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Autore: pervancablue    03/10/2011    6 recensioni
Narcissa é una ragazza quando rimane incinta. Narcissa è una donna quando diventa madre. Con la maternità scopre la gioia, l'orgoglio e la paura. La paura più nera. La paura di una madre. Una ragazza incinta che pensa solo a sè stessa, una donna madre, che vive per il figlio.
"Era una statua Narcissa Malfoy. Una statua immobile e bellissima. Una statua immobile e bellissima che sarebbe stata la gioia più grande di sconosciuti poeti decadenti, data l'espressione di controllato eppure infinito dolore scolpita sul suo viso.
Non piangeva, aveva smesso di piangere. Non parlava, aveva smesso di parlare.Pensava. Con quel viso da Madonna addolorata la signora Malfoy pensava. Ed era bella, Merlino se lo era. La sua muta disperazione era splendida. E faceva paura.
Poi, finalmente, dopo giorni di muta disperazione e pensieri vorticanti prese una decisione.
Una decisione che sapeva di sentenza. Una decisione che era un giudizio.
Ritrovò la voce Narcissa, ritrovò la forza di piangere e supplicare, ritrovò il coraggio di rischiare la vita.
Nessuna vita al mondo valeva quella di Draco. Nemmeno la sua, nemmeno quella di Bella, nemmeno quella di Severus.
"
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Narcissa Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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"Piangeva Narcissa e piangendo rideva e ringraziava."





Non sapeva di aver mai veramente amato finquando non aveva avuto un figlio.
Quando aveva scoperto di essere rimasta incinta, principalmente si era spaventata....il suo bel corpo, il suo bellissimo corpo....Lucius l'avrebbe amata anche se fosse diventata grassa e gommosa? Se la sua pelle lattea si fosse tirata e arrossata per far posto a una pancia enorme? E se...e se fosse poi rimasta grassa e feconda come quella villana della moglie di Weasley? Lucius avrebbe avuto ribrezzo di lei? Avrebbe provato sicuremente vergogna.
Eppure, eppure la notizia che lei fosse in attesa aveva rallegrato tutti, Lucius in primis...il primogenito dell'ultima generazione Malfoy...l'ultimo futuro discendente della rinomata e invidiata famiglia Black da cui proveniva lei stessa. Un futuro piccolo purosangue che sarebbe stato il miglior partito per le famiglie di veri maghi. O una futura piccola purosangue.
Se fosse stata una femmina? Lurida piccola sforma corpi...
Intorno al quinto mese di gravidanza, dopo aver altalenato in stati di dura depressione e odio per quel piccolo parassita che le rovinava il fisico, a stati in cui le sembrava di toccare il cielo con un dito, tutto cambiò. Le successe così, per caso. Inaspettato.
Stavano facendo compere, lei e Lucius. Erano periodi oscuri per il mondo dei maghi, il Lord oscuro era all'apice del suo potere e la gente aveva paura anche solo a guardarsi negli occhi. Ma tutti davano loro il rispetto che era dovuto ai Malfoy e ai Black. Per questo fare compere non era un passatempo odiato per loro come lo era per il resto della comunità magica. Ma fu proprio durante quelle compere, nel quinto mese di gravidanza, che Narcissa sentì qualcosa di impercettibile nella sua pancia. Un battito di ciglia, uno sfarfallio impercettibile. Eppure lo sentì. E quel minuscolo battito d'ali di farfalla le mandò il cuore in gola e le lacrime negli occhi, senza saperne il reale motivo.
Qualche giorno dopo lo risentì e poi il giorno dopo ancora e ancora, sempre più forte, sempre più deciso. Si rese conto che quella che le cresceva nella pancia era una vita vera. Una persona futura in carne e ossa e...si muoveva. Quei movimenti impercettibili per chiunque altri meno che per lei le divennero ossigeno. Passava ore e ore in attesa ogni giorno, impaziente di sentire la vita nel suo corpo, impaziente di sentire la gioia riempirle gli occhi d'acqua salata, ma dolce.
In quei momenti non le sarebbe importato se Lucius non l'avesse guardata mai più, non le sarebbe importato se la farfallina nella sua pancia era una femmina....a volte sentiva che l'avrebbe amata anche fosse stato un maganò. Era il suo bambino, era dentro di lei e aveva bisogno di lei per vivere.
Intorno al sesto mese la investì nuovamente tutto l'amore che aveva sempre provato per il marito.
Da qualche tempo l'aveva guardato di sottecchi, terrorizzata dal fatto che lui avrebbe potuto non amare il bambino se non fosse stato perfetto. Lucius non era abbastanza profondo per amare qualcosa che non fosse stata degna. Lucius non era capace di amare. Lei, solo lei, avrebbe potuto amare quella creatura indiscriminatamente, nessun altro. Solo lei aveva le capacità per amare davvero quella vita.
Si trovavano nella loro sontuosa camera. Narcissa tentava di nascondere il più possibile il suo corpo al marito, avendo paura che lui la trovasse disgustosa e che ne provasse ribrezzo per sempre, ma lei non era assolutamente riuscita a rinunciare alla sua sottile ed elegante camicia da notte di seta. Così, quasi per caso, mentre si dirigeva elegantemente e austeramente verso il talamo nuziale, Lucius, che già dentro il letto la stava casualmente guardando, notò un' improvvisa quanto fulminea increspatura formarsi nella veste della moglie, all'altezza della pancia. Una minuscola zampina di gatto, cos'era? Narcissa che automaticamente si era portata la mano ad accarezzare la parte, si sentì lo sguardo indagatore del marito addosso. Ne provò vergogna, e orgoglio. E lo disse, confidò al marito il suo segreto più prezioso: il bambino dentro di lei si muoveva. Quello poteva essere un calcio o un pugno, o..chissà.
La reazione di Lucius fu quella che non si sarebbe mai aspettata. Lucius che aveva sempre dimostrato un atteggiamento di nobile e disinteressata sufficienza su tutto ciò che concerneva la gravidanza della moglie, improvvisamente ne fu attratto. Il suo viso cadaverico si colorò di un infantile rossore, quasi come la vitalità del nascituro si propagandasse direttamente nelle gote del padre. Pretese che Narcissa si accostasse a lui nel letto e appoggiò delicatamente la mano sul suo ventre in attesa di un movimento del piccolo. Movimento che non si fece aspettare e che venne accolto dal padre esattamente come il primo sfarfallio dalla madre: il cuore andò nel petto a Lucius e direttamente dal petto delle lacrime d'orgoglio e gioia gli riempirono gli occhi. Prese due respiri, profondi, e quando sentì che la sua voce non era poi troppo incrinata si volse alla moglie, dicendo forse una frase che fino a pochi attimi prima non avrebbe mai nemmeno immaginato di poter pensare.
-Cissa...in fondo non deve essere per forza un maschio. Magari andrebbe bene anche una bambina, no?-
Non era molto, ma sapeva quanto quel pensiero, quanto quella frase, fosse costata a Lucius. In fatto di orgoglio e in fatto di amore. E poi, da quel momento, quel bambino sembrava essere diventato la più grande gioia di Lucius Malfoy. Così le gioie di Narcissa salirono a due.
E poi venne il giorno. Il bambino nacque. Ed era maschio. Appena lo seppe Lucius uscì nel cortile della mansione e diede vita a dei pirotecnici fuochi d'artificio.
Narcissa, stanca ed esausta, chiuse gli occhi, prendendo un respiro profondo e assaporando l'aria. Poi volle il suo bambino, volle vederlo. Guardò le sue manine minuscole, i suoi occhietti chiusi, tutte le dolci rughette rosse e blu della sua pelle....se lo appoggiò sul petto, vicino al seno e lo vide lasciar cadere la testolina di lato, senza controllo. Poteva esistere in tutto il mondo creatura più dolce e bella di quella? Una lacrima le colò delicatamente su una guancia, sentì un dolore fortissimo al petto, un dolore piacevole. Aveva donato la vita a quel bambino, lei aveva creato la vita.
Lucius rientrò nella stanza, gioiosamente, il viso arrossato e gli occhi illuminati, Narcissa lo guardò e le si illuminò il volto a sua volta. I capelli di Lucius, solitamente ben appiattiti lungo il viso erano tutti sconvolti, come avessero vita pure loro, Lucius rideva, senza controllo e sembrava potesse voler bene a chiunque. Si avvicinò alla moglie le diede un frettoloso bacio sulla fronte e volse lo sguardo sulla piccola creatura appena venuta al mondo. La sua creatura.
-Il tuo nome sarà Draco Lucius Malfoy.-
Poi il suo braccio sinistro iniziò a bruciare. Lucius alzò la manica della sua veste dove il simbolo del Signore Oscuro sembrava quasi muoversi. Guardò di malavoglia la moglie e il bambino appena nato e si smaterializzò con un plop. Se il Signore Oscuro chiama non c'è motivazione che tenga per non rispondere.
Narcissa nascose un'espressione indispettita e si rivolse dolcemente al bambino.
-Draco Lucius Malfoy....hai il nome di un principe tesoro mio.-
Con Draco sentì di provare un amore che non aveva mai provato prima. Con Draco seppe che cosa voleva dire provare davvero paura.
Il bambino aveva poco più di un anno e Il Signore Oscuro che fino a quel momento si era limitato a mandare le sue congratulazioni alla famiglia, per la prima volta ne parve veramente interessato.
Che Draco un giorno sarebbe dovuto diventare un Mangiamorte non era uno di quegli avvenimenti che lei aveva mai catalogato come "problema". Non c'era niente di meglio, a quel tempo, dell'essere un mangiamorte. E i Malfoy avevano un'ottima reputazione in quella cerchia.
Ma le erano giunte delle voci sul loro Lord, voci di una profezia, voci che lui volesse uccidere un bambino nato nell'ultimo anno. Aveva sentito che il bambino sarebbe dovuto essere nato in luglio, e Draco non lo era, ma non riusciva a sentirsi sicura. Come può bastare una certezza così misera a tranquillizzare una madre?
L'incontro non avvenne mai. Il Signore Oscuro incappò prima nel giovanissimo Harry Potter. E Draco era salvo.
Grazie per aver risparmiato Draco.


Erano in corso numerosi processi per scoprire i nomi e i volti dei Mangiamorte del Signore Oscuro. Narcissa ne era spaventata. Lucius era sospettato, ma lui era un bravo attore e conosceva tante persone. Sapeva che lui sarebbe tornato a casa da lei, ma sua sorella? Bellatrix non era una brava attrice, sua sorella era pazza, semplicemente. Lei e quel suo orrido marito non avevano speranza, ne era triste in parte, così aveva perso l'unica sorella rimastale.


Narcissa pensava sempre meno alla sorella, Draco cresceva e i capelli scuri con cui era nato erano ormai caduti tutti, in onore di una leggera peluria color della luna. Quei capelli così bianchi le piacevano però, intimamente, Narcissa si era più volte trovata a rimpiangere i la peluria di Draco neonato, di un Draco passato che non c'era più, di un Draco che cresceva ogni secondo e che un giorno l'avrebbe lasciata vecchia e sola. Draco che ormai zompettava e lallava per le sue stanze pronunciando alternativamente strane parole e "mamma".
Con Lucius si era freddata. Non perchè non lo amasse più, sapeva che l'avrebbe amato sempre e che lui l'avrebbe delusa tantissime volte, ma la paura non l'aveva mandata giù. La paura sua e quella di Lucius. E mentre la paura di Lucius aveva il nome di Lord Voldemort, quella di Narcissa era più infida e devastante, aveva due enormi occhioni grigi e la chiamava "mamma".
Narcissa aveva avuto il sentore che la paura che Lucius provava l'avrebbe forse spinto a offrire Draco al suo Signore e questo lei, come madre, non gliel'aveva potuto nè voluto perdonare. Però lo amava, Lucius. E sapeva che Lucius adorava Draco. Se solo avesse adorato meno se stesso sarebbe stato perfetto.


Un giorno, aveva circa tre anni, Draco aveva fatto una cosa meravigliosa, una magia. Narcissa quando l'aveva visto far svolazzare due pavoni sulla sua testa non l'aveva redarguito, non aveva detto niente. Si era sempre immaginata a correre verso di lui, ringraziando il cielo di non avere un figlio maganò, prenderlo tra le braccia e farlo volare insieme con Lucius e avrebbero riso, tutti e tre.
E il tempo nel frattempo era passato, e di magia nel frattempo nessuna.
Ma quel giorno, era un lunedì, Narcissa non lo avrebbe mai dimenticato, era un Lunedì mattina di metà settembre, Draco aveva appena compiuto tre anni e la sua prima magia.
Si era sempre immaginata a correre, ridendo, felice.
Lei vide Draco, vide i pavoni e si accasciò a terra, si accasciò a terra, sollevando i talloni e rimanendo in equilibrio sulle punte dei piedi, si era accasciata a terra, aveva nascosto il viso nelle mani ed entrambi sulle gambe ed era scoppiata a singhiozzare.
Aveva pianto Narcissa, pianto proprio, con urla, strepiti e tutto il resto. Draco si era spaventato a vedere la mamma piangere in quel modo e aveva iniziato a piangere anche lui, disperato.
E intanto Narcissa non si era mossa, aveva continuato a piangere, urlare e sporcare i suoi abiti di lacrime salate e chissà cos'altro. Nessuno l'avrebbe detto, ma lei era felice. Felice sul serio. Solo chi è felice sul serio può piangere in quel modo così penoso.


Draco cresceva. La sua scopa giocattolo non riusciva ad alzarsi da terra da anni ormai perchè lui pesava troppo. Narcissa faceva finta di non vederlo, faceva finta che lui fosse sempre piccolo, eppure ogni volta che vedeva qualcosa di nuovo nel viso o nel corpo del figlio ne era estasiata.
Draco era una creatura così perfetta da poter crescere!
Aveva un portagioie sul comò nelle sue stanze. Un portagioie splendido, fatto di corno di unicorno, più bello che se fosse stato fatto di madreperla.
Era un portagioie preziosissimo e nascondeva lo stesso incantesimo di un sacchetto di Mokessino.
Era il tipico oggetto che si usava per le cose più preziose, i cimeli di famiglia, o altro. Le cose di inestimabile valore insomma, e Narcissa non era da meno. Gelosamente custoditi nel suo inespugnabile portagioie vi erano nascosti i dentini da latte di Draco, il primo caduto in una boccetta di vetro, la prima ciocca di capelli che a lui era caduta, morbidissimi fili neri, e la prima ciocca di capelli che lei gli aveva tagliato, crini di luna. Meno male che il portagioie conteneva un Incantesimo Estensivo Irriconoscibile perchè i tesori di Narcissa non finivano di certo lì; più a fondo, nascosti in uno scompartimento, il primo vestitino e i primi calzini di Draco. E un disegno, uno scarabocchio che il bambino le aveva dato. E un brutto braccialetto di sassi. E una penna che un Draco di otto anni aveva brutalmente staccato a un Pavone che l'aveva rincorso arrabbiato per tutto il giardino. E foto, tante foto. Di Draco e di Lucius. Dei suoi amati uomini.
Quello era il tesoro di Narcissa, nemmeno un gioiello, nessuno le avrebbe dato nemmeno uno zellino per nessuno di quegli oggetti. Quelle erano le cose più preziose di Narcissa.
E Draco, non si fermava proprio, cresceva. I suoi lineamente si facevano sempre più spigolosi, la sua espressione sempre più odiosa e antipatica, le finestrelle sui suoi denti venivano sostituite da denti nuovi di zecca e la sua voce cambiava in continuazione. Draco cresceva, solo, annoiato, viziato. Eppure buono, tanto buono, troppo buono per il futuro che gli si sarebbe prospettato. E lei ne era scioccamente estasiata.
Ed era arrivata la lettera.
Dannata, meravigliosa e maledetta lettera. Hogwarts.


Quel dannato primo settembre. Narcissa sapeva che sarebbe arrivato, un giorno. Un giorno, non quel giorno. Meglio se un giorno più lontano, una cosa tipo tra altri undici anni, meglio se un giorno in cui sarebbe stata più pronta, meglio un altro giorno insomma. Di certo quel giorno, quel particolare primo settembre, non era affatto pronta. Draco, il suo bambino, poteva avere già undici anni?
Narcissa lo vedeva camminare tronfio dietro il padre, seguirlo cercando di imitarlo lungo i binari, entrambi con le spalle dritte, il petto in fuori e la pancia indentro. Entrambi con un'espressione di superiorità e distacco, entrambi così biondi e belli e suoi.
Si sarebbe dovuta riabituare a vedere Lucius camminare da solo? E suo marito? Come avrebbe speso tutto il tempo che dedicava a Draco? Cosa avrebbero fatto lei e Lucius tutto il giorno?
No, Draco non poteva essere già così grande, non era proprio possibile. Si erano sbagliati, si erano sbagliati tutti, avevano fatto male i conti, ecco. Ora avrebbe preso Draco per la manina morbida e lo avrebbe riportato a casa con lei, magari le avrebbe comprato anche un giocattolo nuovo.
-Madre.-
Alzò lo sguardo sul figlio che la chiamava e raddolcì l'espressione, senza emettere alcun suono. La manina di Draco ormai non era più così morbida, ne così piccola.
-Questi sono Vincent Tiger e Gregory Goyle-
Due orridi ragazzini la salutarono maldestramente facendole ricordare in modo indecente due gorilla ammaestrati. Annuì, incapace di dire qualcos'altro.
Il fischio del treno le ferì l'udito e le squarciò il petto. Era ora che Draco se ne andasse, automaticamente lo prese per le spalle e lo strinse al petto, baciandogli i capelli. Resistette alle proteste e ai tentativi di divincolarsi del figlio.
-Madre smettetela, ci stanno guardando tutti, lasciatemi!-
-Narcissa, basta dai.-
Lasciò Draco, incapace di guardarlo in viso, Lucius si avvicinò al ragazzo e gli mise una mano su una spalla, senza dire nulla. Poi il suo bambino salì sul treno e lei rimase giù.
Che sensazione strana, Draco partiva e lei no, Draco cresceva e se ne andava. Era brutto, ma in qualche modo era anche bello.
Prese il braccio di Lucius e ci si appese, letteralmente.
-Cissa, potremmo andare a casa, potresti fare quei biscotti che piacciono tanto al ragazzo.-
Annuì stringendosi ulteriormente al marito.
-Dovrei comprare dello zucchero.-
-Allora passiamo a Diagon Alley così gli compriamo anche quella scacchiera di alabastro e oro che non gli ho voluto comprare ieri.-
Amava suo marito, amava Draco e amava che suo marito amasse tanto Draco. La sua era una famiglia perfetta.


E gli anni passavano, tutti uguali, Draco, settembre, Draco, gennaio, Draco, fine della scuola.
Era un bel modo di scandire lo scorrere del tempo. Quando Draco c'era e quando non c'era. Quando se lo poteva spupazzare e vezzeggiare e quando lui la riempiva di lettere pur fingendo di non sentire la sua mancanza. Da quell'ormai lontano primo settembre erano passati quattro anni. Draco era più alto, il viso era meno paffuto e, con somma gioia di Narcissa aveva smesso quell'orrida laccata di capelli all'indietro. E poi...Hogwarts era il posto più sicuro esistente al mondo.
-Penso che dovremmo trasferire il ragazzo a Dumstrang.-
Nella sua testa qualcosa si ruppe. Credette di aver lasciato cadere la forchetta che aveva in mano nel piatto, con il conseguente tintinnio, ma la forchetta era ancora salda tra le sue dita delicate, quindi il rumore doveva essere nella sua testa.
-Cosa è Dumstrang, padre?-
-È una scuola di stregoneria. Come Hogwarts. Solo che lì è diverso, non ti insegnano tutte quelle sciocchezze che vuole Silente. Là te le insegnano le Arti Oscure.-
Narcissa posò delicatamente la forchetta pulendosi il mento con un tovagliolo.
-Draco, tesoro, hai finito di mangiare?-
-Sì madre.-
-Allora dovresti uscire dalla Sala, io e tuo padre dobbiamo parlare.-
Videa uno sguardo risentito da parte del figlio e ne provò dolore. Ma non cambiò idea.
Puoi odiarmi se vuoi Draco, puoi odiarmi perchè ti tratto come un bambino, ma finchè vivo il mio unico compito è proteggerti.
Il ragazzo, previo occhiata del padre, si alzò, uscendo a grandi passi dalla Sala e sbattendosi l'enorme porta alle spalle.
Lucius bevve un sorso di vino, guardando la moglie.
-Qual'è il problema, Narcissa cara?-
-Draco non andrà a Dumstrang. Draco rimarrà ad Hogwarts, vicino a noi.-
Draco non si allontanerà da Silente.
Lucius posò il calice sul tavolo, alzandosi lentamente e camminando con la schiena dritta fino alla finestra. Da lì si sporse elegantemente per guardare appena fuori, tornò al tavolo e, rimandendo in piedi, afferrò il suo calice di vino.
-Vedi, Cissa tesoro, il problema di Hogwarts è Silente. Non capisce proprio la differenza che intercorre tra ragazzi superiori, come Draco, o il resto della feccia che ha libera entrata a scuola, come la sporca Mezzosangue amica di Potter.-
Narcissa si morse un labbro. Anche lei odiava i sanguesporco e tutto ma...
Il più grande pregio di Hogwarts è Silente. Silente che terrà tutti i suoi studenti sempre al sicuro, perfino Draco.
-Non mi interessa se a Dumstrang non viene ammessa la feccia, non esiste quella scemenza di Babbanologia o si insegnino le Arti Oscure. Queste sono tutte cose che puoi insegnare te a Draco. Non lo manderò lontano da qui, da noi.-
Da Silente.
-Cissa, cara, non essere sciocca.-
-No Lucius, tu non essere sciocco. Chi è il Preside di Dumstrang?-
-Igor Karkaroff ovviamente.-
-Appunto! Non ho intenzione di allontanare Draco da noi per affidarlo a quel vigliacco! Quell'uomo venderebbe sua madre se servisse a salvargli la vita, non gli affiderei mai mio figlio in un Paese straniero. Lucius, qualcosa non va. Te ne sei accorto te per primo! Alla coppa del Mondo, qualcuno ha richiamato il marchio in cielo! E il braccio! Il tuo braccio non comincia a dare fastidi da allora? Draco non andrà a Dumstrang, rimarrà ad Hogwarts. Non allontanerò Draco da noi.-
Non allontanerò Draco da Silente.
Lucius posò il calice, arricciando la bocca. Ma non disse niente. Non potè più ribattere, nessuno l'avrebbe potuto fare data la luce combattiva che lei aveva negli occhi. Nessuno avrebbe fatto del male al suo unico bambino. E Lucius conosceva Igor Karkaroff, Lucius non avrebbe mai affidato qualcosa di prezioso come il suo Draco a una feccia d'uomo pari.


Il Signore Oscuro era tornato. Forte, brillante, meraviglioso. Spaventoso. E Draco con la stupidità di un quindicenne ne era troppo affascinato.
Narcissa non ricordava quando aveva iniziato a pensare di essere felice che Draco non lo avesse conosciuto, che suo figlio non fosse stato attraversato dall'impulso di diventare un Mangiamorte, ma ora? Ora sembrava che lui, che tutti i loro sciocchi figli non volessero fare altro. Come potevano quei ragazzini non capire l'orrore che avrebbero dovuto fare? Come potevano?
Draco non poteva, lei era una madre, Draco non sarebbe stato capace di diventare un Mangiamorte, per quanto egli stesso lo avrebbe potuto desiderare.
Fortuna che era solo un ragazzino, Fortuna che il Signore Oscuro non avrebbe mai voluto con se un ragazzino incapace.
Ma non fa bene pensare queste cose, Narcissa, il Signore Oscuro è un bravo Legilimens, non fa bene pensare queste cose.


Narcissa corse nelle sue stanze, afferrando quanti più oggetti poteva. Doveva nascondere tutto, doveva nascondere tutti gli oggetti di dubbia morale che Lucius amava tanto collezionare.
Si sentiva il fiatone e la pelle bollente, aveva paura, aveva paura che Lucius non sarebbe più tornato da lei.
Si rigirò sconsolata per le stanze, indecisa su cosa fare, le braccia cariche di oggetti maledetti e oscuri.
Poi, improvvisamente, lo sguardo le cadde su un finissimo portagioie di corno di unicorno.


Non lo avrebbero rilasciato. Non avrebbero rilasciato il suo Lucius nonostante lei fosse riuscita a nascondere gli oggetti più pericolosi.
Lui era un Mangiamorte e il Ministero lo avrebbe tenuto ad Azkaban.
Chiuse la porta dietro i funzionari del Ministero disprezzandoli con tutto il cuore. Non appena la pesante porta si fu chiusa le sue ginocchia cedettero. Non si era mai sentita tanto stanca. Non aveva mai pensato che forse sarebbe stato meglio morire in fretta che continuare a soffrire tanto.
Così lei non ce la faceva, così non ce l'avrebbe fatta proprio. Senza Lucius cosa aveva senso?
Draco, Draco aveva senso, ma non sarebbe stato meglio lontano da dei genitori che il Signore Oscuro disprezzava?
Si alzò, salendo le scale che portavano alle sue camere: su un comò tutto disordinato da mani estranee un finissimo portagioie faceva bella mostra di sè, intoccato dai funzionari ministeriali.
Lo afferrò Narcissa, lo afferrò e se lo trascinò a terra, dove si sedette. Lo aprì e ne tirò fuori quegli orridi oggetti.
Tenendo una copia della "mano della Gloria" tra le mani Narcissa provò schifo.
Schifo che tutta quell'immondizia fosse venuta a contatto con i suoi tesori, afferrò gli ogetti oscuri e li lanciò con forza più lontano che potè, tirando fuori poi i suoi veri tesori e baciandoli uno per uno, comprese le lettere che Draco le scriveva ormai settimanalmente da cinque anni. Piangeva Narcissa, piangeva e baciava quei tesori tanto cari. Piangeva e baciava e pregava. Pregava per Lucius, pregava per Draco, pregava per lei, pregava per un'altra vita.


Era una statua Narcissa Malfoy. Una statua immobile e bellissima. Una statua immobile e bellissima che sarebbe stata la gioia più grande di sconosciuti poeti decadenti, data l'espressione di controllato eppure infinito dolore scolpita sul suo viso.
Non piangeva, aveva smesso di piangere. Non parlava, aveva smesso di parlare. Pensava. Con quel viso da Madonna addolorata la signora Malfoy pensava. Ed era bella, Merlino se lo era. La sua muta disperazione era splendida. E faceva paura.
Poi, finalmente, dopo giorni di muta disperazione e pensieri vorticanti prese una decisione.
Una decisione che sapeva di sentenza. Una decisione che era un giudizio.
Ritrovò la voce Narcissa, ritrovò la forza di piangere e supplicare, ritrovò il coraggio di rischiare la vita.
Nessuna vita al mondo valeva quella di Draco. Nemmeno la sua, nemmeno quella di Bella, nemmeno quella di Severus.
Aveva una soluzione Narcissa per il suo dolore, aveva una soluzione per attenuare il sanguinamento delle sue viscere attorcigliate attorno al centro del suo fuoco materno.
Avrebbe protetto Draco nell'unico modo che conosceva. Avrebbe mentito al Signore Oscuro perchè non le importava più nulla di niente.
Aveva una soluzione Narcissa, una soluzione che era sentenza e giudizio di morte: un Voto Infrangibile.


Una volta, quando era giovane, Narcissa non seguiva i Mangiamorte e il Signore Oscuro in tutte le loro missioni, ora ne sentiva l'impellente necessità.
Se era lontana come avrebbe fatto a proteggere Draco?
Severus lo proteggeva, Severus lo proteggeva sempre e lo teneva stretto sotto la sua ala, ma lei era sua madre, lei era un'altra cosa.
Narcissa Black era stata una splendida ragazza. Narcissa Malfoy era sempre stata una donna magnifica. Narcissa Malfoy, ormai, non aveva neanche più il coraggio di guardarsi in uno specchio. La bellezza e l'alterigia non l'avevano abbandonata, ma la stanchezza le aveva appesantito le palpebre, la paura le aveva striato i capelli, la preoccupazione le aveva arricciato le labbra e Draco era sempre lontano da lei. Il suo Maniero, il Maniero di cui lei era stata la regina indiscussa per tanti anni ora era enormemente vuoto.
Non piangeva più Narcissa, il suo enorme maniero vuoto era sempre pieno di troppe persone, la solitudine è la compagna delle lacrime, il pubblico è l'amante dell'imperscrutabilità.
Non pensava più Narcissa, il Signore Oscuro non avrebbe apprezzato i suoi pensieri e non pensare affatto era più facile che usare l'Occlumanzia su qualcuno troppo potente.
Il suo maniero sempre troppo pieno di Mangiamorte era vuoto e lei si sentiva sola.
Draco era lontano, a rischiare la sua vita protetto da Piton e, Narcissa se lo sentiva, da Silente.
Lucius era lontano, rinchiuso nel suo stesso orribile terrore, in bilico tra la vita e la morte, supplicando il Signore Oscuro di perdonarlo, liberarlo e lasciare andare il suo amato figlio.
Silente non avrebbe ucciso Draco perchè Silente non avrebbe mai ucciso un suo studente, Severus avrebbe protetto il suo bambino.
Ma solo Draco e Severus avrebbero potuto salvare Lucius dalle ire del loro Signore.
Era invecchiata Narcissa in quell'ultimo anno: le sue palpebre si erano fatte pesanti, i suoi capelli spenti, le labbra corrucciate. Era bella Narcissa Malfoy, come una Madonna.
Era invecchiata Narcissa in quell'ultimo anno: un corpo che non può pensare, nè piangere e riesce solo a soffrire abbandona la giovinezza assieme alla vita.


Andava tutto un pò meglio. Lucius era con lei e Draco anche. Credeva di non desiderare altro. In realtà desiderava molto, molto altro. Desiderava essere libera, desiderava che loro fossero tutti al sicuro. Desiderava che Harry Potter morisse.
E a volte desiderava che a morire non fosse Harry Potter ma il Signore Oscuro.
Desiderava un futuro in cui Draco fosse libero. Desiderava non avere più paura. E desiderava che quella ragazzina stralunata non fosse più seviziata in casa sua.
Quella ragazzina era bionda, come Draco.
Quella ragazzina aveva paura, come Draco.
Quella ragazzina aveva diciassette anni come Draco.
Quella ragazzina andava ad Hogwarts, come Draco.
Quella ragazzina aveva un padre che l'amava e che soffriva, come Draco.
Quella ragazzina stava lì, a morire nelle segrete della sua casa, con l'orgoglio e la forza ancora vivi negli occhi.
Quella ragazzina sarebbe potuta essere Draco.
Chi era veramente nel torto? Chi era il vero cattivo? Se Harry Potter e la sua gang avessero catturato Draco, Narcissa era sicura che non gli avrebbero fatto del male.
Perchè loro torturavano quella bambina allora?
A volte piangeva Narcissa, senza emettere un suono. Abbarbicata al petto del marito, nel buio e nell'intimità del loro letto. Piangeva e si stringeva a lui. Piangeva e cercava di ricordare com'era non avere paura. E piangeva ancora, perchè non lo ricordava.


Quella era la fine di tutto.
L'aveva agognata. L'aveva supplicata di giungere presto e di portare loro la libertà o la morte.
Aveva sentito Lucius supplicare la Morte nel sonno di prendere lui e non Draco.
Si era unita alle suppliche senza provare gioia nell'amore del marito per il loro figlio.
La gioia era dimenticata. La gioia era un sentimento che solo i seguaci di Harry Potter potevano permettersi.
Harry Potter. Aveva deciso di non odiarlo.
C'aveva provato, per carità, ma non ci riusciva. Come poteva odiare un bambino che era orfano perchè i suoi genitori avevano dato la vita per lui?
Come poteva odiare i suoi genitori che erano morti?
Si era riscoperta ad odiare il Signore Oscuro. Odiava il Signore Oscuro perchè aveva ucciso una madre che proteggeva suo figlio, odiava il Signore Oscuro per aver distrutto una famiglia. La famiglia dei Potter.
E la loro, la loro famiglia, la famiglia dei Malfoy.
Ma ora era davvero la fine di tutto. Osservava le torri di Hogwarts svettare verso il cielo stellato e sentiva suo marito supplicare il Signore Oscuro di mandarlo in prima linea in battaglia.
Tutti e tre, lei, Lucius e il Signore Oscuro sapevano che il vero scopo dell'uomo era andare a cercare Draco.
Degludì Narcissa, sentendo male alla gola.
Quella era la fine di tutto. O sarebbero sopravvissuti o sarebbero morti. Dipendeva solo dalla sorte di Draco.


Narcissa si curvò, coprendo il corpo del ragazzo tra le sue braccia e il suo stesso viso, con i suoi lunghi capelli.
Tum tum tum
Aveva sentito un cuore battere, un respiro accarezzarle la pelle.
Tum tum tum
Aveva provato euforia.
Aveva avuto un secondo per decidere cosa fare, per chi avrebbe continuato a combattere. Salvare Harry Potter poteva significare salvare Draco? Donargli un futuro?
Quel cuore che sentiva sotto le mani pulsava più forte. Il ragazzo sapeva che lei si era accorta che lui fosse vivo. Abbassò il viso, più vicino a quello del ragazzo.
-Draco è vivo? È nel castello?-
Aveva sussurrato. Non poteva farsi sentire da nessuno ed in base alla risposta di Harry Potter lei avrebbe deciso cosa fare. Si sentì bisbigliare affermativamente in risposta.
Draco era vivo! Vivo!
Non emise un suono, nessuna espressione attraversò il suo volto. Aveva deciso cosa fare, contrasse la mano, infilando le unghie nella carne del ragazzo.
Draco era vivo, Harry era vivo. Il Signore Oscuro non poteva ucciderlo. Harry era il futuro per Draco, per tutti.
Si sedette, trattenendo il fiato.
-È morto!-
Sentì le urla di giubilio dei Mangiamorte e sentì che quel ragazzo la capiva.
Non le importava di Voldemort, non le importava della guerra, voleva solo entrare ad Hogwarts, voleva solo trovare suo figlio.


Narcissa sedeva ad un tavolo della Sala Grande, circondata dai superstiti della battaglia, i festeggiamenti si mischiavano ai lutti. La guerra era vinta. O persa che dir si voglia. Non le interessava, non le interessava davvero.
Tra le sue braccia stringeva Draco, un Draco diciassettenne talmente spaventato da sembrarle un bambino. Le braccia si Lucius stringevano convulsamente tutti e due, come se loro fossero l'unica cosa per cui valesse la pena vivere per suo marito.
Narcissa stringeva Draco, lo baciava sulla testa e piangeva. Suo figlio e suo marito si tenevano stretti e si guardavano intorno estranei, spaesati agli altri.
Loro tre erano un mondo a parte e a lei non importava.
Baciava suo figlio perchè era vivo e aveva un futuro. Baciava suo figlio perchè qualcun altro aveva deciso per lui. Baciava suo figlio perchè lui per la prima volta avrebbe conosciuto cos'era la libertà di possedere la propria vita. Baciava suo figlio e piangeva, e si stringeva a lui e Lucius, e sapeva, sapeva che non lo avrebbe più potuto abbracciare così, che a lei e Lucius aspettavano le fredde e buie celle di Azkaban.
Piangeva Narcissa, piangeva, abbracciava Draco, lo baciava, piangeva ancora e rideva.
Perchè suo figlio era finalmente libero. Perchè suo figlio avrebbe avuto una vita davanti a sè.
Piangeva Narcissa, piangeva, baciava Draco e piangendo rideva.
Aveva ricordato anche com'era non avere più paura, com'era essere felici.
Piangeva Narcissa e piangendo rideva e ringraziava.






*** Note.
*Hagrid regala ad Harry per il suo diciassettesimo compleanno un Sacchetto di Mokessino. La magia di questo oggetto implica che nessuno che non ne sia il possessore possa aprirlo e vedere cosa vi è dentro. Harry Potter e i doni della morte. Incantesimo estensivo irriconoscibile. ( settimo libro)
*L'Incantesimo Estensivo Irriconoscibile è usato da Hermione per stregare la sua borsa di perline nel settimo libro.
*La ragazzina bionda cui si fa mensione nelle segrete di casa Malfoy è Luna Lovegood, mi è stato gentilmente fatto notare che dovrebbe avere un anno in meno e ho deciso di aggiungere una nota a riguardo. Ammetto che all'inizio avevo sbagliato a scirvere l'età, ma ho deciso comunque di non cambiare il particolare perchè mi piaceva così nella trama ed è una cosa che ho ritenuto importante. Inoltre l'età esatta e precisa della ragazza non è un particolare importante per Narcissa, e, a ben pensarci, quando Luna è stata liberata dalle segrete poteva, secondo me, aver già effettivamente compiuto diciassette anni. Ma davvero, non è una cosa importante per Narcissa.
*La scena in cui Narcissa mente sulla morte di Harry, è stata scritta seguendo l'originale della Rowling, per amor di credibilità.



Questa è una fanfiction un pò particolare e mi sta molto a cuore. É strana perchè l'ho scritta pensando ad Alessandro Baricco in particolare, cosa che non avevo mai fatto prima. È strana e perdonate la vanità, ma mi piace.
La amo perchè tenta ignobilmente di affrontare un personaggio che mi sta seriamente a cuore: Narcissa Malfoy. Credo che la Rowling scrivendo se ne sia in parte immedesimata, e mi chiedo come si possa non immedesimarsi in tali sentimenti materni. Amo Narcissa Malfoy perchè lei, con Molly e Lily mostra il ritratto di una madre. Tre madri completamente diverse tra loro, tre madri il cui più grande pensiero sono i figli. A mio parere, tre amazzoni.
L'inizio di questo lavoro somiglia ad un qualcosa che avevo già pubblicato, ma ne prende immediatamente le distanze, percorrendo la vita di Narcissa tramite episodi. La gravidanza, il parto, Draco bambino, Hogwarts e i vari anni. Fino alla fine, fino alla battaglia. Ho tentato di rappresentare i sentimenti della donna man a mano che la situazione cambiava. Lei è cresciuta negli anni e le sue preoccupazioni sono cambiate, così come cambiava la situazione esterna. Ho cercato di essere il più convincente possibile con i sentimenti di Narcissa, ma volevo che questa fosse una One shot ed ho dovuto combattere con me stessa e con i particolari per non essere troppo prolissa. Ne è venuta fuori una fanfiction di Nove pagine Word di cui sono abbastanza fiera.
Perdonate, quindi, questo mio monologo finale, mi auguro davvero che questa Narcissa vi piaccia.

   
 
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