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Autore: Margaret24    03/10/2011    8 recensioni
La mia versione del confronto tra Lupin e Tonks dopo la morte di Silente =) Enjoy!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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"[…]Soles occidere et redire possunt:
nobis cum semel occidit brevis lux,
nox est perpetua una dormienda.

Da mi basìa mille, deinde centum,
dein mille altera, dein secunda centum
deinde usque altera mille, deinde centum[...]”

Gaius Valerius Catullus

 

 Questa volta sei tu ad andartene, cogliendo tutti di sorpresa. Ti volti di scatto, diretto verso la porta dell’infermeria ed esci, senza una parola. Rivolgo un rapido sguardo colpevole a Molly, che annuisce comprensiva, e ti seguo, attirata dai tuoi passi che riecheggiano nei corridoi ora deserti. Quei corridoi che sia tu che io abbiamo percorso tante volte, un tempo, spediti, sovrappensiero, sorridenti o corrucciati, quando non avevamo la minima idea di cosa fosse il mondo là fuori, di cosa ci avrebbe portato a percorrerli ancora una volta. Be’, forse tu un’idea di quel mondo crudele e spietato già ce l’avevi, ma queste mura, un tempo, avevano il potere di avvolgere i propri abitanti in un sogno e far dimenticare loro le preoccupazioni che andavano ben al di là di clessidre da riempire, pozioni da distillare e tazzine da tè da trasfigurare.
Mi fermo. Non sento più i tuoi passi, né il fruscìo del tuo mantello. Mio malgrado, le mie labbra si aprono in un lieve sorriso, e scuoto la testa. Conosci più scorciatoie dei fantasmi, tu, segno che il tuo lato malandrino, quel lato spensierato e scherzoso, è ancora lì, da qualche parte, a mantenerti vivo, a ricordarti chi eri e chi sei. A ricordarti, forse, chi ti sta inseguendo per tutta Hogwarts in questo momento.
Non mi do per vinta. Comincio a correre, mentre un’angoscia mi afferra il petto: sarà stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso? E da che parte cadrà l’acqua? Hai finalmente preso la decisione di uscire dalla mia vita, dalla vita di tutti noi, una volta per tutte, soprattutto ora che non c’è più Silente a fermarti?
Nella corsa, non mi rendo conto di attraversare il Frate Grasso, e una doccia ghiacciata mi toglie il respiro, costringendomi a fermarmi di nuovo.
“Signorina Tonks!”
Come accidenti fa a ricordarsi di me? Oh, be’, l’incidente risponde da sé.
“Salve, Padre Jaques” ricambio il saluto educatamente, memore di tutte le strigliate a coloro che osavano chiamarlo ‘Frate Grasso’.
“Cercavi qualcuno?” chiede preoccupato, dandosi dei colpetti sulla pancia rotonda. Non ha il solito sorriso gioviale sulle labbra trasparenti.
“Sì!” grido, spostando impaziente il peso da un piede all’altro. “Per caso hai visto un uomo alto con i capelli castani, da queste parti?”
“Ti riferisci a Remus Lupin?” chiede il Frate grattandosi il mento. “Credo di averlo visto entrare nell’aula di Storia della Magia...”
“Grazie!” rispondo, e lo lascio lì, a fingere di leggere la sua Bibbia vuota, mentre mi precipito da te.
 

La porta cigola in modo sinistro, mentre entro in quell’aula così spiacevolemente familiare, culla dei sogni degli studenti di Hogwarts, che faticano ancora oggi a resistere alla monotonia delle lezioni del professor Rüf. Tiro un silenzioso sospiro di sollievo nel vederti, anche se di spalle, con lo sguardo rivolto alla falce di luna, quella maledetta luna che ti porta via da me, che non ti dà pace. Che non mi dà pace.
Vedo i tuoi pugni stringersi e fremere, mentre avverti la mia presenza avanzare lentamente verso di te, e di nuovo il senso di colpa mi pervade. Non avrei dovuto insistere. Non avrei dovuto pensare solo a me stessa, al fatto che sto male sapendo che tu non vuoi stare con me. Avrei dovuto capire la sofferenza che provavi anche tu nell’allontanarmi, avrei dovuto prestare più attenzione alle mie parole, alle tue scuse. Avrei dovuto prendermi cura di te da lontano, come hai fatto tu con me. Avrei dovuto alleviare il tuo dolore, invece che acuirlo, lasciarti superare il lutto del tuo migliore amico restando in silenzio. Ho una gran voglia di abbracciarti, solo per vederti aggrappato a me, a permettermi di consolarti, in qualche modo, di chiederti scusa. Vorrei lasciarti essere debole, per una volta, ed essere forte per te. Prendo un bel respiro e faccio un tentativo, almeno con le parole.
“Remus?”
Non rispondi, né ti volti. Le tue spalle si alzano e si riabbassano lentamente, accompagnando il tuo sospiro. Mi chiedo cosa ti passi per la testa. Forse è la volta buona che mi tiri un pugno. Ci starebbe proprio bene, se non fosse che la mia sofferenza è la prova che non mi faresti mai volontariamente del male, e che, comunque, l’ultima volta che hai picchiato qualcuno è stata la pancia di Hagrid, ubriaco e in preda alla disperazione, quando hai saputo che Minus era stato “polverizzato” da Sirius, tra l’altro senza sortire nessun effetto.
“Senti, io...” comincio. Non ce la faccio più. È una frase inutile, ma il senso di colpa mi sta divorando, e la mia solita schiettezza è l’unica cosa in grado di impormi coraggio.
“Io non volevo fare così, è solo che... Silente... Bill... e Fleur... e noi... Mi dispiace per la scenata, non avrei dovuto fare così, davanti a tutti, metterti in imbarazzo, io...”
Non mi rendo nemmeno conto del tuo rapido movimento. Non mi ricordo di aver visto che ti voltavi. L’unica cosa che so, cosa di cui non sono nemmeno certa, è che le tue labbra sono sulle mie, adesso. L’unica cosa di cui sono cosciente è il tuo bacio intriso di disperazione e passione, delle tue mani tremanti che mi accarezzano avidamente il viso, il collo, i capelli, i fianchi. Mi afferri come non hai mai fatto prima, quasi avessi paura che io sparisca, ma con quella delicatezza che solo tu possiedi. Mi stringi a te, ed io ricambio la stretta, affamata di te, del tuo amore, del tuo desiderio.
“Scusami...”. Sento la tua voce supplichevole tra le nostre labbra. “Ti prego, scusami...”
E mi prendi il viso tra le mani, e mi guardi negli occhi, asciugandomi dolcemente le lacrime, che hanno cominciato a scorrere incontrollate. Mi perdo in quelle iridi azzurre, e mi accorgo che anche le tue guance sono umide. Poggio una mano sul tuo orecchio, accarezzando i tuoi capelli castani e argentati, passando un dito sui tuoi lineamenti. Sento le tue braccia circondarmi le spalle e una tua mano posarsi sulla mia testa, così ti assecondo e poggio il capo sul tuo petto, lasciandomi cullare. Riesco a sentire i battiti del tuo cuore, forti e rapidi come dopo una corsa, ma meravigliosamente rassicuranti, che mi dicono che ci sei, che sei vivo, che sei con me. Il tuo tono è così sommesso che quasi non mi accorgo che hai cominciato a parlare.
“Il mondo mi sta crollando addosso, Tonks, pezzo dopo pezzo. La vita scorre così in fretta. La mia l’ho lasciata andare alla deriva molto tempo fa. Mi hanno tolto tutto, e non volevo perdere anche te. Di’ pure che scappavo. In parte è vero, forse da me stesso, forse da un’altra potenziale sofferenza. Ma a che serve adesso evitare di farti del male quando chiunque dietro l’angolo può ferirti mentre io non sono lì a proteggerti? A che serve vederti stare così oggi per farti stare meglio domani, quando del domani la guerra non ci dà che una speranza? Ogni volta, ogni sguardo, ogni parola potrebbe essere l’ultima. E finora non ho fatto altro che sprecare il tempo. Avevo paura, Tonks. Paura di rovinare la vita anche a te, come ho fatto con i miei genitori, con tutti quelli che hanno cercato di proteggermi. Paura che tu non avessi una vita normale, serena, piena, e lunga, a causa di uno come me che ogni mese è costretto a rinchiudersi per non ferire gli altri, a entrare di nascosto in un luogo pubblico per non attirare l’attenzione, per non essere additato come un mostro, o nel peggiore dei casi segregato o ucciso per quello che è, e non per quello che fa. Una persona che mette a rischio chiunque gli si avvicini, che dimostra il doppio dei suoi anni, malata e senza un reddito che possa garantire futuro alla sua famiglia. Ho provato a starti lontana, ma tutto ciò che ho ottenuto è lasciare che la tua vita scorresse come la mia senza di te: rapida e vuota, come un treno senza colori né rumori. E ora che Silente...”
Vedo la tua gola muoversi, mentre deglutisci a vuoto. Non oso respirare, per timore di interrompere il fiume di parole che esce dalle tue labbra, parole che mi sembra di aver atteso tutta la vita. Resto immobile fra le tue braccia, mentre mi accarezzi i capelli, partendo dalle radici e tirandomi piano le punte, proprio come piace a me, come ti confessai quella volta in cui eravamo insieme di guardia a Downing Street, una vita fa.
“Siamo rimasti soli, Tonks” riprendi, questa volta non lasciando andare le lacrime. “Niente è più sicuro. Cosa mi garantisce che tu abbia una vita lunga e felice quando probabilmente adesso i Mangiamorte renderanno l’esistenza di tutti un inferno, indiscriminatamente? Io... io voglio esserci, Tonks. Se tu... se tu mi vuoi ancora, io ci sarò. Per proteggerti. Per dimostrarti che darei la vita, per te”
Sto tremando, ormai, e mi sento quasi svenire dalla felicità. Tu te ne accorgi, niente sfugge ai tuoi sguardi attenti, e mi scansi da te quel poco che basta per guardarmi di nuovo negli occhi. Merlino, i tuoi occhi...
“Ti amo, Ninfadora Tonks” dici, alzando di poco la voce. Mai il mio nome mi è sembrato più bello. “Ti ho sempre amata sin dal primo momento. E ti amerò per sempre”
Ed io semplicemente ti salto addosso, con le braccia al collo, facendoti barcollare sorpreso. Respiro il tuo odore, fresco, che mi fa pensare al verde della natura, alle fronde degli alberi. Sento l’acqua scorrere sui miei capelli, e capisco che hanno cambiato colore; non so quale, ma ormai non mi stupisco più nel constatare che non ho più controllo su di loro. Non ho più controllo su niente. E non mi importa.
“Io non vedo quello che vedi tu, Remus” sussurro al tuo orecchio, stringendo il colletto della tua tunica scura. “Io non vedo l’uomo che credo mi renderà felice. Io vedo l’uomo con cui sono felice. L’uomo con cui vorrei passare il resto della mia esistenza, l’uomo che la rende già piena, l’uomo per cui la mia dedizione non sarebbe un sacrificio, né un dovere. Non mi importa di dovermi nascondere se ci sarai tu a nasconderti con me. Che me ne faccio dell’approvazione del mondo quando il mio mondo mi respinge? Non capisci che non potrò mai, mai essere felice con nessun altro? È te che amo. È te che voglio al mio fianco. L’uomo che, suo malgrado, non sarebbe quello di cui mi sono innamorata senza le sue imperfezioni, che lo rendono perfetto ai miei occhi”
Ti stringo un po’ più forte, e aggiungo: “Io non ti abbandonerò mai, zuccone di un licantropo. Mai mi perderai, puoi starne certo. Voglio essere la tua roccia, come tu sei la mia. Voglio proteggerti, come tu proteggi me”
E ti bacio di nuovo, con trasporto, sentendo ogni fibra del mio essere che ti cerca, anelandoti come fossi ossigeno. Quando ti guardo di nuovo, vedo un’altra persona. Più giovane. Più bella. Più felice. Sorridi, mentre mi sposti una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
“Sei bellissima” dici piano. Poi mi prendi la mano, e intrecci le tue dita con le mie. Lentamente ti avvii verso la porta dell’aula, e, quando ti volti verso di me, un’ombra scura sul tuo sguardo mi ricorda l’orrore che si è compiuto stanotte. Ma io annusco decisa e ti seguo, lasciandomi mettere un braccio attorno alle spalle e infilandone uno attorno alla tua vita, mentre camminiamo verso l’infermeria. Silente è morto. Ma stavolta supereremo il dolore insieme. Questa volta ci sono io. E ci sei tu.
  

 

[...]Il giorno può morire e poi risorgere,
ma quando muore il nostro breve giorno,
una notte infinita dormiremo.
Tu dammi mille baci, e quindi cento,
poi dammene altri mille, e quindi cento,
quindi mille continui, e quindi cento.[...]

Gaio Valerio Catullo

 

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Angolo autrice:
Eccomi qui, con una nuova fanfiction =) Già, argomento trito e ritrito, ma volevo dire la mia xD Il fatto è che le fanfiction derivano spesso da un’immagine, un flash, una frase, ed ecco che avevo questa immagine di Lupin che, a sorpresa, si volta di scatto e dà un bacio appassionato a Tonks *.*  E poi mi sono sempre chiesta quale fosse il vero motivo oltre a “troppo vecchio, povero e pericoloso”: insomma, se Tonks dice che non le importa, perché cavolo deve continuare? Di che ha paura? Rovinarle la vita in che senso? Ecco =)
Come avrete capito, la poesia alla fine è solo la traduzione di quella all’inizio (gentilmente offerta da Salvatore Quasimodo), la stupenda “Dammi mille baci” di Catullo *.* I primi tre versi riportati sono riferiti al fatto che secondo me è proprio la fragilità della vita, soprattutto in tempi di guerra, a convincere Lupin. Tipo la filosofia dell’Attimo Fuggente, avete presente? =)
Sooooo.... Ho un paio di chiarimenti (ma giusto un paio...), diversi dalla maggior parte delle FF che ho letto su questi due (comunque splendide ;) )
Riguardo al “troppo vecchio, troppo povero, troppo pericoloso”: immagino che al massimo gliel’avrà detto una volta (più quella nell’infermeria), e il resto sia stato lo stesso concetto espresso in modi diversi, quindi non ho nemmeno nominato questi tre aggettivi: non ce lo vedo Lupin a nascondersi dietro la solita maschera e le solite parole e scuse, avevo bisogno di qualcosa di concreto xD
Un’altra cosa è che io non credo che Lupin si consideri “un mostro che non è in grado di amare”, infatti qui dice che lo additano come tale: ritengo infatti che lui lo trovi abbastanza ingiusto. Non mi sembra che nella saga lui dica mai che hanno ragione, e non amo l’idea che si autocommiseri, non l’ha mai fatto, neanche al settimo, in cui spiega solo la gravità della situazione con Tonks e il bambino. Ovviamente, ognuno ha la sua opinione in merito ;)
Non ho mai letto da nessuna parte che Lupin chiama Tonks “Ninfadora”, tranne quando fa le presentazioni nel quinto, in cui dice sia nome che cognome, per cui non volevo interrompere ogni frase con una protesta di Tonks xD Correggetemi se sbaglio :)
Lupin è il mio personaggio preferito, e una sua caratteristica che amo è proprio il suo ottimismo e la sua allegria, anche nei periodi più cupi: non credo, quindi, che consideri la sua vita vuota e senza senso, anzi, credo che ci sia piuttosto attaccato, e il fatto che l’abbia lasciata alla deriva significa solo che ormai è stanco di sperare sinceramente in qualcosa, vive un po’ alla giornata. =)
Altro:
L’odore rimanda al lupo nella foresta;
immagino che i maghi indossino tuniche;
per chi non lo sapesse, Downing Street è la via in cui risiede il Primo Ministro, Londra;
il nome del Frate Grasso, fantasma di Tassorosso, a cui apparteneva Tonks, me lo sono inventato: dubito che qualcuno voglia farsi chiamare “Frate Grasso” o “Nick-Quasi-Senza-Testa” xD
Fiuuuu, credo di aver finito. Grazie grazie grazie mille a chi ha letto fino alla fine! :D  Che me la lasciate qualche recensione? *.* Fa sempre piacere :) Grazie! 

  
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