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Autore: Princess of the Rose    03/10/2011    4 recensioni
Garland sta per scoprire che nell'eterno conflitto tra Chaos e Cosmos, la guerra e le battaglie non sono gli unici pensieri dei guerrieri della Discordia...
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A Bartz era sempre piaciuto viaggiare: l’ebbrezza di visitare luoghi sconosciuti, conoscere gente nuova, l’esplorazione, erano tutte aspetti che lo affascinavano.

Ovviamente, a tutto c’è un limite.

Osservò con attenzione il tetto del Tempio del Chaos alla ricerca di una via che lo ricondicesse ai suoi comapgni,  inutilmente. Sospirò, rifiutando di lasciarsi prendere dal panico. Anche se, la scena di qui poco prima era stato spettatore non faceva che impensierirlo.

 

Gli doleva dappertutto, specie la testa, ma Bartz costrinse comunque il suo corpo all’abnorme sforzo alzarsi in piedi. Sentì le mani sprofondare in qualcosa di freddo, e quando aprì gli occhi, vide un terreno nero e viola con numerosi puntini bianchi, simile a stelle nel cielo notturno. Eppure, la luce e il calore che percepiva sulla pelle davano più l’idea del giorno che della notte.

Solo guardandosi attorno riconobbe le complicate costruzioni della Crepa. Non fece comunque in tempo a cercare di orientarsi in qualche modo, che avvertì due presenze venire nella sua direzione. Veloce, si nascose dietro un muretto, appena in tempo perché Kefka e Kuja non lo notassero.

“Allora,” chiese il più giovane dei due. “Dov’è quel topo che avevi catturato?”

Kefka, dopo qualche attimo di smarrimento - era certo che quella specie di mimo da strapazzo fosse steso a terra con un bel bernoccolo in testa dopo che lo aveva colpito - si voltò verso il jenoma, che lo guardava spazientito in attesa di una risposta; e non poté non compiacersi dell’innaturale pallore del ragazzo, difficile da notare da un occhio poco attento su una pelle già chiara di suo.

“Be’, questo è strano,” disse, fingendo smarrimento, “Ero convinto che fosse qui, fino ad un minuto fa.”

Kuja lo guardò storto, evidentemente poco convinto.

“Comunque, il mio avversario è Gidan, non vedo perché hai dovuto mettere in su questa sceneggiata per catturare il suo amichetto,” disse, pensando al suo caro fratellino che in quel momento, probabilmente, stava avvisando gli altri suoi compagni del rapimento di Bartz e organizzando una spedizione per andarlo a riprendere. L'ennesima rottura di scatole.

“Neanche ti avevo chiesto di farlo”, continuò, guardando male il suo ‘alleato’, “grazie a te, adesso diverrà anche più complicato catturarlo!”

“M-Ma mi sembrava divertente!” si giustificò l’altro, trattenendo a stento un risolino quando vide una lieve smorfia di dolore sul volto di Kuja. Incrociò teatralmente le braccia, facendo una faccia offesa, “Non è giusto che ti diverta solo tu!”

Kuja sospirò, desiderando ardentemente di andarsene nelle sue stanze a riposarsi, nella speranza che la sua povera testa gli desse qualche attimo di riposo. Ovviamente, la voce acuta di Kefka non contribuiva a far passare il dolore, anzi; si chiese cosa lo trattenesse dal lanciargli contro un Ultima per farlo tacere - il fatto che si reggesse a malapena in piedi fu una risposta più che sufficiente.

“Be’, suppongo che comunque possiamo usarlo ai nostri scopi, quel topo di fogna. Baster- UGH!” si portò una mano alla tempia quando una fitta dolorosissima per poco non lo fece cadere. Kefka rise.

“Ti senti bene, Kuji?” chiese, notando che la magia di cura che il giovane aveva chiamato non aveva avuto l’effetto sperato, soddisfatto che nemmeno il mago più esperto nelle magie bianche della fazione di Chaos riuscisse a debellare il suo veleno.

Kuja non rispose, massaggiandosi le tempie dolenti.

“Credo che ritornerò in camera mia,” annunciò, andandosene.

“Si si, vai vai. Io ho… Ancora da fare qualche piccola commissione qui,” disse Kefka, ridendo mellifluo, per poi teletrasportarsi ai piani superiori della costruzione.

Bartz, dopo aver assistito alla scena- e dopo aver lanciato le peggio ingiurie per essere stato chiamato ‘topo di fogna’ - decise che era meglio dileguarsi prima che qualcuno si accorgesse della sua presenza,



 

Se Kuja aveva davvero intenzione di puntare a GIdan, era  imprativo per Bqartz avvisare il suo amico prima che qualocosa di brutto potesse accadere. Istintivamente  accelerò il passo, ma si arrestò fino a quando avvertì tre forti presenze a poca distanza da lui. Si affrettò a nascondersi dietro un muretto, per poi sbirciare da una crepa. Quello che vide per poco non gli fece venire un infarto: Sephiroth, l’Imperatore e Artemisia, a pochissimi passi da lui!


 

“Che ne dici, Sephiroth?” chiese l’Imperatore, osservando con attenzione ogni gesto dello spadaccino che potesse fargli comprendere che fosse interessato alla sua proposta, “Anche tu devi essere stufo di questi patetici distruttori che ci circondano.”

Artemisia - che il regnante teneva sottobraccio per evitare che cadesse nel caso la colpisse un mancamento - per quanto riconoscesse che quest’ultimo fosse un ottimo oratore, non poteva certo dire che fosse altrettanto bravo nella scelta degli argomenti: infatti, Sephiroth l’aveva guardato malissimo, prima di dire un incolore: “Non sono interessato.”

“Se non sbaglio hai un conto in sospeso con Kefka; potremmo darti la possibilità di riscattarti” disse la maga temporale, dopo essersi ricordata di uno scherzo che il folle mago aveva fatto allo spadaccino qualche tempo prima; inserire del colorante nei panni da lavare -  il risultato fu che giacca, mutande e un paio di pantaloni di Sephiroth assunsero un delizioso color rosa confetto, che non se ne andò per tre settimane. La donna aveva pensato che puntare su quel ricordo fosse una buona idea, e a giudicare dal lieve fremito che ebbe il sopraciglio dello spadaccino intuì che non aveva fatto male i calcoli.

“Pensavamo di preparare un’imboscata, sei con noi?”

“Non sono interessato,” si limitò a ripetere, evitando di incrociare lo sguardo dei due.

“Oh andiamo, non dirmi che andare in giro vestito come un confetto per tre settimane ti ha fatto piacere,” disse l’Imperatore, quasi pentendosene subito: se lo sguardo avesse potuto uccidere, quello di Sephiroth lo avrebbe fatto nella maniera più dolorosa possibile. Fu istintivo richiamare silenziosamente un incantesimo difensivo e un altro pronto per essere lanciato al minimo movimento anche solo apparentemente ostile.

Probabilmente, Sephiroth lo avrebbe attaccato se non fosse stato per uno strano rumore proveniente da dietro un muretto, simile ad un singulto. O meglio, ad una risata soffocata.


 

Non era mai stato campione di autocontrollo, ma il senso del pericolo, tipico di un avventuriero, avrebbe dovuto almeno fargli intuire che scoppiare a ridere non era esattamente il modo migliore per non farsi notare. Bartz ne fu consapevole solo all’ultimo momento, in tempo perché riuscisse a soffocare il riso spontaneo che l’immagine di un Sephiroth vestito color rosa confetto aveva provocato.

Era difficile, dannatamente difficile non ridere; spesso, con gli altri, si era divertito ad immaginare i guerrieri di Chaos nelle pose e nelle situazioni più bizzarre- da un Kefka con i capelli fucsia e puà verdi, a un Golbez con l’armatura ridisegnata da un pittore cubista; da un Garland vestito da antico guerriero gallico ad un Ex-Death in competizione con una tartaruga; ma la visione di un Sephiroth vestito come una bambola le batteva tutte.

Si portò le mani alla bocca, tentando di soffocare un nuovo moto di risate, non preoccupandosi che il lieve singulto che si era lasciato sfuggire potesse farlo scoprire.


 

“Sembra che qui abbiamo un’infestazione,” disse ironico l’Imperatore, gli occhi viola fissi verso un muretto, dove avvertiva la luminosa presenza di un guerriero di Cosmos. Anche Sephiroth e Artemisia osservavano lo stesso punto, curiosi di scoprire cosa avrebbe fatto la persona nascosta lì dietro. Non dovettero aspettare molto: Bartz scattò in piedi, furente, la sua aura scombussolata dalla rabbia per essere stato nuovamente insultato.

“Ehi, chi pensa di poter chiamare ‘insetto’?!” disse, stringendo i pugni, realizzando solo in un secondo momento che tutta la fatica che aveva fatto per non farsi notare era andata in fumo, “D’OH!”

Notò che l’Imperatore lo stava osservando con un ghigno divertito, mentre Artemisia lo guardava con un misto di esasperazione e compatimento. Sephiroth, invece, lo stava fulminando con lo sguardo: intuì che lo spadaccino aveva compreso che era stato lì tutto il tempo e che aveva sentito la conversazione per intero. Quando ripensò al vestito rosa che la sua immaginazione aveva applicato sull’albino, un lieve riso gli sfuggì dalle labbra. Fu flebile, ma capì Sephiroth lo aveva sentito distintamente quando la sua lunghissima spada gli comparve in mano. Nonostante il pericolo, Bartz non riuscì a smettere di ridere.

“Ehm- ehehe- ehm… C-Ci rivedre- ehehehe- T-tornerò” balbettò, tentando di soffocare le risate e dandosela a gambe levate, sperando vivamente che nessuno dei tre lo stesse seguendo.


 

Bartz non era l’unico a doversi trattenere dal ridere: anche l’Imperatore stava avendo un po’ di difficoltà a non ridacchiare davanti all’espressione lievemente contrariata dello spadaccino.

“Allora, Sephiroth,” disse, dopo che il guerriero di Cosmos se ne era andato, “ripenserai alla mia proposta?”

“No,” fu la secca risposta dell’altro, per poi girarsi dall’altra parte e andarsene. Artemisia ridacchiò vedendo la faccia scocciata del regnante, così inadatta sul suo volto elegante.

“Se vi interessa saperlo, però,” disse Sephiroth, fermandosi, “sappiate che state sbagliando strada: vi consiglio di indagare di più."

Quandi si teletrasportò chissà dove,  lasciando Artemisia e l’Imperatore sinceramente sorpresi.




 

Raccapricciante quanto la persona che vi viveva dentro. Era questa l’espressione che Kuja aveva usato più volte per definire quel posto assurdo che era la Torre di Kefka. E non aveva tutti i torti: le pareti metalliche, che lasciavano intravedere fili e tubi di ogni genere, i gas tossici di un inquietante rosso che uscivano da condutture rotte e le enormi gabbie di vetro usate per gli interrogatori creavano un connubio poco rassicurante.

Ma, in quel momento, Garland pensava a tutto fuorché ai pessimi gusti della gente del mondo di provenienza di Kefka: l’unica cosa che desiderava era una bella partita di palla a mano, con la testa di Palazzo al posto del pallone possibilmente- altrimenti, si sarebbe accontentato di accartocciarne il corpo fino a formare una sfera.

Di solito, il clown, quando stava in quel frammento di mondo, si dilettava in lunghi monologhi senza senso sulla distruzione, su Terra, la guerriera di Cosmos a lui opposta, o su chissà che altro gli passava per la testa, comodamente seduto contro qualche muro, o si divertiva a distruggere le capsule di vetro urlando “DISTRUGGIAMO TUTTO!!!”

Stranamente quel giorno non sembrava essere lì.

L’ex-paladino sbuffò, chiedendosi perché la sfortuna ci vedesse così bene quando doveva colpire qualcuno- in questo caso, lui doveva esserne la vittima prediletta.

Si concentrò, cercando di rivelare l’aura del folle mago per quanto le sue scarse capacità magiche glielo permettessero- quasi desiderò che qualcuno dei tanti stregoni che componevano la fazione di Chaos fosse con lui, a facilitare quel lavoro.

Dopo cinque minuti, non avendo rivelato nulla di anomalo, decise di cercare altrove il suo uomo. Sennonché, l’inconfondibile risata sguaiata gli giunse alle orecchie poco prima che aprisse una varco.

Lentamente, si avvicinò ad una balconata, guardando in basso: Kekfa, in posizione semidistesa sul fianco, galleggiava in aria, ridendo rumorosamente.

“Nbwahahahaha!!! Gliel’ho proprio fatta a quel guerrafondaio!” diceva, grattandosi svogliatamente la pancia, “Che potrei combinargli adesso? Forse potrei farlo esplodere! O magari mettergli dei fuochi d’artificio nell’armatura! Anzi,” fece una capriola e si mise in piedi, “quasi quasi faccio il bis! Nbwahahahaah!!! Però devo scegliere quando… La riunione di stasera!!!! E’ perfetto!!! Nbwahahahahah!!!!”

Garland non si mosse, anche se dentro ribolliva di rabbia. Avrebbe tanto voluto spaccargli la faccia, ma pensò ad un’idea migliore per punire quell’idiota: e tutto si sarebbe compiuto quella sera.

Sorrise maligno dietro l’elmo cornuto, andandosene via lasciando un inconsapevole Kefka a ridere follemente.



 

Ex-Death non si fidava delle persone: non per timore, ma era la sua stessa natura di creatura del Nulla a impedirgli diprovare sentimenti come la fiducia- salvo non si trattasse forti passioni tali da scuotere quel poco di anima che aveva, necessaria per sopravvivere.

Per questo, ebbe dei seri dubbi su quanto Golbez gli aveva riferito poco prima: certo, non era improbabile che Kefka si fosse alzato una mattina deciso ad avvelenare tutti, ma gli sembrava strano che nessuno se ne fosse accorto.

“Ti ho avvertito così che potessi trovare in tempo un antidoto,” aveva detto Golbez  “già siamo in crisi con questa storia dei cristalli: è meglio non perdere alleati.”

“E’ strano che tu l’abbia detto a me, fra tutti” disse l’albero, non ancora convinto.

“Sephiroth e Jecht sono già stati informati, non so se hanno sparso la voce.”

“Capisco. Sai anche chi ha bevuto il veleno?”

“Per quel che ho inteso, Kuja e Nube Oscura hanno assunto il caffè, questa mattina.”

Ex-Death si accigliò lievemente, prima di ridacchiare.

“Allora il veleno non deve avere grande effetto: poco fa ho incrociato Nube Oscura nel suo territorio, e stava benissimo.”

“Ci mette un po’ ad agire. Se sei interessato, dovresti andare a controllarla” disse il Taumaturgo prima scomparire.

Ex-Death rimase fermo per qualche secondo, considerando seriamente le parole dello stregone: Nube Oscura non le era sembrata strana, o pallida, o stanca; anzi, quando l’aveva vista, sinuosa e aggraziata come solo lei, creatura del Nulla, poteva essere, sembrava addirittura più in forma del normale.

Nonostante le loro concezione completamente opposte sul Nulla, Ex-Death doveva ammettere che stare con quella amabile creatura era solo che un piacere; la sua eventuale morte non l’avrebbe fatto soffrire, ma perché rischiare di perdere la fonte di un tale appagamento? Sarebbe stato sciocco negarselo.

Si teletrasportò nel Mondo dell’Oscurità, non notando Bartz sgusciare fuori da dietro una delle rocce galleggianti del Cratere Nord.

Il mimo rimase qualche secondo immobile, analizzando le informazioni appena ricevute:

-Kefka aveva avvelenato il caffè;

-Nube Oscura e Kuja avevano bevuto il caffè;

-Probabilmente, era per quello che Kuja stava male;

-Anche Artemisia doveva averlo bevuto, e si era sentita male di conseguenza;

-Artemisia, assieme all’Imperatore, aveva cercato di reclutare Sephiroth per potersi vendicare.

Erano solo teorie, ma avevano una loro logica, visto che si parlava dei seguaci di Chaos, gente che era tutto fuorché normale.

C’erano ancora molte cose che non gli tornavano, ma ne avrebbe discusso con gli altri, non appena gli avesse ritrovati. Erano informazioni troppo importanti per non essere riportate per filo e per segno.

   
 
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