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Autore: Selene Silver    03/10/2011    1 recensioni
Aveva paura di riscoprire, ancora una volta, quanto fossero casuali le relazioni degli esseri umani; il loro unirsi, amarsi così insensatamente mentre il pianeta su cui vivono gira a velocità spropositata, senza fermarsi mai, neanche per lasciare lo spazio di un respiro - e poi le particelle si scomponevano, ognuna per conto proprio; volavano nel cielo, andavano in pezzi, gli amori finivano - nella realtà o a parole.
E a volte le molecole scomparivano in piccole esplosioni di luce, tornando nell'oscurità da cui erano nate; come le idee di un dio pazzo, o le risate feroci delle creature fantastiche che di notte si univano nei loro sabba selvaggi sotto la crosta delle mille vite normali di cui la gente si andava a vantare - e poi sparivano, come mai esistite, al mattino.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Drown in the sun


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Ad Alessandra
Te lo meriti, perché sei bravissima e perché mi sto affezionando a te
- anche se questa cosa non ha molto senso, ma fa niente. xD


Era tornato, dopo tanto tempo, nel posto in cui tutto era cominciato e finito.
Fuori dalla finestra, il sole illuminava i prati ed il profilo scuro della foresta. Sembrava uno di quei presagi che le veggenti vedono nelle nuvole - neri grugni d'animali feroci, portatori di tempeste.
Non aveva mai avuto paura dei temporali, ma in quel momento sentì che avrebbe potuto cominciare a provarla. Immaginò la propria vita - caselle ordinate, sistemate nei rispettivi cassetti, ogni cosa etichettata con minuzia - gettata nella bocca del ciclone, turbinante nelle raffiche di vento; il tutto in causa e funzione delle frotte di ricordi che aveva finto di dimenticare mentre il tempo passava. Aveva tentato di dimenticare, sì, pur con tutto il dolore e le difficoltà che ne erano venute; il tutto solo per cedere a quell'illusione di normalità, di felicità che solo le cose piccole, morbide e finte - come i pupazzetti per cui sua figlia andava pazza - possono dare.
Aveva paura. Di se stesso e dei propri ricordi - del ragazzo che era stato prima.
Aveva paura di entrare di nuovo in quel bosco, annusare l'odore del muschio e dell'erba umida, ritrovare i vecchi sentieri che neanche il tempo poteva cancellare. Alzare lo sguardo e vedere di nuovo il sole fra le fronde scure
[The sun is the same in the relative way,  but you're older]
{Pink Floyd - Time}
e abbassarlo e notare sui tronchi le tracce che vi avevano lasciato da ragazzi.
Paura di perdersi e ritrovarsi d'improvviso davanti a quella quercia su cui aveva speso tutto un pomeriggio a incidere le loro iniziali col vecchio coltellino svizzero smussato;
(«Smettila di fare mare a quel povero albero! Vieni qui.»)
paura di cominciare a chiedersi che ne fosse stato di lui, in quel piccolo spazio di cosmo chiamato Terra, che di fronte all'immensità dell'universo si riduce a un frammento di roccia sospeso nell'infinito, ma che per i piccoli atomi che la popolano è enorme, immensa.
Aveva paura di riscoprire, ancora una volta, quanto fossero casuali le relazioni degli esseri umani; il loro unirsi, amarsi così insensatamente mentre il pianeta su cui vivono gira a velocità spropositata, senza fermarsi mai, neanche per lasciare lo spazio di un respiro - e poi le particelle si scomponevano, ognuna per conto proprio; volavano nel cielo, andavano in pezzi, gli amori finivano - nella realtà o a parole.
E a volte le molecole scomparivano in piccole esplosioni di luce, tornando nell'oscurità da cui erano nate; come le idee di un dio pazzo, o le risate feroci delle creature fantastiche che di notte si univano nei loro sabba selvaggi sotto la crosta delle mille vite normali di cui la gente si andava a vantare - e poi sparivano, come mai esistite, al mattino.
[That it's time to live in the  scattered sun]
{The Doors - Waiting for the sun}

«Dove vai, papà?» Aveva dieci anni e i capelli biondi come i suoi, ma gli occhi scuri come la mamma; in quel momento, lo guardava con espressione corrucciata.
«A fare… un sopralluogo nel bosco, piccola. Vuoi venire con me?»
Lei annuì e s'infilò la felpa rossa, tirandosi la cerniera fin sotto il mento. Uscirono, mano nella mano; ma appena furono davanti al sentiero che entrava nel bosco la bambina iniziò a correre, svincolandosi dalla sua mano nervosa.
In lei rivide un frammento di se stesso ormai perduto, mentre i ricci color dell'oro le volavano attorno alle spalle.
Il bosco si chiuse attorno a lui, insieme alla sua presenza; ne risentì il respiro, mentre le risate di sua figlia gli lasciavano intravedere, di tanto in tanto, barlumi di presente.
Nelle ombre degli alberi, ora meno fitte e misteriose, vedeva piccoli fantasmi di lui; l'artista ribelle con la testa piena di ricci scuri, che si voltava e gli sorrideva più con gli occhi che con la bocca.
[Here comes the sun - little darling, it feels like years since it's been here]
{The Beatles - Here comes the sun}
Si perse a inseguire quei fantasmi e quell'effimero ricordo di se stesso che vedeva nella sua bambina, trovando percorsi sconosciuti al posto dei sentieri di cui aveva memoria, e infine giunsero in una piccola radura inondata di luce, piena di margherite; lei vi si lanciò, fece una ruota entusiasta e poi rotolò nel prato - e lui la ritrovò, quella dannata incisione che stava cercando senza confessarlo neanche a se stesso; la trovò, mezza cancellata, su quella quercia ancora imponente, alla quale era appoggiato un giovane uomo: la somma di tutti i fantasmi che l'avevano guidato una volta ancora in quel posto. D'improvviso era tornato a quindici anni prima, ed il suo corpo era lo stesso: si avvicinò al tronco, sfiorò la scritta, ricordò il bacio e poi i mille altri che quell'incisione aveva visto.
[And if the sun refuse to shine, I would still be lovin' you]
{Led Zeppelin - Thank you}
«Papà, quella cos'è?»
La prese in braccio perché riuscisse a vederla; lei sgranò gli occhi e sorrise. «È come in Robin Hood! Solo che qui non c'è scritto "Robin + Marian"… Ma "A + P"! Pa', è "A", come l'iniziale del tuo nome!»
Il pallido fantasma del ragazzo moro gli sorrise con aria d'intesa, e lui ricambiò, con una patina di tristezza sugli occhi. «Già, è vero.»
La bambina rise. «Non è fantastico?»
«Sì, lo è.»
Lei saltò per terra e riprese i suoi giochi, mente lui si appoggiava al tronco e cercava di stringere la mano inesistente del suo piccolo fantasma bruno - e chiuse gli occhi, mentre il sole scaldava il suo corpo, il suo viso di piccola molecola in lacrime per un passato che non sarebbe tornato, per il futuro che aveva distrutto anni addietro.
Una piccola molecola sola, alla disperata ricerca di un'altra che aveva perduto anni addietro, con la consapevolezza che non l'avrebbe ritrovata - una piccola molecola che affoga nel sole, nella luce che aveva cercato tanto affannosamente per sfuggire all'amore buio e nascosto dei poeti.
[Drowning in the sunlight, which would have to kill all your lies]



Verrò ricordata su questo sito come colei che, dopo aver conosciuto i Led Zeppelin, non riuscì più a scrivere altro. Reazione? Idon'tgiveafuckingfuck - zio Tommy, saresti fiero di me.
E non capisco perché i due fottuti link sotto la foto non vogliano stare sulla stessa riga. Fanculo.
Sì, be', sappiate che l'ultima scritta in inglese è mia, quindi mi assumo la responsabilità degli eventuali errori o_O E poi, okay, se volete saperlo A e P stanno per Anthony e Patrick, che sarebbero i secondi nomi dei tizi nella foto, dei quali potrete trovare maggiori informazioni cliccando i cosi "^". Okay?
Ditemi che ne pensate.
  
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