangue visto che lo hai fatto con tutte le vittime. - rispose la rosa mettendo le mani sui fianchi e cercano di apparire il meno agitata possibile.

Il vampiro si fece serio un attimo, poi il sorrisetto ironico ricomparve sul suo volto.

- Ero pieno, ti ricordo che avevo appena mangiato un cuore. - le rispose.

- Non centra, sono sicura che non è questo il motivo. - disse.

Il ragazzo si avvicinò ancora di più al suo viso. Con la mano le fece una carezza di cui sentì appena il tocco.

- Beh, non si può dire che non sei sveglia, ma nello stesso caso non ti riguarda. - le disse ad un soffio dalle labbra.

La ragazza fece un passo indietro. Aveva capito che era solo un trucco per distrarla.

- Io credo di si… - continuò sempre più convinta. - Quindi ora mi dirai perché.

Ikuto fece un mezzo sorriso.

- Però, non me lo sarei mai aspettato… - disse. - Va bene hai vinto.

- E allora? - chiese di nuovo incrociando le braccia al petto.

Il ragazzo si tolse la fascia nera dal collo e lanoso sopra la scrivania, poi rispose.

- Non lo avrei mai bevuto il suo sangue… - le rispose.

- Che razza di risposta eh? - disse la ragazza arrabbiata.

- Hey calma! - esclamò il ragazzo mettendosi a ridere. - Non l'ho bevuto perché mi faceva schifo…

- Non era del tuo gruppo sanguigno preferito? - chiese sarcastica la rosa.

- Beh a parte quello quel ragazzo non mi piaceva… - rispose per poi avvicinarsi a lei. - Non è stato troppo frettoloso?

Amu capì all'istante a cosa si riferiva e sgranò gli occhi. Lo aveva sentito, aveva assistito alla sua dichiarazione. Non ci poteva credere e l'unica cosa che riuscì a dire fu:

- Bleah! Come hai fatto a resistere a quel discorso? Se avessi potuto lo avrei ucciso io con le mie mani…

Ikuto scoppiò a ridere. Non aveva sbagliato affatto, l'animo di quella ragazza era speciale, benché fosse umana.

- Hai altre domande? - le chiese una volta calmatosi.

- Si… - rispose Amu. - Cosa intendevi dire con la frase 'Tadase ha imparato proprio oggi ad essere sincero…'?

- Non lo hai scoperto vedendo il suo cadavere? - domandò a sua volta il vampiro.

- Ho visto come ma non ho visto perché. - rispose allora la rosa passandosi una mano fra i capelli mettendo il risalto per qualche secondo il collo.

- Gli ho fatto alcune domande e volevo che lui mi rispondesse sinceramente. - disse con noncuranza il ragazzo.

- Che domande? - chiese a sua volta lei.

Il vampiro socchiuse gli occhi in due fessure e si avvicinò ancora di pi alla ragazza che preoccupata per quell'atteggiamento iniziò a indietreggiare fino a toccare il muro.

- Dì un po' piccola umana… - iniziò Ikuto con uno strano tono della voce. - Credi di poter dettare le regole del gioco? Se è così ti stai sbagliando…

- Ma di che…

- Zitta! - esclamò il ragazzo afferrandola per il collo. I suoi occhi cambiarono colore diventando due bigie di ghiaccio che la guardavano minacciosi. - Quello che gli ho chiesto non ti deve riguardare…

Le disse. Amu lo guardava sbalordita senza riuscire a capire la sua reazione, dopo tutto non gli aveva chiesto niente.

In realtà il ragazzo non si era arrabbiato per le sue domande, ma perché aveva paura che la ragazza capisse. Capisse la sua ossessione verso di lei, capisse il motivo specifico per cui l'aveva fatto.

Il viso della ragazza iniziò a cambiare colore, non riusciva a ricevere più ossigeno tanto era forte la presa del vampiro. Vedendola così il ragazzo la lasciò andare. Lei cadde in ginocchio tossendo e cercando di riprendersi facendo lunghi respiri, per cercare di riempirsi i polmoni con tutto l'ossigeno possibile.

Lui la guardava impassibile, con le braccia incrociate.

- Andiamo, non posso averti fatto così male… - le disse. - Non ho usato nemmeno metà della mia forza.

La ragazza lo guardò con gli occhi gelidi, rivolgendogli uno sguardo rabbioso. Lui non si scompose.

Quando Amu riuscì ad alzarsi e a riprendersi completamente guardò la fascia nera sopra la scrivania.

- A che ti serve quella? - gli chiese indicandola con un cenno del capo.

Il ragazzo si voltò.

- La fascia? - le chiese. Lei annuì. - Serve per non morire.

- Come? - domandò confusa la rosa.

- Beh, quando una persona diventa vampiro tecnicamente non può stare alla luce del sole, a meno che non si copre questi… - e spiegò indicandosi i buchi cicatrizzati sul collo. - I poteri di un vampiro sono già limitati di giorno, infatti per non perdere le forze si caccia la notte. Ma se il sole ti colpisce sul collo brucerai vivo.

- Oh… - commentò Amu. - Per questo la porti solo di giorno…

Lui annuì. Sembrava che si fosse calmato. Amu ammise che le aveva fatto davvero paura. Sembrava la volesse davvero uccidere. Forse è vero che la curiosità uccise il gatto dopotutto. Ma lei non voleva assolutamente morire per colpa della sua stupida curiosità. Però si volle permettere lo stesso un'ultima domanda.

- L'hai uccisa tu Miki? - gli chiese.

Il vampiro la guardò con sguardo interrogativo.

- Ah? - domandò confuso alzando un sopracciglio.

- La bambina di circa dieci anni, l'hai uccisa tu, vero? - chiese di nuovo.

- Si, perché me lo chiedi?

- Così, mi è venuto in mente che quel delitto ha fatto davvero tanto scalpore fra la gente… - rispose facendo spallucce. - Sai le frasi fatte come 'era solo una bambina' eccetera insomma…

- Come sono polemici, quella sera avevo poca fame e ho deciso di prendere una porzione più piccola… - le spiegò. - Non mi piace sprecare il cibo inutilmente…

Amu rabbrividì un poco dal modo in cui lo aveva detto. Dopo tutto era cinica, ma era anche umana, il lusso del 'non avere sentimenti e emozioni' non poteva permetterselo pienamente.

- Dimmi tu una cosa… - iniziò il vampiro.

- Che cosa? - chiese.

- Vorresti tornare a casa? - le domandò.

Era una domanda piuttosto strana e insolita da porre.

- In che senso? - chiese facendo una faccia confusa.

- Nel senso… - rispose lui. - vuoi rimanere qui con me?


Eiji andava avanti e indietro per la cucina della grande villa. Il padrone non si era ancora svegliato, eppure era quasi giunto il pomeriggio, possibile che fosse così stanco? Certo, forse era meglio che aspettasse, perché a dirla tutta lui non sapeva proprio come dirgliela la suddetta notizia.

Non faceva altro che ripetersi qual era il modo più adatto, qual era il tono da usare, le parole, i gesti, tutto. Eppure era ancora indeciso e agitato. Le mani erano sudate e se le sfregava in continuazione, alternando questo movimento al gesto di riavviarsi indietro i capelli color pece.

E adesso che cosa doveva fare, doveva svegliarlo o no? Avrebbero aspettato a portare via il corpo del ragazzo oppure no. Di certo lui non sarebbe andato a vedere. Stava ancora aspettando che Amu tornasse, ma che cavolo stava facendo quella ragazzina? Il ritratto a un cadavere? Mah, chi la capiva era proprio un genio. Lui infatti non ci riusciva.

- Ma quanto ci metti Amu? Perché non torni? - continuava a ripetere il ragazzo.

D'un tratto dei passi attirarono la sua attenzione. Il padrone stava scendendo le scale, ne era certo, solo lui faceva rumore quando camminava. Lui e le cameriere, ma esse ancora non lavoravano, perciò era impossibile. Corse dal signor Hotori all'istante. Non doveva perdere tempo.

- Signor Hotori! - esclamò non appena lo vide.

L'uomo rimase sorpreso nel vedere Eiji così malmesso.

- Buongiorno a te Eiji, ma che hai fatto ti senti male forse? Hai bisogno di un giorno di ferie? - gli chiese leggermente preoccupato.

- Veramente è lei quello che rischia di stare male signore… - rispose il ragazzo. - ho da dirle una cosa che le farà poco piacere.

- Si, però prima dimmi, Tadase sta ancora dormendo o sta con Amu? - domandò.

Il moro scosse il capo.

- Beh… è proprio di vostro figlio che devo parlarvi. - rispose.

- Dimmi. - disse allegro il biondo. Era di buon umore quella mattina. E lui doveva rovinargli la giornata con questa notizia.

- Ecco signore, none facile da dire… - iniziò.

- Beh quale cosa lo è? Coraggio parla. - rispose l'uomo.

- Questa mattina… - proseguì il ragazzo. - C'è stato il ritrovamento di un altro cadavere.

Il padrone fece una faccia sconvolta.

- Ancora? E chi è la vittima? - chiese preoccupato. - E poi stavolta lo hanno preso l'assassino?

- No signore, non lo hanno preso… - rispose Eiji cercando di prendere tempo. Ma tutte a lui dovevano capitare? Okay che Amu non sapeva come dirlo, ma perché proprio a lui toccava? - Il corpo è di…

- Si?

- Di… - niente, il ragazzo non riusciva a dirlo.

- Avanti Eiji! - lo incitò il signor Hotori. - Di chi è questa benedetto cadavere?

Eiji prese un respiro profondo. Doveva dirlo, adesso.

- Di vostro figlio signore...

  
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