Fanfic su artisti musicali > 30 Seconds to Mars
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Autore: __Jude    03/10/2011    1 recensioni
"Queste gioie violente hanno fini violente, e muoiono nel loro trionfo, come polvere da sparo e fuoco, che si consumano al primo bacio."
Nina, 32 anni, ha vissuto un periodo meraviglioso della sua vita lavorando come fotografa per i 30 Seconds to mars. Poi però qualcosa ha ribaltato il suo mondo, costringendola ad allontanarsene e a dimenticarsene, nascondendolo a tutti. Fino a quando, una sera, decide di raccontare tutto a sua cognata Maggie. E tornare indietro è più doloroso di quanto sembri.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nella penombra della stanza, Emma trafficava con telefoni e scartoffie varie borbottando imprecazioni incomprensibili. Jared sbucò da una delle tantissime stanze che tappezzavano l’ edificio della EMI Records con ancora il sorriso sulle labbra per una battuta dei fratello Shannon. Aveva l' aria stanca, sfinita. Le preparazioni per l' enorme tour che li aspettava si stavano facendo sempre più complicate.
Guardò la sua segretaria divertito. “Che succede, Emma?” chiese abbandonandosi su una sedia accanto a lei.
“Siamo nei pasticci, ecco che succede. Terry ci ha dato buca a causa di problemi di salute e adesso siamo senza fotografo!” rispose lei facendo scorrere il dito su un elenco telefonico.
“Beh, chiamane un altro” disse tranquillo Jared accavallando le gambe e appoggiandosi allo schienale.
“Non è così facile! Il photoshoot è domani e a quest’ ora non si trova nessuno! Oddio, non ce la farò mai…”.
In quel momento li raggiunsero anche Shannon e Tomo ridacchiando tra di loro. Si accomodarono su un divanetto chiedendosi anche loro perché Emma fosse diventata improvvisamente un cartone animato a velocità tripla.
“Terry ci ha mollato e siamo senza fotografo per domani” chiarì Jared notando gli sguardi dei ragazzi.
“Oh… bella merda” sentenziò Shan.
“Non hai trovato nient’ altro, Emma?” chiese Tomo.
La segretaria attaccò il telefono che teneva da un quarto d’ ora sulla spalla e scosse la testa. “Niente, nessuno è disponibile. Temo che dovremmo annullare tutto”.
Tomo aggrottò le sopracciglia. “Aspetta, aspetta… mia cugina la scorsa settimana ha chiamato una fotografa per il matrimonio della figlia ed era molto soddisfatta. Possiamo provare”.
Emma sospirò. “Va bene, tanto non abbiamo alternative”.
Tomo si affrettò a chiamare la cugina per farsi dare il numero e poi lo porse alla segretaria.
“Senti… ma tua cugina è carina?” chiese Shannon sorridendo e aprendo un pacchetto di noccioline.
“E’ sposata con tre figli, amico” rispose Tomo.
“Ancora mi chiedo se fu quella cucchiaiata che ti diedi in testa a 3 anni a renderti così cretino” lo prese in giro Jared, ricevendo una linguaccia come risposta dal batterista.
Emma ignorò quel quadretto comico a cui ormai era abituata e digito in fretta il numero. “Speriamo bene…”.

“Dio, sono stanca morta...” si lamentò Rachel accasciandosi sul tavolo.
Era quasi mezzanotte e stavamo usando l’ energia rimasta per chiudere lo studio e portare il nostro culo a casa. I nostri momenti di totale riposo si alternavano tra notti quasi insonni e giornate nel gran far nulla. Purtroppo il lavoro che facevamo non ci permetteva di avere una vita molto stabile e sicura, aggiungendo poi il fatto che farsi un nome decente a New York era parecchio difficile. E soprattutto non considerava minimamente le vie di mezzo. O eravamo piene fino al collo di lavoro, oppure stavamo giorni praticamente senza far niente.
Stavamo proprio per uscire quando squillò il telefono.
“No, non ci posso credere” dissi esasperata mentre mi trascinavo verso la scrivania. “Pronto?”.
“Salve, chiamo da parte della Emi Records. Mi dispiace disturbarla a quest’ ora ma abbiamo un’ emergenza. Parlo con Nina Simmons?” rispose una voce femminile dall’ altra parte. Ci misi un po’ a connettere il cervello. La Emi Records?!
“Sì, sono io. M – mi dica” farfugliai.
“Avremmo bisogno di un fotografo per un photoshoot di domani mattina. Lo so che è una richiesta audace ma siamo veramente con l’ acqua alla gola. Lei sarebbe disponibile?”.
Ero totalmente disponibile! La mattina neanche lo aprivamo lo studio. “Certo, uhm, sono libera”.
“Oh mio dio, davvero! Fantastico! Ok, si deve recare all’ Active Set sulla decima, alle 10 in punto. Basta che dica che è per il set fotografico, lascerò io il suo nome. Ovviamente sarà pagata il doppio per la sua disponibilità”.
Appuntai tutto su un foglietto guardando Rachel con un sorriso stampato sulle labbra. Non potevo credere a quello che mi aveva appena detto quella voce. “Perfetto, ci sarò”.
“Grazie mille, davvero! Ci ha salvato!”.
“Si figuri. Senta posso sapere chi è il soggetto?” chiesi curiosa.
“Oh, giusto, che sbadata. I 30 Seconds to Mars. Buona serata e ancora grazie!”.

Fuori era notte inoltrata ed io continuavo a passeggiare per il salotto da almeno venti minuti. Rachel era in fibrillazione, ancora incredula per il nostro incarico del giorno seguente. Seduta sul divano scuoteva la testa sorridendo.
“Non ci posso credere… ma ti rendi conto? I 30 Seconds to Mars!” ripetei per l’ ennesima volta.
“Dio, sicuramente mi comporterò da stupida. E poi come farò a non saltare addosso a Jared? O a Shannon? Oh mio dio, no, dovevi dire di no…” si lamentò Rachel mordicchiandosi le unghie.
“Non dire stronzate, ci pagano il doppio. E poi dai, quando avevamo 17 anni sognavamo di incontrarli, li adoravamo! Domani si coronerà il nostro sogno”. Ostentavo tranquillità, ma probabilmente ero più nervosa di lei.
“E’ proprio questo il problema! Sarà come tornare ad avere 17 anni! Sarà un disastro!”.
“Non eravamo così terribili, dai”.
Rachel inarcò un sopracciglio. “Nina, ci siamo fatte 15 ore di attesa per un concerto degli Editors, per poi imbucarci nel backstage e, dopo aver sedotto un paio di guardie, ci siamo intrufolate al’ after party! E che mi dici di quella volta con i My Chemical Romance? Sei saltata in braccio a Gerard, porca miseria! Eravamo della pazze maniache per quanto riguardava band e roba varia!”.
Sorrisi nostalgica. “Bei tempi”.
“Sì, bei tempi che sono sicura ci faranno tornare ad essere così quando vedremo quelli che un tempo erano praticamente i nostri idoli”.
Mi abbandonai sulla poltrona massaggiandomi le tempie.
“Che facciamo?” mi chiese Rachel supplicante.
Spalancai gli occhi di botto e presi la mia amica per un braccio, trascinandola in bagno.
“Guardati, Rachel. Cosa vedi?”.
“Uhm… un disperata con gli ormoni in subbuglio?”.
Socchiusi gli occhi. “No. Una donna matura che è andata vivere a New York per coronare il suo sogno”.
Rachel rimase in silenzio guardando i nostri riflessi nello specchio.
“Non abbiamo più 17 anni, Rachel! Non ci chiudiamo più in camera a parlare di futuro e presente con la musica alta. Non portiamo più i dilatatori alle orecchie, le magliette larghe da ribelli o l’ eye liner spesso sugli occhi. Siamo donne adulte e indipendenti, che non si lasciano più abbindolare da nessuno e da niente. Insomma, dai, siamo cresciute! Portiamo i tacchi, i vestiti attillati, possiamo ordinare un Manhattan senza aver paura che chiamino i nostri genitori, abbiamo un nuovo taglio di capelli. Siamo venute qui a New York per cambiare vita e questo fa di noi due persone coraggiose. E che cos’è incontrare i 30 Seconds to Mars in confronto a cambiare vita? Niente, rien, nada!”.
Mi guardò negli occhi annuendo convinta. “Hai ragione. Possiamo farcela!”.

  
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