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Autore: Annabel Lee    03/10/2011    4 recensioni
Primo giorno e sfida contro il tempo
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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A. V. F.
 
Il telefono cominciò a squillare. Perché i telefoni squillano sempre in piena notte? Tom aprì un occhio, poi lo richiuse. Allungò un braccio verso l’altro capo del lettone. Vuoto. Perché non c’ero nessuno? Intanto il telefono continuava a squillare.
Fu allora che Tom riuscì ad attaccare il cervello. Si alzò di botto, urlando:
“ANNA!” scavalcò Timber e Owl, acciambellati vicino alla porta. Si tuffò sul telefono.
“Pronto?!”
“Signor Felton?” una voce femminile dall’altra parte del telefono.
“Si, si. Sono io.”
“Stiamo per cominciare, signore.”
“Si, arrivo!” riagganciò il telefono e tornò in camera. Si mise velocemente dei jeans, una maglia e le scarpe; corse all’ingresso.
“Le chiavi! Dove sono le chiavi?!” urlò. Ah, eccole lì, nello svuota tasche. Uscì di casa e si buttò per le scale. Mentre scendeva praticamente saltando, chiamò Daniel.
“Dan?!”
“Mhm…”
“Dan! Dannazione!”
“Sono le due…” mugugnò.
“Ed è ora! Ci vediamo lì?”
“Cosa?” ora sembrava più sveglio “Si, certo, ci vediamo lì.” Rimise il cellulare in tasca. Era arrivato in garage. Senza fermarsi si tuffò sulla macchina. O meglio, si spiaccicò, visto che non l’aveva aperta.
Apri la porta, idiota!
Partì in quarta, senza sfondare per un soffio il cancello. Le strade di Londra erano libere, per fortuna. Superò i cento chilometri orari.
Dai, dai,dai!!
Poi sentì la sirena. Guardò nello specchietto retrovisore.
“Ma porca miseria!” accostò maledicendosi.
“Salve signore.”
“Sera, agente..” ringhiò.
“Allora, ha superato il limite di velocità, è senza cintura, e quando ha accostato non ha messo la freccia.” L’agente cominciò a scrivere.
“Ma… ma… agente… mia moglie… io sono Tom Felton!” nei ristornati funzionava sempre.
“Si certo. E io sono Lord Voldemort.” Gli porse il foglietto della multa e se ne andò.
Tom si riavviò, questa volta a cinquanta kilometri orari.
Cento metri e parcheggiò davanti all’edificio. Corse fuori dalla macchina e si scontrò con Daniel.
“Ma dov’eri finito?”
“Cento metri!” sbraitò “Cento metri da qui mi hanno fermato e mi hanno fatto una multa!” tirò l’amico dentro la hall.
“Sto cercando Anna Felton.”
“Secondo piano.” Disse un’infermiera. Salirono per le scale. Quando arrivarono nel corridoio del secondo piano, sentirono un urlo agghiacciante. Tom si bloccò.
“Tutto bene?”
“Ho bisogno di acqua e zucchero. Subito!” si sedette, mentre Daniel correva via. Tornò poco dopo con un bicchiere, Tom lo prese e lo trangugiò il contenuto.
Altro urlo agghiacciante.
”Forse dovremmo…” cominciò Daniel.
“Io entro.” Tom si alzò, ma prima che potesse fare un paso, un dottore lo bloccò.
“Non le conviene, signore.”
“Ma..”
“Niente ma. Ha già preso acqua e zucchero. Non vogliamo che qualcuno svenga.” Il biondo tornò da Daniel.
“Hanno paura che svenga.” Borbottò.
“Ma sai,” disse Daniel “Potrebbe non essere Anna… Forse è un tizio che si è rotto la gamba..”
“Nel raparto maternità?!” si buttò a terra.
Anna urlò ancora.
“Fa davvero male…” mormorò.
“Stai per diventare papà!” esclamò Daniel, per distrarlo. Tom lo fissò, poi si alzò, ridendo.
“Sto per diventare papà!” abbracciò Dan “Sto per diventare papà!!”
“Ok, ok. Che ore sono?”
“Le due e mezza.”
 
“Che ore sono?”  
“Le quattro.” Entrambi si erano seduti a terra, gli occhi chiusi. In quel momento un’infermiera si avvicinò.
“Il signor Felton?”
“Sono io.” Tom si alzò, ansioso. La donna sorrise.
“Venga con me.” La seguirono in una saletta vuota, tranne che per una culla bianca con un fiocco azzurro.
“Abbiamo avuto dei problemi con il cordone ombelicale. Ecco perché non l’abbiamo fatta entrare. Ma ora sta bene. Si avvicini.” Il piccolo dormiva.
“Ciao…” Tom si era avvicinato silenzioso. “Ciao Viktor…”
“Ehm… Signore? Il piccolo si chiama Alexander.” Disse l’infermiera.
“Come? No! Lui si chiama…”
“Alexander Viktor Felton.” Disse Daniel con un occhiata eloquente a Tom.
“Dovevo sceglierlo io il nome…” borbottò.
“Si sta svegliando.” Il biondo si riavvicinò alla culla. Alexander si stava muovendo lentamente. Tom lo prese in braccio e lo carezzò. Il piccolo gli strinse l’indice.
“Benvenuto, Alex… Anna come sta?” chiese.
“La signora Felton sta riposando, ma fra un po’ dovrebbe svegliarsi. Se vuole vederla, mi segua.” Uscirono dalla stana, Tom aveva ancora in braccio il piccolo Alex. Entrarono in una stanza ben illuminata: Anna era distesa nel letto, lo sguardo sereno, un po’ sudata.
“Vi lascio soli.” Mormorò Daniel e se ne andò. Tom si sedette su un divanetto.
“Ecco Alex… lei è la mamma..” Alex aprì un po’ gli occhi: era azzurrissimi, più dei suoi.
“Mhmm…” Tom alzò lo sguardo.
“Buongiorno…”
“Che…ore…sono..?” chiese Anna sbadigliando.
“Le quattro del mattino.” Tom si alzò e si avvicinò al letto. Porse il bambino ad Anna. Lei lo prese, ed Alex si riaddormentò tra le sue braccia.
“Buonanotte, piccolino…” Tom le diede un bacio sulla fronte.
“Sei bellissima. Ti amo.”
“Ti amo anche io.”
 
Angolo della lady
Allora, il penultimo capitolo. Diamine, non mi sembra vero! Sto cominciando a piangere come una bambinetta!
Bien, che carino Alexander Viktor Felton! Un nome e spacchi il mondo! Penso ogni volta :D
Buonanotte gente, e lascai temi delle recensioni! Un bacio

Malloy

   
 
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