A moment, a love
A dream, a laugh
A kiss, a cry
Our rights, our wrongs.
Sweet Disposition – The Temper Trap
“Al
diavolo, Granger! Un posto più nascosto no? Ma non eri tu
quella che era contro l’infrangere le regole?”
Si
stava arrampicando su una parete, maledicendo il cemento
che aveva ormai macchiato i suoi pantaloni di alta sartoria. La riccia
era
scomparsa dietro il muretto, lasciandolo alle prese prima con un alto
cancello
e ora con quella parete da scavalcare. La odiava, questo era poco ma
sicuro. Dove
diavolo l’aveva portato?
“Granger,
ma dove ti sei cacciata?!”
Hermione
fissava il giardino che aveva dinanzi. Alberi di
ogni genere, salici, pini, diversi odori si mescolavano
nell’aria. L’aroma di
erba tagliata la circondava ed avvolgeva. Sul prato cespugli di fiori.
Un roseto
poco distante. La luna nel cielo brillava e illuminava le gocce di
rugiada che
timida scivolavano lungo le foglie dei fiori, lungo i rami degli alberi.
Un
brivido la percorse, ed un sorriso delicato si posò sulle
sue labbra.
“Granger!
Finalmente! Mi spieghi cos’ha questo posto di
speciale?”
Non
gli diede il tempo di terminare che poggiò le sue labbra
su quelle del biondo. Subito s’impossessarono l’uno
delle labbra dell’altra. Lui
le segnava i contorni delle labbra con la lingua, lei si divertiva a
morsicare
quella lingua che le torturava ora il labbro inferiore, ora quello
inferiore.
Le
mani di lui avvolte nei capelli di lei.
Le
dita sottili e morbide di lei attaccate ai lembi della
camicia di lui.
Si
distaccarono lentamente, il battito accelerato.
“Beh,
in effetti, non è per nulla male il posto.”
Enunciò il
biondo, dopo un profondo sospiro.
Lei
gli sorrise, e gli prese la mano. Piano iniziarono a
passeggiare per il giardino, illuminati dai raggi della luna, ammirando
ogni
singolo fiore, ogni pianta avvolta dalla luce lunare in un modo
diverso,
rincorrendosi, inciampando l’uno tra le braccia
dell’altra, l’una tra le labbra
dell’altro.
Si
lasciavano le loro mani, attimi, per poi riprendersi e
stringersi sempre più forte. I loro petti a contatto,
assieme alla pelle,
pulsava il sangue.
Scovarono
una panchina, poco lontano da un salice.
La
riccia si avvicinò e scorrendo con le dita sulle parole
che erano state incise sul legno recitò:
“Per
June che amava questo giardino. Per Joseph che le sedeva
sempre accanto.” Sorrise, gli occhi castani velati da mille
emozioni.
Draco
la osservava estasiato. Osservava quei ricci ribelli
muoversi per il vento, quelle labbra recitare l’incisione.
Come aveva fatto a
non notare mai quello che aveva dinanzi? Anni ed anni senza osservare realmente quella Grifondoro. Anni
sprecati
nel disprezzare. E ora? Un momento, un amore, un sogno, un sorriso, un
bacio,
un pianto. Lei era tutto questo. Quella mezzosangue
che tanto aveva odiato era stata capace di rendere possibili in lui
tutte
quelle emozioni.
La
vide sedersi, lì, dove un tempo June sedeva. La vide
ancora sorridergli, delicata. Quelle morbide labbra, che ancora
portavano il
suo sapore, aprirsi in un sorriso splendido solo per lui.
“Vieni,
siediti accanto a me.”
La
sua voce, timida, dolce.
Le
fu accanto e lei si accoccolò contro il suo petto, proprio
come un tempo aveva fatto June con Joseph. Sorrise. Quel giardino aveva
davvero
qualcosa di speciale quella sera. Era lei che lo rendeva tale.