Storie originali > Introspettivo
Ricorda la storia  |      
Autore: Nihil_    04/10/2011    3 recensioni
Il senso di una vita, o almeno della mia, racchiuso in una ff.. siate clementi.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Salve. Come sempre metto in gioco me stesso e quindi non posso far macare la colonna sonora di questa ff. Se avete voglia di leggerla come si deve, ascoltate QUESTA.

Battiti.

Ero convinto di non avere una meta, ma, come sempre, sapevo dove sarei andato, sapevo dove mi avrebbe portato il mio vagabondare. Sapevo che alla fine di una giornata quell'unico posto era il mio sollievo, e sapevo, inoltre, che anche se volevo evitare quel luogo, anche se volevo farmi del male, la mia volontà talvolta non era abbastanza. E proprio per questo mi ritrovavo ancora su quella scogliera, quell'inutile, lunga, quasi interminabile scogliera. Vorrei sapere perchè un ammasso di rocce messe in sequenza fosse per me così importante.. Del resto erano solo grandi sassi, solo sassi. Iniziai a saltellare goffamente per raggiungere quelli più vicini al mare. Ad ogni passo sentivo il mio lungo cappotto di pelle scrosciare e, quasi come se fosse un meccanismo ben preciso, ci inciampavo.

Il vento soffiava, i miei capelli tinti, oserei quasi dire finti, ondeggiavano all'indietro e dei lampi rosso fuoco mi balzavano dinanzi agli occhi di tanto in tanto.. I capelli non erano l'unica "protesi" che avevo: la mia faccia era finta ogni volta che sorridevo, le mie mani erano finte ogni volta che si muovevano in gesti di affetto, i miei piedi erano finti quando correvo per simulare un'inutile fuga, le mie orecchie erano finte quando giocavo ad ascoltare, il mio cuore.. NO, quello non era finto: quello batteva, batte e continuerà a battere.. Anche se non lo capisco! No, non ci riesco: quale senso ha? Più di due battiti al secondo, quasi ottanta pulsazioni al minuto, ma per cosa?!

 

Batteva, batte e continuerà a battere per nulla.

 

Arrivato su quella che veniva detta 'punta della scogliera' mi sedetti, posai la borsa piena di inutili cose che mi pesavano su una spalla e lungo un fianco.  Nonostante il caos che regnava nella mia sacca bianca, nera e rossa, sapevo precisamente dove mettere le mani per trovare ciò che mi interessava: aprì la cerniera principale e con la mano mi feci strada tra dei fili di auricolari, alcune cartacce con delle cose appuntate a matita da me, cose che probabilmente avevo dimenticato nonostante il promemoria; spostai un profumo non mio, un album di foto.. quante cose inutili. Arrivai alla cerniera interna, quasi nascosta. Facendo leva con il pollice e l’indice aprii la tasca e ne tirai fuori il contenuto: il mio accendino viola e il mio solito pacchetto di sigarette. Lo aprì delicatamente e con dolcezza sfilai una sigaretta dall’interno. Non volevo maltrattarle. Sono sempre stato una persona facilmente infastidibile, dalle urla, dal silenzio, dai bambini, dagli anziani, dal sole di mezzogiorno e dalla luna piena di mezzanotte, dai respiri flebili e dagli affanni, dall’amore.. ma non dall’odio, quello è quasi sempre sincero, puro.

Sono sempre stato una persona facilmente infastidibile, da molte cose, ma, soprattutto, dalle sigarette sgualcite.

Mi portai la sigaretta tra le labbra, con una mano riparavo l’accendino dal vento, con l’altra giravo la rotellina per fare attrito sulla pietra focaia, affinché scoccasse quella piccola scintilla che avrebbe dato origine alla fiamma. Mi avvicinai con il capo alla piccola scocca rossa che lottava contro le spire d’aria che volevano spegnerla. Accesi la sigaretta e sentì in quel primo tiro tutto il gas ed il catrame. Dicono che il primo tiro sia quello che faccia più male, ma, in tutta onestà, non me ne curo. Chiusi gli occhi e mi stesi, usando la mia borsa come cuscino.  Percepivo comunque i movimenti dei gabbiani e delle nuvole sopra di me.  

 

-Ordinai alla mia mano di farmi fare un tiro. Buttai la cenere.
Con l’altra continuavo a maltrattare il pacchetto delle sigarette giallo e la plastica che lo avvolgeva, ma solo il pacchetto.
-Feci un altro tiro. Buttai la cenere.
Cacciai il fumo da una stretta fenditura tra le labbra e dalle narici, lo percepivo pesante posarsi sul viso.
-Tirai ancora. Buttai la cenere.
Sentivo il fumo che mi circolava nell’apparato respiratorio; sentivo il sapore della nicotina e del catrame che mi sporcavano i polmoni; sentivo qualcosa dentro di me.
-Mi inumidii le labbra seccate dal fumo. Tirai. Buttai la cenere.
Ero lì a fumare, lamentandomi sugli affanni della vita, sbottando per la stupidità delle persone. Avevo davvero quindici anni?
-Aspirai avidamente quanto più fumo possibile. Buttai la cenere.            
Aprii gli occhi per osservare le occlusive nuvolette di fumo che mi accerchiavano. Fumavo per il semplice piacere di farlo. Fumavo come se avessi avuto anni di esperienza alle spalle, mentre era poco più di un anno che avevo quel brutto vizio. Fumavo, semplicemente, come una persona che aveva vissuto troppo, che non aveva più voglia di ripescare le impolverate memorie, di soffiare sui libri e leggerne i titoli mentre la polvere si libra tra i raggi di sole che, flebili, entrano dalla finestra di legno smaltata di bianco  e colpiscono una scacchiera lasciata in disordine, una sedia a dondolo in disuso, un baule con un collage di vecchi giornali. Non volevo più pensare a ciò che era già accaduto, ma, nello stesso momento, non riuscivo a vedere nulla nel domani, nessuna speranza, nessuna gioia, nessuna tristezza. Ritrovavo solo giorni inutili. E allora, perché sono andato avanti?
-Schiacciai il mozzicone su uno scoglio alla mia sinistra. Lo lasciai lì, abbandonai ciò che per circa sette minuti era stato il mio unico piacere.
Si, un perché c’è: il mio cuore.

 

 Batteva, batte e continuerà a battere.

   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: Nihil_