*Piccola
nota dell’autrice prima di iniziare a leggere*
Salveee!!
:D
Prima
di iniziare a leggere volevo darvi una piccola
spiegazione rispetto alle frasi che si troveranno ogni inizio
capitolo..
Allura.. Appartengono ad un manga chimato “Full Moon
– Canto d’Amore” di Arina
Tanemura che ho comprato parecchio tempo fa e che quasi per caso mi
sono messa
a rileggere quest’estate.. Le frasi che mi sono piaciute di
più sono agli inizi
dei capitoli e sono un breve riassunto dei pensieri del personaggio
protagonista di quel capitolo.. Con questo vi lascio alla lettura!! ;)
_Full Moon_
“Le
ruote hanno cominciato a girare.
Con
una forza a cui non so opporre resistenza.
Tu
resti immobile nello stesso punto,
mentre io vado avanti.
Non
voglio che accada.
Mi
fa male.. mi fa tanto male..
però
questo dolore è l’unico legame che
mi unisce ancora a te.
Perciò
voglio custodirlo con ogni cura.”
–
Full moon
Mi
alzai anche quella mattina grigia, la pioggia fuori
dalla finestra scrosciava senza dare segno di smettere. Aprì
la finestra e
respirai una lunga boccata di
quell’aria umida e appiccicosa. Stava iniziando
un’altra giornata invernale a cui non avevo voglia di andare
incontro.
Mi
vestì pigramente mettendo le prime cose che mi
capitarono a tiro, poi scesi a colazione.
-Ichi!!
Sei in ritardo, come al solito!!-
Esclamò
Yuzu facendomi guardare l’orologio. Ero
effettivamente in ritardo, allora presi con estrema calma una brioche
in mano e
dopo aver bevuto un sorso di the
uscì di casa, non proprio pronto ad affrontare
quella giornata.
Ora
che arrivai a scuola ero già completamente fradicio,
l’unica consolazione fu che erano nella mia stessa situazione
la maggior parte
dei miei compagni di classe. Entrai in classe e
non guardai appositamente nella
direzione di quel banco occupato dalla persona sbagliata e mi
stravaccai sul
mio, pronto a subirmi giapponese antico.
-Fragolinooooooooo!!!!-
La
voce di Asano mi attraversò le orecchie stordendomi.
Per tutta risposta lo guardai torvo e risposi in cagnesco:
-Ma
devi urlare così tutte le sante mattine??-
Lui,
apprezzando a quanto pare la mia risposta, mi saltò
al collo e stritolandomi per bene. Quando finalmente si
scollò esclamò
entusiasta:
-Finalmente
mi rispondi a tono!!! Erano giorni che non
ti vedevo così irritabile!-
-E ne
saresti felice??-
Chiesi
confuso, senza capire. Lui scoppiò a ridere e
rispose:
-Si,
perché vuol dire che non sei più un ameba come
nei
giorni scorsi!-
Lo
guardai cercando di capire. Non ero più un ameba??
Avevo cambiato il mio comportamento?
Ma
poi capì, si riferiva al fatto che erano giorni che
non degnavo nessuno di una risposta che non fosse un
“si”, un “no” o
un’alzata
di spalle. Mentre stavo per ribattere la professoresse
arrivò in classe,
facendo saltare come una molla Asano al suo posto.
La
professoressa rese gli ultimi compiti che avevamo
fatto. Non appena lasciò il mio sul banco sorrisi
compiaciuto per essere
riuscito ad ottenere un voto più alto del solito e la prof
mi disse raggiante:
-Vedi
che se ti metti a studiare ottieni ottimi voti
Kurosaki?-
Io le
sorrisi e lei mi strizzò l’occhio continuando a
dare i compiti. Non appena tornò alla cattedra
cinguettò:
-Ragazzi,
sono felice di annunciarvi che in questo
compito, che abbiamo fatto uguale a tutte le altre sezioni, avete
ottenuto i quattro
punteggi più alti!! Quindi, fate un applauso a Ishida, Kunieda,
Sato e Kurosaki!!-
Qualcuno
si girò nella mia direzione spaventato, notai
soprattutto lo sguardo di Asano e Mizuiro che mi guardavano come se non
mi
avessero mai visto. Gli risposi con un mezzo sorriso insolente ed Asano
mi
rispose con una linguaccia.
L’ora
passò velocemente e la pausa pranzo arrivò in un
batter d’occhio. Non appena mi alzai dal posto
sentì i passi pesanti di Asano
che veniva a “punirmi” per quel voto e lo accolsi
con un pugno sul naso.
-Maledetto!!!
Era da tempo che non ti vedevo così in
forma!!-
Disse
prima di cercare di rendermi il pugno, ma
prendendone un altro dritto sul naso. Poco lontano vidi Inoue, Tatsuki
e le
ragazze che ridevano e la mia amica d’infanzia sorridendomi
mi gridò:
-Finalmente
sei tornato te stesso Ichigo!!!-
Quella
frase rimase li, senza riuscire ad assestare
subito il suo colpo nel mio cervello, finché non arrivai a
casa ed entrai in
camera mia.
Sdraiato
sul letto mi tornò in mente non solo la frase
di Tatsuki, ma anche quella di Asano di quella mattina, il cui
contenuto era il
medesimo. Ci pensai un po’ su e conclusi che era vero, mi
sentivo lo stesso
Ichigo di sempre, quello che era sempre vissuto prima
dell’arrivo di quella
nana impertinente nella mia vita.
A
quel pensiero sentì una morsa al cuore.
Non
me n’ero mai accorto, ma il tempo stava
inesorabilmente passando. Inoue aveva rincominciato a ridere e
scherzare, Chad
era tornato il solito di sempre e Ishida era di nuovo quel ragazzo
distaccato
dalla classe. Tutto era andato avanti inesorabilmente.
Mi
alzai e mi diressi allo specchio del bagno,
osservando la mia immagine.
Anche
io ero cambiato. Qualche pelo di barba stava
iniziando a ricoprire le mie guance non più da ragazzino,
l’espressione era diventata
più dura, più adulta. Anche io stavo cambiando da
quel giorno.
Rividi
i suoi occhi pieni di lacrime e mi trovai a
pensare come quei giorno che fosse terribilmente bella anche quando
piangeva. Il
mio sguardo si rabbuiò a ripensare a quel corpo esile che
tante volte avrei
voluto stringere a me, ma non avevo mai avuto il coraggio di farlo.
Perché lei
se n’era andata senza che io avessi fatto nulla per
dimostrarle quanto ci
tenevo a lei e ora io sarei cambiato inesorabilmente.
Lei
invece non sarebbe cambiata. Perché nel suo mondo il
tempo scorre in maniera diversa che sulla terra, lei sarebbe rimasta
bella e giovane,
mentre io sarei invecchiato. La sua pelle sarebbe rimasta come la
porcellana,
la mia invece sarebbe diventata sempre più dura.
Quanti
mesi erano passati?? Quattro o cinque, non avevo
tenuto il conto. Eppure mi sentivo diverso: ero diverso.
Stavamo,
anche se inconsciamente, allontanandoci l’uno
dall’altra.
Ma io
non volevo che questo accadesse.
Strinsi
i pugni e frantumai lo specchio con un pugno. Il
sangue colava dalla mia mano dolorante, ma nonostante ciò
continuai a tenerlo
stretto e fermo nel posto in cui l’avevo sferrato. Alzai la
testa e vidi la mia
immagine in decine di frammenti. Vidi quel volto ormai così
diverso, allora
tolsi il pugno, sciacquai la mano e mi accasciai sul pavimento,
rovesciando la
testa sulla parete.
Perché
stavo cambiando? Perché stavo diventando una
persona diversa senza di lei? Perché era così
lontana da me?
Ricordavo
quando di notte stavo appostato fuori dal bagno
mentre lei faceva il bagno, lo ricordavo perfettamente.
Ricordavo
tutte le volte in cui andando a letto lanciavo
un’occhiata verso l’armadio per darle la mia
buonanotte.
Ricordavo
tutte le nostre litigate, i nostri sorrisi..
Ricordavo
ogni minimo momento con lei.
E
questo mi faceva male.
Un
male acuto, che partiva dal petto e si propagava in
tutto il corpo. Un male infido e letale, che mi faceva stringere i
pugni per
non piangere.
Ma io
mi cullavo in quel dolore, in quei ricordi che
straziavano la mia carne. Perché era l’unico modo
per restare con lei, perché
non c’era altro modo di sentirmi ancora il ragazzo che non
ero più, quel
ragazzo che il tempo stava cambiando.
Quel ragazzo che un giorno
l’avrebbe dimenticata per
sempre.