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Autore: ThePortraitOfMrsBlack    04/10/2011    11 recensioni
Alla fine, quando ogni nodo viene al pettine, Narcissa è l'arma forgiata dal dolore e da un'unione indissolubile e Voldemort, incapace di comprendere, non vede la fine nei suoi occhi.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Lucius Malfoy, Narcissa Malfoy | Coppie: Lucius/Narcissa
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Questa storia è dedicata a Makani, autrice di favolose Fan Art e suprema illustratrice della famiglia Malfoy.

Questo suo disegno bellissimo rappresenta l'esatto momento in cui la storia si svolge.
http://makani.deviantart.com/art/fa100-touch-78619241


 
EXPECTO DISCLAIMER! I personaggi, le ambientazioni e ogni cosa che riconoscete sono opera di Sua Immaginazione J.K. Rowling, Vorrei tanto averli creati io, ma ahimè non è così. Io ci parlo, talvolta mi rispondono e finiamo per passare bei momenti insieme, poi loro tornano tra le pagine dei romanzi, ma non mi lasciano mai. Non ci lasciano mai.
 
Hogwarts will always be there to welcome you home.

 



 
Semplicemente non avrebbe ceduto.
Che la colpissero, la straziassero, facessero di lei lo zimbello di ogni purosangue, devastassero la sua casa, spezzassero suo marito, usassero suo figlio come fosse una marionetta.
 
No.
Narcissa non avrebbe ceduto.
 
Ora era il momento di afferrare la mano di Lucius e dirgli, in quel modo che tra loro era stato sempre così automatico, così perfetto, in quella comunicazione completa che non li aveva mai traditi, ora era il momento di dirgli “Fallo, amore mio. Obbedisci. Piegati. Umiliati. E forse vedremo la fine di questa notte.”
 
Ancora ricordava le parole di Bellatrix, la sua cara sorella, mai dolce, mai affettuosa, ma nonostante questo sorella, legata a lei attraverso qualcosa che nemmeno Lui poteva sciogliere, legata attraverso generazioni di Black, di donne e uomini dal sangue più antico e puro di quanto Lui potesse sognare di avere. Ancora ricordava le parole esatte di Bella, quel pomeriggio, nel parco della villa, le sue labbra sottili che si aprivano e cercavano, pur senza affetto, pur senza mai amore, di metterla in guardia.
“E’ molto deluso, Cissy. E temo per te. Lucius e Draco… non c’è più molto da fare per loro. Ma tu puoi ancora tornare nelle sue grazie se solo…”
“Se solo ti fossi degnata di ascoltarmi, Bella. Se solo ti fossi accorta di chi sono, in questi ultimi anni. No. Ti ringrazio. Apprezziamo il tuo interessamento, Bellatrix, sorella cara. Lo appezziamo, mio marito, mio figlio ed io.”
 
E Narcissa si era allontanata, lasciando che la gonna dell’abito verde e bianco raccogliesse da terra le foglie secche, lasciando che gli ontani del vasto giardino la nascondessero alla vista di chi, dalla villa, aveva osservato la conversazione, lasciando sola sua sorella Bellatrix, lasciando che la credesse pazza, sciocca, disperata.
 
Mai.
Mai Narcisa era stata disperata. La speranza era come il fuoco che lui le aveva acceso dentro tanti anni fa, vivida come il ricordo di quel primo bacio all’ombra della Foresta Proibita.
“Hai mai visto un unicorno, Black?” E lei aveva risposto di no, per poi seguirlo fino agli alberi, in silenzio, col timore d’essere scoperti che le faceva martellare il cuore in gola e la mano di Lucius che stringeva la sua, mentre correvano attraverso il parco, fino a quella radura, fino allo spettacolo sensazionale dell’animale candido e splendente, che si muoveva pacifico nella notte, con la lunga chioma argentata mossa dal vento tra gli alberi e il passo leggero degli zoccoli a far da contrappunto al battito del suo cuore.
Poi erano usciti, camminando, lentamente, fino a vedere di nuovo il castello, con la luna che illuminava le guglie delle torri più alte e lui si era fermato, l’aveva guardata e nei suoi occhi c’era qualcosa di nuovo, di potente e di spaventoso e lei era arretrata, colta di sorpresa da quello sguardo. Aveva sbattuto la schiena su un albero e lui, all’improvviso, era lì e la stringeva e aveva soltanto sussurrato il suo nome, piano, così vicino, e nulla più era sembrato importante.
Il fuoco si era acceso quella notte, con un bacio e quegli occhi grigi così sicuri, così orgogliosi, che non l’avevano lasciata più.
 
Come poteva esser disperata?
Sua sorella era disperata. Bellatrix, forte, invincibile, Bellatrix che mai aveva ceduto di un passo davanti a nessuno, Bellatrix che aveva sposato Rodolphus e a modo suo lo aveva onorato e rispettato, ma mai, mai amato e Bellatrix che non ammetteva quanto la facesse soffrire sapere che, in fondo, a Rodolphus non importava che lei lo amasse.
Bellatrix. cuore d’acciaio, chiuso in un forziere di menzogne, Bellatrix che aveva aspettato e gridato e maledetto il mondo, fino a che Lui non l’aveva salvata da quella prigione di angoscia e agonia, Lui che era stato tutto il suo mondo, Lui che lei amava così disperatamente e così inutilmente, Lui che ora la scherniva e la usava, vilipesa, distrutta, ridotta a mendicare per un po’ di attenzione, di considerazione, disposta a uccidere il mondo intero, a farlo sgretolare e precipitare nel caos, soltanto per un Suo sguardo.

 
Bella era disperata, non lei.
 
Lei ora sapeva cosa doveva fare, aveva sempre saputo cosa avrebbe dovuto fare. Per lui, per Lucius.
Essere la sua forza, il suo scudo, il suo maglio, avrebbe dovuto sorreggerlo, dirigerlo.
Insieme.
 
Insieme, come una fortezza stretta d’assedio, insieme loro sarebbero sopravvissuti.
Insieme, gridava quel fuoco dentro di lei, quel fuoco che diventava avvolgente e invincibile, non appena posava lo sguardo su Draco.

 
Draco con gli occhi cerchiati e pieni di lacrime che non si sarebbe mai permesso di versare, Draco dalle mani delicate e nervose, sporche di sangue inutile e vano, tremanti di un terrore giovane, desolato.
Draco che aveva quasi ucciso Fenrir quando si era permesso di insultarla. Draco, i cui occhi avevano di nuovo brillato di quella luce selvaggia, quel giorno, mentre impugnava la bacchetta e colpiva il lupo, ripetutamente, follemente, prima che Yaxley lo fermasse. Draco che aveva sopportato la punizione con un orgoglio e una forza tali da renderla fiera e da spezzarle il cuore, Draco che tentava ancora di sorriderle ogni mattina, al risveglio.
Lei sorrideva a sua volta e quella piccola finzione innocente era l’olio della fiamma che ancora custodivano, segreta, tra loro.
Quella fiamma che bruciava più forte, quando la notte Lucius si stringeva a lei, col volto asciutto, ma infestato di fantasmi delle lacrime che non osava versare, quando la guardava, con quegli occhi grigi, un tempo così sicuri e orgogliosi, e non riusciva a far altro che chiederle scusa, senza parole, ma con l’eloquenza di quello sguardo angoscioso, della consapevolezza di non essere riuscito a darle quello che le aveva promesso, quella notte, al sicuro, sotto gli alberi secolari della Foresta Proibita.
Allora Narcissa gli accarezzava i capelli, lo stringeva a sé e faceva del suo dolore un’arma, un’arma affilata, un’arma insidiosa, un’arma invisibile.
 
Un’arma, Narcssa Malfoy ora era un’arma, un’arma che Volemort non avrebbe riconosciuto, un’arma che non avrebbe temuto, un’arma forgiata al calore di quella fiamma, accesa molti anni prima e che nulla era in grado di spegnere, un arma temprata nelle lacrime di Lucius, che l’avevano resa inflessibile e amara, un’arma che portava il terrore di Draco come una gemma gelida sull’elsa.
 
Narcissa Malfoy era un’arma e quell’arma avrebbe colpito Voldemort nella sua ora più critica, nel suo trionfo, quando fosse stato in cima, così che la caduta fosse devastante e incontrollabile.
Quando il momento fosse giunto, quell’ arma avrebbe colpito.


 
Narcissa strinse il polso di Lucius e, al suo tocco, lui estrasse dalle vesti la bacchetta, la porse a Voldemort, che la esaminò con cura.
“Di cosa è fatta?”
“Olmo, mio Signore.”






Qualche nota su questa ff a cui tengo veramente molto.

Questa storia è stata scritta prima in italiano, poi in inglese e poi di nuovo tradotta in italiano.
Nonostante tutto, preferisco la versione inglese. La musicalità delle parole è venuta fuori meglio e alcune cose che volevo dire suonano con più forza nella lingua originale del Potterverse.
Mi farebbe molto piacere se andaste a leggere la storia nella sua versione originale, quindi, in inglese, la trovate su Deviantart, qui.

Questo è un piccolo viaggio nella mente e nel cuore di Narcissa Malfoy.
Io amo la famiglia Malfoy. Sono passionali, intriganti, interessanti, bellissimi e profondamente uniti.
Narcissa, in particolare è un personaggio per me bellissimo e sottovalutato, penso che il rapporto tra lei, Lucius e Draco sia uno degli spunti più belli da usare per scrivere. Anche Bellatrix ha la sua piccola parte in questo strano rapporto familiare.
I personaggi della famiglia Malfoy mi hanno affascinato dal primo momento in cui sono apparsi e fin dalla prima volta in cui ho scritto una fan fiction, ho pensato che scrivere di loro sarebbe stato fantastico.

Così ci ho provato.
Questa è una piccola cosa scritta pensando al fatto che, in fondo, Harry ha vinto perché Narcissa ha mentito a Voldemort.
Cosa sarebbe successo se lei non avesse detto quel "E' morto!", nella Foresta Proibita ?
Probabilmente Harry non sarebbe sopravvissuto a lungo, se Narcissa non fosse stata la donna forte e fiera che è, se non avesse messo la propria famiglia davanti a tutto.
Ma lo ha fatto e, a ben vedere, è lei l'arma che ha ucciso Voldemort.

Carissimo Voldemort, la prossima volta pensaci prima di maltrattare il povero Lucius: il ragazzo ha una moglie ed è una tipa pericolosa.
Ah, e, Harry, ringrazia di essere stato a scuola con Draco, và, che è meglio.

Ovviamente le tre righe finali sono una citazione da "Harry Potter e i Doni della Morte".



Questa storia si è classificata seconda  (alè!) al contest
Edite? sì, grazie, indetto da Ro-Chan sul forum.


Di seguito il bannerino (bannerino! Medaglia! Medaglia! Medaglia!) e il giudizio accurato e lusinghiero.
Gli errori che mi ha fatto notare Ro, facendomi praticamente un beta reading favoloso, li correggerò quanto prima.
Grazie infinite!




«L'arma» di ThePortraitOfMrsBlack.



È una bella storia, la tua. Uno di quei racconti che non necessita di troppe spiegazioni per essere capita, perché il suo unico intento è scavare nell'animo di un personaggio, dicomprenderlo. Perché parli di Narcissa, semplicemente, senza affrontare argomenti inutili o vuoti o vani. 

C'è Narcissa, nel tuo racconto: la sua forza emotiva, la sua volontà, il suo combattere. Il suo desiderio di vincere, di difendere ciò che le è più caro al mondo. C'è il suo legame con Bellatrix, così labile da terrorizzare, e il suo amore per Lucius. Bellissimo, a proposito, il piccolo richiamo al loro primo bacio: è bello immaginarseli in questo modo, giovani e innamorati, senza la minaccia del Signore Oscuro o il terrore di perdere Draco. 

Bello anche il concetto di “arma”: Narcissa lo è, a conti fatti. È una spada, un pugnale, una bacchetta – del resto, è pur sempre la donna che ha causato la caduta di Voldemort, che l'ha tradito per difendere suo figlio e per questo ha concesso a Harry di vincere. È colei che ha messo a repentaglio se stessa perché la sua famiglia restasse unita. 

La caratterizzazione che dai di Narcissa è eccellente: totalmente IC, senza che ci siano dubbi. Il suo modo di esprimersi, di riflettere... tutto è perfetto, è coerente. L'introspezione fila tranquilla, talvolta più rapida, talvolta lentamente, chiara e cristallina come una sorgente. 

Il filo conduttore dei pensieri di Narcissa non ci è oscuro, non è difficile capire perché agisca in un certo modo: prima di ogni cosa è una madre e una moglie, e proprio per questo il suo unico desiderio è che la sua famiglia sopravviva. 
La narrazione è retorica, talvolta: ripeti alcuni concetti, eppure ciò non appesantisce lo scritto, bensì lo rende più forte, più pregnante a livello emotivo. Il modo in cui ci viene descritta Bellatrix, ad esempio, è quasi ridondante: ma di un ridondante piacevole, ripeto. «Bellatrix, forte, invincibile, Bellatrix che mai aveva ceduto di un passo davanti a nessuno, Bellatrix che aveva sposato Rodolphus e a modo suo l'aveva onorato e rispettato, ma mai, mai amato e Bellatrix che non ammetteva quanto la facesse soffrire che, in fondo, a Rodolphus non importava che lei lo amasse», ad esempio: a qualità accosti critiche, informazioni che suonano più come vizi che come virtù. 

Nessuno, nella tua storia, è circondato da un'aureola: i personaggi sono veri, vividi, e per questo soffrono e lottano, Narcissa più di tutti. 
Mi è spiaciuto non poterti assegnare un punteggio ancora più alto: tuttavia ci sono dei piccoli errori – di battitura, principalmente – che hanno un po' intaccato la qualità dello scritto. 
Mi riferisco a «Bellatrix. cuore d'acciaio […]», dove ovviamente hai confuso il punto fermo con la virgola, e «Narcssa», dove erroneamente hai dimenticato una “i”. Hai pure scordato un apostrofo in «[...] in grado di spegnere, un arma […]», ma si tratta ovviamente di distrazione, dato che nel resto del brano è scritto correttamente. 
C'è anche uno spazio erroneo in «quell' arma» – ti consiglierei di correggere, ovviamente. 
Inoltre ci tengo a precisare che la “È” necessita di accento, non di apostrofo. Mi riferisco a «E' molto deluso […]», ovviamente. 
«Purosangue», poi, andrebbe scritto con la maiuscola, o almeno così mi sembra – non che sia un errore grave o cosa, ma mi è sembrato corretto segnalartelo. 
Direi che non c'è altro da dire: è decisamente un'ottima storia, con un'introspezione di Narcissa decisamente madornale. 

Voto globale: 9,25/10 
Giudizio complessivo: L'arma parla di Narcissa, ma certamente non piacerà solo ai fan del personaggio: lo stile è molto piacevole, la grammatica pure e... e beh, a livello di introspezione è un ottimo lavoro. 


 
   
 
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