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Autore: hellySantini    03/10/2011    0 recensioni
Credete nel Destino? Nelle coincidenze? E nell'Amore? Quello vero, che non ti fa dormire la notte da quanto prenda il tuo cuore? E nelle Anime Gemelle credete?
"L'amore è composto da un'unica anima che abita in due corpi." Aristotele.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 6
Mi svegliai con il dolce suono della voce di Fabio nelle orecchie…
Di Fabio?
Mi alzai di scatto dal letto.
“T-t-tu che ci fai qua?” chiesi troppo sbalordita per i convenevoli.
“Buongiorno anche a te, Elly.” Disse ironico. “Comunque è stata Giulia a farmi entrare: ero venuto a prenderti per andare a scuola e mi ha detto che eri ancora a letto, così sono salito a svegliarti.” Mi fece l’occhiolino.
Quando sarei tornata da scuola avrei fatto un bel discorsetto a mamma. Ma a che livelli era arrivata?
“Si, scusa buongiorno…” borbottai.
“Come sono carini i tuoi capelli!” disse per scherzare.
Solo in quel momento realizzai che Fabio era realmente seduto nel mio letto. Cioè LUI, Mr. Mistero. Nella mia stanza. E magari poteva svenirmi lì per l’alito che avevo.
“Ok, vedo che sei ancora addormenta.” Disse confuso.
“No! Non ti preoccupare! Però adesso, mio caro Fabio, ti dovrei alzare dal mio bel lettino ed aspettarmi in cucina. Visto che io devo prepararmi per andare a scuola. Grazie!” dissi un po’ acida. Mentre mi alzavo dal letto e lo spostavo di forza verso la porta.
Lui si appoggiò sullo stipite della porta con un braccio.
“Però, mia cara Elly, ricordati che sono le sette e mezza e che siamo nettamente in ritardo.” Disse imitandomi.
“Si, però vai!” aggiunsi.
“Comunque carina la camera!” mi urlò mentre scendeva.
Arrossì mentre mi dirigevo di corsa verso il bagno.
Non seppi come feci ma in dieci minuti esatti era lavata, vestita, pettinata e lavata i denti, quindi pronta per andare a scuola.
“Ce ne hai messo di tempo, Elly!”
Feci un finto broncio. “Si da il caso che questo è il mio record di preparazione super-veloce.”
Rise. “Preparazione completa non direi, visto che ti mancano ancora le scarpe.”
Imbarazzata mi girai per andare a prenderle. “Adesso sono pronta!” ero soddisfatta di me stessa.
“Allora vieni, Elly! Siamo in ritardassimo!”
Quando arrivammo alla fermata di corsa ci accorgemmo troppo tardi aver perso l’autobus.
“Ci conviene andare a piedi.” mi disse Fabio girandosi verso di me, con una mano tesa.
Io la presi, lui la strinse e incominciammo a correre.
Era davvero pazzo Mr. Mistero!
Mentre correvamo ridevamo, inebriati dell’aria che sentivamo mentre correvamo felici, contenti della presenza dell’altro. La mano che stringevo mi dava fiducia, non mi avrebbe lasciata. Era la stessa sicurezza che mi dava quando ballavo con lui, che le sue forti braccia mi davano. E quel contatto era tutto questo.
Quando arrivammo in classe, le nostre mani non si volevano staccare. O forse eravamo noi a non volerlo?
Neanche farlo apposta tutti, ma dico tutti, si girarono a guardarci come se avessero qualche sensore.
I riflettori ancora puntati su di noi. Evviva. Sprizzavo felicità da tutti i pori.
Fabio come al solito faceva finta di niente, ma io rimasi a sentire quello pensarono i miei due migliori amici. Andrea pensava: Ecco. Lo sapevo. Lui arriva e come per incanto Elly è ai suoi piedi. Ma chi si crede di essere?
Lorena invece…ore 8: Elly e Fabio si tengono mano nella mano. E poi ieri sera diceva che era impossibile che potessero stare insieme! Uffa… erano tutte cavolate. E comunque la parola data la mantengo, sono curiosa di sapere la spiegazione che mi ha riservato.
Tutti gli altri invece pensavano che fossimo insieme. Senza via di mezzo. Questo mi diede sui nervi. E staccai la mano dalla sua. Sentii come una fitta al cuore. Elly non essere stupida, mi dissi, hai solo lasciato la sua mano. Respirai profondamente per farmi passare quel dolore che mi mozzava il fiato.
Fabio si accorse che stavo male. “Tutto a posto?” mi chiese preoccupato.
“Si, non ti preoccupare. Non è niente.”
Per fortuna pian piano mi passò, anche perché la professoressa d’inglese ci chiamò entrambi interrogati.
E che accento che aveva Fabio! Da vero inglese. Supposi che suo padre magari aveva origini inglesi. Non mi stupii visto che da lui mi potevo aspettare di tutto.
Alla fine lui prese un bell’otto e mezzo e io un misero sette e mezzo. Potevo crederci. Mi aveva fatta sfigurare!
“Dai! Sei stata brava.” Mi sussurrò mentre tornavamo a posto.
Come se sapesse che ci ero rimasta male. Cavolo! L’unica ragione era che leggesse nel pensiero!
“Si, certo. Come no.” dissi.
“Non te la sarai mica presa?” disse con occhi sbarrati.
“Io? Davvero pensi che me la sia presa? Ma quando mai!” mentii, anche se sapevo che con lui non potevo farlo. Non sapevo come ma mi conosceva anche fin troppo bene.
Come per darne conferma, alzò un sopracciglio.
“Mi fai sfigurare!” dissi infine rossa di imbarazzo.
Sorrise.
Dentro di me nacque una competizione sana. Lo volevo battere. Lo sapevo, era una cosa infantile, ma non riuscivo a togliermi dalla testa che dovevo superarlo. Sono una tipa ostinata. L’ho sempre detto. E’ inutile.
Mi girai verso Lorena e mi strizzò un occhio. Avevamo un tacito accordo e riuscì a capire tutto quello che mi passava per la testa nonostante non leggesse nel pensiero. Aveva intuito tutto e lei era dalla mia parte.
Mi girai e vedi Fabio che mi stavo studiando divertito.
“Che c’è? Si può sapere perché mi guardi in quel modo?”
“Sei buffa.” Lo disse come se fosse la cosa più naturale del mondo. Ma era dolce cosa che fece un po’ smuovere il mio cuoricino che batteva forte.
“Buffa?”
“Si, buffa.”
La nostra conversazione finì lì. Ognuno immerso nei propri pensieri.
Sentivo la sua presenza come non mai. Lo potevo toccare con un dito, se anche avessi voluto. Ma che mi prendeva?
In quel momento suonò la ricreazione.
Mi diressi come un automa verso Lorena.
“Terra chiama Elly!” mi disse subito sorridente, pensando sicuramente che c’entrasse qualcosa con Fabio.
“Ci sono.”
“E meno male che ci sei! Ma che mi combini? Ieri sera mi dici una cosa e oggi ne fai un’altra!” Ecco, lei è esattamente la tipa che non fa giri si parole. Va direttamente al punto.
Purtroppo ero molto riluttante a spiegarle perché ci aveva visti insieme mano nella mano. Soprattutto imbarazzata dal momento che nella spiegazione dovevo comprendere mia mamma.
Troppo imbarazzante.
“Ehm… ecco, non è colpa mia!”
Lei per tutta risposta incrociò le braccia e mi guardò con sufficienza. “E di chi è la colpa? Di tua mamma?”
Oh, non sai quanto hai ragione, pensai. 
Abbassai gli occhi e le risposi: “Si.”
“E tu vorresti farmi credere che sei venuta fino con lui mano nella mano, correndo come se foste dei fidanzatini, per colpa di tua madre?”
Ok, suonava assurdo detto così. Ma era la verità! Quindi incominciai a raccontarle tutta la storia, che mia mamma lo considerava già suo futuro genero.
L’unica cosa parola, se si può definire tale, che gli uscì quando finì il mio discorso fu:”Ah.”
Fra poco la mascella le sarebbe cascata a terra. Alla fine si riscosse e si mise a ridere.
“Cioè, Giulia ritiene Fabio già suogenero? Incredibile! Te l’ho detto che le mamme hanno un sesto senso in queste cose! E’ destino, Elly! Questa è la prova! Voi. Due. Vi. Metterete. Insieme.” Scandì bene le parole, come se parlasse con una ritardata.
“Chi?”
Quella voce. Quella maledetta voce. L’avrei riconosciuta tra mille.
Lorena si girò. “Nessuno, Fabio! Proprio nessuno!”
Gli occhi di Fabio si illuminarono, come se avesse detto qualcosa e non una cosa qualunque ma una importantissima.
La mia frustrazione aumentò. Cavolo! Quanto avrei voluto leggere nei suoi pensieri! Sarebbe stato molto più facile. Mi morsi un labbro. Non dovevo pensare queste cose. Era sbagliato. E soprattutto non era da me.
Si girò verso di me con un sorriso ammagliante.
Sarei svenuta, lo giuro, se non fossi concentrata sui suoi misteri.
Quegli occhi…
Una volta avevo sentito che gli occhi sono lo specchio dell’anima, allora la sua doveva essere stupenda.
Mi morsi il labbro ancora più forte.
Ma si che le piace! Guarda come la guarda! I suoi occhi brillano! Pensò Lori.
“Scu-scu-scusate. Ma-ma devo anda-dare.” Dissi mentre correvo in bagno.
Forse la mia reazione fu esagerata, certo. Ma che ci potevo fare?
Fabio… Fabio… Fabio…
Qual nome mi tormentava. Sentivo la sua voce nelle mie orecchie nonostante fosse lontano, in classe.
Le farfalle allo stomaco incominciarono a farsi sentire.
No! No! No! Non volevo arrivare a questo! Non voglio innamorarmi. Non adesso. E soprattutto non di lui! Una lacrima scese dall’occhio. Scendeva esonerabile lungo il mio zigomo.
Non lo volevo…
D’altronde al cuor non si comanda.
Elly rilassati, mi dissi. Non era mica la prima volta che mi piaceva qualcuno. Ma lui non era uno qualsiasi. Lui era Fabio! F-A-B-I-O , scandii bene il nome dentro la mia testa. Mi sarei dovuta comportare come sempre. Forse anche evitarlo. No! Evitarlo, mai! Una fitta mi percosse il cuore. Una vecchia ferita, per un amore nuovo. Strano, no?
Eppure io l’avevo già visto. Su questo non si discute. E scoprirò la verità.
Uscii dal bagno e tornai in classe.
Fabio mi aspettava sullo stipite della porta appoggiato con la schiena e con le mani nelle tasche, con uno sguardo vitreo fissava il vuoto.
Agitai la mano sui suoi occhi per svegliarlo. Sorridevo.
Lui si scosse e mi guardò alzando un sopracciglio.
“Che ci fai qua da solo?” chiesi per fare discorso. Appoggiandomi anche io sulla porta.
“Pensavo.” Disse con non curanza.
“Cosa?” chiesi curiosa.
“A te.”sorrise.
“A me?” sbalordita.
“A te. Vieni oggi a danza? Mi devi un ballo, dopo essertene andata così velocemente” mi strizzò l’occhio.
Mi prese il panico. Io? Ballare? Con lui? Ancora?
Una vocina mi diceva: Elly, vai! Tanto che hai da perdere? Devi solo ballare con Fabio e basta. Vai!
“Ehm… non saprei. Sai, ho paura di sentirmi di nuovo male.” Dissi evitando di guardarlo negli occhi.
“Dai! Infondo che hai da perdere?” si avvicinò a me. I nostri corpi si sfioravano, l’elettricità scorreva tra di noi. Ma mai quanto nel momento in cui avevamo ballato insieme l’altro giorno.
Improvvisamente, catapultata in un’altra dimensione. Non mi trovai più nella mia scuola, con Fabio che mi sfiorava, ma in tutt’altro luogo.
Stavo camminando in questo lungo corridoio. E appena varcai la soglia, vidi una sala immensa: larga e ampia, nel soffitto c’erano i tipici affreschi barocchi , con gli angeli e gli arcangeli che ci fissavano. Certo, ci perché c’era anche Fabio.
Bè, lui era… era… bellissimo. Giacca e camicia sbottonata da lasciar scorgere il suo petto scolpito da ballerino. Camicia bianca in tinta con il mio vestito. Non c’erano parole per descrivere il bianco intenso che faceva male agli occhi a furia di guardarlo. Era candido. Pieno di pizzo e merletti. E le perle decoravano le rifiniture del vestito. I capelli erano acconciati in modo strano. Vedevo le ciocche scendere e altre ritirate. Quando incominciai a camminare più velocemente per andare da Fabio, notai le mie scarpe. Erano altissime, ma non persi mai l’equilibrio. Anche quelle erano rifinite con perle e nastri bianchi.    
Mr. Mistero mi tese la mano, io la presi. Mi mise un fiore, anzi una rosa bianca tra i capelli.
“Questo fiore non sarà mai bello quanto te, Elly.” Mi sussurrò all’orecchio.
Io arrossii. Abbassai lo sguardo. Ma lui mi alzò il mento guardare i miei occhi. I miei occhi verdi bosco. E io, i suoi occhi color del mare.
Incominciammo a ballare, così. Immersi negli occhi dell’altro. A ritmo di un solo corpo, mentre nella sala volavano note di walzer.
Ci fermammo proprio nel centro della sala, con il candelabro accesso da cento candele, ci dava un’atmosfera magica.
Nel momento in cui sentii Fabio mormore:”Il nostro ultimo ballo…”
Mi ritrovai catapultata a scuola.
Mr. Mistero mi guardava con occhi attenti.
“Elly?”
“Si?”
“Vieni allora a danza?”
“Certo.”
“Bene.”
In quel momento suonò la campanella.
  
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