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Autore: Kat Logan    03/10/2011    12 recensioni
Caro padre, come mi guarderesti se lo sapessi? Avresti ancora occhi per me? Mi riserveresti una delle tue carezze gentili se fossi a conoscenza del fatto che amo uno scarto della società, come lo chiameresti tu?
Eppure è così. La tua bambina è perdutamente innamorata del suo rapitore.
“E ci ameremo e spereremo e moriremo senza secondi fini.”
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Haruka/Heles, Michiru/Milena
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna serie
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- Questa storia fa parte della serie 'Mondo Yakuza'
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Ormai le luci dell’alba rischiaravano il cielo, che poco a poco si faceva più limpido sfumando in colori nuovi e nascondendo agli occhi umani le stelle che l’avevano popolato fino a qualche istante prima nel buio più profondo.
Haruka non aveva smesso un attimo di guidare, il suo fare spericolato al volante era leggermente diminuito una volta entrata nel traffico cittadino, ma appena intravide nel riflesso dello specchietto la sagoma della macchina con a bordo le sue avversarie, non esitò a spingere furentemente sull’acceleratore.
Ci risiamo! Pensò Michiru sospirando appena.
Aveva sperato  di ritrovare un po’ di calma, ma evidentemente la buona sorte l’aveva abbandonata da un bel pezzo.
“Haruka…” sospirò il nome con voce stanca, abbandonando la testa sullo schienale e perdendosi con lo sguardo tra gli imponenti edifici di Tokyo e il paesaggio che scivolava veloce, quasi come un flash oltre il finestrino.
“Non stiamo tornando al tuo appartamento.” Convenne capendo che la zona della città in cui si trovavano era un’altra rispetto quella da cui erano partite.
“Se torno li ora sapranno dove sto!” rispose l’altra cambiando marcia.
“Ma…avete il vostro nome nei biglietti da visita e il vostro marchio compare su molti dei vetri e delle porte del palazzo in cui risiedi, insomma…non passate certo inosservati!”
“Questo è vero. Ma ci sono diversi gruppi di Yakuza. Loro sanno che faccio parte di uno di questi clan, ma non sanno quale di preciso! Inoltre…devo tenere il più lontano possibile questa grana dall’Oyabun, credimi…non è un tipo ragionevole!”
A quelle parole Michiru sentì ancora una volta un moto di dispiacere per la ragazza che le stava a fianco. In quei momenti era come se la vera vittima di tutta quella situazione fosse Haruka.
Tutto sommato io sto bene.
 
 
 

“Prima o poi dovrà fermarsi, ha intenzione di girare per tutta Tokyo per sempre?!” Setsuna aveva iniziato ad innervosirsi.
La vista di Rei sempre più sofferente le gridava al cervello di essere responsabile, di lasciar perdere quello stupido inseguimento e di portarla in ospedale.
Non ne valeva la pena.
Non valeva la pena di perdere qualcuno come Rei o comprometterne salute e carriera per una criminale.
Fece il gesto di posare la mano sulla ricetrasmittente per chiamare i rinforzi, ma Rei fu più veloce di lei e allontanò l’oggetto così che non potesse arrivarci.
“Non…” deglutii “provarci…”
Era sofferente ma la lucidità non l’aveva abbandonata.
“Sei un osso duro!” sentenziò la donna sorridendole.
L’auto avanzò veloce, svoltò seminando alcune macchine e si ritrovò più vicina a quella di Haruka.
“Rei…”
“Si”
“Ce la fai se mi avvicino ancora un po’ a bucare le gomme?”
La mora sorrise debolmente “un braccio è ancora sano, vedrai che sarà un giochetto, la mia mira è ottima!” disse drizzando la schiena e impugnando l’arma senza dimenticare di tenere tamponata la ferita con la mano.
Abbassò il finestrino, prese la mira chiudendo un occhio e sparò davanti a lei.
“Cazzo!”
“Riprova, ci sei andata vicina!” la incoraggiò Setsuna.
Rei ebbe un capogiro, stava arrivando al limite. Aveva perso troppo sangue e le forze la stavano abbandonando una volta per tutte.
La vista le si annebbiò.
Centrare una ruota in quel momento era una sfida troppo grande.
Alzò il braccio più in alto mirando al finestrino posteriore dell’auto che aveva davanti cominciando a sparare all’impazzata.
 
 


Haruka sbandò abbassando il capo per un momento.
“E’ impazzita! Non sa mirare alle gomme!”
Un altro colpo e il vetro finì in frantumi.
Ok, forse non era quello l’obbiettivo!
“Michiru stai giù!” accompagnò la frase con un movimento del braccio che le portò la mano sul capo dell’altra, abbassandoglielo.
“Finirà per colpirti se non stai attenta…”
Ancora una volta, ancora una volta sta cercando di… Michiru ubbidì silenziosa.
Proteggermi.
Un altro sparo più vicino.
La bionda sterzò velocemente finendo sopra ad un marciapiede.
Continuò la sua folle corsa diretta verso un garage sotterraneo dove sapeva avrebbe trovato un’altra auto messa lì da Akira, quando lo sentì chiaramente.  Il sibilo del proiettile che fendeva l’aria e il bruciore della polvere da sparo che le colpiva la scapola.
Mollò la presa dal volante ed investì nella sua corsa qualcosa di indefinito.
“HARUKA!” Michiru gridò e si affrettò prontamente a prendere il controllo del volante.
“Il garage Michiru, devi entrare li!” cercò di dirle la bionda facendo un cenno con la testa.
“O..ok, non mollare i pedali, d’accordo?”
“non sono una pappamolla…”  ridacchiò cercando d’ignorare la fitta di dolore intensa che le stava facendo perdere sensibilità alla zona colpita “E prima che abbandoni una gara devono riuscire a spedirmi in una tomba!”
L’auto imboccò l’entrata del garage sotterraneo “Haruka c’è una sbarra, frena! FRENA!”
“Quella la buttiamo giù, altro che frenare!” le rispose l’altra con un sorriso sghembo facendo vittima dello scontro la sbarra, che per la violenza dell’urto si staccò rimbalzando sulla parte anteriore della Dodge e ne distrusse completamente il parabrezza, facendola scontrare ad una colonna e fermandola definitivamente.
“Brutte stronze, questo è per come mi avete ridotto l’auto!” ringhiò rabbiosa.
“Oddio Haruka dobbiamo chiamare i soccorsi, potrebbero essere ferite!” disse Michiru una volta parcheggiata la macchina.
“Michiru, l’unica ferita qui sono io!” Lo sguardo cobalto intenso la trapassò da parte a parte.
Haruka si prese un momento per respirare.
Chiuse gli occhi tentando di scacciare il dolore.
Michiru si rese conto di aver la possibilità di andarsene, sarebbe bastato un momento per fuggire e scappare in strada per chiamare qualcuno o tornare a casa.
Aveva il suo rapitore ferito e stanco e le dita poggiate sulla portiera che le avrebbe garantito l’uscita dall’abitacolo e da quella situazione.
Guardò la bionda che cercava di far arrivare un po’ di aria ai polmoni.
Vide la sua mano impregnarsi del suo stesso sangue e macchiarle la maglia chiara poco a poco.
Mi ha difesa da quell’uomo, non mi avrebbe lasciata a quel ragazzo e mi ha protetto da una serie di colpi che avrebbe potuto ferire anche me. Glielo devo.
“Dai…” esordì slacciandosi la cintura “qual è la macchina che dobbiamo prendere? Guido io e poi pensiamo alla tua ferita!”
Haruka sgranò gli occhi, non credeva alle sue orecchie. In quei pochi istanti aveva solo aspettato lo scattare della portiera e la corsa di Michiru lontana da lei.
E’ ancora qui. Ancora dentro a questa brutta storia con me.
“Ehi…allora? Non abbiamo molto tempo, no?”
Dovrei dirle di andarsene? Sono troppo egoista per farlo. Ha deciso di rimanere, io non la caccerò.
 
 
*
 

L’ambulanza arrivò a sirene spiegate al Tokyo Metropolitan Hiroo Hospital.
“Io sto bene, ho solo un graffio sulla fronte santo cielo!” gridò Setsuna mentre cercava di allontanare il ragazzo che aveva disperatamente tentato di disinfettarle la ferita causata da alcune schegge di vetro.
“Senta, stia ferma per cortesia, devo disinfettarle il taglio, poi le devo togliere questa scheggia che…”
“Mi lasci in pace!” la donna ignorò la protesta del giovane guardando Rei distesa accanto a lei a cui non aveva mollato un attimo la mano.
“Sei stata grande l’hai colpito!” le disse.
“Si ma…” una smorfia di dolore “ce lo siamo fatte scappare, tanto lavoro per niente!”
“Abbiamo distrutto la macchina Rei e tu sei conciata davvero troppo male, ho mandato una squadra appena prima di avvertire l’ambulanza! Lo prenderanno!”
L’altra sbuffò “uffa! Si prenderanno il merito!”
La frase fece nascere una risata in Setsuna che scese dal veicolo.
“Posso arrivare dentro all’ospedale con le mie gambe, non occorre la barella!” esclamò Rei tirandosi su a fatica dal lettino.
Con un gesto secco il paramedico la bloccò visibilmente irritato “non ho mai avuto due donne che protestassero quanto voi. Smettetela! Io devo fare il mio lavoro e ho deciso che qui ci entrate come dico io! Non siamo al distretto, chiaro? Non avete autorità…è per la vostra salute che…”
“OH BASTA!” la mora si portò la mano del braccio sano alla fronte “basta con le ramanzine, mi scoppia la testa!”
Quello sospirò, borbottando qualcosa mentre la preparava per scendere.
“Setsuna, starai con me? Devono farmi una trasfusione ed io…”, i suoi occhi si chiusero appena, “ho…” Rei fece uno sforzo immane per rimanere sveglia e lucida “paura degli aghi!”
L’altra non riuscì a rispondere che la giovane perse conoscenza all’improvviso.
“Codice Rosso!” Gridò il paramedico rivolgendosi alla collega che svelta corse all’interno dell’ospedale per avvisare un dottore.
 

 
*
 

Michiru ed Haruka entrarono nell’appartamento della yakuza, la prima cominciò a saettare da una parte all’altra della stanza setacciando ogni centimetro cubo della casa e frugando in ogni angolo.
L’altra si mise a fissarla seduta sul letto, fino a quando non decise di spezzare il silenzio.
“Cosa stai cercando?”
“Ce l’hai vero?” un lampo di preoccupazione attraversò gli occhi azzurri e limpidi di Michiru.
“Potresti essere un po’ più precisa?” domandò l’altra cercando di decifrare la domanda di quella che le stava davanti ed ora si stava togliendo tacchi e parrucca.
“La valigetta del pronto soccorso!”
“Ah quella…” Haruka si grattò la nuca pensierosa spettinandosi la zazzera bionda.
“E’ nel bagno, in alto sopra al mobile dal lavandino!”
La ragazza entrò spedita nella stanza e intercettando l’oggetto desiderato cominciò a dondolarsi sulle punte dei piedi tentando di arrivarci con le dita.
Maledizione come è alto! Non riesco nemmeno a sfiorarla!
Haruka soffocò una risata nel vederla tutta impegnata in quell’impresa, con tanto di lingua fuori dalle labbra e braccia tese verso l’alto.
Non ci arriverà mai! A quel pensiero si alzò e barcollò una volta arrivata alla porta.
“Che fai in piedi? Non sforzarti hai perso troppo…”
“Ci penso io…cosa sei? Alta uno e sessanta? Non ci arriverai mai li!”
A quelle parole Michiru notò per la prima volta che Haruka era davvero molto alta per essere una donna.
“Lascia fare a me…” protestò la ragazza dai lunghi capelli acqua marina.
Haruka apprezzò quella volontà di ferro, ma non la stette ad ascoltare occupandosi lei di recuperare l’oggetto.
Un capogiro la prese alla sprovvista e fu costretta ad appoggiarsi alla spalla dell’altra.
“Tutto bene?” chiese in preda al panico Michiru.
“Si…scusa…io…”
“Ora ti medico, tranquilla, fa piano…ti aiuto a metterti a sedere!”
“Sei troppo bassa anche per usarti come stampella!” la prese in giro bonariamente la bionda mentre un lieve sorriso le piegava le labbra.
La vista le si fece meno nitida e valutò che in quel momento arrivare nuovamente al letto o alla poltrona le sarebbe risultata un’impresa epica, così si lasciò scivolare a terra, trascinando con se Michiru.
“Dai, spogliati!” le ordinò l’infermiera improvvisata mentre apriva il kit del pronto soccorso.
“Così? Lo facciamo senza preliminari? Non ti facevo così audace!”
“Hai ancora la forza di fare battute?” le domandò con uno schiocco di labbra l’altra.
Haruka fece spallucce “Così non penso al male…ehi, ma…fai anche l’infermiera nel tempo libero? No, perché ti vedo lanciata ma io non sono un manichino, vorrei ricordartelo!”
“Cos’è la grande criminale non che pilota spericolata ha paura di farsi medicare?”
Haruka arricciò le labbra in una smorfia incrociando lentamente le braccia.
A quel gesto però la scapola le fece contrarre il viso in una smorfia che dall’offeso si tramutava in dolore.
“Ok, ti aiuto io…” disse premurosa Michiru sfilandole la maglietta “Piano…” sussurrò quando riuscì a liberarle gli arti dal tessuto per poi appallottolare il capo in un angolo.
“Ti disinfetto…poi cerchiamo di togliere la pallottola, suppongo farà male, dovrebbe esserci dell’anestetico qui da qualche parte…” guardò attentamente le boccette che aveva sottomano spiegando passo a passo ciò che aveva intenzione di fare, forse per tranquillizzare più se stessa che l’altra.
“Chiedevo sul serio prima se fai l’infermiera!” la interruppe Haruka mentre strizzava gli occhi per il bruciore della ferita a contatto con il disinfettante.
“No, non lo sono…mia sorella studia medicina, è lei che sarà il medico di famiglia!” soffiò leggermente sulla pelle candida della bionda cercando di darle un po’ di sollievo.
“Credo ci saresti portata però, sai?”
“Preferisco insegnare musica!” disse con un sorriso.
“Ahi!” si lamentò l’altra.
“Abbi pazienza…”
Haruka abbassò la testa, lo sguardo fisso sul pavimento e in mente un’unica domanda che la stava facendo impazzire.
Perché non sei scappata quando potevi? Perché sei ancora qui al mio fianco?
“Ti faccio male? L’ho quasi presa…”
Non riusciresti mai a farmi del male, sei troppo gentile Michiru!
“Haruka? Oddio sei svenuta? Stai bene?” la voce di Michiru la distolse dalle sue riflessioni.
“Tutto bene, stavo solo pensando…”
“A cosa?” domandò curiosa l’altra estraendo finalmente la pallottola.
Haruka gemette per il bruciore “Perchè sei così gentile con me? In fondo ti ho strappata alla tua famiglia”, a quelle parole si vergognò di ciò che faceva per vivere e per le sue azioni.
“Ricambio un favore…” prese l’ago per le suture tra le dita. Sarà come rammendare?
“Quale?” la incitò l’altra a parlare.
“Beh, uhm…mi hai protetta più di una volta in fondo, inoltre…non sei così cattiva come sembri…”
Haruka deglutì, sentì le guance arrossarsi leggermente e si premurò di non farsi vedere in viso mentre le mani torturavano il tessuto dei jeans sulle sue ginocchia.
“Non sei stupida. Eppure non te ne sei andata in quel parcheggio…”
Michiru si bloccò a quelle parole.
“Perché? Avevi la possibilità di andartene una buona volta!”
Ed io non ti avrei fermata.
“Ti…” l’ago riprese a cucire la ferita “Ti avrei cacciata nei guai, l’hai detto tu che l’Oyabun non è un tipo facile no? Poi eri ferita e…”
“E, cosa?” la interruppe, aveva sete di sapere, ma cosa voleva sentirsi dire esattamente? Cosa provava Michiru per lei? Pena? Era solo gentile o c’era dell’altro?
Si voltò verso di lei con solo addosso alcune fasce che le coprivano il seno.
L’altra arrossì leggermente “Non ho ancora finito di ricucirti…”
“Chissene frega dei punti Michiru!” lo sguardo cobalto puntato nei suoi occhi azzurri che faticavano a sostenerlo per la troppa intensità.
“E’ stato per questo?”
La bionda si sporse verso il viso dell’altra e le sue labbra finirono prepotentemente su quelle di Michiru.
I loro cuori accelerarono battendo all’unisono, mentre quello scontro di labbra accompagnava la lenta danza delle loro lingue.
Haruka tuffò le mani nei capelli di Michiru, la voleva più vicino, la voleva per se.
Perché ad un tratto ho così bisogno di lei?
 

“Haru…” La voce di Minako le si bloccò in gola spalancando la porta dell’appartamento senza chiedere permesso. Rimase con la mascella semi aperta e la presa ferrea sulla maniglia alla vista di ciò che stava accadendo tra le due.
Akira vedendola bloccarsi sulla soglia la raggiunse incuriosito. Le mani dalle tasche dei suoi Jeans andarono a coprire gli occhi della biondina che protestò rumorosamente.
“Che fai?! Toglimi le mani dagli occhi! TOGLILEEE!!!”
“Ma che fai la guardona? T’impressione, sei ancora piccola!” scherzò lui affettuosamente posandole un bacio sul capo.
Minako si dimenò come una furia “non sono piccola! Dai! Dai!”
“Ma quanto baccano!” la voce di Haruka interruppe i due guardoni, che tentarono di ricomporsi e con fare indifferente entrarono.
“Eravamo venuti a controllare foste tutte intere…” Spiegò Akira.
Gli occhi curiosi della fidanzata invece passavano da Haruka a Michiru. La prima sembrava del tutto a suo agio, come nulla fosse successo, mentre la seconda era rimasta in silenzio con lo sguardo perso e le dita posate sulle labbra.
C’è puzza di storia d’amore clandestina qui!
La mente della bionda partì all’impazzata in una serie di elucubrazione degne del peggior romanzetto rosa sul mercato.
Si avvicinò a Michiru lanciando un’occhiata alla spalla di Haruka.
I suoi occhi si sbarrarono e il respiro le si mozzò in gola, “Ferita da arma da fuoco!” indicò con il dito la medicazione fatta da Michiru non ancora ultimata.
“Ti hanno sparato!”
“Così pare!” fece spallucce Haruka.
“Cavoli non ho ancora finito di…”
“Se vuoi posso finire io qui!” sorrise Marta “Studio medicina!” disse a Michiru che le cedette il posto ascoltandola.
“Beh in realtà faccio infermieristica, se vogliamo essere fiscali!”
Conoscerà Ami?
“Hai fatto un bel lavoro sai? Saresti portata per questo genere di cose!”
“Lei è insegnante di musica!” la informò Haruka con fare saccente “e tu…hai le mani da camionista Marta, si più delicata!”
“IO…COSA?! SEI PROPRIO ANTIPATICA! Non ti conviene sai? Sono io quella con l’ago in mano!”
“Touchè!” ghignò l’altra arrendendosi a quelle parole.
Si interessa proprio tanto all’ostaggio… Akira la guardò pensieroso.
Aveva assunto un’ espressione diversa dalla corsa, che Michiru l’avesse cambiata? In qualche modo era riuscita a raggiungere l’anima di Haruka?
Oh Haruka, sei proprio in un bel guaio! Non vorrai far la fine di tuo padre…
 
 
*
 

Codice Rosso. Il codice d’emergenza.Si usa per indicare un soggetto con almeno una delle funzioni vitali compromesse e che si trova in immediato pericolo di vita.
Setsuna immobile, appoggiata con la schiena al muro del corridoio bianco e sterile ripeteva nella sua testa il significato del codice con cui il paramedico aveva definito Rei.
Codice rosso.
Si morse un labbro serrando i pugni. Non aveva potuto accompagnarla. I medici l’avevano costretta a rimanere fuori dalla stanza nonostante lei si fosse opposta e avesse minacciato di spedirli tutti in galera.
Sono patetica.
Una vocina, da qualche parte dentro di lei la consolò.
Non sei patetica, ci tieni a lei.
Coscienza.
O forse è qualcosa che va al di la del tenerci.
Questa volta fu il cuore a parlare e a rivelare l’arcano.
E’ una tua subordinata, sarà meglio che la cosa rimanga sul piano professionale.
La mente. La ragione, la sua alleata più stretta.
Decise di prendere un lungo e profondo respiro, come se fosse stata in apnea per tutti il tempo trascorso, alzò il capo in cerca di un’infermiera o qualcuno che le potesse dare notizie della collega quando i suoi occhi incrociarono due figure a lei familiari.
Due paia di occhi azzurro cielo identici a quelli di Michiru.
Si avvicinò alla stanza per poi bussare leggermente alla porta con la nocca della mano.
“Oh ispettore buongiorno!” esclamò Ami piegando lievemente il capo.
“Buongiorno Ami!”
“Papà, ti presento l’ispettore Meiō, sta lavorando sul caso di Michiru, non hai avuto modo di conoscerla!” disse Ami presentando la donna che il padre non aveva riconosciuto.
L’uomo si limitò a un cenno del capo, non voleva essere maleducato, ma pensare alla scomparsa di sua figlia era un peso che non poteva reggere e di cui non voleva parlare, nonostante volesse con tutto il cuore che la situazione si risolvesse.
“Ispettore cosa ci fa qui?” domandò Ami per poi soffermarsi sulla ferita alla fronte di Setsuna “Oddio si è fatta male?”
“Non si preoccupi…”
“Oh mi dia del tu, la prego!” la interruppe la ragazza sentendosi leggermente a disagio.
“Sto bene, incidente di percorso, piuttosto sono preoccupata per un’amica…” una breve pausa “amica e collega” aggiunse.
“Spero nulla di grave…”
“Lo spero anche io!” Un’ombra passò nel suo sguardo.
“Signor Kaiō lei si sente meglio? A quanto pare stava per andare! Anzi mi dispiace avervi interrotti ma…”
“Notizie di mia figlia?” chiese prontamente l’uomo.
“In un certo senso…”
Ami si portò una mano al cuore a quelle parole e Yoshio sembrò tremare, così, si sedette appoggiando il proprio cappotto, pronto a prestare ascolto alla donna.
“Mi porti buone notizie la prego, il mio cuore non potrà reggerne di altro tipo!”
Setsuna si schiarì la voce ed entrò nella stanza lasciandosi alle spalle la soglia.
“Ho visto Michiru sta notte!”
“Cosa significa? Sta bene?” la voce dell’uomo si fece concitata.
“Si era in salute.”
“Ci dica di più la prego!” Il tono di Ami era supplicante e strinse la presa alla mano del padre.
“Grazie alla pista della mia collega abbiamo avuto modo sta notte di trovare il rapitore che mi ha descritto quando sei venuta in centrale”, spiegò alla ragazza.
“Michiru era con lui, ma purtroppo non siamo riuscite a riportarvela a causa di un incidente…”
Ami si coprì la bocca con una mano trattenendo un piccola gemito.
“Ci eravamo vicine”
Yoshio riprese il suo cappotto, si alzò dal lettino completamente vestito e con lo sguardo di nuovo vuoto si rivolse a Setsuna.
“Purtroppo a un padre questo non basta…” sospirò facendo per uscire dalla porta, “un ci eravamo vicine, non posso farmelo proprio bastare ispettore. Io la ringrazio per il lavoro che sta facendo e ringrazio Dio che mia figlia sia ancora in vita, ma la prego…”, si fermò un momento convinto che il suo stesso cuore stesse per cessare di battere ancora una volta.
“Faccia di più. Me la riporti. L’unica cosa che voglio sentirmi dire è che mia figlia è tornata e che quel delinquente marcirà in prigione, del resto non me ne importa nulla!”.
“Farò del mio meglio signor Kaiō, glielo prometto!”
L’uomo tornò un momento sui suoi passi, si avvicinò alla donna e le strinse la mano “No!” puntò gli occhi profondi come l’oceano nei suoi scuri. “Faccia l’impossibile!”; e con quelle parole lasciò la stanza d’ospedale aiutato da Ami.
 
 


Note dell’autrice:
 
Carissimi lettori, buon lunedì! Questa volta ho evitato un poema omerico, fermandomi a sei pagine di scrittura. Ho poi deciso di non aggiungere la parte a cui facevo riferimento ieri pomeriggio sulla pagina facebook. In ogni caso sarà presente nel prossimo capitolo, nulla va buttato!
Dopo l’azione ci voleva un attimo per concentrarsi sul resto della vicenda, non si può mica vivere solo di sparatorie e corse automobilistiche! U__U Tuttavia, spero di non avervi reso la lettura noiosa. Ho saltando un po’ dalla situazione Haruka/Michiru a quella Setsuna/Rei intermezzata da Yoshio ed Ami per rendere il tutto un po’ più dinamico, se così si può dire.
Come ormai di rito, ringrazio tutti quelli che prestano attenzione a questa storia, (che mi sta piacendo davvero molto scrivere); e a tutte le persone che trovano un po’ di tempo per recensirmi! Siete il massimo! :D
Colgo l’occasione, questa volta, anche per dire un bel “GRAZIE” in particolare ad Amaerize che ha preso spunto dalla fic per due dei sui bei disegni e a Caso, che mi fa compagnia ed è sempre pronta ad appoggiarmi sulla pagina fb!
Detto questo…Mi auguro che il capitolo sia di vostro gradimento!
Alla prossima!!
 
N.B. Il titolo si riferisce sia a ciò che prova Haruka e di conseguenza Michiru che alla situazione di Setsuna (anche se pure sta donna reprime 'sti benedetti sentimenti!XD)
Kat

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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